Passeggiate nel mondo contemporaneo /7
Cecilia Costa
(NPG 2024-01-52)
(Antonio Cocozza, L’agire inatteso. Etica, razionalità e competenze, FrancoAngeli, Milano, 2020, pp. 217) *
Il volume che qui presentiamo ha più livelli e chiavi di lettura. La più semplice è rappresentata dalla declinazione delle differenti interpretazioni sul ruolo svolto dalla ragione, dalla razionalità e dall'agire individuale, organizzativo e istituzionale, portate avanti da sociologi, scienziati sociali, classici e contemporanei.
La lettura più complessa, invece, ha come sottotesto un circuito dialettico, nel quale i diversi studiosi presi in considerazione, − da Weber a Dahrendorf, da Popper a Sennett, da Bauman a Beck −, sembrano dialogare tra loro e lo stesso autore del saggio entra in questa ideale circolarità riflessiva, perché accoglie o supera concetti, paradigmi, teorie, in funzione della ricerca di soluzioni analitiche più adeguate alla nostra realtà in metamorfosi. Meglio sarebbe dire in continua trasfigurazione (come rileva Beck): una trasfigurazione che, attraverso una sequenza di mutamenti culturali, penetra dal generale nei particolari mondi vitali soggettivi.
Inoltre, nel suo insieme, il libro restituisce un’atmosfera antica per lo spessore teorico-critico che lo caratterizza: non a caso sullo sfondo c’è il pensiero di Simmel della Filosofia del denaro: uno dei testi più profetici sulla modernità e sui suoi risvolti di crisi permanente socio-culturale, individuale e spirituale.
Un’analisi articolata sull’agire umano, verso la fusione di competizione e cooperazione
Nel testo si coglie anche una spinta sociologica innovativa grazie alla sofisticata sintesi interpretativa delle differenti elaborazioni, soprattutto mirate all’agire umano come problema, proposte nel corso del tempo, dall’epoca moderna a quella post-moderna.
Non mancano, nei vari capitoli, le prospettive fenomenologiche di Schütz, dell’azione volontaristica di Parsons e quelle di agire comunicativo di Habermas; i temi relativi alle interazioni o al contrasto tra razionalismo, irrazionalismo, pseudo-razionalità e pensiero utopico. È presente la proposta di Luhmann sulle relazioni tra razionalità, ambiente e sistemi complessi. Ancora sono evidenziati gli approcci dell’individualismo metodologico di von Mises, von Hayek, Boudon, della scelta razionale e della dimensione extra-razionale dell’agire sulla base dei contributi da Pareto a Giddens.
Sono anche prese in considerazione le riflessioni in merito alla “razionalità liquida”, alla flessibilità, alle conseguenze del nuovo capitalismo e dell’avvento della globalizzazione, − più in particolare, della globalizzazione dei mercati −, che insieme all’innovazione tecnologica e organizzativa, condizionano le scelte nell’ambito dell’attività professionale e nella determinazione delle condizioni di qualità della vita quotidiana.
Un altro tema di rilievo è rappresentato dal dilemma, tutt’ora irrisolto, tra libertà/eguaglianza, sia a livello di coesione sociale, sia per gli squilibri che produce tra i diversi gradi di sviluppo (economico-sociale e tecnologico), sia in merito alla distribuzione della ricchezza nel mondo. Questo dilemma potrebbe essere più adeguatamente affrontato, sostiene l’autore, modificando i termini del confronto: nel senso che alla libertà non si può, né si dovrebbe, contrapporre l’uguaglianza, bensì l’equità. Solo all’interno del paradigma libertà-equità si può riconsiderare la razionalità dell’agire, l’interazione tra il sistema sociale e il soggetto: quest’ultimo inteso nella sua globalità, con la sua storia, la sua cultura, i suoi obiettivi materiali, i suoi valori e le sue credenze.
Bisogna ancora dire che la puntuale declinazione dei vari approcci scientifici inevitabilmente conduce l’autore a confrontarsi con il binomio olismo-individualismo: un binomio che tutt’ora non ha trovato una sua composizione definitiva. Proprio al fine di superare questa tradizionale dicotomia olismo-individualismo; di comprendere la nuova configurazione dell’agire personale, organizzativo, istituzionale; di armonizzare le categorie di libertà-equità; di effettuare una ri-lettura del ruolo della ragione e delle modalità attraverso le quali si esprime, scrive l’autore, è necessario aprire nuovi spazi di teorizzazione.
In altre parole, diventa opportuno delineare un nuovo paradigma teorico, che nello studio dei rapporti tra individuo e società non stabilisca a priori nessun primato dell’azione dell’individuo rispetto all’influenza che su di esso, con una sorta di “coercizione strutturale”, esercita la società, nell’ambito del quale si possano cogliere le irrinunciabili spinte auto-realizzative e di individualizzazione del sé, la dimensione razionale dell’agire per un fine utilitaristico, ma anche quelle extra-razionali guidate dalla libertà responsabile, da scelte etiche, ideali, dall’impegno verso l’altro e la collettività.
In un contesto storico pieno di criticità, ma anche di opportunità, serve un modello teorico-metodologico che abbia il fine di comprendere l’agire umano, e, allo stesso modo, di spiegare la poliedricità del reale che “circonda, interagisce, condiziona, orienta, fa soffrire o gioire, rende faticosa o aiuta la razionalità delle azioni umane quotidiane” e guida le scelte finalizzate a voler vivere un’esistenza “degna di essere vissuta”.
Per corrispondere efficacemente a questa impostazione paradigmatica, che rivisita un atteggiamento soggettivo “calcolistico, logico-combinatorio”, proprio dell’ipertrofia della razionalità, in favore di una rivalutazione di una ragione che non rinuncia al confronto con i sentimenti e con i valori (come recitava Simmel), è necessario sviluppare una ricerca sociologica non monodisciplinare, ma interdisciplinare, empatica e interattiva. La svolta epocale, di tipo socio-antropologico, politico-economico, organizzativo-istituzionale in cui siamo coinvolti, non può essere ben interpretata se non ci si rivolge ad uno schema concettuale fluido, svincolato da ipotesi precostituite, da “astratti modelli interpretativi” e da asettici dati empirici. Per poter spiegare l’odierno agire personale, problematico discontinuo, sempre meno prevedibile, e la muldimensionalità della complessità, c’è bisogno di immaginazione sociologica (Wright Mills). Partendo dal fatto che la nostra complessità, in ogni ambito del sociale e del biografico, è sfidata da eventi inattesi, e più aumenta l’illusione che la tecnica porterà a “governare”, a dominare, deterministicamente i fenomeni, più diventa importante lo spirito comunitario, la dimensione valoriale, relazionale, collaborativa e solidale.
Sostanzialmente, dopo aver passato in rassegna teorie, concetti e assunti di molti studiosi di scienze sociali, l’Autore propone di mettere in campo un quadro concettuale in grado di comprendere sia la comparsa sulla scena attuale di un agire razionale che non risponde più alla sola logica utilitaristica, prescrittiva o burocratica, sia i nuovi processi, le nuove modalità relazionali, personali, sociali, finalizzate a far convivere il conflitto, la competizione e la cooperazione nella stessa trama strategica, in cui il legittimo interesse individuale può essere agito in una logica di scambio altruistico.
In altri termini, a conferma dell’assunto che “la realtà è sempre più poliedrica” e “l’avvenire resta aperto e imprevedibile”, mentre oggi sembra affermarsi, da un lato, la società del rischio, dell’incertezza, dell’ambivalenza e delle sfide inedite; dall’altro lato, per un’eterogenesi dei fini, comincia a diffondersi un nuovo modo di agire personale, organizzativo e istituzionale, che va oltre i comportamenti strumentali, conflittuali e della contrapposizione pregiudiziale. In sostanza, sembra emergere la necessità culturale, prima che strutturale, di interagire a livello istituzionale, organizzativo, individuale, in una prospettiva di fusione tra competizione e cooperazione, che apre le porte a uno spirito collaborativo, solidale e a un percorso virtuoso di Coopetition, poiché è sempre più evidente, negli eventi inattesi, che “nessuno si potrà salvare da solo”.
Nell’era dell’economia circolare, in una stagione storica accelerata, turbolenta, altamente instabile, afferma ancora l’autore, bisogna andare oltre la convinzione che solo l’utilitarismo possa governare il mercato. In questo senso, si legge nel volume, sarebbe necessario rivalutare la teoria dell’Economia civile (1765) di Antonio Genovesi, che ha attinto alla dottrina Francescana, agli insegnamenti dell'Umanesimo del ‘400, e ha teorizzato il fatto che per favorire il benessere sociale si dovevano contemplare elementi come la reciprocità, la fraternità e la gratuità. Non si può tacere che in questa rivalutazione del pensiero di Genovesi, si vuole delineare una prospettiva teorica che pone al centro la persona e rilancia un Nuovo Umanesimo. In ugual misura, in questo approccio traspare una certa simmetria tra la tesi di fondo del libro, − “convertirsi” all’intreccio tra etica e razionalità, tra competizione, cooperazione ed enfasi sulla solidarietà, sull’altruismo, sulla fraternità e sulla “amicizia sociale” −, con alcuni dei contenuti dell’ultima enciclica di Papa Francesco: Fratelli tutti.
Un aiuto di riflessione alla pastorale
In un’epoca, come la nostra, di modernità multipla, votata al transitorio, alla mutabilità, alla liquidità, alla fluidità, all’incertezza, alla vulnerabilità e alla globalizzazione dell’indifferenza, come denuncia papa Francesco, la riflessione teologico-pastorale può trarre profitto da questo testo e dalle sue argomentazioni, perché c’è un’interpretazione dei presupposti teorici della razionalità, della ragione e dell’agire individuale. Nello stesso tempo, sono segnalate le trasformazioni culturali con le quali bisogna misurarsi, le loro luci e le loro ombre, le loro interconnessioni e la messa a punto di un nuovo equilibrio tra etica, razionalità, competenze e scelte solidali.
È necessario avere consapevolezza del vortice culturale che investe il pensiero, la conoscenza, le modalità organizzative, istituzionali, associativo-relazionali, comunicative, il modo di essere, di pensare e di agire: un vortice che si riflette sulla stessa modalità di interiorizzare la credenza e che richiede “strategie” pastorali commisurate agli attuali livelli di complessità. Queste tematiche interessano ogni ambito e dominio scientifico, a cominciare dalla teologia, perché servono ad interpretare le modificazioni intervenute nel contesto culturale, le dinamiche sociali e il senso dell’agire dei soggetti contemporanei.
Nello specifico dell’interesse teologico-pastorale la comprensione dello “stato dell’arte” della ragione, della razionalità e dell’extra-razionalità, aiuta a tentare di superare, interpretandola fino in fondo, la “frattura” tra cultura moderna e Vangelo (evocata da Paolo VI), e a trovare un linguaggio di evangelizzazione, non di proselitismo, adeguato “allo spirito del tempo”. Tenendo conto che ogni religione ha una sua storicità, ma il Cristianesimo più di tutte le altre fedi “vive nella storia ed è vulnerabile alla storia”.
* Antonio Cocozza, ordinario di Sociologia dei processi economici, del lavoro e delle organizzazioni; all'Università degli Studi Roma Tre, ha orientato gran parte dei suoi studi sul mondo delle organizzazioni, in termini di paradigmi interpretativi, processi, strutture, dinamiche comportamentali e dimensioni valoriali. Ha pubblicato numerosi volumi e articoli scientifici sul "sistema scuola", sul ruolo del dirigente scolastico e sulla leadership educativa.