Riccardo Tonelli
(NPG 1994-06-51)
Siamo invitati ad analizzare dei documenti. Essi rappresentano una parte del vissuto di amici, con cui condividiamo le dimensioni di fondo dell'esistenza.
- Non sono in modo pieno il vissuto: perciò valutiamo solo quello che appare nel testo.
- Sono una parte di vissuto: perciò valutiamo con rispetto e amore.
Per operare correttamente, nel rispetto e nel discernimento, dobbiamo intenderci previamente su alcuni "atteggiamenti".
ATTEGGIAMENTI DI FONDO
A confronto
Progettiamo accettando disponibilmente il confronto con qualcosa che è diverso da noi: il vissuto degli altri ci suggerisce indicazioni preziose per la nostra ricerca.
Cerchiamo però una verifica di queste proposte attraverso "criteri" di discernimento. Non vogliamo né accogliere o rifiutare "senza ragioni", né interferire con il vissuto degli altri, giudicandolo solo dal nostro punto di vista.
Con coscienza ermeneutica
Non possiamo scegliere a casaccio, schierandoci in una prospettiva o in quella contraria solo per ragioni personali.
Vogliamo guardare dentro le cose per tentare di decifrare le logiche sottostanti. Lo stile è quello ormai assodato: la coscienza ermeneutica, la consapevolezza cioè che dati irrinunciabili ed eventi sono sempre espressi dentro precisi modelli culturali, relativi e discutibili come ogni espressione culturale.
Esigenze carismatiche
Tra alternative ugualmente buone, la fedeltà carismatica propone il criterio decisivo di discernimento, quello che ci permette di superare la seduzione del fascino e quella, non meno pericolosa, delle logiche "capitalistiche" (il numero, i risultati, il consenso...).
DALLA SGS: IL MODELLO TEOLOGICO
Nel lungo cammino che ci ha portato al progetto della SGS = spiritualità giovanile salesiana) abbiamo scoperto un modo originale di collocarci all'interno della stessa esperienza cristiana.
Pregare e celebrare "dentro" le logiche della SGS richiede uno stile di celebrazione rispettoso del modello teologico che sta alla base della SGS.
Ricordo alcuni aspetti che determinano il "cambio di prospettiva" e, di conseguenza, indicano un criterio di discernimento dei modelli.
Contemplativi del quotidiano
La fede in Gesù di Nazareth ci porta ad una doppia "costatazione teologica":
- viviamo immersi nella presenza di Dio,
- la vita quotidiana è il sacramento privilegiato di questa presenza (parola, comunione ecclesiale, sacramenti sono luogo della presenza salvifica di Dio "in quanto" esperienze "umane", della nostra vita quotidiana).
Tradotto in criteri, significa:
- amore "religioso" alla vita
- contemplativi "del" quotidiano
- senso del mistero, che ci porta a riconoscere che ogni rivelazione è sempre anche ri-velazione.
Chiamati a responsabilità
Il cristiano risponde alla scoperta imprevedibile della presenza di Dio "nella" e "con la" sua vita che si fa vocazione. Lo stile è quella di Maria: "soltanto servi".
Tradotto in criteri, significa:
- attenzione continua e costante alla responsabilità personale e collettiva anche nel momento della celebrazione
- "riconoscimento" della priorità fontale della iniziativa di Dio, anche se lo stile e le logiche restano mistero grande
- stile di collaborazione (la propria disponibilità "diaconale" a Dio).
La festa per la salvezza in atto
La centralità di Gesù il Cristo nella storia personale e collettiva sollecita a riconoscere i segni della salvezza che sta germinando nel tempo verso la definitività.
Per questo il cristiano "vive" nella festa, che nasce dal "vedere il visibile dalla parte dell'invisibile".
Tradotto in criteri, significa:
- celebrare è contemplare i segni del futuro dentro la fatica, l'incertezza e la lotta della vita quotidiana
- celebrare è sperimentare, nella festa, il futuro promesso (ruoli, stile di esistenza, gesti, rapporti interpersonali e collettivi...)
- nel nome e per la potenza di Dio.
La compagnia della Chiesa
La salvezza di Dio è ricostruzione della comunione perduta: con Dio che ritorna "Padre" e tra noi che possiamo riscoprirci nella verità "fratelli" (= non da carne né sangue, ma dalla croce di Gesù nello Spirito).
Per questo il soggetto che celebra è sempre la Chiesa, la grande compagnia dei credenti in Gesù il Signore.
Tradotto in criteri, significa:
- una grande esperienza di compagnia "a cerchi concentrici", da sperimentare e da allargare
- nella libertà a cui Cristo ci ha liberati, restituendoci Dio come Padre
- e nella responsabilità di costruire (= giudicare e realizzare), in quanto discepoli di Gesù, il presente dalla parte del futuro.
DALLA SGS: IL MODELLO EDUCATIVO
La SGS ci ha aiutato a vivere la nostra esistenza credente da "uomini riconciliati": capaci di intensa riconciliazione interiore tra dimensioni che spesso sono vissute come alternative.
La riconciliazione in Gesù tra "sacro" e "profano" diventa tensione ad una ricercata riconciliazione tra fede e vita, tra umano e cristiano, tra educazione e evangelizzazione, tra esperienza quotidiana ed esigenze della vita nella fede.
Nella ricerca di criteri per discernere i diversi modelli, tutto questo si traduce in una chiara e intensa attenzione alle esigenze dell'educativo.
In concreto:
Il modello comunicativo
La celebrazione è una grande esperienza di comunicazione interpersonale.
Ogni atto comunicativo risponde a precise esigenze per essere autentico.
Tradotto in criteri, significa:
- la coscienza della irrinunciabile dimensione sacramentale (simbolica), abbandonando la pretesa del "realismo"
- la necessità di privilegiare la via del simbolo (su quella del segno): evocatività e solidarietà
- l'attenzione a coinvolgere tutte le componenti dell'atto comunicativo simbolico: parole, melodie, gesti, ruoli e persone, sistemazione fisica e "apparati" tecnici...
Il soggetto che celebra
Soggetto che celebra è una comunità, capace di essere come il "grembo materno" per la vita delle persone.
Tradotto in criteri, significa:
- attenzione alle dinamiche che possono assicurare un minimo di convergenza per restituire all'assemblea la capacità di essere "comunità": interventi previ e soprattutto interventi nell'atto celebrativo
- restituzione alla persona della sua irrinunciabile responsabilità: un vero "fare esperienza", una intensa capacità di interiorizzazione
- invito pressante al coinvolgimento e alla decisione personale, per restituire alla celebrazione la capacità di sollecitare alla conversione.
Il processo
Per noi l'esperienza di celebrazione si colloca nel quadro dell'itinerario: va quindi pensata e realizzata "con mentalità di itinerario".
Tradotto in criteri, significa:
- a livello di collocazione specifica in ciascuno dei quattro momenti dell'itinerario:
* primo momento (verso l'invocazione): come "invocazione": richiesta di "cose" (nella solidarietà) e di senso (nella esperienza di finitudine);
* secondo momento (verso l'incontro con Gesù il Signore): come "contemplazione": l'incontro gioioso con il Dio di Gesù che ha afferrato tutta la mia esistenza;
* terzo momento (nella Chiesa): come "celebrazione": la mia lode e gratitudine nella grande compagnia della Chiesa;
* quarto momento (verso la vita come vocazione): come "meditazione": dal profondo dell'interiorità.
- a livello della logica: dalla vita quotidiana a Gesù nella Chiesa (e non viceversa).
La "cosa" celebrata
L'oggetto della celebrazione, nella logica della SGS, è la vita nel mistero di Dio:
- un Dio che fa della vita dell'uomo la sua grande passione
- una vita che si qualifica come piena e abbondante solo in Dio.
Tradotto in criteri, significa:
- verifica del volto di Dio che traspare nella celebrazione
- verifica della qualità di vita che viene perseguita: l'affidamento come fondamento
- verifica dei "problemi" che inquietano: sono davvero quelli "veri" (vita e morte)?
UNA SPECIE DI CONCLUSIONE
La SGS dà infine una specie di "colpo d'occhio" globale sul quale possiamo "valutare" la qualità della celebrazione:
- ciò che viene detto e fatto: una "buona notizia" per la vita quotidiana
- che spinge alla conversione, spalancando alla speranza,
- in una continua "nostalgia" della casa del Padre, fondamento di ogni nostra festa.