L’attesa è “madre”


Enzo Pappacena e Ivana

(NPG 2004-01-42)


Ancora pochi giorni e incontreremo il tuo volto. Sarà meraviglioso, così come il tempo trascorso ad immaginarti. In autunno ti abbiamo pensata. Troppo soli ci sentivamo e il tempo trascorreva con poche emozioni. In inverno abbiamo sentito che c’eri anche tu. La primavera, poi, ci ha sorpresi a sognare e a sperare. E l’estate, infine, ci farà finalmente incontrare.
Nascerai quando il grano maturo veste di oro la terra. Avrai occhi grandi per guardare lontano e profondi per leggere nel cuore degli uomini. Avrai mani che sapranno accogliere ma che sapranno anche dare. Ed avrai forse il nostro cuore, che non è più lo stesso da quando è iniziata questa attesa che ci sta cambiando dentro e ci sta facendo crescere.
Dopo quasi nove mesi ci riscopriamo diversi, persone nuove, generate ad una nuova vita, quasi come se anche noi avessimo vissuto nel grembo di una tenera madre. La chiameremo “madre attesa”. Sì, perché il tempo dell’attesa è proprio come una madre che nel suo grembo ti forma, ti fa crescere e ti rigenera con una nuova identità: da coppia si diventa famiglia, da marito e moglie papà e mamma, da sposi genitori.
E così, in questo tempo, abbiamo imparato nuovamente a sperare, a guardare al futuro con gli occhi di chi ha fiducia, allontanando dal cuore il fatalismo e facendo spazio ad un ottimismo che dà gusto e voglia di vivere.
Con cuore nuovo abbiamo ripreso anche a sognare. Proprio così, quest’attesa ha fatto rinascere in noi la voglia di fare progetti, allontanando la tentazione della rassegnazione di chi ormai, risucchiato nella routine di tutti i giorni, si lascia vivere e nulla chiede a se stesso e alla vita. Nel quotidiano anche noi un tempo ci stavamo insabbiando rischiando di sprecare il tempo a consumare esperienze. Ma poi ti sei fatta sentire e da allora non è stato più così. Il tempo ha riacquistato valore ed oggi è scandito dalle emozioni, dai battiti del tuo cuore e dai tuoi calcetti che al buio, la sera, ci fanno compagnia e ci fanno pregustare la tua presenza fra noi regalandoci un sorriso prima di addormentarci.
Ma l’attesa ci ha educati anche a saper scegliere la vita comunque essa sia.
“Amniocentesi” non è solo un termine medico, ma anche un bivio terribile nel quale ci siamo trovati poco dopo aver saputo della tua presenza. Ci chiesero se volevamo fare questo tipo di esame per sapere se tu eri una bimba “normale”. Ci dissero che avevamo solo poco tempo per decidere. Da quell’istante le nostre parole e i nostri pensieri si fecero ricerca e preghiera. Ma non ci volle molto tempo per confidarci che ti avremmo voluta ed amata comunque tu fossi stata. Fu allora che nei nostri cuori la paura cedette il posto alla pace.
A quanti sentimenti ed emozioni ci sta educando questa attesa fatta di batticuori, di speranze, di progetti, di sguardi, di attenzioni e di mille e mille tenerezze.
Cresciamo e impariamo senza sosta e ogni giorno ci sentiamo sempre più mamma e papà.
Ma ormai il grano è maturo nei campi ed è tempo di incontrarti per poterci insieme incamminare lungo i sentieri della vita illuminati dal tuo sorriso e dal nostro amore.