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    La bellezza dell’uomo


    Discepoli della bellezza /6

    Maria Scalisi

    (NPG 2010-09-62)


    Come argomentavamo nell’articolo precedente, per i Dottori medievali, quali Alberto Magno e Tommaso d’Aquino, la bellezza è splendore della «Forma», è figura manifestativa della perfezione nelle cose create, per cui dire Forma equivale a dire Bellezza.
    Una Forma è una realtà luminosa che procede dalla chiarezza e splendore primi, vale a dire da Dio.[1]
    In questo articolo invece descriveremo e scopriremo una bellezza che ci tocca più da vicino, la bellezza dell’uomo.
    Perché proprio all’uomo è stata donata tanta bellezza? Chi è l’uomo per meritarsi la bellezza? Il termine latino da cui deriva la parola uomo vuol dire «nato dalla terra», mentre è incerto il significato di quello greco «anthropos», inteso ora come «aspetto umano», ancor prima come «colui che ha lo sguardo rivolto in avanti». Già queste considerazioni etimologiche portano a cogliere l’essenza dell’uomo, che da un lato è un essere terreno, come tutte le cose create, dall’altro si innalza al di sopra di esse.[2] La sua vita organica è simile a quella degli animali superiori, ha un organismo biologico molto complesso, con eccellenti capacità intellettive e cognitive. La sua straordinaria bellezza sta nel fatto di aver ricevuto un’anima spirituale che, insieme al corpo, forma un solo ente. E si distingue dalle altre forme di vita, quella vegetativa e sensitiva, per la sua natura spirituale.
    L’uomo, secondo la Sacra Scrittura, viene creato da Dio a sua immagine e somiglianza (Gen 1,26) in una relazione di alterità maschio-femmina e stabilito come partner adeguato per Dio. L’uomo è persona, ossia uno spirito nel corpo. La persona è un’opera d’arte, la più grande di tutte le opere d’arte. Scheler giustamente afferma che «l’uomo è il portatore di una tendenza che trascende tutti i possibili valori vitali e si indirizza al divino, per cui si può ben dire che l’uomo è il cercatore di Dio».[3] L’uomo cerca Dio, ma Dio per primo ha cercato l’uomo. Cristo ha voluto essere modello concreto visibile e accessibile a noi. Egli si è incarnato non solo per redimerci, ma anche per educarci. Cristo è venuto a mostrarci il volto di Dio: «chi vede me vede il Padre» (Gv 14,9). Cristo, che incarna nella propria «Forma» l’immagine del Dio invisibile, struttura la nostra vita consentendoci, attraverso il dono del suo Spirito, di conformarci al volere-amore e alla Sapienza del Padre. Dio si è fatto uomo per farci dono della sua divinità al fine di trasformare l’uomo in Dio: «sic factus est homo, ut hominem faceret Deum».[4] Gesù Cristo, la forma perfetta di Dio, trasforma-trasfigura-rende bella un’umanità peccatrice. È la forza della Bellezza in sé e dell’Amore che salva il mondo.

    L’uomo nella visione di Agostino

    L’uomo, per Agostino d’Ippona, è unità inscindibile di spirito e di corpo ed è quest’unità che forma l’essere umano. In ogni uomo egli scorge «una nota di bellezza»[5] così che gli uomini «conferiscono bellezza alla terra»,[6] proprio perché sono ad immagine e somiglianza di Dio. Questa bellezza dell’uomo lo affascina tanto da permettergli di scoprire nella mente umana tracce trinitarie. Per lui la mente è illuminata da una luce superiore. Memoria, Intel­li­gentia, Voluntas:[7] tre funzioni, una sola sostanza. Verità dell’intelletto e verità della volontà sono una sola e identica Verità. Dunque l’uomo si scopre contrassegnato da una struttura trinitaria costituita dalla memoria, dall’intelletto e dall’amore: «tre elementi che sono nell’uomo, ma non sono l’uomo»:[8] essi rappresentano ciò che c’è di migliore in lui, perché ne attestano la provenienza da Dio.
    Nel De Trinitate Agostino definisce lo spirito dell’uomo come: «specchio del Padre nella memoria, del Figlio nell’intelligenza, dello Spirito nell’amore».[9] E l’ordine dell’Essere coincide con l’ordine del bello, per cui il corpo in se stesso, oltre che buono, è anche proporzionato nelle sue parti e straordinariamente armonioso. Così che anima e corpo non sono due res, l’una estranea e opposta all’altra (come in Platone), ma costituiscono quell’unità che è l’uomo, che è corpo della sua anima e anima del suo corpo.
    Nel De Genesi ad Litteram egli scrive che il genere umano «conferisce bellezza alla terra e trova nell’uomo, come in ogni altra cosa creata «una nota di bellezza»[10] e insegna anche che «l’uomo è (mixtura) dell’anima e del corpo».[11] L’uomo integrale composto di anima e di corpo è il soggetto appropriato a compiere l’atto estetico; solo l’uomo è capace di considerare e costruire bellezza; solo quando lo spirito si porta verso l’alto il marmo diventa statua, i colori si armonizzano e divengono capolavori da ammirare nelle pinacoteche, le corde degli strumenti danno musica sublime e la poesia vibranti parole per l’anima, realizzando così per l’uomo uno spazio soave di libertà e serenità.
    Il processo d’interiorizzazione dell’anima umana attraverso le bellezze sensibili coincide con il suo graduale ascendere e conquistarsi, come anima, attraverso una graduale perfezione e trascendenza; a mano a mano che l’anima sale, dentro di sé, attraverso la via delle bellezze, attinge sempre più a se stessa, fino a quando nel più profondo di sé, in quel fondo senza fondo, attraverso il massimo raccoglimento e l’assoluta concentrazione, essa coglie il Principio Primo della sua esistenza: Dio.
    L’uomo ha un profondo bisogno, una necessità impellente di un cammino interiore, per cogliere la vera Bellezza. Per questo i discepoli della Bellezza devono lottare per riappropriarsi della Bellezza perduta, più che mai un compito urgente, ora che l’ombra del post-umano incombe sull’uomo.
    Il teologo U. H. Von Balthasar, nella sua opera Gloria, con un monito elegante e poetico ma allo stesso tempo tragico, ci aveva avvisati: «la Bellezza ha preso congedo in punta di piedi (si è allontanata dalla nostra vita e questo ci condurrà a tragiche conseguenze), si è allontanata dal moderno mondo degli interessi, per abbandonarlo alla sua cupidità e alla sua tristezza».[12]
    Parole che si sono rivelate profetiche: nella realtà dei nostri giorni molte famiglie infatti sono allo sfascio; domina una cultura materialistica che dà un valore smisurato al denaro, il quale per molti è diventato un fine anziché un mezzo.

    Percezione della Forma

    Nell’uomo oggi più che nel passato viene a mancare l’elemento trascendente di percezione della «Forma», si diventa «ciechi» e «sordi» dinanzi alle bellezze, si è perduta la giusta considerazione ontologica della Bellezza, il Vero e il Bene si allontanano sempre di più dal mondo degli interessi. Di conseguenza a questa tragica realtà si rinnova l’invito alla Via Pulchritudinis, la via della Vera Bellezza, che deve diventare meta necessaria.
    L’animo umano infatti ha caratteristiche «trascendentali»: Unità, Verità, Bontà e Bellezza sono già insite nell’uomo, sono la dote che Dio ha dato ad ogni singola persona. Quando nell’uomo emerge anche uno solo di questi caratteri, allora l’uomo si eleva verso Dio, perché lo spirito si auto-riconosce e trova in se stesso quelle caratteristiche proprie dell’Es­sere. Agostino non si inganna quando suggerisce di non cercare la Verità al di fuori dell’uomo: «rientra in te stesso, perché la Verità sta nell’intimo dell’uomo, poi trascendi te stesso».[13]
    La Verità e la Bellezza erano sicuramente presenti nell’animo dell’anonimo autore di questa poesia dedicata all’uomo piccolo microcosmo immerso nel grande cosmo e in tutta la sua bellezza.

    L’Essere e la Bellezza
    nell’infinito cielo
    nell’immenso mare
    sulla sterminata coltre variopinta
    nel mistero, nella gioia, nel dolore
    in questo universo avvolto di bellezza è l’essere:
    copia fedele, esatta, integra di questo macrocosmo.
    Meraviglioso microcosmo
    in sé racchiude le vette e gli abissi
    la luce e l’oscurità profonda
    il bene, il male ed il discernimento.
    La scintilla del Creatore
    dando vita alla materia
    luce all’intelletto
    In esso canta, opera, crea...
    Come vivo da sempre
    come per sempre vivo
    l’essere che del Divino rifulge
    continua, perpetua la creazione
    in tutta la sua eterea originaria bellezza.

    Per gli educatori: spiegare ai bambini e ai ragazzi i cinque sensi che l’uomo possiede, specialmente quei sensi che ci permettono di cogliere la Bellezza, affinché non siano ciechi, sordi e muti dinanzi allo splendore che ci circonda, e possano giungere a vedere l’invisibile come Agostino, che con sguardo contemplativo scrive nelle Confessioni: «e allora vidi l’invisibile che è in Te reso visibile attraverso le cose create».[14]
    È importante evidenziare immagini di bellezze sia del regno animale che del regno vegetale e minerale. In modo che l’educando gusti, ammiri, contempli le bellezze, senza che esse divengano degli idoli. Nel far scoprire i contenuti di bellezza naturali, poetici e artistici, l’educatore ha il dovere di infondere il piacere di riposare nella perfezione raggiunta tramite le bellezze, indicando il carattere di rimando che ogni bellezza possiede.


    NOTE

    [1] Cf Tommaso d’Aquino, De div. nom.,c.4, lectio 5, n.153.
    [2] Cf W. Brugger, «Uomo», Dizionario di Filosofia, Martinetti, Torino 1959, p. 583.
    [3] Cf M. Scheler, Der Formalismus in der Ethik und die material Wertethik, Halle 1916, p. 301-302.
    [4] Cf Tommaso D’Aquino, Expos, in Symb. A. 3, n. 907.
    [5] De civ. Dei 22,24,4: CC 48,850, NBA V/3 (XIX-XXII), 393.
    [6] Cf De Gen. ad litt. 9,9,14: CSEL 28/1,277, NBA IX/2, 467.
    [7] Cf De Trin.10,11,18: CC 50,330-331, NBA IV, 419-421.
    [8] Cf De Trin. 15,7,11: CC 50a,474, NBA IV, 635. «Sed haec tria ita sunt in homine, ut non ipsa sint homo».
    [9] Cf De Trin.10,11,18: CC 50,330-331, NBA IV, 419-421.
    [10] Cf De civ. Dei 22,24,4: CC 48,850, NBA V/3 (XIX-XXII), 393.
    [11] Cf Ep. 137,3,11: CSEL 44,110, NBA XXII (124-184/A), 155. «Ergo persona hominis, mixtura est animae et corporis».
    [12] Cf H.U. Von Balthasar, Gloria I, La percezione della forma, Jaca Book, Milano 1975, p. 10.
    [13] Cf De vera rel. 39,72: CSEL 77,52, NBA VI/1, 109-111.
    [14] Cf Conf. 7, 17, 23: csel 33, 163, nba I, 207.


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