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    Pastorale giovanile nella repubblica ceca


     

    PG nazionali /4

    Jan Balík - Direttore della Sezione per i giovani della ČBK

    (NPG 2006-07-56)



    LA SITUAZIONE DEI GIOVANI

    Prima del 1989

    Nei suoi quarant’anni di governo, il regime comunista era quasi riuscito ad eliminare la religione sia da tutti i livelli dell’istruzione che dalla vita pubblica. Il regime sfruttava soprattutto la paura delle persone. Tale ateizzazione programmatica comportava gravi conseguenze che si esprimevano sotto forma di decristianizzazione della società, specialmente nella generazione giovane.[1] La cortina di ferro rinchiuse anche i giovani, privandoli di incontri con la Chiesa universale. La Chiesa dovette vivere per decenni senza vescovi e senza attività pubbliche. Fu un periodo nel quale i fedeli sentivano particolarmente forte quale significato hanno i vescovi per la Chiesa e auspicavano la loro presenza.
    Dagli anni ’70 in effetti erano nati spontaneamente decine di gruppi cristiani giovanili. Gradualmente era aumentato il numero delle conversioni tra i giovani, e comprensione del senso della Chiesa e del ministero del pontefice e dei vescovi. Tali gruppi trovavano appoggio da tanti personaggi sia del mondo clericale che di quello laico. Nello spirito cristiano cominciavano a lavorare di nascosto anche vari individui e gruppi (gruppi turistici, case di campagna /«chaloupky»/ salesiane,[2] movimenti emergenti e altri). Un fenomeno importante negli anni ’80 fu costituito da incontri spontanei dei giovani in una casa parrocchiale in alta montagna, nel paesino di Příchovice.
    I cristiani dunque venivano emarginati, non potevano agire pubblicamente e pubblicare, molti di loro hanno pagato l’impegno nella Chiesa con la salute o anche con la propria vita; e allora Dio diventava l‘unica speranza. Attraverso le sofferenze della mancanza della libertà esterna, si approfondiva l’interiorità della fede.

    Dopo il 1989

    Dopo il novembre 1989 era importante sollecitare le giovani generazioni, dando concretamente la mano affinché potessero vedere che la Chiesa si interessava di loro, contava su di loro e sulla loro attività. Tale compito superava le forze e le capacità di ogni singola Congregazione, comunità o movimento. Costituiva una sfida per tutta la Chiesa e un appello alla collaborazione di tutti. Bisognava impegnare persone concrete, capaci ed entusiaste. Per poter realizzare grandi compiti con piccole forze, bisognava creare una rete in tutte le diocesi e farle collaborare intensamente tra di loro. Così fu istituita nel 1990 la Sezione per i giovani della ČBK (d’ora in poi: Sezione), nel 1993 approvati i suoi Statuti con un obiettivo chiaro: nei modi più svariati sostenere i gruppi dei giovani e contribuire a coordinare tutti quelli che si sarebbero impegnati nella pastorale giovanile.
    Basandosi sulle esperienze della fine del totalitarismo, la Chiesa reagiva ad esigenze concrete «dal basso», ricollegandosi alle attività già esistenti. La Chiesa partiva nelle sue risposte dal fatto che i giovani necessitano di una formazione alla fede e di accompagnamento. Nello stesso tempo ci si rendeva conto che i giovani stessi dovevano impegnarsi attivamente nella vita della Chiesa. Un impatto pratico ed esemplare si riscontra anche nella struttura della Sezione per i giovani. Con eccezione di pochi sacerdoti, fino ad oggi essa è composta prevalentemente dai giovani incaricati dal vescovo a svolgere il ministero a favore dei loro coetanei nelle diocesi. Essi rappresentano i partner dei sacerdoti e nello stesso tempo forniscono al vescovo il feedback da parte dei giovani.
    Un grande apporto all’opera già iniziata hanno costituito contatti vivi con la Chiesa universale, inanzitutto con il Pontificio Consiglio per i Laici. L’apertura delle frontiere ha reso possibile l’edificazione dei giovani tramite le GMG, le quali, a loro volta, hanno dato inizio a fertili incontri nazionali.
    Dopo il novembre 1989 ha iniziato a svilupparsi anche l’attività delle Congregazioni, dei numerosi movimenti, di varie associazioni civili che si riferivano alla Chiesa cattolica, e anche di parrocchie universitarie. Attualmente si possono contare all’incirca 50 soggetti, che orientano le loro attività secondo il proprio carisma e si concentrano su impegni più specifici. Per esempio i salesiani e le salesiane hanno rinnovato il loro impegno tra i giovani a rischio, operando in circa 20 centri. Si orientano anche all’attività editoriale ed educazionale. Alcune Congregazioni e diocesi hanno inaugurato scuole cattoliche di vari livelli di istruzione. Oggi ci sono ben 80 di queste scuole. Alla collaborazione tra i centri diocesani per i giovani con altri soggetti impegnati nella pastorale giovanile contribuiscono conferenze sui giovani che si tengono ogni anno, e consigli diocesani di coordinamento giovanile.

    La situazione oggi

    La situazione attuale nella Repubblica Ceca è in un certo senso comparabile a quella in altri paesi industrializzati dell’Europa e del mondo.[3] Avvertiamo il pericolo di una nuova «ideologia», quella implicita e fomentata dai mezzi di comunicazione sociale, dall’ideologia di un liberalismo mal inteso e di un relativismo assoluto. Sperimentiamo che lì dove svanisce il «senso di Dio», svanisce anche il «senso di uomo». Molti giovani si lasciano convincere da falsi profeti. Nonostante ciò, un gran numero di giovani riesce a trovare Cristo come l’unico a poter dare all’uomo una vita vera. Questo è testimoniato da centinaia di conversioni. Non sono conversioni di massa, ma mostrano sempre che i giovani cercano i valori veri, soprattutto la verità e l’amore.[4]
    Una grande sfida è per noi il fatto che la Chiesa cattolica è sempre considerata dai giovani il gruppo religioso predominante, e che i giovani si interessano sempre più di una spiritualita interiore, non organizzata. Da ciò risulta apertura di uno spazio nuovo, ma anche non tradizionale, nel quale possiamo avvicinarci ai giovani. La Chiesa si sente responsabile dell’avvicinamento alle giovani generazioni, perciò percepisce la pastorale giovanile come una delle sue priorità.

    Gli ostacoli

    I giovani sono tuttavia esigenti, e spesso il contatto con loro non è facile. Esigono tempo e coerenza da parte degli annunciatori del Vangelo. Per guadagnarsi la loro fiducia bisogna essere veri testimoni della fede. Il loro spirito critico e la voglia di sapere comportano non poche difficoltà. Dall’altro canto, nei giovani riscontriamo un grande desiderio di relazionarsi, di una spiritualità profonda e di una fede vissuta.
    Non sempre le loro aspettative verso la Chiesa vengono esaudite. Molte comunità parrocchiali non sono capaci di attirare giovani: a loro sembra che i presbiteri non abbiano tempo per loro. I giovani spesso non capiscono quello che cerchiamo di comunicargli. Non comprendono né la liturgia né vari simboli religiosi.
    I giovani non riescono a vivere la propria libertà e di frequente vivono in contrasto con la coscienza perché, nonostante la buona volontà, non sempre riescono a vivere secondo i comandamenti.
    Non di rado notiamo che alcuni annunciatori del Vangelo, volendosi avvicinare ai giovani, tendono a sottacere leggi morali, e perciò il loro annuncio risulta non veritiero.
    Un altro problema frequente costituisce il mondo virtuale nel quale vivono i giovani. Una fonte di difficoltà rappresenta anche il loro modo di esprimersi e di vivere la fede. Difficoltà non da poco comporta la mentalità della cultura globale dei giovani.

    L’APPORTO CHIAVE DI GIOVANNI PAOLO II E DELLE GMG

    Gli incontri mondiali dei giovani sono diventati, a partire dai primi anni della nostra libertà, parte integrante della pastorale giovanile, dandole, nello stesso tempo, un forte stimolo. L’amore di Giovanni Paolo II per i giovani, i suoi incontri con essi, e i suoi messaggi regolari ai giovani hanno costruito la fonte principale della spiritualita della pastorale giovanile nelle diocesi.
    La GMG viene vissuta a più livelli. Incontri regolari, tenuti la domenica delle Palme, sono ormai diventati una cosa ovvia in tutte le diocesi. I giovani amano partecipare alle grandi Giornate mondiali nel periodo estivo, se ne hanno opportunità.[5] Se distanze ed esigenze finanziare superano le loro possibilità, vengono organizzati incontri nazionali.[6] Agli incontri arrivano sempre più giovani di più svariati tipi: da quelli fedeli attivi fino a quelli che stanno ancora cercando e indugiano alla soglia della Chiesa. Vengono anche molti che vogliono solo «dare un’occhiata» ai cattolici. Quante conversioni produce ogni grande incontro! Esso infatti offre una straordinaria esperienza di bellezza e varietà nel seno della Chiesa. Specialmente i sacerdoti sanno come in tale atmosfera opera lo Spirito Santo e quale terreno fertile trovano poi nei cuori dei giovani parole della Croce, dell’offerta di sé e del coraggio. Inoltre, dai partecipanti a tali incontri (e particolarmente dai gruppi di volontari che li preparano) emergono parecchi giovani che a loro volta si dedicano ad una formazione sistematica nelle parrocchie, diventando poi nuovi animatori dei gruppi giovanili.
    L’esperienza degli incontri tra i giovani e i vescovi cechi costituisce uno dei motivi per i quali i nostri vescovi sono molto vicini ai giovani e le loro relazioni sono molto personali e cordiali.
    Giovanni Paolo II, grazie al suo amore per i giovani e alle sue iniziative, ha veramente dato speranza ai giovani. Vede le profondità dell’animo giovanile e riesce a farlo vibrare con desideri profondi e veritieri che i giovani naturalmente possiedono. Per questo motivo i giovani hanno sentito che il Papa stava loro davvero vicino. Oggi molti giovani nella Repubblica Ceca partecipano alla vita della Chiesa esplicitamente grazie ad un esperienza di incontro con il Papa. Questi giovani sono una grande gioia della Chiesa.

    IL SERVIZIO PG PRESSO LA CONFERENZA EPISCOPALE CECA (ČBK)

    I presupposti di base [7]

    I giovani nel contesto attuale

    La pastorale giovanile e i programmi pastorali sarebbero impossibili se non conoscessimo i giovani. Specialmente nel periodo che stiamo vivendo, che è caraterizzato da uno sviluppo precipitoso, non possiamo contare esclusivamente sulle esperienze personali acquisite in gioventù, oppure su quanto appreso tempo fa. Dall’altra parte bisogna tener conto che tutte le modalità di conoscere i giovani ci offrono solamente un quadro parziale della situazione. Ogni persona giovane è unica e irripetibile, perciò non la si può facilmente collocare in una categoria teorica. Bisogna quindi evitare alcuni pericoli, cercare di conoscere i giovani in vari modi, mantenendo la capacità di vedere ogni individuo con la sua strada e originalità personale.
    Nel contempo, non possiamo omettere l’influsso che esercitano sui giovani il clima sociale e i mezzi di comunicazione sociale. Oggigiorno non viviamo più in una società cristiana, ma in una società non religiosa. Perciò bisogna sapere quali fattori influenzano i giovani: sapere quali riviste leggono, quale musica ascolatano. È necessario tener conto dell’influsso della tv e di altri mass media, anche quelli più moderni.

    L’uomo creato a immagine di Dio

    La Sezione, nel suo modo di vedere i giovani, si fa guidare principalmente dall’antropologia cristiana che, con l’accentuazione del tema dell’uomo come immagine di Dio, da un lato presenta motivi della dignità dell’uomo e dall’altro mette adeguatamente in luce il dono della dipendenza dal Creatore. A tutto ciò si ricollega l’obiettivo della pastorale giovanile, chiaramente formulato e identico con l’obiettivo dell’uomo, che sta nella «comunione con Dio, nella quale trova la sua felicità» (CCC, 45).

    La Chiesa come la propria casa

    Ogni giovane, durante il suo cammino di vita, ha bisogno di incontrare la Chiesa nel profondo del suo cuore. Ha bisogno di sperimentare che Cristo è presente in mezzo alla Chiesa, di poterlo incontrare in vari modi, e specialmente nei sacramenti. Il giovane ha bisogno di sperimentare che la Chiesa, nonostante tutte le mancanze umane, è un ambiente animato dall’amore e che gli sarà una casa e una scuola di comunione (NMI 43). La pastorale giovanile sarà paralizzata senza un’esemplare testimonianza di tutta la Chiesa. Perciò giova rammentarsi dell’esigenza di esaminare la propria coscienza, come proponeva Giovanni Paolo II per la preparazione al 2000 (TMA 36s).

    Il giovane come corealizzatore della Chiesa e della società

    Il modo in cui il Papa vede i giovani e che è stato formulato nei documenti della Chiesa, comporta una grande svolta: i giovani vanno capiti come un elemento attivo nella vita della Chiesa. Bisogna continuare ad offrire loro una formazione di qualità, ma nello stesso tempo invitarli a partecipare a costruire la Chiesa e la società, in quanto portatori dell’evangelizzazione. Ciò significa non considerare i giovani solamente un oggetto specifico della pastorale giovanile, ma accoglierli come un dono di Cristo alla Chiesa.[8] Tale approccio esige dai formatori dei giovani e dai sacerdoti di dedicarvi più tempo e di far precedere l’annuncio del Vangelo dalla testimonianza di vita. Questo comporterà notevoli esigenze nella strutturazione della vita della Chiesa e degli stessi sacerdoti, altrimenti tale esigenza non rimarrà che un pio desiderio.
    La pastorale dei giovani parte da questi presupposti come un cammino di fede, un cammino che progredisce e in cui spesso e di sorpresa interviene lo Spirito Santo.

    Istituzione della Sezione, i documenti fondamentali, le caratteristiche

    La Sezione per i giovani della ČBK è stata istituita nell’autunno 1990. Nel novembre 1993 sono stati approvati i suoi Statuti.
    La Chiesa nella Repubblica Ceca si dedica in modo particolare ai giovani, e ciò è testimoniato dal fatto che l’unico piano pastorale nazionale, finora pubblicato dai vescovi, riguarda appunto il ministero diocesano della pastorale giovanile. «Il piano pastorale della Sezione per i giovani della ČBK»,[9] è stato approvato nel 2002, alla 45a assemblea plenaria della ČBK.
    Dal momento dell’istituzione, la Sezione doveva esprimere la cura dei giovani dalla parte dei vescovi, uno spazio per l’impegno più ampio possibile degli stessi giovani, accompagnamento e servizio della Chiesa prestato ai giovani. Si tratta, allora, di un organismo vivo che, facendo parte della Chiesa, esprime l’amore di essa per i giovani e concretizza la relazione tra il vescovo e i giovani. Per questi motivi non si tratta di una nuova organizzazione dei giovani oppure per i giovani, con rappresentanti designati mediante elezioni.[10] Tutti coloro che lavorano nell’ambito della Sezione sono stati invitati a realizzare il loro impegno e nominati dal vescovo. Guardando la Sezione da questo punto di vista, riusciamo facilmente a formulare il suo posto naturale nella Chiesa. Corrisponde precisamente a quello del vescovo, dal quale dipende sostanzialmente. Nel contempo, presumendo un ampio impegno dei giovani, rappresenta una nuova comprensione del ruolo dei giovani nella Chiesa. In tal modo, nella Sezione viene amalgamato l’elemento gerarchico con quello carismatico.
    Gli operatori della Sezione, dopo la nomina dal vescovo, sono invitati dalla Chiesa locale, nell’ambito della ČBK, a collaborare in due orientamenti di base:
    - la Sezione presenta stimoli e proposte ai vescovi, essendo una voce dei giovani, ma anche una voce degli specialisti del settore;
    - la Sezione recepisce e realizza linee fondamentali approvate dalla ČBK.
    Perciò la Sezione costituisce per sua natura uno strumento fondamentale della Chiesa per la pastorale giovanile, esercitando, nell’ambito di essa, un’importante funzione di formazione, promozione, comunicazione e studio, come pure quella di informare le parti interessate. Esegue un’attività pastorale quanto più ampia e generale possibile, ponendo una chiara accentazione all’evangelizzazione e contando sull’impegno degli stessi giovani.
    I frutti del ministero orientato ai giovani dipendono sicuramente dalla grazia di Dio. Dalla parte umana è tuttavia importante che gli operatori della Sezione l’assecondino con una vita intensa con Dio e creino tra di loro una vera comunione. Ciò è espresso dallo Statuto della Sezione del 1993, che recita: «Anche se le relazioni all’interno della Sezione sono chiaramente delimitate, il suo lavoro si sviluppi basandosi su un dialogo fraterno nello spirito del servizio vicendevole, affinché essa contribuissca quanto più possibile alla costruizone di una viva comunità ecclesiale».[11]

    Strategie pastorali della Sezione

    Per poter riuscire a raggiungere tali obiettivi e istituire una pastorale sistematica, con obiettivi a lungo termine, bisogna innanzitutto formulare chiaramente la sua strategia di base. Il piano pastorale della Sezione la definisce come:
    - una pastorale mirata soprattutto al sostegno dei giovani fedeli, che offre una formazione umana, intellettuale e spirituale orientata verso il ministero evangelizzatore;
    - attività orientata a creare una viva comunità cristiana, come un sostegno necessario;
    - diffusione evangelizzante di una comunità viva, aperta a tutti i giovani.
    In pratica si tratta del modo più naturale di avvicinarsi ai giovani attraverso altri giovani, già formati. Solo così, con forze relativamente poche, si ottengono grandi risultati, e in più i giovani sono invitati ad assumersi piena responsabilità, perché è data loro opportunità di realizzare le loro capacità e idee. Nel contempo, agendo così, rendono più facile la ricerca dei luoghi dove portare i giovani da loro avvicinati. I giovani possono scegliere liberamente in questo cammino molte altre attività concrete, con cui servire gli altri sia nella Chiesa (all’interno delle parrocchie) che nella missione e nell’evangelizzazione.

    Identità spirituale della Sezione

    Dalla natura della Sezione e dalla sua posizione all’interno della Chiesa e della diocesi si vede chiaramente che da una parte la PG non deve esprimere spiritualità di un’unica Congregazione o di un unico movimento. Tale approccio comporterebbe unilateralità, una qualità «monocolore» della Sezione, la quale in tal modo più che promuovere alcune attività le soffocherebbe. Dall’altra parte, se essa non deve ridursi ad un ufficio e deve mantenere la sua dinamica interiore, essere un motore della pastorale giovanile nella diocesi, è importante che abbia una forte identità spirituale. Grazie allo sviluppo della pastorale giovanile nella Chiesa, essa trova accenti sostanziali di questa spiritualità universale nel magistero di Giovanni Paolo II, in particolar modo nella sua Lettera apostolica ai giovani del 1985 e nei suoi discorsi ai giovani e dei giovani.[12] Altri accenti significativi della spiritualità adottate dalla Sezione (come l’accentuazione della spiritualità della comunione, della parola di Dio, della preghiera e dei sacramenti) sono esplicitati nella Novo Millennio Ineunte III e IV).

    Centro diocesano per i giovani (DCM)

    Al DCM è affidata dal vescovo la pastorale giovanile nella diocesi. Esso, a nome del vescovo e secondo le sue intenzioni, esercita l’attività pastorale al livello più ampio possibile. Costituisce uno strumento di comunicazione tra i giovani e il vescovo. Tra i suoi compiti fondamentali rientra la formazione degli animatori, la promozione della pastorale giovanile al livello parrocchiale (ad esempio formazione dei sacerdoti, mezzi di comunicazione), la costruzione di un piattaforma per la collaborazione e fornitura del servizio d’informazione. Il DCM cerca di vedere tutti i giovani, opera appoggiandosi a contatti personali. Nel servizio prestato ai giovani conta su una rete di collaboratori giovani e adulti.
    In alcune diocesi il DCM si occupa, oltre ai suoi compiti prioritari, anche di altre attività, che considera necessarie, ma che non rientrano nei suoi doveri principali, e perciò possono esserelasciate a terzi (ritiri spirituali, campi estivi...).
    I sacerdoti e i laici nominati nelle singole diocesi nei DCM costituiscono, insieme al segretariato della Sezione, la Sezione per i giovani della ČBK. Tale collaborazione rappresenta un grande elemento positivo della pastorale giovanile nella Repubblica Ceca.

    La Sezione come strumento di comunicazione

    Per sua natura la Sezione, come pure i singoli DCM, servono da strumento di comunicazione e coordinamento. Anche se la collaborazione è esigente e a volte dolorosa, rimane importante e porta molti frutti. Infatti collaborare significa più che lavorare. Nella Tertio Millennio Adveniente il Papa dice: «Sarà necessario portare i fedeli risolutamente a prendere coscienza del valore dell’unione all’interno della Chiesa, alla quale mirano diversi doni e carismi, risvegliati nella Chiesa dallo Spirito Santo». Concretamente, ecco alcuni strumenti utilizzati.

    Conferenze sui giovani

    Si tengono una volta all’anno e sono preparate dalla Sezione. Le Conferenze danno opportunità di un incontro amichevole di lavoro a tutti coloro che in vari modi - in base al loro carisma - partecipano alla missione della Chiesa di annunciare il Vangelo alle giovani generazioni. Ad esse sono invitati rappresentanti dei DCM, dei Centri di vita giovanili diocesani (DCZM), di Congregazioni, movimenti e comunità, e anche di alcune associazioni civili. La Conferenza rappresenta un luogo di incontro e di preghiera, opportunità di demolire le mura dell’incomprensione attraverso un approfondimento della conoscenza vicendevole e rinforzamento delle amicizie. Un altro obiettivo della Conferenza sta nel cercare la strada insieme agli altri. Essa rappresenta un incontro sulla pastorale giovanile a livello superiore, perciò i suoi partecipanti comunicano messaggi sia alla Chiesa, sia alla società.

    Consigli diocesani di coordinamento giovanile

    Sono stati istituiti durante la prima conferenza sui giovani nel 1995 a Svaty´ Hosty´n, su mozione dei partecipanti. Il vescovo diocesano invita, tramite il DCM, rappresentanti delle più svariate iniziative operanti nella diocesi nella pastorale giovanile, ad un incontro, durante il quale ha opportunità di ascoltarli, stabilire orientamenti nella diocesi e invitarli a collaborare ai progetti concreti.

    Forum dei giovani

    Costituiscono incontri di dibattito tra i rappresentanti dei giovani fedeli di varie parrocchie e movimenti, Congregazioni e associazioni civili con i rispettivi vescovi. Sono organizzati a livello diocesano o nazionale. I risultati del lavoro del forum sono una fonte importante di conoscenza dei giovani, che vivono nella Chiesa, dei giovani attivi. È opportuno dar risalto alla capacità dei giovani di formulare ed esprimere le proprie opinioni sulle numerose questioni importanti che riguardano la Chiesa, e di proporre soluzioni.

    «Budoucnost cirkve» - Il futuro della Chiesa

    Si tratta di una rivista prevalentemente specialistica, orientata a chi ricopre responsabilità importanti nella Chiesa (sia nelle diocesi che in altre iniziative).

    Pagina web - signaly

    Il sito internet è nato nel 2001 come una bacheca di eventi per i giovani. Grazie ad un gruppo di giovani, la sua gamma di informazioni si è pian piano ampliata, aspirando a diventare un canale di comunicazione tra i giovani.

    Riviste diocesane per i giovani [13]

    Esistono in alcune diocesi, in quanto un modo di unire i giovani.
    La collaborazione con mezzi di comunicazione ecclesiali e sociali costituisce una parte integrante del lavoro con i giovani. Dal 1993 ha iniziato ad operare la commissione Sezione per i mass media.

    Non dobbiamo omettere neanche la collaborazione ecumenica che si realizza al livello ufficiale,[14] ma soprattutto al livello dei progetti concreti (ad esempio, concerti dei gruppi musicali dei giovani che vanno di moda, scambio dei relatori, preghiere, attività caritevoli...). Una caratteristica interessante di tale collaborazione sta nel fatto che essa viene considerata talmente ovvia che generalmente non se ne parla più di tanto.
    La collaborazione non è facile, ma porta molti frutti concreti, tra i quali segnaliamo particolarmente a:
    - partecipazione dei giovani della Repubblica Ceca alle GMG, e un alto livello di preparazione delle catechesi e delle messe nella lingua nazionale;
    - giornate diocesane-incontri dei giovani con i vescovi;
    - vari incontri nazionali dei giovani.
    Non si può dimenticare che un frutto di tale collaborazione sono stati anche gli incontri indimenticabili di Giovanni Paolo II con i giovani a Svaty’ Kopeček nel 1995 e a Hradec Králové nel 1997.

    La Sezione come strumento di cultura e formazione

    Corso di studio e formazione

    Persone coinvolte nella pastorale giovanile si rendevano conto fin dall’inizio di aver bisogno di una formazione permanente e di approfondire più diverse conoscenze, incluse le abilità manageriali. Dalle varie iniziative di formazione è nato il corso di studio e formazione della Sezione,[15] che prepara sempre più i giovani e i sacerdoti ad assumere la responsabilità nella pastorale giovanile diocesana.
    I destinatari sono rappresentati innanzitutto dai sacerdoti e dai laici dei DCM e dei DCZM, dai cappellani responsabili dei giovani nel rispettivo vicariato, operatori dei vicariati incaricati di pastorale giovanile, animatori dei vicariati, rappresentanti delle Congregazioni e dei movimenti, persone che avevano compiuto un corso diocesano per gli animatori.
    Il corso dura otto settimane, è suddiviso in due tappe che si svolgono in due anni consecutivi. Gli studenti ottengono quindi un certificato di aver ultimato un corso specifico, mirato alla formazione per la pastorale giovanile nelle diocesi, emesso dal Presidente della Conferenza episcopale Ceca.
    Non si tratta di un corso orientato esclusivamente all’istruzione, ma anche alla formazione, perciò esso viene suddiviso nelle Settimane di formazione che aiutano ad approfondire la formazione della personalità cristiana di un animatore giovanile; Settimane di studio che sono dedicate ad approfondire temi sociologici, pedagogici e psicologici, la metodologia del lavoro con i giovani e materie ausiliari; Settimane separate per i sacerdoti e per i laici che presentano temi specifici, adeguati ai ruoli diversi svolti dai partecipanti nelle comunità; Ritiri settimanali condotti dai vescovi.
    La preparazione metodologica è inclusa secondo le necessità.
    Affinché il corso raggiunga il suo obiettivo (istruire e formare integralmente la personalità del partecipante), nel programma oltre alle lezioni sono incluse anche riflessioni comuni sulla Parola di Dio, impegno a viverla nella propria vita, preghiera comune, lavoro nei gruppi e condivisione personale. Ciascuna delle componenti succitate fa parte integrante e indispensabile del corso.
    Il corso, grazie alla sua struttura, dà l’opportunità di approfondire una conoscenza vicendevole tra sacerdoti, laici, religiosi e religiose che si dedicano alla pastorale giovanile. Affinché i partecipanti possano comprendere la spiritualità della comunità in maniera più intensa, essi passano un periodo prolungato in uno dei DCZM.[16]
    Un’altra componente importante del corso sono incontri regolari e dibattiti con i vescovi.
    Nel dirigere il corso, la Sezione per i giovani della ČBK con il Pontificio Consiglio per i Laici si avvale della Facoltà di Teologia e di specialisti nazionali ed esteri.
    Il corso fornisce certificati richiesti dalla legislazione nazionale per il lavoro con i giovani. Il corso offre programmi di follow up.

    Corso per gli animatori

    Formazione orientata ad animare i giovani nelle parrocchie e lì dove vivono e si incontrano, è fornita dai corsi diocesani per gli animatori. Tali corsi possono esprimersi sotto varie forme e sono in continua evoluzione. Importante è che esistono in tutte le diocesi. Nella maggior parte dei casi durano da due a tre anni. Di recente hanno registrato un elevato numero di iscritti.[17] Ogni tanto vengono organizzati incontri nazionali di animatori.[18]
    Oltre ai succitati cammini di formazione ne esistono anche altri, per esempio week-end tematici, scuola di partenariato, seminari per i responsabili dei ministranti, preparazione degli animatori per la formazione dei cresimandi... forniti dai DCM secondo le necessità.

    L’attività editoriale della Sezione

    La Sezione cercava fin dall’inizio di preparare materiali per i giovani, innanzitutto per gli animatori. Alcuni sono stati stampati solo per le esigenze personali dei giovani, altri sono stati pubblicati e resi accessibili a tutti i lettori.
    Gradualmente siamo riusciti a pubblicare testi specialistici, contribuendo così alla formazione delle persone coinvolte nella pastorale giovanile.
    Inoltre, dopo vari grandi incontri raccogliamo il materiale (scritto, audio e video) con testimonianze dei giovani e catechesi dei vescovi, che può servire agli animatori dei gruppi come una fonte di ispirazione.

    Promozione del volontariato

    Il volontariato rappresenta una modalità di coinvolgere i giovani, offrendo loro anche la formazione. Il progetto della Sezione è orientato ad un coinvolgimento evangelizzatore dei gruppi dei volontari presso parrocchie. Vista la novità di quest’attività, bisogna anche informare e motivare i giovani.

    Collaborazione internazionale

    Per ovvi motivi, la Sezione media contatti con l’Ufficio corrispondente del Pontificio Consiglio per i Laici e agisce in stretta collaborazione con essa. Gli operatori della Sezione partecipano anche a numerose conferenze internazionali e alla preparazione delle GMG. La Sezione come tale, come pure i singoli DCM, coltivano contatti internazionali.[19]

    CENTRI DI VITA GIOVANILI DIOCESANI (DCZM) [20]

    Nella maggioranza delle diocesi pian piano sono nati centri di vita giovanili diocesani, che costituiscono luoghi di vita evangelica e di una continua accoglienza dei giovani, luoghi di vita aperta e intensa in comunione tra un sacerdote e un team di giovani. Tali case fanno parte della struttura della Sezione per i giovani, ma considerando la loro importanza, abbiamo deciso di dedicargli un capitolo separato.
    La loro nascita risale alle esperienze straordinarie del P. Miroslav Śimáček a Příchovice [21] negli anni ’80. Per una scelta ispirata, i vescovi approvarono la costituzione di case simili anche in altre diocesi della Repubblica Ceca.[22] È interessante notare che nella prima proegettazione della pastorale giovanile del 1990 ancora non se ne trova traccia. L’originaria e lunga «ispirazione di Příchovice» che risaliva al tempo del comunismo è stata arricchita dopo il 1989 di nuovi elementi, innanzitutto di un team giovanile che si era stabilito nelle case.[23]
    Tali case sono istituite dal rispettivo vescovo diocesano, sono sempre aperte ai giovani,[24] in esse vive una comunità di base (si esige «impegno permanente di almeno un sacerdote che si dedichi ai giovani insieme con un team permamente dei giovani»).[25] La comunità si impegna a vivere la carità cristiana e la presenza di Cristo in mezzo a loro. Tale qualita di vita spirituale nel Centro, insieme all’apertura ad una accoglienza permanente, costituiscono le pietre fondamentali della casa che viene offerta ai giovani. Così i giovani venuti da fuori possono «toccare con mano» una reale vita cristiana e sperimentare il vero volto della comunità ecclesiale. In questi luoghi non si tratta di comunicare ai giovani una teoria spirituale (per quanto possa essere bella), ma piuttosto una vita cristiana reale, che è a portata di mano (cf 1Gv 1) e alla quale i giovani possono contribuire.
    Tali case si trovano generalmente nel seno della natura, offrono riposo fisico, contatto interiorizzante con la natura, tranquilllità. Nello stesso tempo danno ai giovani un’opportunità di condivisione. Tali esperienza motivano i giovani a non essere consumatori, ma collaboratori e portagonisti del programma della rispettiva casa. Grazie alla loro creatività, i giovani si arricchiscono a vicenda.
    I giovani stessi confermano che questi sono luoghi di conversioni, rafforzamento della vita spirituale, scoperta delle vocazioni personali, gioia di fede, scoperta della responsabilità della propria vita, della Chiesa e del mondo. Dall’inchiesta su tale esperienza condotta nel 2001 risulta che questi centri non sono visitati esclusivamente da credenti, ma anche da una notevole percentuale di persone in cerca di Dio, non credenti e giovani in difficoltà. Perciò tali centri svolgono anche una funzione preevangelizzatrice, evangelizzatrice e diaconica e, nello stesso tempo, prevengono fenomeni negativi che minacciano i giovani.
    Una stretta collaborazione tra i DCM e i DCZM è molto importante, perché tali case offrono ai DCM appoggio in una comunità viva. Il suo significato sta soprattutto nel prestare una guida personale ai giovani e nel modo naturale di allacciare amicizie. Tale collaborazione è espressa anche a livello giuridico: il responsabile del DCZM è un operatore del DCM.
    Il DCZM offre al DCM un punto di riferimento, un feedback continuo e intenso, prevenendo con ciò una caduta in stereotipi o in una mentalità burocratica.
    A giudicare dalle esperienze finora vissute, sembra che il significato di questi centri vada sempre più aumentando perché per i giovani sarà sempre più difficile trovare un punto di riferimento permanente, consiglio, incoraggiamento, ambiente nel quale il Vangelo sia vissuto in comunione con coetanei, un ambiente che li sappia tirar su, dar coraggio e certezza che anche oggi si possa essere cristiani autentici.
    Il card. Miloslav Vlk ha chiamato queste case «laboratori della Chiesa del futuro», sicuramente anche perché in esse si realizza una collaborazione di giovani laici con sacerdoti e un impegno a vivere quotidianamente la spiritualità di comunità.
    Mons. Boccardo, per tanti anni responsabile dei giovani nel Consiglio pontificio per i laici, sostiene che tali case sono - grazie alla loro originalità e novità - un contributo della Chiesa Ceca alla Chiesa universale. Non per nulla l’apertura di tali case è favorita anche dai vescovi slovacchi.[26]

    PASTORALE GIOVANILE: ORIZZONTI E SFIDE FUTURE

    Se non vogliamo perdere la capacità di attirare i giovani, bisogna orientare la pastorale giovanile non alla moltiplicazione degli avvenimenti, ma prima di tutto ad un salto di qualità e alla ricerca di nuovi approcci nell’ambito delle attività attuali. Bisogna percorrere la strada della qualità, dei contatti personali e della collaborazione. Non ci possiamo riuscire senza un aumentato numero di sacerdoti destinati esplicitamente al contatto con i giovani e senza un continuo rinnovamento del contatto tra i giovani e il rispettivo vescovo.
    Visto che i giovani sono attratti dalle «oasi» [27] più svariate, nelle quali possono vivere la Chiesa coma una casa e una scuola di comunione, bisogna riflettere su come organizzare la vita nelle nostre diocesi e come appoggiare le oasi esistenti e crearne di nuove.
    Bisognerà liberare i sacerdoti da numerose preoccupazioni materiali, formarli per la vita in comunità e insegnare loro come collaborare proficuamente con giovani laici.
    Accentuazione della pastorale e della costruzione dei centri di fede vivi non è fattibile senza una ricollocazione dei mezzi finanziari e senza una riorganizzazione dell’amministrazione spirituale.
    Importante è investire nella formazione dei giovani cattolici che vogliano impegnarsi e nella preparazione speciale dei sacerdoti impegnati nella pastorale giovanile. In tal modo bisogna appoggiare le comunità di base e la diffusione dell’evangelizzazione.
    Difficoltà, ma anche speranze, collegate alla pastorale dei giovani, rappresentano una grande sfida per una collaborazione responsabile di tutti coloro che si impegnano in questo settore della vita della Chiesa.
    Molti frutti porterà lo sviluppo del volontariato nelle parrocchie, come pure una partecipazione approfondita alle Giornate mondiali a livello diocesano, nazionale e internazionale.
    Una grande sfida costituisce inoltre l’uso dei mezzi di comunicazione e il coinvolgimento nel mondo della cultura.

    Conclusione

    Guardando indietro, osservare il cammino della Chiesa nella Repubblica Ceca nel campo della pastorale giovanile durante gli anni di libertà, non possiamo che provare un’immensa gratitudine verso Dio. Tante cose sono state realizzate! Tuttavia la maggioranza dei giovani nella Repubblica Ceca non sa niente di Cristo. Non possiamo quindi fermarci a godere i doni di Dio e i frutti dell’amore pastorale. Anzi, dobbiamo lavorare ancora più intensamente.
    Prima di tutto dobbiamo concentrarci a cercare nuovi collaboratori - sacerdoti e laici - e formare quei sacerdoti, religiosi, laici giovani e anziani che già lavorano nella pastorale giovanile. Alla base di tutto dobbiamo vedere nella persona concreta - uomo o donna che sia - un testimone autentico di Cristo vivente, che ascolta lo Spirito Santo. Solo così la pastorale giovanile non perderà il suo dinamismo e l’ispirazione di Dio che aveva all’inizio.
    Attualmente stiamo affrontando un grande compito: la nuova evangelizzazione della nazione. Essa si svolgerà inanzitutto tramite le nuove generazioni. Lo stesso Giovanni Paolo II, durante la sua visita nella Repubblica Ceca, aveva incoraggiato tutti coloro che si impegnano nella pastorale giovanile: «Carissimi giovani! A voi affido il compito di contribuire in modo decisivo all’evangelizzazione del vostro Paese!».[28]
    Facciamo nostre le parole che il Santo Padre scrisse a conclusione del documento Novo millennio ineunte e che corrispondono anche alle nostre esperienze: «Su questa strada ci accompagna la Santissima Vergine, Stella della nuova evangelizzazione. Anche adesso la indico come una raggiante stella del mattino e una guida sicura per il nostro cammino» (NMI 58).

    NOTE

    [1] Per «giovani» intendiamo la fascia d’età dai 14 ai 30 anni.

    [2] Vacanze per piccoli gruppi di ragazzi, organizzate nello spirito salesiano.

    [3] Come è evidente dalle difficoltà collegate con le vocazioni personali: ci sono, ma non sono numerose. I giovani si interessano delle vocazioni, ma non hanno il coraggio di fare la loro scelta. Un influsso negativo è certamente rappresentato dalla medializzazione degli scandali collegati alla Chiesa. Specialmente per quanto concerne le vocazioni al sacerdozio, si sentono sempre alcune voci all’interno della Chiesa che in un certo modo denigrano i sacerdoti (i sacerdoti sono: poco colti, poco preparati, poco comunicativi…), e il celibato è più messo in dubbio che presentato ai giovani come una scelta radicale di Cristo e che impegna per tutta la vita. I giovani esprimono una certa paura della solitudine e del grande peso del ministero sacerdotale. Osservando l‘attuale situazione dei presbiteri, il loro esaurimento sempre più profondo, esigenze sempre più elevate, spesso contrastate dallo scarso appoggio, non ci possiamo meravigliare se ci mancano sacerdoti modelli: gioiosi ed equilibrati. Si manifesta la necessità di cercare anche un nuovo modo di formazione sacerdotale che li orienti verso la mentalità di comunità sia con i sacerdoti che con i laici.

    [4] Ogni anno sono battezzati circa 1.500 catecumeni di 14 e più anni (900 di essi al di sotto dei 25 anni).

    [5] Czestochowa 8.000, Denver 50, Manila 10, Loreto 1.800, Parigi 1.800, Roma 4.800, Toronto 125.

    [6] In contemporanea con la VIII GMG a Denver nel 1993, si sono incontrati 8.000 giovani a Velehrad, nel I incontro nazionale. Dopo un periodo di grande gioia per la libertà ritrovata (alla quale corrispondevano numeri più sostenuti di partecipanti) è giunto un periodo di disillusione che ha comportato anche una certa sfiducia nei confronti dei grandi incontri di giovani. Dal 1999, quando si è svolto a Svatá Hora il II incontro nazionale dei giovani, incoraggiato dall’arcivescovo Jan Graubner (4.000 partecipanti) è iniziato un nuovo periodo di floridezza e predilezione per grandi incontri. A Roma sono arrivati 4.800 giovani. Al III incontro nazionale tenutosi nel 2003 Žd’ár nad Sázavou hanno partecipato 5.000 giovani.

    [7] Per le caratteristiche fondamentali vedi: «Insieme sulle strade dell’Europa – presentazione della pastorale giovanile in alcuni paesi», Consiglio Pontificio per i laici, 1994.

    [8] Cf X simposio dei vescovi dell’Europa, 2002.

    [9] Per la versione italiana vedi: www.signaly.cz.

    [10] Piano pastorale della Sezione per i giovani della ČBK, Praga 2002, 5.3.1.

    [11] Statuto della Sezione per i giovani della ČBK Praga 1993.

    [12] La Sezione ha pubblicato i discorsi del Santo Padre Giovanni Paolo II presentate alle GMG insieme alla Lettera del 1985 nelle Edizioni Paoline sotto il titolo: «Kristus vás miluje» (Cristo vi ama), e anche un compendio delle parole del Santo Padre sui giovani, raccolte in varie occasioni.

    [13] Diocesi: Brno – Paprsek, Litomĕřřce – Matĕj, Hradec Králové – Hromosvod.

    [14] Ad esempio, la Sezione per i giovani ha il suo rappresentante nel Consiglio dei giovani presso il Consiglio ecumenico delle Chiese; rappresentanti di orientamenti ecumenici sono invitati alle Conferenze sui giovani; il direttore della Sezione ha partecipato ai lavori della commissione preparatoria dell’Incontro ecumenico europeo a Strasburgo 2001, ecc.

    [15] Approvato dalla ČBK nel 2002.

    [16] Il Piano pastorale della Sezione per i giovani intende, nel cap. 7, trasformare il corso in una scuola di formazione sotto il patrocinio della ČBK.

    [17] Nell’anno accademico 2003-2004 ci sono 450 giovani iscritti nei corsi diocesani per gli animatori.

    [18] Anni: 1992, 1996, 1998, 2002.

    [19] Bisogna ricordare che numerose attività giovanili sono finanziate in parte da fondazioni e da vescovi esteri.

    [20] Per una descrizione dettagliata vedi: Jan Balík, «Cesta k domovu», Ed. Paoline, 2002.

    [21] P. Šimáček fu trasferito nel 1979 dalle autorità del regime comunista in un paesino lontano. Essendo giovane e non avendo paura del regime, era aperto ai giovani, i quali venivano a trovarlo in numeri sempre più elevati. Negli ’80 non di rado soggiornavano nella canonica centinaia dei giovani, nonostante condizioni molto anguste (2 toilette, 2 doccie). Certamente è stato grazie ad una protezione particolare di Dio, all’intercessione della Santissima Vergine che il P. Šimáek  non fu imprigionato per aver lavorato con i giovani. P. Šimáček, per le sue tante esperienze di lavoro con i giovani e per la conoscenza dell’ambiente giovanile, è stato il primo direttore della Sezione per i giovani della ČBK.

    [22] Nazaret a Praga, Vesmír a Orlické Hory, Přístav a Rajnochovice, Osová Bíty´ška, Stará Ves a Ktiš (quest’ultimo rimasto a lungo senza sacerdote permanente).

    [23] I giovani «lavorano a tempo pieno» per la comunità della casa. Per quanto riguarda la sicurezza sociale, sono trattati da volontari, ai quali sono pagati i contributi alla previdenza sociale di base, pasti, alloggio, e il denaro per le spese minute. La durata del servizio è variabile, la più frequente è di due anni.

    [24] Il DCZM ha sempre le porte aperte per la spontanea partecipazione dei giovani. Inoltre offre soggiorni di fine settimana e durante le vacanze, e anche numerosi corsi e programmi.

    [25] Statuto della Sezione per i giovani della ČBK, parte II, art. 2d, Praga, 1993.

    [26] Il primo è nato a Spania Dolina presso Bánska Bystrica.

    [27] Luoghi di una comunità viva della Chiesa, come per esempio i DCZM, oratori salesiani, centri dei movimenti ecclesiastici, ecc.

    [28] Giovanni Paolo II, Omelia a Hradec Králové, 26 aprile 1997, «Kristus vás miluje», Edizioni Paoline, Praga 2001.


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