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    Famiglia, giovani, poveri

    Tre priorità del Convegno di Firenze
    (dalla prolusione di) Cesare Nosiglia

    firenze

    [...]

    Mi permetto di richiamare alcune aree di impegno che hanno una grande valenza e impatto antropologico, culturale e sociale e insieme anche ecclesiale, spirituale e pastorale. Aree non certo esaustive del nostro compito di annunciare e vivere il nuovo umanesimo in Gesù Cristo, ma che oggi appaiono prioritarie per la vita della nostra gente e del Paese.

    La priorità della famiglia

    Partendo dal tema educativo, e tenendo presente l'apertura alla società propria del Convegno di metà decennio, un'area prioritaria, è senza dubbio la famiglia, soggetta a tante fatiche, e anche ferite, ma sempre ricca di risorse e potenzialità insostituibili. Essa ha bisogno di una accoglienza compassionevole e di un accompagnamento e sostegno della sua esistenza, sia sotto il profilo spirituale che sociale, sottoposta com'è alla forte colonizzazione culturale e ideologica dominante, che privilegia i diritti individuali e la logica del provvisorio, rispetto al bene comune e alla stabilità del vincolo, e orienta i mass-media e la stessa politica ad equiparare ogni unione di fatto etero o omosessuale, al patto stabilmente fondato sull'Istituto naturale e per noi cristiani sacramentale, del matrimonio tra un uomo e una donna, sancito anche dalla Costituzione del nostro Paese. La famiglia voluta da Dio come custode della vita e fonte dell'autentico amore, in cui i figli possano e debbano usufruire dell'apporto congiunto del padre e della madre, resta l'architrave insostituibile di ogni società e garanzia del suo futuro e per questo va salvaguardata, promossa e valorizzata anche sul piano legislativo ed economico, nelle sue potenzialità umane, spirituali e sociali. Di fronte al grave problema demografico proprio del nostro Paese e a tante spinte individualistiche, la famiglia resta determinante per una necessaria inversione di tendenza che esalti il valore assoluto della vita. Che futuro può avere il nostro Paese se il diritto alla vita, dal primo istante del suo concepimento al suo naturale tramonto, quale indispensabile dono e compito di una generazione all'altra, non viene considerato fondamento della società? Il Sinodo ha sviluppato sulla famiglia una ampia e approfondita riflessione, per cui credo che anche il nostro Convegno debba considerarla soggetto primario di evangelizzazione per promuovere il nuovo umanesimo in Gesù Cristo. "Le famiglie - ha detto Papa Francesco a Torino - hanno bisogno di sentire la carezza della Chiesa per andare avanti nella vita coniugale, nell'educazione dei figli, nella cura degli anziani e anche nella trasmissione della fede alle nuove generazioni ".(21.6.2015)

    La sfida antropologica e pastorale dei giovani

    Un'altra area su cui puntare e perseguire insieme è la grande sfida antropologica e spirituale che ci viene dalle nuove generazioni. In un tempo invaso da messaggi e proposte alternative e contrastanti ad opera del mondo digitale, della cultura individualista ed edonista, è decisivo il compito di accompagnamento e di testimonianza degli educatori. Gesù Cristo uomo nuovo e Maestro di verità e di vita ci insegna ad ascoltare, amare e stimolare i giovani perché diventino protagonisti della loro crescita umana, vocazionale e culturale (cfr Mc. 10, 17-22). Oggi assistiamo all'estendersi della separatezza tra il mondo giovanile e quello adulto. I giovani giudicano infatti il mondo adulto chiuso a riccio nei suoi privilegi e incapace di ascoltarli e prendere sul serio le loro concrete necessità e possibilità. Il rischio è dunque quello che anche tra i più giovani venga meno la speranza nel proprio domani e vivano come in una apnea di incertezza mai sperimentata dalle generazioni precedenti. È necessario riattivare una solidarietà tra le generazioni e ricuperare la fiducia tra giovani e adulti sia sul piano educativo e formativo, sia su quello dell'importante problema del lavoro. Papa Francesco a Torino ha parlato di un patto educativo e sociale di corresponsabilità tra le generazioni che aiuti a "fare insieme" per costruire una identità nuova e adeguata ai tempi e alle esigenze umane, interiori e professionali dei giovani.
    Da quì emerge l'impegno di operare nella scuola e Università, come credenti e portatori di un sistema educativo e culturale ricco di valori umanistici che punti alla promozione integrale della persona di ogni studente, al suo sapere e saper fare, ma radicati nel saper essere. Tutta la scuola, quella statale, quella paritaria cattolica, espressione della libertà educativa dei genitori, la formazione professionale che orienta e accompagna i giovani al lavoro, vanno messe in grado di svolgere il proprio servizio pubblico quale parte integrante del sistema scolastico nazionale.
    Strettamente connesso alla scuola è il grande tema del lavoro. Il lavoro fa parte di quei diritti umani fondamentali connessi alla dignità della persona umana, alla sua riconosciuta cittadinanza e in vista della sua inclusione sociale. Quando il lavoro manca, come avviene oggi per tanti giovani, aumentano le disuguaglianze economiche e sociali e ci si sente impoveriti di un bene necessario per il proprio futuro. Attivare un costante orientamento e accompagnamento al lavoro dei giovani rientra pertanto nei processi formativi di base sia culturali che pastorali, ed esige un modello economico non organizzato solo in funzione del capitale, ma della persona e del bene comune. È nell'affrontare nel concreto queste sfide che ci giochiamo la credibilità verso i giovani e nello stesso tempo poniamo le basi per contrastare quel disimpegno che lamentiamo in loro quando vediamo crescere con preoccupazione le varie dipendenze, dall'alcol, al gioco di azzardo, al bullismo, allo sballo.
    In questi determinanti ambiti della vita di ogni giovane è poi necessario promuovere la sua responsabile intraprendenza e creatività perché possa esprimere tutte le sue potenzialità e risorse e consideri l'umanesimo in Gesù Cristo punto di riferimento e di forza propulsiva per acquisire appropriate qualità etiche e professionali, capaci di sostenere e orientare la sua vita e il suo futuro.

    L'ecologia umana e i poveri

    Infine un'area di grande importanza è quella delineata con realismo e chiarezza nella Laudato si' relativa all'ecologia in rapporto all'antropologia e dunque al rispetto e alla tutela della persona umana, della sua vita e dell'ambiente di cui ogni uomo è "custode " e non padrone assoluto : "Non ci sarà una nuova relazione con la natura senza un essere umano nuovo "(118). La centralità di ogni persona, è decisiva per ogni tipo di azione, politica, economica e culturale perché come afferma lucidamente l'Enciclica, qualunque di queste dimensioni si risolvesse in atti contrari alla dignità umana, non sarebbe da considerare ecologica, ma contraria alla natura dell'uomo e del creato. "Un antropologismo deviato dà luogo a uno stile di vita deviato"(122). Curare la "casa di tutti" quale è la terra che Dio ci ha donato, significa dunque non limitarsi alla pure necessaria salvaguardia della natura, e al rispetto di ogni creatura, ma a quella ecologia umana che è la prima a dover essere perseguita con la massima responsabilità da parte di tutti. Da qui la necessità di contrastare e superare quella cultura dello scarto richiamata con forza da papa Francesco che si fonda sull'idolatria del denaro, sulla corruzione tanto diffusa che appare un comportamento normale, sulla illegalità, le mafie e le tangenti e l'inequità, che generano ingiustizie, discriminazioni e violenze verso i poveri, dai bambini agli anziani, dai senza dimora, ai precari e disoccupati o in cerca di lavoro, dai disabili ai malati terminali. Ricordando il principio del Concilio che "siano anzitutto adempiuti gli obblighi di giustizia perché non avvenga che si offra come dono di carità ciò che è già dovuto a titolo di giustizia"(A.A.n.8 ), non ci stancheremo di denunciare potentati politici ed economico-finanziari che perseguono propri interessi personali o di cordata, a scapito del bene comune e di ogni regola etica di equità e solidarietà. Una denuncia che quando necessaria, può riguardare tutti e anche noi stessi, perché la conversione a cui richiama con forza la Parola di Dio, ci sprona a rivedere e cambiare scelte e comportamenti personali e collettivi, per non cadere nel rischio che "dopo aver predicato agli altri veniamo noi stessi squalificati "(Cfr.1 Cor.9, 27).Una denuncia però che non è fine a se stessa: non ci interessa amplificare il rumore degli scandali. Cerchiamo invece in positivo di sostenere ed esigere il riconoscimento di quei diritti fondamentali propri di ogni persona: condizioni di vita e di lavoro degne dell'uomo e della donna, un fisco più equo verso la famiglia e quella più numerosa, una giusta distribuzione dei beni, la cura dei più poveri, della salute e dei servizi sanitari, un congruo tempo da dedicare a Dio, alla famiglia e ai figli e all'incontro con gli altri, valorizzando in particolare la Domenica. Inoltre si tratta di migliorare ed estendere la capillare assistenza che tanti volontari offrono a chi è in necessità, favorendo quei processi di inclusione sociale che aiutino e accompagnino le persone a trovare vie di riscatto e di ripresa della loro condizione di vita. Di questa cultura escludente sono succubi con particolare crudezza e con conseguenze tragiche che colpiscono anche minori, donne e famiglie, tanti rifugiati e profughi che tentano di raggiungere il nostro Paese. Un dramma del nostro tempo che vede le nostre Chiese in prima linea per accogliere e difendere il dovere di attuare la parola del Signore:"ero forestiero e mi hai accolto"(Mt.25).

    Attorno a queste aree, come ad altre ugualmente importanti, è comunque necessario attivare un adeguato supporto di pensiero e di azione concreta da parte dei laici soprattutto, che hanno diritto e dovere di "fare coscienza" e operare uniti, con tutti gli strumenti a disposizione. Se la politica infatti è una forma alta di carità come affermava il Beato Paolo VI (O.A. n.46) perché deve perseguire il bene comune e la giustizia sociale, occorre che le comunità incoraggino quanti intendono impegnarsi in questo campo, ne sostengano la formazione e la coerenza e ne accompagnino l'esercizio anche dal punto di vista spirituale. Ne abbiamo un esempio in questa città dove ricordiamo autorevoli figure di laici impegnati nelle istituzioni come è stato Giorgio La Pira, che hanno saputo unire insieme la testimonianza di fede viva e profonda in Gesù Cristo, con un qualificato servizio al bene comune dei cittadini, l'amore e la fedeltà alla Chiesa con l'impegno appassionato alla comunità civile.

    (Firenze, 9 novembre 2015)


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