La mia fede tra studio

e vita di ogni giorno

Testimonianze di Valentina e di Costanza

Palermo


Mi chiamo Valentina, ho 22 anni e studio medicina e chirurgia all’Università di Palermo. Faccio anche tante altre cose ma di certo questa è quella che mi prende più tempo. La scelta di intraprendere un percorso di studi del genere all’inizio prescinde dalla vera consapevolezza della durata del percorso ma si basa su motivazioni strettamente personali, proprio quelle che ti fanno tendere verso la persona che immagini di essere in un futuro. Rispetto alle altre professioni, quella medica non si basa esclusivamente sulla conoscenza, ma si basa soprattutto sull’empatia. I futuri medici sono quelle persone che, con adeguato distacco, staranno di fronte alla sofferenza fisica di molte persone, la quale molto spesso è accompagnata da una sofferenza spirituale. Perché scegliere tutto questo? Sono una persona curiosa, probabilmente la fase dei “perché” dei bambini per me si è un po’ prolungata, e capire come funziona il nostro organismo, vederne i limiti e le perfezioni mi ha sempre affascinato. Questo non basta. Affacciandosi al mondo universitario sorge spontanea la domanda: ”cosa devo fare della mia vita? Quale strada è la mia strada?”. In questo enorme perché, tantissimi ragazzi si perdono e vagano senza meta. Io nel momento della scelta ho affidato tutto a Dio. Lui conosce il mio e il cuore di tutti i ragazzi, conosce i nostri talenti perché proprio Lui ce li ha dati e ci ha pensati nella massima resa di questi. Ecco che oltre alla naturale tendenza va associata la risposta a questa chiamata, quella di rendere al massimo ciò per cui siamo stati pensati. Personalmente ho scoperto la chiamata lungo il percorso e la comprendo col tempo sempre più, soprattutto quando sto vicino agli ammalati. Non puoi essere lì con loro per caso, ma sei li per guarirli e accompagnarli nel loro percorso di guarigione e a volte anche in quello di sofferenza. Quando capisci che non puoi farti carico da solo di tutto questo comprendi di essere un piccolo strumento.

Il mio nome è Costanza e sono una giovane credente di 22 anni che studia medicina e chirurgia presso l'Università di Palermo. Spesso mi domando: sto facendo la cosa giusta? In un mondo pieno di regole, di realtà differenti, di pregiudizi, chi siamo noi? Nella vita ho sempre studiato, mi sono sempre impegnata per dare il massimo, da ragazza diligente, ho sempre avuto bei voti a scuola per non dare pensieri miei genitori e per renderli orgogliosi. Mi piaceva e mi piace tuttora studiare, continuo a dirmi che per ora questo è il mio "lavoro", essere studente e grazie a questo poi avrò le basi per diventare un buon medico, che, anche se non mi piace definirlo tale, è e sarà il mio lavoro. Tuttavia lo studio non basta, per quest'ultimo occorre tanta passione e amore verso il prossimo.
Proprio da questi due concetti quest'anno insieme ad una mia cara amica, nonché collega, Valentina, abbiamo dato il via ad Angeli Fuori Corsia, un progetto di doposcuola e animazione in un asilo multietnico a Palermo, che ci ha permesso di avvicinare i futuri medici al volontariato e ci ha resi ancor più consapevoli che, come dice Sara, una partecipante al progetto, l'umanità che ci circonda manifesta bisogni non solo fisici ma principalmente interiori.
Quando decisi di voler intraprendere questo percorso sapevo non sarebbe stato semplice ma sapevo anche chi volevo diventare: un supporto, un punto di riferimento, una soluzione, una persona importante per la vita delle altre persone. Esserci per l'altro. Non sono mai stata sola, la mia fede mi ha sempre accompagnata e continua a farlo, rispondendo alla mia prima domanda: "se mi segui, stai certa che sarai sulla retta via". 
Credere vuol dire essere, decidiamo noi chi siamo, ma solo seguendo il Maestro impareremo ad essere il meglio di noi stessi.

 

Essere social 

La presenza sul web, o meglio ancora, sul social network, è una prassi che funziona. Lo studente universitario a Palermo è restio ad andare alle attività, ma in cambio vive di sbobinature e quando “studia” in fianco ai libri ha lo smartphone. È li che gira la testa quando deve distrarsi dalla troppa concentrazione. È lì che nei momenti di svago vanno gli occhi e la mente per curiosare come va il mondo. E la Chiesa dev’essere lì. Non in modo pesante, altrimenti ciao ciao. Un post ben scritto su Facebook, una foto su Instagram con dei colleghi sorridenti ad un’attività, una diretta live, un articolo interessante sul blog, sono gli ingredienti per entrare in relazione coi giovani d’oggi. Il momento dell’approccio faccia a faccia, pazienza, arriverà. Intanto sono lì che ti scrutano. E poi, tranquilli, arrivano.

 

La presenza sul web, o meglio ancora, sul social network, è una prassi che funziona.

Lo studente universitario a Palermo è restio ad andare alle attività, ma in cambio vive di sbobinature e quando “studia” in fianco ai libri ha lo smartphone. È li che gira la testa quando deve distrarsi dalla troppa concentrazione. È lì che nei momenti di svago vanno gli occhi e la mente per curiosare come va il mondo.

E la Chiesa dev’essere lì. Non in modo pesante, altrimenti ciao ciao.

Un post ben scritto su Facebook, una foto su Instagram con dei colleghi sorridenti ad un’attività, una diretta live, un articolo interessante sul blog, sono gli ingredienti per entrare in relazione coi giovani d’oggi.

Il momento dell’approccio faccia a faccia, pazienza, arriverà. Intanto sono lì che ti scrutano. E poi, tranquilli, arrivano.