Pastorale Giovanile

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    Guido Novella

    IL TEMPO DELL'UOMO

    NEL PRESENTE DI DIO

    Elledici 2000

    guido

    1. La vita tessuta nel tempo - Il tempo
    2. Ieri, oggi e domani - Memoria e attesa
    3. Il quotidiano abitato da una presenza - Mattino e giorno
    4. Il tempo del ricordo - La sera e la notte
    5. Una sosta che rinfranca nel tempo - La domenica
    6. La festa dei cristiani - I volti della domenica
    7. Il tempo dell'attesa - Avvento
    8. Il tempo della tenerezza - Il Natale
    9. La fatica di abitare il tempo - Quaresima
    10. Il tempo dell'ascolto - Quaresima
    11. Il tempo della parola- Quaresima
    12. Il tempo della fede - Quaresima
    13. Il tempo della conversione - Quaresima
    14. Il tempo della preghiera - Quaresima
    15. Il tempo del cammino - Quaresima
    16. Il tempo della responsabilità - Quaresima
    17. Il tempo dell'amore - Passione
    18. Il tempo della gioia - Pasqua
    19. Il tempo della pace - Pasqua
    20. Il tempo della libertà - Pentecoste
    21. Il tempo della vocazione - Pentecoste

    Minuti, ore, giorno e notte.
    Primavera, estate, autunno, inverno. Le stagioni
    e il perenne rincorrersi di anni.
    La nostra vita, tessuta nel tempo.
    Giocata fra la monotonia del quotidiano,
    l'affannoso correre di ogni giorno, il desiderio d'incontro,
    la gioia di un gioioso evento,
    la sofferenza
    e il ricordo di momenti felici.
    Un tempo
    abitato da una presenza.
    L'Oltre, l'Altro, l'Eterno
    abita il tempo.
    Ed è storia di vita nuova.
    Di gioia.
    La tua storia.

    1.
    LA VITA TESSUTA NEL TEMPO

    La nostra esistenza è vissuta nel quotidiano, sequenza interminabile di gesti, pensieri, incontri, scelte che si susseguono nel divenire dei giorni. Primavera, estate, autunno, inverno. Ieri, oggi, domani...
    È un continuo correre che ti logora dentro. Nascita, infanzia, fanciullezza, giovinezza, età matura, vecchiaia: la tua vita tessuta nel tempo. Gli antichi pensavano che il tempo fosse un dio (Kronos), rappresentato come un personaggio che divora i figli che partorisce.
    Anche noi abbiamo la sensazione di essere immersi nel tempo e di esserne in un certo qual modo mangiati.

    Il tempo e la vita

    Il tempo sembra il luogo del nostro progressivo disfacimento.
    Fino alla morte.
    Ordinariamente non pensiamo a ciò, tutti protesi nel sognare e progettare il nostro avvenire. Ma quando qualche persona cara o un amico o amica viene a mancare, abbiamo proprio l'impressione di essere inseriti in una corsa che porta inevitabilmente verso la morte.
    Vorremmo reagire, deviare il cammino, ipotizzare una soluzione che non sia la morte.
    Ci accorgiamo che siamo fatti per la vita. La vogliamo piena, ricca di presenze, incontri.
    Nel tempo che abbiamo vorremmo fare tante cose. Vorremmo che non finisse mai.
    «E un astronomo domandò: Maestro che dici del Tempo? Ed egli rispose: Vorreste misurare il tempo che non ha misure, e non potrete misurarlo.
    Vorreste comportarvi conformi alle ore e alle stagioni, e dirigere perfino il corso dello spirito. Del tempo vorreste fare una corrente per vigilarne lo scorrere seduti sulla riva.
    Ma ciò che è eterno in voi, sa che la vita è eterna. Oggi non è che il ricordo di ieri e domani non è che il sogno di oggi.
    E ciò che in voi è canto ed estasi dimora ancora nei confini dell'attimo primo, che nello spazio disseminò le stelle.
    Chi di voi non sente che la sua forza d'amore è illimitata?
    E chi non sente che, pure illimitato, questo amore è chiuso nel centro dell'essere, e non oscilla da pensiero a pensiero, né da amore ad amore? Come l'amore, non è forse il tempo indivisibile e immoto?
    Ma se credete di misurare con le stagioni il tempo, sappiate allora che le stagioni si cingono l'una con l'altra.
    E il presente abbraccia il passato con il ricordo, e con l'ansia l'avvenire» (K. Gibran, Il Profeta).
    Anche noi non ci rassegniamo ad essere prigionieri del tempo. Sentiamo, dentro, che il nostro cuore è troppo grande per essere bloccato in una sequenza rigida di ieri, oggi e domani. I nostri sentimenti sono un abbraccio contemporaneo e sintetico di passato, presente e futuro.
    La fede ci dice che il nostro Dio supera il tempo, è l'Eterno.
    Siamo da Lui creati, nel tempo, come scintilla di eternità.

    LA PAROLA
    Ma quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge, per riscattare coloro che erano sotto la legge, perché ricevessimo l'adozione a figli. E che voi siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre! (Gal 4,4-6) .
    Dio abita il nostro tempo con il suo Spirito che ci aiuta a leggere la nostra storia come storia della presenza di Dio che vuole la nostra felicità.
    Ricorda i momenti in cui hai sperimentato la presenza di Dio. Prova a vivere una giornata dando tempo a te stesso, alle persone, ai sogni. Scoprirai con gioia la presenza di Dio.

    PREGARE
    Signore, il tempo che vivo
    è dono del tuo amore.
    E ti sento accanto a me,
    fedele compagno di viaggio, amico che incoraggia, sostiene, apre alla speranza.
    Mi dona gioia.
    Grazie, Signore!

    L'IMPEGNO
    In ogni nostro oggi possiamo far fiorire speranza e pienezza di vita. Ogni giornata può assumere colore e calore nuovo. Basta un gesto d'amore, una parola di speranza, l'ascolto dell'altro, e la solitudine è visitata dalla presenza di Gesù, che cammina con noi, ascolta, rincuora e dona forza. Nasce la gioia. Sono nella pace.
    • Ripenso alla mia giornata ricordando gesti, parole, sofferenze, gioie. Quale messaggio mi vuole donare il Signore?

    2.
    IERI, OGGI E DOMANI

    Le nostre giornate. Altalenare perenne di cose da fare, speranze, sogni, incomprensioni, amicizia e abbandono.
    Segreto desiderio di vivere il tempo, non subirlo. Abitarlo, non essere stranieri, spaesati nel tempo che viviamo.
    Vogliamo scoprire il modo per sentirlo come ambiente amico, nel quale viviamo e ci costruiamo.

    Ieri, oggi, domani, la vita dell'uomo

    Per coglierne il messaggio è necessario l'atteggiamento di contemplazione. Abbracciare, con pazienza, la nostra vita, leggerla con uno sguardo d'amore e vederla dentro il tempo di Dio. Il tempo diviene culla che ospita la vita, che ritrova significato e futuro.
    Per Dio, c'è sempre tempo per costruire e ricostruire incessantemente il suo progetto d'amore per l'uomo.
    «In principio Dio creò il cielo e la terra...» (Gen 1,1).
    Dio inaugura l'inizio che ancora ci conduce.
    L'Eterno è entrato nel tempo, ha dato avvio alla storia, ha giocato con la nostra durata.
    Si è compromesso con la nostra precarietà, con il nostro limite, con la fragilità delle nostre avventure.
    Nella storia è celato un desiderio di infinito, la nostalgia di qualcosa di eterno.
    Dio ha scelto da sempre il tempo perché fosse l'alveo del nostro scorrere, la cornice del nostro agire.
    Lui, «che rimane in eterno» (Sal 117,2), ha obbedito al tempo, dispiegando la sua creazione sui ritmi della nostra fatica e sulla pace del nostro riposo, rivelando il suo amore per l'uomo.
    Dio ha benedetto il tempo: con la sua feconda parola ha creato le cose e l'uomo. Gli ha comunicato la sua potenza di generazione: «Li benedisse e disse: crescete e moltiplicatevi...» (Gen 1,28).
    Dio, l'Eterno, fuori del tempo, in Gesù è diventato tempo. E allora possiamo vivere con la speranza che non tutto finisce nel tempo.
    Esso è ormai vinto.
    Con la risurrezione di Gesù il tempo sfocia nell'eternità di gioia e vita, in pienezza.
    La comunità cristiana perpetua nei secoli la presenza di Gesù, Dio-uomo fiorito nel nostro oggi.
    Memoria e attesa sono i due elementi che caratterizzano la vita dei cristiani. Memoria dell'evento e dell'entrata nel tempo da parte di Dio in Gesù di Nazaret. Attesa operosa e vigilante del giorno senza tramonto.
    Fin dai primi tempi i cristiani si sono riuniti per ricordare e incarnare nella vita i gesti e le parole di Gesù. Ecco il formarsi di tutto l'anno liturgico: il ricordo settimanale (domenica) e annuale e della Pasqua con la sua preparazione (Quaresima) e il prolungamento (attesa e celebrazione del dono dello Spirito: Pentecoste), l'attesa e la venuta del Salvatore (Avvento e Natale).

    LA PAROLA
    Egli ci ha fatto conoscere il mistero della sua volontà, secondo quanto nella sua benevolenza aveva in lui prestabilito per realizzarlo nella pienezza dei tempi: il disegno cioè di ricapitolare in Cristo tutte le cose, quelle del cielo come quelle della terra (Ef 1,9-10).
    La potenza dell'amore di Dio ha fatto maturare i tempi. Nel nostro tempo è fiorita la presenza di Gesù nostro salvatore. Ormai tutta la storia è abitata da Cristo che porta a pienezza il sogno del Padre: tutto è fatto nuovo. È davvero una nuova creazione.

    PREGARE
    Signore, sei stato per noi un rifugio di generazione in generazione.
    Insegnaci a contare i nostri giorni
    e giungeremo alla sapienza del cuore.
    (Sal 89,1.12)

    L'IMPEGNO
    L'anno liturgico ripropone l'itinerario dell'attesa e della venuta di Gesù nella nostra storia. Ad ogni anno che passa siamo invitati a vivere con Gesù la nostra storia di gioia, fatica e attese, consapevoli che Lui è sempre con noi per realizzare la nostra vita.
    • Mi impegno a ricordarmi di Gesù nella mia giornata.

    3.
    IL QUOTIDIANO ABITATO DA UNA PRESENZA

    Mattino, pomeriggio, sera, notte: è la nostra giornata. Successione regolare che ci accompagna nella vita. La giornata evoca l'esistenza: risveglio alla vita, giovinezza, età matura, vecchiaia, morte.

    «Nasce un giorno nuovo», «Il giorno muore», «Concluse la giornata terrena», «Vide la luce»... sono espressioni che evidenziano come il giorno sia l'immagine della vita dell'uomo.

    Vivere il giorno

    Sovente passiamo i giorni presi dalla frenetica corsa delle cose da sbrigare, dalle preoccupazioni che ci affliggono e dalle attese di una giornata migliore.
    È importante «umanizzare» il giorno. Viverlo, non subirlo.
    Di tanto in tanto, quanto mi preoccupo! Oggi, senza lavoro,
    ho perduto il tempo, ho perduto il giorno. No, o Signore, tutti quei momenti
    non sono stati perduti:
    Tu li hai raccolti tutti,
    o Dio, testimone interiore.
    Al tempo opportuno,
    invisibile, nascosto, dentro
    hai fatto rivivere il seme in boccio. Hai colorato le gemme fiorite,
    hai tramutato il fiore in frutto
    pieno di dolce linfa:
    embrione ricambiato ancora in seme. Io, addormentato in confortevole letto, abbattuto dalla stanchezza, pensavo: tutto il lavoro è rimasto da fare!
    Al risveglio del mattino,
    aperti gli occhi, ho visto
    il mio giardino pieno di fiori. (Tagore)
    Il poeta ci insegna a valorizzare le potenzialità che sono nascoste nella giornata che inizia.
    Mattino, inizio della giornata, è stimolo ad aprirsi alla speranza. Invito all'azione.
    Ricaricati delle forze dal riposo della notte, possiamo intraprendere un nuovo cammino, guardando con simpatia la realtà che ci attornia.
    «M'illumino d'immenso»: una semplice poesia che in due parole esprime la ricchezza del mattino.
    La preghiera della Chiesa (le «Lodi») invita a presentare la giornata al Dio della vita perché essa sia piena e gioiosa, nell'impegno di costruire un mondo nuovo.
    La liturgia ricorda che il mattino è un'immagine della Risurrezione, momento in cui è iniziato un tempo nuovo che ha rinnovato ogni cosa.
    Gesù ci accompagna per fare nuova la nostra vita.

    LA PAROLA
    Gesù si recò nella Galilea predicando il vangelo di Dio e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo» (Mc 1,14-15).
    Il tempo compiuto significa l'inaugurazione di un nuovo mattino in cui ogni cosa si rinnova. Convertirsi significa credere a questa bella notizia, superando il fatalismo, la superficialità e aprendoci a scoprire i segni della presenza di Gesù nella mia giornata.

    PREGARE
    La mia giornata:
    promessa di vita da costruire,
    accompagnata da un'amica presenza.
    Donami, Signore, la gioia di iniziare il mattino
    con sguardo di simpatia verso gli impegni
    e le persone che il giorno mi offre.
    Dammi entusiasmo per vivere oggi
    il compito a me affidato di costruire un mondo migliore.
    E in me fiorirà la certezza
    che ogni momento è da te raccolto, con amore.
    Per la mia gioia.

    L'IMPEGNO
    Sovente iniziamo la giornata sotto il segno dell'apatia e, a volte, della noia e del «no».
    • In un breve momento di preghiera mi propongo di guardare con il sorriso le persone che incontro e gli impegni che mi attendono. Con stupore mi accorgerò che il mio mondo si illumina e molti problemi svaniscono.

    4.
    IL TEMPO DEL RICORDO

    Il giorno che è iniziato al mattino ora approda alle sponde tranquille della sera. Momento che invita alla sintesi, al ricordo. Nostalgia dei momenti gioiosi non solo del giorno trascorso, ma anche di quanto nella vita ha lasciato una traccia. Memoria di eventi, incontri, persone, sensazioni, esperienze.con sguardo d'amore, il giorno trascorso. Tempo che ci è caro perché accoglie un frammento della nostra vita.
    Invito ad attingere al fiume dell'esistenza il vissuto, perché non vada disperso, ma contenuto nella brocca preziosa di quanto noi siamo.
    Un altro giorno è trascorso, nel suo ritmo ordinario o con eventi dolorosi o lieti. Un giorno da accogliere dentro, contemplare e decifrare per scoprirvi i germi carichi di promesse.
    Nella certezza che sempre c'è un'amica Presenza, che, discreta, ci accompagna per trasformare in melodia i rumori e i ritmi agitati della nostra giornata.

    La tranquilla atmosfera della sera

    Il giorno è finito,
    l'ombra scende sulla terra.
    È tempo che vada a riempire la mia brocca al ruscello.
    Si sente nell'aria della sera la triste musica dell'acqua,
    che m'invita ad uscire nel buio.
    Nel sentiero solitario
    non passa nessuno;
    il vento si è levato,
    increspa l'acqua del fiume.
    Non so se tornerò a casa,
    non so chi potrò incontrare.
    In una barchetta presso il guado
    uno sconosciuto suona il liuto. (Tagore)
    Il poeta sintetizza in semplici frasi la densità evocativa della sera. Tempo in cui siamo chiamati ad abbracciare,

    LA PAROLA
    In quel medesimo giorno, verso sera, disse loro: «Passiamo all'altra riva». E lasciata la folla, lo presero con sé, così com'era, nella barca. C'erano anche altre barche con lui. Nel frattempo si sollevò una gran tempesta di vento e gettava le onde nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t'importa che moriamo?». Destatosi, sgridò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e vi fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?». E furono presi da grande timore e si dicevano l'un l'altro: «Chi è dunque costui, al quale anche il vento e il mare obbediscono?» (Mc 4,35-41).
    Nella notte delle nostre preoccupazioni sembra che il Signore dorma e sia insensibile al nostro dolore. Ma lui è entrato nella barca della nostra vita e rimane sempre con noi per essere forza potente nella nostra debolezza, vincitore di ogni minaccia.
    «Non lascerà vacillare il tuo piede, non si addormenterà il tuo custode. Non si addormenterà, non prenderà sonno il custode d'Israele.
    Il Signore è il tuo custode, il Signore è come ombra che ti copre. Il Signore ti proteggerà da ogni male. Il Signore veglierà su di te, quando esci e quando entri» (Sal 120). La preghiera dei salmi ci assicura la presenza assidua e affettuosa del Signore.

    PREGARE
    Signore, un altro giorno è passato.
    Dubbi, sofferenza, sogni e speranze, incontri, gioie, sconfitte e delusioni hanno tessuto questa mia giornata.
    Tu mi hai accompagnato fedele e discreto compagno di viaggio.
    Con me hai gioito, con me hai sussultato e pianto.
    Con me hai sognato.
    Le mie ore, una dopo l'altra,
    le hai raccolte tutte nel tuo cesto per farle fiorire e maturare.
    Perché la mia vita sia gioia.
    Grazie Signore!

    L'IMPEGNO
    Provo a ripercorrere col pensiero quanto è capitato nella mia giornata. Guardo ogni elemento e noto la positività di quanto ho vissuto.
    Scoprirò lati imprevisti della mia vita.
    • Ringrazio il Signore perché sempre mi è vicino per proteggermi con la sua tenerezza e donarmi il suo aiuto.

    5.
    UNA SOSTA CHE RINFRANCA NEL TEMPO

    C'è tanta voglia di rompere gli schemi che ti bloccano nel succedersi delle solite cose. Da sempre l'uomo ha sentito il bisogno di fare festa, spezzare la monotonia della vita di tutti i giorni per inserirvi qualcosa di «diverso». Desiderio di nuovo.
    Nel ritmo settimanale ecco la domenica.
    Da sempre si è sentita l'esigenza di liberarsi dalla necessità del lavoro, di vivere dei momenti di ebbrezza collettiva nella libertà e spontaneità, di esprimere la tensione verso una vita piena di felicità.

    Festa perché

    C'è festa e festa. Ci sono varie modalità per vivere nella autentica libertà che rigenera questo tempo, che vuole essere più vita.
    La festa affonda le radici nel grande terreno della vita, nella voglia di vivere e di vivere pienamente.
    Ogni popolo ha un proprio calendario ritmato da particolari feste.
    Gli ebrei festeggiano settimanalmente il sabato, i cristiani la domenica, i musulmani il venerdì.
    Domenica è l'italianizzazione di una parola latina che indicava il giorno del Signore risorto. La domenica è nata per ricordare il giorno della Risurrezione di Gesù.
    Per i cristiani la domenica è un giorno che dà inizio al tempo nuovo inaugurato da Cristo che ha vinto la morte.
    È una nuova creazione in cui è data la speranza che con la morte non finisce tutto, ma che la vita non può morire. Come Gesù risorto, anche noi vivremo per sempre, in forma diversa, più piena. Una forma di vita in cui saranno superati tutti i limiti che ci bloccano e ci fanno soffrire. Con questo nostro corpo godremo in pienezza tutto ciò che ci realizza come uomini e donne: la bellezza, le amicizie e l'amore soprattutto, perché come Cristo saremo tutti fatti di amore.
    La domenica è allora celebrazione anticipata della nuova creazione, ricordo della prima creazione.
    Per i primi cristiani l'esperienza della risurrezione di Gesù è stata così forte e importante che all'inizio celebravano solo la Pasqua settimanale, la domenica.
    Essa è la festa per eccellenza. Nell'evento della Risurrezione, infatti, si concentra tutta la fede e la vita del cristiano.
    Successivamente si è cominciato a celebrare la Pasqua annuale e tutte le feste dell'anno liturgico, che ripresentano i vari momenti della vita di Gesù.
    Ma la domenica rimane la festa primordiale, centro di tutta la vita della Chiesa e del cristiano.
    lui le guardie tremarono tramortite. Ma l'angelo disse alle donne: «Non abbiate paura, voi! So che cercate Gesù il crocifisso. Non è qui. È risorto, come aveva detto; venite a vedere il luogo dove era deposto. Presto, andate a dire ai suoi discepoli: È risuscitato dai morti, e ora vi precede in Galilea; là lo vedrete. Ecco, io ve l'ho detto» (Mt 28,1-7).
    Il Vangelo descrive il fatto più importante della storia con il linguaggio che indica la festa della nuova creazione: l'alba, il primo giorno, il terremoto, l'angelo, il vestito bianco, l'invito a non avere paura.
    Un racconto che invita alla gioia.

    PREGARE
    È veramente giusto benedirti e ringraziarti,
    Padre santo, sorgente della verità e della vita,
    perché in questo giorno di festa ci hai convocato nella tua casa.
    Oggi la tua famiglia, riunita nell'ascolto della parola
    e nella comunione dell'unico pane spezzato,
    fa memoria del Signore risorto
    nell'attesa della domenica senza tramonto,
    quando l'umanità intera entrerà nel tuo riposo.
    Allora noi vedremo il tuo volto
    e loderemo senza fine la tua misericordia.
    (Prefazio domeniche tempo ordinario X)

    LA PAROLA
    Passato il sabato, all'alba del primo giorno della settimana, Maria di Màgdala e l'altra Maria andarono a visitare il sepolcro. Ed ecco che vi fu un gran terremoto: un angelo del Signore, sceso dal cielo, si accostò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa. Il suo aspetto era come la folgore e il suo vestito bianco come la neve. Per lo spavento che ebbero di

    L'IMPEGNO
    Verifico la mia domenica.
    È davvero celebrazione della Pasqua, tempo di testimonianza della gioia che mi dona Cristo, che vuole per me vita riuscita?
    • Voglio viverla come una vera festa.

    6.
    LA FESTA DEI CRISTIANI

    Gesù, nell'ultima Cena, ha invitato i suoi amici a fare quanto Lui aveva compiuto: «Fate questo in memoria di me», cioè a celebrare il rito che sintetizzava tutta la sua esistenza. Una vita tutta offerta agli uomini, buon pane spezzato, sangue versato per amore. Un autentico sacrificio a Dio.

    Giorno dell'Eucaristia, della comunità, della missione


    Da sempre i cristiani hanno celebrato l'Eucaristia nel giorno di domenica per ricordare la Pasqua del Signore. Essa è allora per eccellenza giorno dell'Eucaristia, in cui viene proclamata la Parola che diviene luce di senso, orientamento per la vita, realtà nell'oggi di ciò che Gesù ha compiuto duemila anni or sono.

    È anche il giorno della comunità dei cristiani, che si radunano per ricordare il Risorto e celebrare la Pasqua. Nel loro radunarsi in assemblea rendono presente e visibile, oggi, Cristo. La domenica è il giorno della Chiesa.
    Nel giorno della loro festa i cristiani raccontano la loro storia. Viene proclamata la Parola di Dio scritta nella Bibbia. Essa viene commentata e attualizzata. Davvero Dio continua la sua azione potente in mezzo a noi, dando luce di senso ai nostri problemi e forza perché la nostra vita sia felice. La domenica è il giorno della Parola.
    Il ricordo della Pasqua di Gesù non è solo un nostalgico ritorno al passato. È stimolo e impegno a trasformare la nostra vita in quella che è stata la vita di Gesù. Impegno per la giustizia, la pace, il perdono, l'aiuto concreto ai fratelli vicini e lontani. La domenica è il giorno della missione.
    Da sempre i cristiani hanno celebrato la domenica come loro festa caratteristica. Circa nel 150 s. Giustino descriveva come veniva celebrata la domenica.
    «Nel giorno chiamato del Sole ci raccogliamo in uno stesso luogo dalla città e dalla campagna. Si fa la lettura delle memorie degli apostoli e degli scritti dei profeti, sin che c'è tempo. Poi tutti insieme ci leviamo e innalziamo preghiere; si reca pane, vino e acqua, e il capo della comunità fa una preghiera di ringraziamento, mettendoci tutte le forze e il popolo acclama: Amen! Quindi si distribuisce a ciascuno il cibo consacrato e i diaconi lo portano anche agli assenti. Le persone facoltose e quelli di buona volontà danno ciò che vogliono, e il raccolto è consegnato al capo della comunità, che soccorre chiunque si trovi nel bisogno: orfani, vedove, malati, prigionieri e forestieri. Ci raduniamo dunque nel giorno del Sole perché è il primo giorno in cui Dio, cambiate tenebre e materia, plasmò il mondo, e in cui Gesù Cristo, Salvatore nostro, risorse dai morti».
    Come possiamo constatare, la testimonianza antichissima contiene tutti gli elementi fondamentali che, invariati nei secoli, caratterizzano la nostra domenica di oggi.

    LA PAROLA
    Ed ecco in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio di nome Emmaus. Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro...
    E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando furon vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi perché si fa sera e il giorno già volge al declino». Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro...
    E partirono senz'indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro... Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane (Lc 24,13-35).
    Il racconto dei discepoli di Emmaus ci ricorda gli elementi che sempre hanno caratterizzato la celebrazione della domenica cristiana.
    Celebrare l'Eucaristia assieme e incontrare altri fratelli dell'unica fede in Gesù, riascoltare la sua Parola perché sia luce per la nostra vita, cibarsi di Lui, perché la nostra esistenza sia come la sua vita, piena nell'amore e testimonianza gioiosa ai fratelli.
    Fare festa è celebrare la vita, in abbondanza.
    come luce di senso per la vita.
    Sarò anch'io tua parola di gioia e speranza per i fratelli che incontro.

    L'IMPEGNO
    Ripenso al modo di fare festa, alla domenica. Come valorizzarla maggiormente perché sia tempo rigeneratore, vivendolo come ricarica umana e spirituale per tutta la settimana.
    Essa è giorno della Pasqua, dell'Eucaristia, della Parola, della comunità, della missione.
    • Cosa posso fare per godere maggiormente la festa e infestare la vita?

    PREGARE
    Sei risorto, Signore,
    e sei rimasto sempre con noi.
    l'Eucaristia è la tua pasqua nuova per noi, ogni settimana.
    Fa' che viva la festa
    riscoprendo la gioia e la responsabilità di appartenere alla Chiesa, tuo Corpo. Fa' che ascolti la parola

    7.
    IL TEMPO DELL'ATTESA

    La vita umana non è staticità, è piuttosto tensione, un I tendere a..., appunto! L'attesa è la trama stessa della vita. Ogni giorno facciamo l'esperienza dell'attesa.
    Attendiamo la primavera, l'estate... Il bambino, l'adolescente, il giovane, l'anziano attende. Attendiamo l'interrogazione, la persona amica, le vacanze.

    La vita è attesa

    Attendiamo in vari modi.
    A volte viviamo l'attesa inutile. È propria di chi è indifferente ai contenuti dell'attesa (attendo il treno); aspira solo a cacciare la noia, a far passare il tempo. E attendere senza attendere.
    Altre volte la nostra attesa è programmata. Aspettiamo ciò che le nostre capacità personali possono ottenere. Un'attesa che viene privata della gratuità, della sorpresa, della meraviglia.
    Vi è infine l'attesa creatrice. Essa è forte delle possibilità che già esistono in noi, ma è forte anche di un'apertura sempre maggiore nei confronti dell'imprevisto, della sorpresa, dei doni che ci sorpassano.
    Che cosa attendiamo? Possiamo aspettare cose, ma una volte possedute, tutto finisce lì.
    L'attendere vero è attendere qualcuno, una persona. È l'incontro con l'altro che ci dona gioia vera. Tanto è vero che quando ci manca chi attendiamo, la nostra vita è un po' come spenta.
    Ma quanto brio, gioia, vivacità c'è nell'attesa di persone amiche!
    Attendere significa non avere. Chi non manca di nulla non attende nulla.
    Ecco perché l'attesa è segno di povertà.
    Povertà autenticamente umana, che denota allo stesso tempo la ricchezza inesauribile della nostra vita. La sete mai appagata che ha il nostro cuore di vivere il nuovo. Un cuore, il nostro, veramente mai sazio, mai soddisfatto dell'amore già dato e ricevuto, un cuore che anela un amore sempre nuovo.
    La Chiesa ha fissato un tempo per ravvivare questo «stato» costitutivo del cristiano: il tempo dell'Avvento. In questa stagione dell'attesa, in questi giorni del desiderio, la Chiesa è in ascolto delle profondità del cuore umano.
    Con una sapienza che le viene dallo Spirito individua ciò che in esso è autenticamente umano e cerca di farlo emergere, di dargli voce.
    L'attesa cristiana è pluridimensionale. Mentre guarda alla prima venuta di Cristo «nell'umiltà della nostra natura umana» e si protende verso la sua ultima venuta «nello splendore della sua gloria», intravede già la sua venuta «oggi» nella celebrazione del Natale e nei vari segni quotidiani.

    LA PAROLA
    State attenti, vegliate, perché non sapete quando sarà il momento preciso. È come uno che è partito per un viaggio dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vigilare. Vigilate dunque, poiché non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino, perché non giunga all'improvviso, trovandovi addormentati. Quello che dico a voi, lo dico a tutti: Vegliate! (Mc 13,33-37).
    Gesù invita all'attesa attiva. «Vegliare» è l'atteggiamento attivo che fa fiorire il desiderio. Apertura al nuovo imprevisto, laboriosa disponibilità all'incontro.
    Vegliare è attendere Colui che vuole realizzare la nostra vita. Per la nostra gioia.

    PREGARE
    Signore, sovente non attendo niente o attendo cose.
    E mi ritrovo con il cuore vuoto.
    Risveglia in me il desiderio di attendere le persone.
    Di attendere te.
    Dammi capacità di decifrare l'inquietudine
    che sempre mi prende:
    è la tua voce che mi invita a desiderare il nuovo.
    Fa' che senta nell'aria il profumo
    della tua dolce presenza.
    Tu, l'amico vero che mai mi abbandona.
    Tu, mio futuro sognato e già divenuto realtà.
    Perché a te è cara la mia esistenza.
    Vieni, Signore, nel mio quotidiano!

    L'IMPEGNO
    Faccio una verifica su che cosa o chi attendo.
    • Mi propongo di attendere con l'atteggiamento che qualcosa di nuovo, bello e imprevisto sta per accadere.

    8.
    IL TEMPO DELLA TENEREZZA

    Viviamo in un mondo in cui facciamo tante cose, utilizziamo computer, ascoltiamo CD, vediamo la televisione, facciamo sport... tutti presi dal fare.
    Non abbiamo tempo per accorgerci dell'altro che mi sta accanto. Vederlo con gli occhi del cuore.
    Eppure la sete più grande che sempre soffriamo, l'inquietudine ricorrente che abita in noi anelano all'incontro.

    Le cose non riempiono la vita

    Il fare non riempie la vita. Siamo fatti non solo di intelligenza e di capacità operative. Abbiamo un cuore.
    Solo nell'amore ricevuto e dato trova pace la nostra esistenza.
    Di fronte all'amore, crollano tutte le nostre resistenze.
    L'amore vero assume le sfumature della tenerezza. Essa è amore rispettoso, delicato, concreto, umile, non pretenzioso, disarmato e disarmante. È forte proprio nella sua debolezza, nella sua fragilità estrema. È amore commosso, che ti si presenta con le sfumature della dolcezza e della soavità.
    Premura che diviene sguardo, carezza, abbraccio, gesto che accoglie, con delicatezza estrema. Debolezza che si prende cura della debolezza.
    C'è un periodo dell'anno in cui siamo naturalmente portati ad essere più buoni. A Natale diviene quasi obbligo (spesso formale, sporadico e non sincero) compiere un gesto di bontà. Il presepe, con il Bambino che sorride nella culla, i pastori, le immagini di semplicità rappresentate dal paesaggio palestinese, le melodie pastorali creano l'atmosfera tipica che ci dice che è Natale.
    Quasi a ricordarci che abbiamo bisogno di rompere il clima di efficienza, di calcolo e di diffidenza che sovente caratterizzano la nostra vita.
    Non si sbaglia il nostro cuore a sognare l'amore vero.
    Sempre in noi c'è la sofferenza di vedere l'amore offerto e ricevuto limitato da un po' di egoismo, quasi mai amore pieno. Eppure anche in questo limite, noi respiriamo aria d'infinito. Ci accorgiamo di essere fatti ad immagine di Dio. Che è amore.
    Dio, che nasce bambino, accolto dall'amore della mamma, esprime la fragilità e l'umiltà, ma anche la grandezza e autenticità dell'amore di Dio.
    Un Dio che è Amore e Tenerezza.

    LA PAROLA
    Maria diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c'era posto per loro nell'albergo. C'erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge (Lc 2,7-8).
    Semplici, essenziali parole per dirci l'amore di Dio. Maria accoglie tra le sue braccia il figlio neonato e lo copre di poveri panni. E poi i pastori a contemplare la scena tenera e umanissima.
    Maria che veglia trepidante e culla il bimbo, bisognoso di tutto.
    È l'immagine più grande di Dio che ama l'uomo. «Quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo veramente!» (1 Gv 3,1).
    Il nostro Dio è un Dio che veglia e non che sorveglia. Si sorveglia infatti in nome della legge, ma si veglia in nome della tenerezza.

    PREGHIERA
    Signore, fa' che io scopra l'amore semplice fedele di tante persone.
    Aprimi gli occhi perché io veda
    i gesti di attenzione, cortesia, amore
    che molte persone mi donano.
    Fa' che io senta la tua tenerezza
    che sempre mi accompagna
    in ogni momento della vita.
    Diverrò anch'io generoso e gioioso strumento del tuo amore che salva.
    Nell'umile quotidiano.

    L'IMPEGNO
    Rifletto sui molti gesti di accoglienza e di amore che mi sono offerte da tante persone. Mi propongo di dire più spesso grazie.
    • Guardo con simpatia le persone che incontro e mi impegno di caricare di maggiore affettività. l'incontro.

    9.
    LA FATICA DI ABITARE IL TEMPO

    La nostra esistenza ospita momenti felici, ma è più sovente segnata dalla monotonia del lavoro, dalle fatiche, sacrifici, delusioni, insuccessi, incomprensioni, desideri inappagati.
    È una pesantezza che rende faticoso il respiro dell'uomo, fiacca le sue energie, lo blocca nelle sue aspirazioni...
    La vita frenetica logora e fa vivere in una superficialità che impedisce di godere la ricchezza che l'esistenza può offrire.

    La vita di ogni giorno

    Potere, successo, denaro sono quotidiane tentazioni dell'egoismo che fa fallire la vita, che vorremmo all'insegna dell'amore.
    Nonostante la monotonia, la banalità e la pesantezza che lo caratterizza, il quotidiano ospita anche momenti che dicono la grandezza dell'uomo, gesti di gene, dedizione silenziosa nell'impegno tenace di vincere un mondo di ingiustizia.
    Siamo coinvolti nella quotidianità, e rischiamo sovente di rimanerne prigionieri.
    Facciamo l'esperienza di vivere spaesati, quasi in terra straniera.
    Abbiamo molteplici contatti, ma sovente abbiamo l'impressione di vivere come esuli, senza appartenenza, soli e lontani da noi stessi e dagli altri. A volte ci sembra che anche Dio sia lontano.
    Facciamo l'esperienza del deserto, nel duro quotidiano.
    Nella fatica del vivere quotidiano nasce l'invocazione di un aiuto. La vita, pur segnata dal limite, non può essere bloccata dentro il limite. Essa appella a qualcosa di più. Vuole vita più vita.
    «Ciò che rende bello il deserto – disse il Piccolo Principe – è che nasconde da qualche parte un pozzo» (Antoine de Saint-Exupéry)
    Nella vita del cristiano è offerta la possibilità di riflettere sulla fatica di vivere nel quotidiano e scoprire l'aiuto che dà risposta alle attese di liberazione che ci portiamo nel cuore.
    La Quaresima è il tempo propizio per rinnovare la vita perché esploda con maggiore abbondanza.
    Tempo dedicato anticamente alla preparazione immediata al Battesimo, esso è stagione propizia per rinnovare la vita perché sia sempre più conforme al progetto di Dio che ci ha chiamati a seguirlo perché la nostra vita sia riuscita.
    La penitenza ci invita a disciplinare la nostra vita sui fondamenti che la realizzano.
    L'ascolto della Parola di Dio ci ripresenta il suo progetto di misericordia e ci invita a diventare noi stessi segno vivente della parola che dà senso e forza alla vita.
    La preghiera è l'incontro con Colui che ha condiviso fatiche, gioie, tentazioni che ogni giorno la vita ci porta. Ricoperta della sua presenza che diviene per noi luce, modello, forza e invocazione al Padre che vuole per noi vita abbondante.

    LA PAROLA
    Lo Spirito lo sospinse nel deserto e vi rimase quaranta giorni, tentato da satana; stava con le fiere e gli angeli lo servivano (Mc 1,12-13).
    Gesù è stato battezzato nel nostro destino, fino ad essere tentato. Nella sua vittoria sul male anche noi possiamo vincere.
    Ed anche il deserto del nostro quotidiano potrà diventare abitazione di Dio che sempre ci libera e dona forza perché possiamo riuscire nella vita.

    PREGARE
    Vita della mia vita,
    Signore Gesù, tu mi hai rinnovato con il Battesimo perché vivessi come te, nell'amore che realizza la vita. Anche tu sei stato tentato
    e conosci la fatica di resistere al successo, al potere, al denaro.
    Aiutami a vivere nell'ascolto della tua Parola
    e ispira la mia preghiera, perché io rinnovi la mia vita e possa divenire gioioso testimone della tua Pasqua.
    Amen.

    IMPEGNO
    Potere, successo e denaro sono le ricorrenti tentazioni che mi impediscono di vivere il progetto di Dio su di me: uomo o donna costruito sull'amore. Rifletto sul punto più debole che trovo in me.
    • Mi programmo un breve tempo per leggere alcune righe di parola di Dio e trasformarle in preghiera.

    10.
    IL TEMPO DELL'ASCOLTO

    Tante parole nella mia giornata. Parole in casa, parole alla televisione, a scuola, parole degli amici, parole dei politici, parole della pubblicità.
    A volte siamo sommersi dal continuo bla-bla che assorda. Soffriamo l'inquinamento acustico.
    Parliamo per avere un contatto con gli altri, per informare, per convincere, per comunicare emozioni, esprimere sentimenti, assicurare il nostro impegno, dichiarare le scelte importanti della nostra vita.
    La parola dovrebbe servire a comunicare tra noi. La parola è un mezzo.
    Ma la realtà più importante sono io e la persona con la quale voglio comunicare.

    La parola invoca l'ascolto

    Inflazione di parole, nel nostro quotidiano. Siamo quasi intontiti dal vociare di mille messaggi. Alla fine ci troviamo vuoti, non arricchiti di quanto abbiamo udito. Viviamo una superficialità che ci disperde. Sprechiamo la possibilità di valorizzare quanto di bello e buono ci forniscono le comunicazioni che riceviamo.
    «Se per la strada o sulla piazza di mercato incontrate un amico, lasciate che lo spirito vi muova le labbra e vi guidi la lingua. Lasciate che la voce della vostra voce parli all'orecchio del suo orecchio. Giacché custodirà nell'anima
    la verità del vostro cuore, come si ricorda il sapore del vino quando il bicchiere e il suo colore sono ormai perduti» (K. Gibran, Il Profeta).
    Abbiamo bisogno di imparare ad ascoltare. Percepire la comunicazione che ci viene offerta attraverso i suoni articolati delle parole pronunciate.
    Ascoltare noi stessi, quanto viviamo, ascoltare gli incontri, ascoltare il tempo, lo spazio che abitiamo, le emozioni, i sentimenti, la nostra storia, gli eventi personali, del gruppo, del mondo e della Chiesa.
    La ferialità e opacità della vita quotidiana si illuminerà. Scopriremo elementi preziosi che sovente ignoriamo.
    Nella nostra piccola storia fiorirà il colore e scopriremo il vissuto come dono. L'ascolto diverrà la risposta che la nostra vita perennemente attende.

    LA PAROLA
    Insegnaci a contare i nostri giorni
    e giungeremo alla sapienza del cuore.
    Volgiti, Signore, fino a quando?
    Muoviti a pietà dei tuoi servi.
    Saziaci al mattino con la tua grazia:
    esulteremo e gioiremo per tutti i nostri giorni
    (Sai 89,12-14).
    La preghiera della Bibbia ci invita a «contare i nostri giorni». Imparare a leggerli in profondità. Ascoltarli. Decifrare quanto essi ospitano, contemplare quanto viviamo e allora «giungeremo alla sapienza del cuore». Ascolteremo la nostra vita con amore, la ameremo poiché nel frammento di quotidianità coglieremo il sapore di vero e autentico.
    Fiorirà la gioia. Ci sentiremo a casa nostra, non più spaesati, poiché avremo riacquistato la nostra vita. Nell'umile quotidiano.

    PREGARE
    Tante parole udiamo, Signore, nella nostra giornata. Parole inutili, parole che ci feriscono,
    parole che ci confortano,
    parole che riscaldano il nostro cuore.
    Parole fatte di gesti, silenzi, persone, sogni.
    Donaci la sapienza del cuore.
    Aiutaci ad ascoltare, con amore, le infinite parole che risuonano nel nostro giorno.
    E fiorirà la gioia di sentire preziosa la nostra vita. Ti sentiremo vicino nel nostro piccolo quotidiano e godremo la pace della tua amica presenza.

    L'IMPEGNO
    Trovo un momento della giornata per ascoltare le mille «parole» che la compongono: parole della pubblicità, delle persone, degli eventi personali e del mondo, parole costituite dai gesti...
    • Ringrazio per le cose belle che ho scoperto.

    11.
    IL TEMPO DELLA PAROLA

    Malle voci ospita la mia giornata. Parole ascoltate. Parole che disturbano, ma anche parole che sono dono per la vita.
    Parole dette.
    L'uomo è stato definito l'animale parlante. I rapporti umani si appoggiano sul linguaggio, e la parola è un elemento fondamentale del comunicare umano.
    Il linguaggio segna il punto d'incontro tra me e l'altro. La parola è il punto di congiungimento.

    Una parola per comunicare

    Se voglio essere capito dagli altri devo adottare il linguaggio degli altri.
    Il linguaggio non appartiene al singolo, ma a molti, è tra l'uomo e gli altri. Segna il punto d'incontro tra l'io e gli altri.
    Voglio essere riconosciuto per quello che sono. Se parlo è perché ho qualcosa da dire: ci vuole un io soggetto della frase.
    Tocca a ciascuno assumere per conto proprio il linguaggio per la ricerca della parola adatta.
    Se io parlo è per rivolgermi all'altro, per farmi capire.
    Bisogna che il mio linguaggio sia il suo. Gli altri mi hanno insegnato a parlare. Se voglio essere capito da tutti, devo adottare il linguaggio di tutti e dunque rinunciare a ciò che, dentro di me, mi rende diverso da tutti.
    La più ampia libertà comincia dalla comunità, non libertà che separa, ma libertà che unisce. Ogni incontro ci scompiglia e ci ricompone.
    La comunicazione ha dunque una virtù creatrice, essa dà a ciascuno di noi la rivelazione di sé nel rapporto reciproco con l'altro.
    Per comunicare con l'uomo anche Dio ha parlato con il linguaggio umano accettando di «impoverirsi», adattarsi al modo di capire e di comunicare dell'uomo. E ha trovato tutti i modi per comunicare al massimo: con la parola, il silenzio, le persone, le situazioni, gli eventi, la quotidianità.
    Da tutti gli elementi che costituiscono la vita dell'uomo Dio ha fatto fiorire la sua parola. Perché l'uomo trovi un orientamento, un senso alla vita.
    Perché la vita sia bella e ricca.
    La Sacra Scrittura, Antico e Nuovo Testamento, contengono la sua parola scritta perché sia punto di riferimento fondamentale e autentico del suo messaggio.
    Dio ha realizzato in pienezza le potenzialità della parola umana. Parlando, ha comunicato e donato se stesso. La sua vita, le parole, i gesti, le guarigioni, la sua morte, la sua risurrezione sono divenuti parola d'amore per l'uomo.
    Non solo Dio ha parlato in modo umano, ma ha dato anche a noi la possibilità di realizzare al massimo le funzioni della parola. Di più, ha donato a noi la possibilità di diventare sua parola viva. Attraverso la nostra vita e tutte le sue espressioni noi possiamo diventare sua parola di speranza, suo gesto che sana, sua presenza che rincuora, sua azione che costruisce la pace e la giustizia.
    Sua comunicazione autentica ed efficace di amore.
    Dio agisce attraverso la parola dell'uomo, quando questa parola è comunicazione di amore.

    LA PAROLA
    Dio che aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzi dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio...
    La parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di una spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell'anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore (Eb 1,1-2; 4,12). La parola di Dio ricorda che Dio ha parlato in molteplici modi lungo la storia, usando le tante possibilità del comunicare dell'uomo.
    È una parola efficace, penetra in noi per dare luce di senso ai problemi più veri che ci portiamo dentro.

    PREGARE
    Signore, ti sei rivelato a noi come parola vivente. Tutto ciò che sei stato, hai detto e hai fatto è stata parola d'amore di Dio nostro Padre. Donaci di ascoltare tutta la tua parola: i sogni, le attese, i problemi,
    i bisogni dei fratelli, gli eventi della storia, la tua Parola scritta.
    Trasforma anche noi in tua viva parola per i fratelli. Perché tutti godano la gioia del tuo amore. Dio sempre parla per donare luce ad ogni uomo. Perché la vita sia gioia. Per tutti.

    L'IMPEGNO
    So percepire la parola di Dio nelle varie forme con cui Dio parla: nella Sacra Scrittura, nella storia, nelle mie attese, negli eventi, nel quotidiano?
    Dedico del tempo per leggere la Parola? Mi ricordo della Parola proclamata nella liturgia domenicale? Sono consapevole che Dio parla anche attraverso di me?
    • Mi propongo di dedicare 5 minuti per leggere e riflettere su un tratto della Parola della messa della domenica.

    12.
    IL TEMPO DELLA FEDE

    Incontrare una persona è sempre vivere un po' un'avventura che ti invita ad accostare il mistero di chi ti sta davanti.
    Quello che ti dice, che senti, vedi, tocchi non è mai comprendere tutta la persona. Infatti tutti noi siamo molto di più e altri da quello che ci manifestiamo nel nostro apparire. E allora sovente facciamo esperienza di fidarci di quello che ci viene detto e della persona che incontriamo.
    Quanto più ci è familiare e cara la persona, tanto più crediamo a lei.
    Credere non è un fatto razionale; come l'amore e la speranza, non lo si dimostra, lo si vive.
    Abbiamo mille dubbi nella nostra esistenza. Ci poniamo infiniti perché. Alcuni sono banali o legati al come fare una determinata cosa, o al funzionamento di un oggetto o di un processo fisico. Le possiamo chiamare domande di significato. A queste domande rispondono la scienza e l'esperienza umana.
    Altri interrogativi riguardano le domande fondamentali e universali che ci portiamo nel cuore: perché la vita, perché la morte, l'amicizia, l'amore, il dolore...? Sono domande importanti, che riguardano il senso della vita. A queste domande non possiamo non dare risposta, poiché da esse dipende la felicità.
    La scienza e la filosofia invano tentano di dare risposta a questi ultimi perché. Nonostante nell'orizzonte umano e fenomenico non si veda via d'uscita, il nostro cuore sogna di incontrare qualcuno che risponda, poiché sono troppo importanti.
    Ebbene questo qualcuno altro e oltre noi ci viene incontro per donarci la luce che attendiamo.

    Credere è fidarsi e affidarsi

    La fede è incontro. Dio che abita in una luce inaccessibile esce dal suo mistero. La fede è dono, di Dio. Non la puoi conquistare la fede.
    Gratuitamente, inaspettatamente, Lui ti incontra e ti propone parole di vita, sogni di esistenza riuscita.
    Comprendi il messaggio, la risposta alle tue domande più vere, trovi la pace che il tuo cuore attendeva.
    La fede è strada sicura al tuo incerto vagare, solida roccia per le tue grandi paure.
    La fede è dono. Attende mani che l'accolgano. La fede è risposta.
    Ri-conoscimento dell'incontro. La fede sei tu che ti fidi di Lui. Certezza non in una cosa, ma in una persona. È esperienza da vivere con disponibilità sempre nuova. Non si crede una volta per sempre.
    La fedeltà non consiste nel mantenere un impegno, ma nel ricominciare sempre a dire di sì a Dio, un sì che non è mai lo stesso, come la vita che ti presenta sempre nuove domande.
    Fede è credere che Lui c'è, ti ha creato, e sogna per te vita riuscita, in pienezza. Non può non aiutarti e non donarti luce e forza nei problemi.
    Ti vuole troppo bene. Sei davvero la pupilla dei suoi occhi. Il tuo nome è scritto sul palmo della sua mano. Tu sei sempre presente a Lui.
    E allora fidati e affidati a Lui.
    Nei momenti in cui sembra non ci sia soluzione a certi problemi che soffri, sai che Lui ha già pensato a come aiutarti. Butta tutto nelle sue mai. Fidati e, nonostante il buio esteriore permanga, sorgerà grande pace nel cuore...
    Lui è fedele. È sempre con te.

    LA PAROLA
    E giunsero a Gerico. E mentre partiva da Gerico insieme ai discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Costui, al sentire che c'era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». Molti lo sgridavano per farlo tacere, ma egli gridava più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!».
    Allora Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo! ». E chiamarono il cieco dicendogli: «Coraggio! Alzati, ti chiama!». Egli, gettato via il mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. Allora Gesù gli disse: «Che vuoi che io ti faccia?». E il cieco a lui: «Rabbunì, che io riabbia la vista! ». E Gesù gli disse: «Va', la tua fede ti ha salvato». E subito riacquistò la vista e prese a seguirlo per la strada (Mc 10,46-52).
    Il cieco crede che, nonostante la grave malattia, Gesù può guarirlo. Anche se gli altri tentano di impedirgli di gridare, egli non desiste. E Gesù riconosce la fede di quell'uomo: una fede forte, che crede nell'impossibile.

    PREGARE
    Fede è tuffarci nel buio,
    vedere oltre l'opacità,
    oltre il verificabile,
    oltre quello che vediamo, sentiamo e tocchiamo.
    Eppure dentro noi qualcosa ci spinge a credere nei/Oltre e nell'Altro.
    È fatica, credere,
    ma il fascino di guardare oltre il constatabile ci attira.
    Donaci, Signore, una fede semplice, una fede umile,
    una fede forte.
    Nei momenti di buio fa' che crediamo
    che tu sei accanto a noi,
    discreto compagno di viaggio che mai abbandona.
    Fa' che noi ci fidiamo e ci affidiamo a te.
    E sarà luce nel nostro buio.
    Sentiremo la tua amica compagnia,
    non avremo più paura
    e saremo certi che tu sei calda luce
    che vince tutte le nostre tenebre.
    Godremo grande pace. Tu sei sempre con noi. Credo in te, Signore. Aumenta la mia fede.

    L'IMPEGNO
    Una verifica della mia fede: credo davvero che Dio è con me e vuole la mia riuscita? Credo in Dio riducendolo a morale, culto?
    Quali sono i dubbi più grandi che mi porto dentro? Una fede matura sa accogliere i dubbi, il confronto e matura un modo personale di credere, accettando l'aiuto di altri fratelli e sorelle.
    • Mi fermo qualche istante: qual è il Dio in cui credo? Sono convinto che la fede è anzitutto incontro tra due persone?

    13.
    IL TEMPO DELLA CONVERSIONE

    Capita che, di quando in quando, si senta l'esigenza di fermarsi. Non si è soddisfatti della vita che conduciamo, percepiamo l'esigenza di fare il punto sulle basi su cui è fondata la nostra vita. Oppure succede un evento improvviso e inaspettato, lieto o triste, che provoca in noi l'esigenza di operare una verifica.
    Ci accorgiamo che la strada intrapresa non è proprio quella che ci realizza, che ci dona pace e non costruisce un futuro positivo.
    L'insoddisfazione di noi stessi ci spinge ad operare una svolta, un cambiamento di rotta.
    Possiamo rimuovere o accantonare tale stimolo, accondiscendendo alla superficialità, oppure accoglierlo come esigenza preziosa di crescita e tentare di intravvedere una risposta.

    Cambiare strada. La conversione

    Se diamo ascolto alla nostra vita insoddisfatta, sentiamo il bisogno di operare una svolta. Gesù la chiama conversione. In ebraico, la lingua di Gesù, si chiama proprio con-versione = cambiare strada. Mutare orientamento.
    Guardare la vita in profondità, ciò che è nascosto dietro e dentro le proprie abitudini. Che cosa motiva le scelte abituali?
    Ritornare sui propri passi.
    Verificare se le azioni che noi compiamo sono in coerenza con i valori che crediamo autentici e più importanti per la nostra riuscita. Costruiscono un futuro positivo?
    «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al Vangelo» (Mc 1,15) ci invita Gesù, che vuole per noi realizzazione piena e gioia.
    Ciò che provoca lo stimolo a cambiare strada è la bella notizia che il Signore vuole far risuonare in questo momento particolare della tua esistenza. È giunto il tempo che Gesù attendeva per risvegliare in te le energie migliori per rinnovare, fare nuova la tua vita. E allora bisogna cambiare modo di pensare.

    LA PAROLA
    Cercate il Signore, ora che si fa trovare, chiamatelo, adesso che è vicino. Chi è senza fede e senza legge cambi mentalità; chi è perverso rinunci alla sua malvagità! Tornate tutti al Signore, ed egli avrà pietà di voi! Tornate al nostro Dio che perdona con larghezza. Dice il Signore: «I miei pensieri non sono come i vostri e le mie azioni sono diverse dalle vostre» (Is 55,6-8).
    È rassicurante la parola del Signore. Lui ci è sempre vicino. Basta solo che ci accorgiamo della sua presenza amica.
    Conversione è tornare a Lui che è pietoso, perdona e capisce.
    Ma è anche parola esigente perché ci fa toccare con mano che sovente le nostre strade non sono le strade della vita che lui ci indica.
    Conversione è camminare sulla strada della vita.

    PREGARE
    Abbi pietà di me, Signore, tu sei pieno di misericordia:
    per la tua immensa bontà cancella tutte le mie mancanze.
    Lavami da tutte le mie colpe, purificami dai miei peccati.
    Vedo chiaramente
    il male che ho commesso,
    riconosco di essere cattivo.
    Ho agito contro di te, Signore,
    ho fatto quello che è male ai tuoi occhi.
    Fammi sentire di nuovo la gioia di vivere, tienimi vicino a te
    e non privarmi del tuo santo Spirito.
    Crea in me, o Dio, un cuore puro,
    rendimi molto generoso.
    Così potrò godere con tanti fratelli per la salvezza che mi hai donato e la mia vita diventerà per loro annuncio che tu sei grande.
    (Sal 50)

    L'IMPEGNO
    Mi pongo in ascolto delle mie inquietudini e insoddisfazioni. Verifico i miei comportamenti. Quali sono gli atteggiamenti che più mi dispiacciono? Perché mi comporto in tale modo?
    • Quale cambiamento mi suggerisce Gesù per costruire futuro di vita?

    14.
    IL TEMPO DELLA PREGHIERA

    Quando abbiamo qualche difficoltà sentiamo il bisogno di pregare. I preti, in chiesa, dicono che bisogna pregare, e raccomandano di pregare per questo o per quello.
    Raramente qualcuno spiega che cosa vuol dire pregare. Ma... tutti lo sanno, non c'è niente da spiegare e sembra che l'unico problema sia quello di trovare il tempo.
    Pregare vuol dire recitare le preghiere del mattino e della sera, dire dei Padrenostro, delle Avemaria. . .
    Ma che cosa sono queste cose? Certo sono preghiere, parole cioè fatte apposta per pregare.

    Pregare è incontrare Qualcuno

    Pregare... è un verbo. E un verbo indica un'azione o un atteggiamento di qualcuno. Pregare non è una formula, una cosa; non sono le parole della preghiera. Sembra un'osservazione scontata e banale, ma è molto importante, perché significa che non esistono preghiere, non esiste la preghiera.
    Esiste concretamente solo qualcuno che prega. Quelle che comunemente vengono chiamate preghiere (Ave Maria, Padre nostro. . .) sono solo formule, parole, strumenti per pregare. Il pallone non è la partita di calcio. Avere un buon pallone non significa saper giocare. Mentre non si può giocare a calcio senza pallone, si può pregare benissimo senza preghiere.
    Pregare è azione umana. Solo gli uomini pregano, gli animali non pregano.
    Pregare è azione dell'uomo in relazione con un altro. Significa accorgersi della presenza di qualcuno, o cercare un dialogo, un incontro che implica sempre un altro di-
    verso da me.
    Pregare è parlare con qualcuno, o non dire niente. Ma sempre stare con qualcuno.
    Accorgersi della sua presenza. È fidarsi di Lui. Credere che Lui ti capisce, sa la tua storia. E l'amico discreto e fedele dei tuoi giorni. Conosce le tue notti. E ti vuole aiutare, perché a lui è cara la tua esistenza. Vuole la tua gioia.
    E a lui confidi i tuoi sogni, le tue pene, nella certezza che Lui non delude. È amico fedele. Lui sa tutto di te, ma tu hai bisogno di dirgli le tue richieste.
    Pregare è invocare, chiedere, intercedere, ringraziare, lodare, domandare scusa, contemplare, implorare un senso ai drammi della vita, riflettere sulla storia, sfogarsi. Pregare è tacere. Ascoltare la sua presenza.
    E ti senti capito, rincuorato dalla sua tenerezza. La gioia fiorisce. Godi la pace.

    LA PAROLA
    Quando pregate, non siate simili agli ipocriti che amano pregare stando ritti nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, per essere visti dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
    Pregando poi, non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate.
    Voi dunque pregate così:
    Padre nostro che sei nei cieli,
    sia santificato il tuo nome;
    venga il tuo regno;
    sia fatta la tua volontà,
    come in cielo così in terra.
    Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
    e rimetti a noi i nostri debiti
    come noi li rimettiamo ai nostri debitori,
    e non ci indurre in tentazione,
    ma liberaci dal male.
    (Mt 6,5-13)
    Gesù stesso ci insegna come dobbiamo pregare: non sprecare tante parole, Dio sa tutto di noi. È padre buono che ha cura di noi. È l'Altro, Dio, eppure è a noi vicinissimo, più intimo a noi di noi stessi. E tenerezza che accoglie, ascolta, consola, perdona, guarisce, libera in te la gioia di cantare la sua amica e potente presenza che libera e salva.

    PREGARE
    Signore, non so pregare.
    Sovente dico parole,
    tutto preoccupato di quanto ti voglio chiedere.
    E mi dimentico di te,
    che già sai tutto ciò di cui ho bisogno.
    Ma tu vieni in aiuto alla mia debolezza.
    Sempre mandi il tuo Spirito che prega in me con gemiti inesprimibili.
    E mi trovo nella pace.
    Signore, insegnami a pregare.

    L'IMPEGNO
    Pregare non sono le preghiere. Rifletti sulla tua preghiera.
    Quanto tempo dedichi alla preghiera?
    Quando preghi, senti la presenza del Signore o sei tutto preoccupato di chiedere aiuto..., dimenticando che ciò che è più importante è l'incontro con Co-
    lui che preghi?
    • Mi impegno a donare un po' di tempo alla preghiera, rimanendo in silenzio e ascoltando ciò che dice Gesù, attraverso i pensieri, le persone, la mia
    storia.

    15.
    IL TEMPO DEL CAMMINO

    La nostra vita è un perenne camminare. Cammina chi è vivo; i morti non camminano più. I primi passi incerti segnano l'inizio dell'infanzia; gli ultimi, vacillanti e affaticati, indicano l'avvicinarsi della fine. Chi è costretto a non camminare perché è malato percepisce che manca qualcosa di importante nella vita.
    Camminare è dunque segno di vita, la condizione abituale dell'uomo sulla terra e lungo i percorsi della storia. Rinunciare a camminare è rinunciare a vivere, è lasciare la luce per cadere nel profondo della notte.

    Pellegrinaggio: un cammino pienamente umano

    Sovente camminiamo per le strade dei nostri giorni, subendo l'esistenza.
    Siamo viandanti, percorrendo i nostri giorni staccati gli uni dagli altri; quasi isolandoci da ognuno di essi, senza far maturare le tante ricchezze che la vita offre. Altre volte erriamo fra cose da fare e incontri vissuti con superficialità. Non di rado il nostro cammino è segnato dalla tristezza, senza una meta che orienti il viaggio e siamo tristi randagi. Molto spesso siamo vagabondi, vittime di una società che emargina e blocca in un mondo chiuso di sesso, droga, violenza.
    Ma la vita è densa di promesse, offre incontri significativi e veri, prospetta la meta della riuscita, offre valori che unificano l'esistenza e portano a maturazione piena.
    Noi viandanti, erranti, randagi, vagabondi siamo chiamati a divenire pellegrini. Viviamo in una cultura dell'itineranza. Siamo persone che vivono nel tempo e nello spazio, estro-versi. Non siamo estranei alla nostra storia.
    Vivere da pellegrini ha tutto il sapore di tornare a casa, la qual cosa dona sicurezza.
    La vita stessa del pellegrino svela e snoda tutta la forza che lancia verso il viaggio che conduce alla meta. Vari sono gli elementi in gioco.
    Il bisogno o il desiderio del viaggio. Sei insoddisfatto e senti urgente il bisogno di cercare.
    La partenza. Ti decidi a partire, non puoi rimanere fermo.
    La meta. Puoi fuggire da una situazione negativa, ma rischi di cadere in un'altra peggiore se non hai individuato l'orientamento del tuo cammino.
    Il tragitto o il percorso. Sei sulla strada, continuamente stimolato a fare delle scelte, minacciato da pericoli. Hai bisogno di una guida, una compagnia amica e di un bagaglio essenziale e completo per tutte le necessità del percorso.
    L'arrivo alla meta. Quando è autentico, il cammino è sempre incontro con, maturazione, gioia e festa della vita.
    Il ritorno. Ogni viaggio che sia autentico è sempre un ritorno ai valori fondamentali ed essenziali nei quali troviamo le radici della nostra riuscita.
    Il ricordo o la memoria. È elemento importantissimo che alimenta e sostiene l'esistenza e rende feconda l'esperienza del viaggio: il ricordare, con il cuore e con tutto noi stessi, diviene slancio verso una futuro di vita nuova.
    La fede cristiana potenzia il tuo essere pellegrino, perennemente in viaggio verso il tuo futuro di vita nuova. Piena.
    La Bibbia presenta i suoi personaggi come pellegrini verso la luce della vita, in pienezza.
    La vita cristiana è un ricorrente esodo.

    LA PAROLA
    Disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se conosceste me, conoscereste anche il Padre; fin da ora lo conoscete e lo avete veduto» (Gv 14,6).
    Gesù ha camminato sulle nostre strade, ha conosciuto la fatica del viaggio. Stanco, ha chiesto da bere alla Samaritana. È giunto alla meta di un pellegrinaggio di una vita tutta fatta d'amore, che lo ha portato al sacrificio di sé. Il Padre ha sancito il suo viaggio con il dono più grande, la risurrezione. Ora Gesù è accanto a noi, pellegrini nel tempo, a condividere la fatica del cercare, la gioia dell'incontro.
    Lui, discreto, ma fedele compagno di viaggio, è la nostra via. È verità del nostro errare, è vita piena e gioiosa. Gesù è la nostra partenza, il tragitto, la meta, la commossa memoria del cammino più vero. È la costante nostalgia dell'incontro che ci dona gioia.

    PREGARE
    Signore, conducimi tu nel cammino della vita.
    Aiutami tu, ogni giorno, a partire, superando la pigrizia.
    Accompagnami nel cammino,
    ispirando le piccole scelte quotidiane.
    Riempi il mio zaino delle cose necessarie,
    svuotandolo di ciò che è superfluo e appesantisce il cammino.
    Fa' che io giunga alla meta,
    assieme a tanti fratelli e sorelle
    che ho accolto e aiutato.
    Il ricordo del faticoso andare sarà celebrazione commossa
    della tua presenza amica.
    Tu che sei l'infaticabile e discreto pellegrino sulle mie strade.
    Grazie, Signore!

    L'IMPEGNO
    Verificando la mia esistenza, come procedo lungo la via?
    Quanto conta, nel pellegrinaggio della vita, la compagnia di Gesù, mia via, verità, vita?
    • Durante la giornata di oggi mi ricorderò che, accanto a me, cammina Gesù.

    16.
    IL TEMPO DELLA RESPONSABILITÀ

    Ogni giorno incontriamo tante persone: amici, papà, mamma, fratelli, sorelle, parenti, nonni, insegnanti, passanti, gente che prende l'autobus assieme a noi...
    Persone conosciute e sconosciute, significative e anonime. Gente a cui siamo legati da particolare affetto, riconoscenza, o individui antipatici, che ci hanno fatto dei torti, ci hanno offeso.
    Ordinariamente viviamo l'incontro con superficialità, dando per scontato che alcune persone siano significative (abbiano un significato) per noi e altre non significhino proprio nulla per la nostra vita.

    Ogni volto mi interpella

    Si racconta che, un giorno, un vecchio rabbino chieda ai suoi discepoli da quale segno sia possibile riconoscere il momento preciso in cui finisce la notte e incomincia il giorno:
    - È forse, reagiscono i discepoli, quando si può distinguere da lontano senza fatica un cane da una pecora? - No, dice il rabbino.
    - È quando si distingue una palma da datteri da un fico?
    - No, dice ancora il rabbino.
    - Ma quand'è allora? chiedono i discepoli.
    E il rabbino: – È quando, sperduto tra la folla, il volto di uno sconosciuto qualsiasi vi diventa altrettanto prezioso quanto quello di un padre, di una madre, di un fratello, di un figlio, di uno sposo, di una sposa, di un amico... Fino a quel momento, fa ancora notte nel vostro cuore.
    Il racconto sembra affermare una cosa esagerata. Come mi può interessare il volto di uno sconosciuto?
    Eppure, a pensarci bene, quando un volto mi guarda esso mi riguarda. Non posso rimanere estraneo a tale volto, poiché esso si presenta davanti a me come un altro. È una persona, sia pure sconosciuta, un mio simile che mi incontra. Questo fatto è ricco di tanti stimoli.
    Dal momento in cui mi si presenta davanti io non posso più ignorarlo. Diventa per me domanda: mi accogli o mi rifiuti? Che cosa significo per te? Ecco sono qui!
    Io divengo immediatamente responsabile, sono chiamato a rispondere a.
    E questo per ogni persona che incontro, tanto più se questa persona è da me conosciuta.
    Tale responsabilità presenta alcuni tratti.
    La singolarità. Io sono chiamato a rispondere a questo tu. Non sono chiamato a rispondere a tutte le domande del mondo. Sarebbe impossibile e vano desiderio, perché posso occuparmi solo di pochi.
    Indeclinabilità. Cioè non posso declinare la responsabilità su altri, come si declina un incarico. Non posso rifiutarla, scaricarla su altre persone o sulla natura. E neppure su Dio o sul demonio. A volte, di fronte ad orrori come la tragedia di Auschwitz, qualcuno ha detto: «Perché Dio ha taciuto e non è intervenuto?», o si è attribuito tale atrocità alle forze demoniache. No, la domanda vera da farsi è: «Perché chi poteva intervenire non è intervenuto?». Delle colpe e degli errori dobbiamo rispondere in proprio.
    La responsabilità che ci lega ai nostri simili mi impegna.

    LA PAROLA
    Una volta stava insegnando in una sinagoga il giorno di sabato. C'era là una donna che aveva da diciotto anni uno spirito che la teneva inferma; era curva e non poteva drizzarsi in nessun modo. Gesù la vide, la chiamò a sé e le disse: «Donna, sei libera dalla tua infermità», e le impose le mani. Subito quella si raddrizzò e glorificava Dio (Lc 13,10-13).
    Gesù è la visibilizzazione di Dio, Padre buono, che si prende cura di ogni persona. Il nostro nome è scritto sulla sua mano e il nostro volto è costantemente abbracciato dal suo sguardo, pieno di tenerezza.
    Come la donna ricurva, ogni nostro male lo impietosisce, ed Egli subito interviene perché la nostra vita sia sciolta da ogni elemento che impedisce la nostra realizzazione.
    Gesù sempre ci vede e pronuncia continuamente la sua parola che opera una creazione nuova. Perché la nostra gioia sia piena.

    LA PREGHIERA
    Signore, a te è cara la nostra esistenza.
    Il nostro volto è da te amato di un amore eterno.
    Rispondi ad ogni nostra attesa,
    perché possiamo godere vita, in abbondanza.
    Fa' che ogni volto che incrociamo nella nostra giornata divenga per noi appello.
    Rendici responsabili.
    Saremo tua mano che consola,
    tuo sguardo che rassicura,
    tuo gesto che salva.

    L'IMPEGNO
    Nella mia giornata incontro mille volti.
    • Mi impegno ad ascoltare la domanda che essi potrebbero significare per me e, conseguentemente, ad essere responsabile di loro.

    17.
    IL TEMPO DELL'AMORE

    Ogni persona grande o piccola è costantemente alla ricerca di un qualcosa che riempia la sua solitudine, che risponda al bisogno fondamentale di sentirsi qualcuno. Siamo sempre alla ricerca della felicità. Ma perennemente facciamo esperienza di vuoto, della frustrazione del nostro bisogno.
    È davvero inquieto il nostro cuore. Le cose e l'apparire non appagano la sete infinita che ci portiamo dentro.

    Un cuore troppo grande

    Solo l'essere considerati, capiti, accolti e amati ci dona pace e gioia vera. È l'incontro con l'altro che riempie il desiderio infinito che ci abita dentro.
    Quando fiorisce tale sentimento allora tutto acquista senso e colore. Vediamo il mondo in modo diverso, più positivo.
    È davvero l'elemento che ci costituisce e ci realizza. Il sogno più grande che ci portiamo nel cuore è di amare ed essere amati, di un amore sempre nuovo e diverso ad ogni momento e per ogni persona.
    Invece, quotidianamente facciamo l'esperienza di un amore sempre limitato e impastato di baratti ed egoismo.
    Ma anche in questa sofferta esperienza tocchiamo con mano e, con stupore, ci accorgiamo che siamo fatti ad immagine di Dio. Che è amore.
    Siamo fatti d'amore e per l'amore.
    «Quando l'amore chiama, seguitelo, benché le sue vie siano faticose e ripide. E quando le sue ali vi avvolgono, abbandonatevi a esso... E quand'esso vi parla, credetegli, sebbene la sua voce possa frantumare i vostri sogni come il vento del nord devasta il giardino...» (K. Gibran, Il Profeta).
    Il noto testo accenna all'importanza e alle esigenze dell' amore.
    Il vero amore comincia da se stessi. Se si amano gli altri, se si fa un servizio, se ci si impegna ad oltranza nei gruppi per sfuggire ai propri problemi, si rischia di non amare in modo corretto. Si può essere caritatevoli per incapacità di amare se stessi. E allora è dono di sé o perdita di sé?
    L'amore autentico nasce da un equilibrio interiore. «Ama Dio e il prossimo come te stesso», ci ricorda la parola di Dio.
    Nel mirabile Inno all'amore la Parola di Dio ci indica la strada dell'amore vero.
    «La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine» (1 Cor 13,4-8).

    LA PAROLA
    Come il padre ha amato me così io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena (Gv 15,9-11).
    Per colmare il nostro cuore insaziabile di amore ci è richiesto l'impegno di rimanere nell'amore di Gesù che già è dentro di noi.
    Se facciamo l'esperienza del sentirci amati, il nostro cuore sarà ricolmo di gioia e saremo facilmente motivati ad impostare la nostra vita sull'amore.

    PREGARE
    Grazie, Signore, di averci fatti come te.
    Grazie per avere un cuore così grande che è perennemente insoddisfatto.
    È una sete infinita che ci spinge ad amare in modo sempre nuovo.
    Sì, o Signore, veramente il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te.
    Rendi nuovo, ogni giorno, il nostro amore.
    E saremo nella gioia.
    Godremo finalmente la pace. Vera.

    L'IMPEGNO
    Nella mia giornata a volte sono triste perché non mi accorgo dell'amore semplice che godo da parte di tante persone.
    • Mi impegno a sorridere alle persone che incontro. È un modo squisito per esprimere il mio affetto.

    18.
    IL TEMPO DELLA GIOIA

    Viviamo tempi di gioia e tempi di preoccupazione e dispiacere. La nostra esistenza si snoda in una danza che ripete, in sequenza continua, tristezza e felicità.
    Leggiamo, in un dizionario, la definizione di gioia: «Vivo sentimento dell'animo; temperata e serena certezza di chi è in possesso di un bene ardentemente desiderato e sommamente caro, di chi è libero da dolori e da sofferenze, da preoccupazioni e affanni; giubilo, gaudio» (Grande dizionario della lingua italiana).
    La gioia appare sempre associata al suo contrario.
    «La gioia è il vostro dispiacere mascherato. E lo stesso pozzo dal quale si leva il vostro riso, è stato sovente colmato dalle vostre lacrime... Quanto più il dolore incide in profondità nel vostro essere, tanta più gioia potrete contenere. La coppa del vostro vino non è forse la stessa coppa che è stata scottata nel forno del vasaio?» (K. Gibran, Il Profeta).

    Voglia di gioia

    Nonostante la vita ospiti costantemente sofferenza, tuttavia non ci stanchiamo di sognare e volere la gioia. Ci è necessaria, perché la vita sia vita. Non si programma, la gioia. Esplode inaspettatamente, anche se la sua nascita suppone condizioni favorevoli. L'incontro di un amico, una bella notizia, il fiorire di un sogno che mi esalta, l'affiorare della speranza, nonostante il grigiore della situazione che vivo, un'esperienza di contemplazione della natura... sono infinite le cause dell'apparire della gioia. E come è trasformata la vita, come diventa briosa, quando tale sentimento appare!
    Non è ebbrezza, non è solo emozione. Quando è vera, è autentico sentimento, un qualcosa che coinvolge tutta la persona.
    La gioia non la si impara, nessun libro ne offre la ricetta. La si acquista con un lavoro paziente, anche se rimane sempre dono, un qualcosa che ti trovi nelle mani non comperato, né previsto.
    Gioia è credere alla vita, alle sue risorse, alla sua preziosità. E allora la godi davvero, quando sboccia improvvisa.
    Sovente siamo noi che impediamo che essa nasca. Purtroppo il nostro sguardo è spesso puntato sugli aspetti negativi, sui difetti nostri e altrui, su ciò che ci fa soffrire, sul limite.
    Gesù ci dona la gioia. Il cristiano è l'uomo della gioia. Il messaggio fondamentale, che è anche stile di vita, è il Vangelo, che significa bella notizia. Invito a gioire perché, nonostante tutte le difficoltà della vita, le disgrazie e i limiti, possiamo sperare. Gesù, che ha condiviso la nostra esistenza, è risorto e rimane con noi. «Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena» (Gv 15,11).
    La vera gioia nasce dal credere, fidarsi di Lui, nonostante tutto. Affidarsi a Lui.
    Se scorriamo il Vangelo, notiamo che esso è un continuo invito alla gioia ed è un racconto di gente che ha sperimentato la gioia: il bambino nel grembo di Elisabetta, Maria, i pastori, i discepoli, le persone guarite da Gesù, coloro che hanno visto Gesù risorto...
    Il cristiano è l'uomo della gioia vera. Che nasce perché la vita è tutta salvata da un grande amore.

    LA PAROLA
    Allora Maria disse:
    «L'anima mia magnifica il Signore
    e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
    perché ha guardato l'umiltà della sua serva.
    D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente
    e Santo è il suo nome:
    di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono.
    Ha spiegato la potenza del suo braccio,
    ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
    ha rovesciato i potenti dai troni,
    ha innalzato gli umili;
    ha ricolmato di beni gli affamati,
    ha rimandato a mani vuote i ricchi.
    Ha soccorso Israele, suo servo,
    ricordandosi della sua misericordia,
    come aveva promesso ai nostri padri,
    ad Abramo e alla sua discendenza,
    per sempre».
    Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua (Lc 1,46-56).
    Maria è la donna della gioia perché ha creduto che, se nella vita ci sono difficoltà e dolori, la potenza del Signore vince sempre. Ecco perché essa esplode in questo magnifico canto di gioia: Dio fa grandi cose, disperde i superbi, rovescia i potenti, svuota i ricchi ed è misericordioso, innalza gli umili, ricolma di beni gli affamati, soccorre i poveri, per sempre.

    LA PREGHIERA
    La mia vita, Signore, è altalenare continuo di letizia e preoccupazioni.
    Sovente sono bloccato sulle cose che non vanno,
    legato dalla superficialità che mi fa vivere spento.
    Riduco la fede in cose da fare, o da evitare. Aiutami a credere al tuo Vangelo. È lieta notizia che invita a gioire.
    Dammi la gioia di sentirmi capito e amato da te,
    soprattutto quando gli altri e io stesso non mi capisco e non mi accetto. Dammi la gioia di sapere che,
    se anche il mio cuore mi condanna, tu sei tanto più grande del mio cuore. Sei la mia gioia.
    E vuoi che la mia gioia sia perfetta. Dammi, Signore, la gioia.
    E la mia vita cambierà.

    L'IMPEGNO
    Rifletto sulla mia giornata e verifico quali sono i momenti più felici.
    • Mi impegno a guardare con simpatia le persone e contagiarle con la mia gioia.

    19.
    IL TEMPO DELLA PACE

    Ci sono tante tensioni sulla terra. In questi anni si registrano costantemente un certo numero di guerre in atto. La maggior parte di esse non fa più notizia, e dunque neppure sappiamo che ci sono.
    La storia dell'umanità è segnata da divisioni e conflitti.
    Anche nella società notiamo tensioni fra partiti, sindacati, categorie, gruppi. Personalmente soffriamo sovente divisioni e lacerazioni.
    Viviamo in un mondo senza tregua.

    Sognando pace

    La pace. Bella parola ripetuta mille volte.
    Pace attesa, promessa. Ed ecco sovente la delusione poiché ci eravamo illusi che gli uomini si ricordassero che la guerra non risolve i problemi, ma produce ulteriori divisioni, morti, sofferenze immani, ingiustizie inaudite.
    Illusione vuota che lascia il posto alla tristezza più cupa.
    C'è stato sulla terra un momento in cui sia regnata la pace, ovunque, per tutti? Sembra di no. Perché l'equilibrio degli interessi è costantemente precario.
    Eppure non ci stanchiamo di sognare la pace. Siamo fatti per l'incontro amichevole e fraterno. È una speranza che non muore. È il sogno di tutti. «Sogno che gli uomini un giorno si scuoteranno e comprenderanno finalmente che sono fatti per vivere insieme come fratelli... Sogno che un giorno... gli stomachi vuoti saranno riempiti, che la fraternità sarà un po' più che qualche parola al termine di una preghiera, ma, al contrario, il primo argomento da trattare in ogni ordine legislativo. Sogno che un giorno la giustizia scorrerà come l'acqua, e la rettitudine come un fiume possente. Sogno che in tutte le alte sfere dello stato e in tutte le municipalità entreranno dei cittadini eletti che renderanno giustizia, ameranno la pietà e cammineranno umilmente nelle vie del loro Dio. Sogno che un giorno la guerra finirà, che gli uomini trasformeranno le loro spade in vomeri e le loro lance in falci» (M.L. King).
    Il sogno del grande profeta americano è anche il nostro sogno.
    «Effetto della giustizia sarà la pace» (Is 31,17).
    La Parola ci rassicura. È possibile la pace! Ma è necessario che nasca dalla giustizia. Cioè dal rapportarci come fratelli. Una giustizia che non è solo dare a ciascuno il suo. Poiché continuerebbe ad esistere chi possiede tutto e chi non ha niente.
    La giustizia di Dio è quella che si basa sul rapporto fraterno. Siamo tutti figli di un Dio che è Padre che offre gratuitamente tutto a tutti.
    E tutti godiamo del suo dono, da condividere nella gioia e nella generosità.
    Tutti amati da Lui e ricolmi della sua tenerezza. Non il possesso egoistico, dunque, ma la condivisione del dono.
    «Cristo è la nostra pace: egli ha fatto diventare un unico popolo i pagani e gli ebrei; egli ha demolito quel muro che li separava e li rendeva nemici. Infatti, sacrificando se stesso, ha abolito la legge giudaica con tutti i regolamenti e le proibizioni. Così ha creato un popolo nuovo, e ha portato la pace fra loro; per mezzo della sua morte in croce li ha uniti in un solo corpo, e li ha messi in pace con Dio». (Ef 2,14-16)
    Gesù ha inaugurato la giustizia e la pace autenticamente umana. E siamo veramente nella pace.

    LA PAROLA
    «Vi lascio la pace, vi do la mia pace. La pace che io vi do non è come quella del mondo: non vi preoccupate, non abbiate paura». . .
    La sera di quello stesso giorno, il primo della settimana, i discepoli se ne stavano con le porte chiuse per paura dei capi ebrei. Gesù venne, si fermò in mezzo a loro e li salutò dicendo: «La pace sia con voi». Poi mostrò ai discepoli le mani e il fianco, ed essi si rallegrarono di vedere il Signore. Gesù disse di nuovo: «La pace sia con voi. Come il Padre ha mandato me, così io mando voi» (Gv 14,27; 20,19-21). E Lui la nostra pace! Non vuota illusione, vana utopia. È Lui il nostro sogno realizzato, la speranza appagata. Puoi toccare con mano il segno del suo amore. Pace vera, perché frutto dell'amore! Ti rende responsabile del suo dono. L'amore ti contagia. Non ti accontenti di una pace solo per te, la desideri per tutti.
    Perché sia gioia. Per tutti.

    PREGHIERA
    Perennemente inquieti noi siamo, Signore.
    Tensioni dentro di noi, nelle famiglie, tra gruppi e popoli.
    Vorremmo godere la pace.
    La pace che noi sogniamo sei tu, Gesù morto per noi.
    E a noi ti offri come dono prezioso.
    Donaci di conservarlo limpido, ogni giorno.
    Libera dal nostro cuore gli interessi, l'orgoglio e l'egoismo,
    perché la tua giustizia costruisca la nostra esistenza.
    Saremo entusiasti e generosi costruttori di pace. Per tuo dono e per il nostro impegno.

    L'IMPEGNO
    Ogni giorno ospita tensioni e divergenze.
    • Nella giornata di oggi voglio essere costruttore di pace, valorizzando tutto ciò che unisce e superando ciò che divide.

    20.
    IL TEMPO DELLA LIBERTÀ

    Non sopportiamo troppo l'invadenza dei genitori nella nostra vita. A volte ci sembrano strette le pareti di casa.
    Siamo gelosi del nostro modo di pensare, agire, scegliere.
    Non desideriamo che altri intervengano sui nostri gusti e sulle piccole scelte che vogliamo fare quotidianamente.
    Soffriamo la mancanza di libertà.
    E non solo noi. Leggendo i giornali, ascoltando le notizie del telegiornale, sovente ci vengono riportate situazioni di oppressione, di schiavitù, di diritti negati, di violenze perpetrate da chi è più forte. Nella nostra epoca coloro che detengono il potere economico, politico, ideologico sono ormai poche persone. E tutti gli altri devono sottostare al volere di questi pochi.
    Ci accorgiamo che anche le scelte, che riteniamo frutto della nostra volontà, sono sovente orientate dalla pubblicità, dalla pressione sociale, da altri che hanno influenza su di noi e, poco o tanto, ci plagiano.
    E allora esiste la libertà? È possibile la libertà?

    Cos'è la libertà

    «Voi sarete liberi in verità non quando i vostri giorni saranno senza affanni, e le vostre notti senza un bisogno e un dolore, ma piuttosto quando queste cose vi cingeranno la vita e ciononostante vi eleverete al di sopra di esse nudi e sciolti.
    E come potrete elevarvi al di sopra dei giorni e delle notti se non spezzerete le catene che voi stessi, all'alba della vostra comprensione, avete legato attorno al vostro mezzogiorno? Ciò che voi chiamate libertà è in verità la più forte di queste catene, sebbene i suoi anelli scintillino nel sole e abbaglino gli occhi» (K. Gibran, Il Profeta).
    Il testo riportato ricorda la realtà che ci costituisce come persone umane: il limite è sempre presente nella vita. Per acquistare la libertà è necessario accettare di avere dei limiti, consapevoli di essere noi stessi un po' padroni della vita degli altri. Il pretendere che le mie idee, i miei modi di fare, il mio giudizio siano insindacabili, ci rende oppressori.
    È importante giocare la nostra libertà, anche convivendo con il limite, se proprio è impossibile correggerci.
    Dio ci ha fatti per la libertà. «Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi» (Gv 8,31-32). È la verità che ci dona la vera libertà. Libertà è accoglierci reciprocamente e con semplicità, come siamo.
    La parola di Dio ci offre anche gli aiuti per costruire la nostra liberazione.
    Un testo della tradizione ebraica racconta: «Quando Dio creò la colomba questa tornò dal Creatore e si lamentò: O Signore, c'è un gatto che mi corre dietro e vuole ammazzarmi e io devo correre tutto il giorno con le mie zampe così corte. Allora Dio ebbe pietà della povera colomba e le diede due ali. Ma poco dopo la colomba tornò un'altra volta dal suo Creatore e pianse: O Signore, il gatto continua a corrermi dietro e mi è così difficile correre con le ali addosso. Esse sono pesanti e non ce la faccio più con le mie zampe così piccole e deboli. Ma Dio le sorrise dicendo: Non ti ho dato le ali perché tu le porti, ma perché le ali portino te». Così, continua il commentatore, Dio ci ha dato i comandamenti non perché siano un peso, ma perché essi portino voi.

    LA PAROLA
    Cristo ci ha liberati perché restassimo liberi; state dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù (Gal 5,1).
    Cristo è la vera libertà e il liberatore potente. Tutta la sua vita è stata dono di libertà a chi era schiavo della malattia, del pregiudizio, dei potenti, del peccato. Ci ha chiamati a libertà, donandoci il suo Spirito, che è dono di libertà e di amore. A noi il compito di accogliere e valorizzare il dono.

    LA PREGHIERA
    Siamo legati, Signore, da mille lacci.
    Sovente non vogliamo riconoscere quanto ci blocca,
    le catene che ci tengono prigionieri e impediscono la verità di noi stessi.
    Tu, Gesù, sei la verità che ci fa liberi.
    Il tuo sguardo svela la nostra debolezza
    e ci apre alla speranza di piena liberazione.
    Tu, uomo libero, perché tutto amore, rendici liberi.
    Saremo gioiosi strumenti di liberazione per i nostri fratelli.

    L'IMPEGNO
    Facilmente scopriamo legami e limiti dentro e attorno a noi.
    • Voglio impegnarmi a fare una verifica su ciò che mi impedisce di essere libero.

    21.
    IL TEMPO DELLA VOCAZIONE

    Perché sono venuto al mondo? Perché vivo? Perché ho questi genitori? Perché mi trovo in questo paese, con questa cultura? Perché sono nato in un paese cristiano? Sembrano domande oziose, eppure qualche volta ce le siamo poste.
    Sono interrogativi importanti. Perché riguardano la vita. Ci potrebbe essere una risposta semplice e immediata: perché è il destino.
    Ci accorgiamo che è banale e non ci soddisfa. Per quanto poco ci consideriamo, ciò che siamo è troppo grande per essere frutto del caso fortuito. Ci deve essere una risposta più seria e degna della nostra dignità e grandezza.

    La vita è vocazione per una missione d'amore

    La fede cristiana ci dice che ancora prima che nascessimo Dio ci ha amati. Lui, che è amore, ha voluto che venissimo alla luce per donarci il suo amore. Ci ha fatti concepire e ci ha fatto lasciare il caldo nido del grembo materno.
    Ed ha sognato per noi una vita bellissima, di gioia. Ci ha donato lineamenti, sensibilità, doti, gusti. Ci ha plasmato a sua immagine. Ci ha fatto con un cuore che si nutre dell'amore: ricevuto e dato.
    La sua è una continua chiamata, vocazione a vivere i doni, sviluppandoli e portandoli a maturazione.
    Dunque, ogni chiamata suscita una risposta da dare con la vita stessa.
    Chiamata e risposta implicano sempre la realtà più preziosa e sacra che ci costituisce: l'amore. Preziosa perché non possiamo vivere senza amore. Sacra perché siamo fatti a immagine di Dio, che è amore.
    Come accogliere e donare il nostro affetto?
    Dio, Padre buono, ha pensato per noi una precisa scelta di vita. Quella scelta che ci rende contenti e ci realizza, facendo fiorire, in pienezza, tutte le nostre personali potenzialità e modalità di amare. È la vocazione di scambiare reciprocamente, in modo totale, l'amore al fortunato lui o lei; o rinunciare all'amore coniugale per un amore allargato a fratelli e sorelle, in una scelta sacerdotale o consacrata, oppure in un'altra chiamata che il Signore ispira per la nostra felicità. Ma è sempre un giocare l'amore di Dio che ci è affidato, perché la nostra gioia sia piena.
    Come scoprire la chiamata?
    Innanzitutto essere certi che Dio ha per ciascuno di noi una scelta di vita specifica, perché siamo felici noi e quelli che attendono l'aiuto dalla vocazione affidataci.
    È una responsabilità grande che non riguarda solo la singola persona.
    Ci vuole poi un atteggiamento di ascolto, di ricerca, di discernimento sulle doti, le propensioni, le attese di cui sono fatto. Un discernimento da fare chiedendo il consiglio di qualche persona che ha la nostra fiducia.
    Infine, è una riflessione da fare nella preghiera. Dio, che mi ha affidato il suo amore da investire in uno stato particolare, è il primo responsabile del suo sogno d'amore. Non mancherà di offrirmi il suo aiuto.
    Cosa farò da grande? Qual è la mia vocazione? Che cosa ha pensato per me il Signore, perché la mia vita sia riuscita? Come posso rispondere alle attese dei fratelli che sono legate alla mia risposta?
    Gesù è con me e mi dona il suo Spirito. Che è Amore, Luce, Forza, Futuro. Gioia.

    LA PAROLA
    Nel sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te». A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù...».
    Allora Maria disse all'angelo: «Come è possibile? Non conosco uomo». Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo.., nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto». E l'angelo partì da lei (Le 1,26-31.3435.37-38) .
    Maria ha accolto la visita del Signore che la chiamava ad una vocazione e missione particolare. Ha riflettuto, ha chiesto spiegazione, si è fidata di Dio. Ha risposto con generosità e gioia.
    Essa è il modello di come discernere la nostra vocazione e rispondere. Maria ci è dolcemente accanto corna maestra e madre.

    LA PREGHIERA
    Quale futuro mi prospetti, Signore? Il mio cuore batte forte.
    Desidero un amore che riempia la vita.
    Sento che sono fatto d'amore e per l'amore.
    Ma come capire la scelta da fare?
    Mi accorgo di avere doti, sensibilità, attese, doni...
    A chi offrirli e con chi condividerli, perché non rimangano solo miei e divengano anche gioia di altri?
    I miei sogni tu li conosci, Signore.
    Fa' che io intuisca il grande sogno che hai su di me, sul mio futuro.
    Dammi la forza di seguire la strada che per me hai preparato.
    Dammi luce e forza, Signore.

    L'IMPEGNO
    Rifletto sulla mia vita: quale può essere la strada del mio domani?
    • Mi consiglierò con una persona che gode la mia fiducia.


    T e r z a
    p a g i n A


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