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    Donne di questo mondo


     

    Virginia Di Cicco

    (NPG 2006-01-2)

     

    Esiste un mondo dove solerti dottori fanno ad ogni mamma in attesa una ecografia, che ha assunto il nome particolare di «ecografia selettiva». Infatti seleziona. Seleziona il nascituro. Qualora, per imprevedibile e assoluta disgrazia, il nascituro sia di sesso femminile, l’ecografia lo rivela e immediatamente è possibile procedere al rimedio: abortire. Che cosa può farsene, infatti, quel mondo di una bambina, donna di domani, magari madre futura di altre femmine? La risposta è: assolutamente niente. Un mondo dove le donne non servono o meglio ne servono quel tanto che basta. Nessuna in più. Nessuno sforamento. Si cancella il feto e immediatamente vengono cancellati tutti gli altri infiniti problemi che una figlia comporta da che quel mondo è quel mondo: per esempio l’obbligo di doverla mantenere senza che lei possegga neanche delle forti braccia per lavorare la terra e partecipare almeno in minima parte a guadagnare il pane che la nutre. E poi quando si sposa pure la dote.
    Esiste un mondo dove le donne non hanno immagine, nascoste sotto una veste che le copre tutte. Fatte a immagine e somiglianza di Dio ma inguardabili. E sotto quel sudario, le donne non possono neanche ridere, e se qualche volta gli prendesse voglia, nonostante il carcere perenne in cui vivono, le donne non possono neanche cantare oppure portare scarpe con i tacchi, il rumore potrebbe infastidire gli uomini. Cancellate e ridotte come statue di sale. Se non è possibile disintegrarle che almeno siano immobili, spostino meno aria possibile, passino tra una goccia di pioggia e un’altra.
    Esiste un mondo dove le donne e soltanto le donne non vanno a scuola. A cosa può servire loro saper leggere e scrivere, tanto non potranno lavorare e neppure qualcuno chiederà mai loro di esprimere quello che pensano. In quel mondo le donne se non pensano è meglio.
    Esiste un mondo dove una donna medico non può «sedersi insieme» – così dice precisamente la legge della sharia – con un collega medico dell’altro sesso. Addio confronto delle diagnosi. Addio consulti perché due menti al lavoro funzionano sempre meglio di una sola.
    Ed esiste un mondo dove la sala d’attesa riservata alle pazienti deve avere le finestre coperte e dove a parlare ai medici, quelli maschi naturalmente, sono i bambini perché le loro mamme non possono. Li separa un telo spesso o magari una finta parete di legno con un unico foro, utile nel caso che il medico debba «guardare» davvero perché l’immaginazione lo conforta poco. E la paziente ascolta la voce del medico e il medico ascolta la voce della paziente ma non possono rispondersi direttamente, devono attendere che il bimbo ripeta all’uno ciò che l’altro ha detto.
    Esiste un mondo dove anche per fare la pubblicità ad un pacco di pasta sul manifesto appare una bella donna nuda. Dove non esiste più un calendario senza gambe e seni scoperti. Tutti «nudi» d’autore! Dove in televisione, anche per portare una busta al conduttore, bisogna essere senza vestiti.
    Che strano mondo quello che per fare prigioniere le anime a volte usa i vestiti, a volte li toglie.


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