Francisco Vásquez
(NPG 1982-10-27)
Fin dal 1978 abbiamo presentato alcune esperienze italiane (Verona-Casa Serena, Genova-Bolzaneto, gli Scout) sulla Pasqua dei giovani. Con questo racconto, che viene dalla Spagna e che indica come il movimento giovanile ecclesiale «Cristo vive» prepara e celebra la Pasqua, vogliamo riproporre agli operatori di pastorale una simile iniziativa.
Sentiamo sempre più l'esigenza di offrire ai giovani una fede che non si limiti a insieme di conoscenze, ma che sia contemporaneamente esperienza diretta di comunità, contatto vivo nella celebrazione, ancoramento alle dimensioni costitutive della vita cristiana. Tutti questi elementi si possono integrare in una proposta di celebrazione della Pasqua, che inviti i giovani a uscire dal proprio ambiente, a riflettere seriamente in gruppo sullo «stile cristiano» di vita come espressione del «credo la resurrezione» , a reinventare le celebrazioni della tradizione e i loro grandi simboli.
Ci rendiamo conto che le difficoltà e le perplessità di alcuni non sono poche, e, soprattutto, che si richiede di ripensare in termini globali la presenza dei giovani nelle parrocchie e nei gruppi a Pasqua.
Affermiamo però alcuni convincimenti. Il primo: la celebrazione della Pasqua deve essere una grossa occasione di esperienza cristiana dei giovani, prima che un momento in cui utilizzarli per organizzare la Pasqua. Secondo: la maggior parte dei giovani di fatto non vive questa festa, e, di quelli che la celebrano, non pochi la vivono in modo superficiale e dissipato. Terzo: la celebrazione della Pasqua giovanile, più che alibi pastorale, può diventare, con un minimo di attenzione educativa, il punto di partenza per un rinnovamento dell'intero cammino di fede. Come conferma questa esperienza spagnola.
Taizè è il punto di riferimento obbligato per chiunque voglia oggi proporre una pasqua giovanile. Così è stato anche per noi, nel momento in cui abbiamo voluto lanciare un nuovo modo di celebrare la Pasqua per i giovani della Andalusia. Tutto comincia nel 1974: alcuni salesiani si rendono conto della opportunità pastorale di proporre, a livello nazionale, un incontro per giovani (fatto poi a Siviglia) durante i giorni di Pasqua. Lo slogan Cristo risuscitato, liberazione della gioventù» piace subito a tutti. Forse per la novità dell'esperienza, forse perché la proposta accoglie il bisogno giovanile di riflettere insieme sulle proprie inquietudini e sui progetti di vita, in poco tempo raccogliamo oltre 1.800 adesioni. Nasce una Pasqua giovanile, fresca, impegnata, piena di festa.
L'esperienza viene riproposta negli anni successivi, anni per noi in Spagna,che vivevamo il dopo Franco, di intensa passione socio-politica.
Nel giro di tre anni l'incontro pasquale si consolida fino a diventare punto di riferimento abituale per molte comunità giovanili di nuovo stile, e a lasciare il carattere strettamente salesiano con il quale era cominciato.
Sono passati alcuni anni da allora. Bisogna riconoscere che quelle esperienze sono state il punto di partenza per tante altre iniziative pasquali in tutta la Spagna, e che per molti giovani sono state l'occasione di un salto di qualità verso la consapevolezza della propria fede e di una fede che si traduce in impegno sociale ed ecclesiale.
Nasce il movimento «Cristo vive»
Nel 1976 facevo parte dell'équipe di pastorale giovanile della diocesi di Huelva, sempre in Andalusia. Quando a Natale ci si ritrova per una verifica del cammino fatto dai gruppi si viene naturalmente a parlare del futuro e di alcune iniziative possibili. Anche lì si propone la possibilità e convenienza pastorale di una Pasqua giovanile. Dopo lunghe discussioni tra i sacerdoti, i giovani e le suore presenti, si arriva ad uno slogan che è stato accolto con simpatia dai giovani e che oggi è il nome di un vero movimento giovanile ecclesiale: Cristo vive».
La proposta pasquale sotto il nome Cristo vive» si diffonde rapidamente. L'esperienza del primo anno ci ha spinti a moltiplicare gli incontri, perché non si riesce a celebrare la Pasqua con oltre mille giovani. Il numero massimo che oggi indichiamo è di 300. In questo modo si viene a favorire l'iniziativa locale, si può celebrare relativamente vicini alla propria zona di provenienza, c'è maggior possibilità di scambio tra i gruppi anche in altre occasioni.
Su un altro aspetto della iniziativa ci sembra utile richiamare l'attenzione: fin dagli inizi abbiamo creduto che dovessero essere gli stessi giovani a organizzare la Pasqua sia sul piano dei contenuti che sul piano della gestione.
Quel primo anno abbiamo celebrato tre incontri. L'anno dopo, quattro. Nello scegliere il posto ci si è sempre preoccupati che fosse un posto sufficientemente lontano dalla città. In genere preferiamo la zona collinare e i paesi appartati, per creare un ambiente tranquillo, senza giovani che vanno e vengono, senza grosse distrazioni o occasioni di uscita.
La nostra proposta è oggi diretta a tutti i giovani delle parrocchie, dei movimenti, delle associazioni e a tutti i giovani in genere.
Alcuni ci accusano di tirare fuori i giovani dal loro ambiente in un momento importante della vita ecclesiale. A costoro rispondiamo in primo luogo che vogliamo preoccuparci della formazione dei giovani, prima che del loro utilizzo per animare le feste pasquali nelle parrocchie, e poi che la gran parte dei giovani di fatto non celebra affatto la Pasqua in modo significativo. Magari vi fossero venti o trenta incontri pasquali per giovani in Andalusia! L'esperienza poi ci dice che molti di questi giovani, dopo aver partecipato ad uno o due incontri con noi, ritornano ai loro ambienti e ripropongono una celebrazione della Pasqua più attenta ai giovani. Quelli che vengono dunque sono una minoranza che tende ad essere lievito dentro le comunità locali.
Le intuizioni di base
Il principio basilare è che devono essere i giovani gli evangelizzatori dei giovani. Sacerdoti e religiosi devono essere presenti e aiutare in tutto, sia durante la preparazione che nei giorni della celebrazione. Ma devono essere i giovani a dare il volto alla Pasqua. Un giovane si sente provocato quando incontra un giovane della sua età e situazione che vive in modo affascinante la fede nel Cristo risorto.
Una esperienza negativa si è verificata in proposito un anno, quando ad animare la Pasqua sembrava fossero dei giovani e poi i partecipanti sono venuti a sapere che in realtà erano degli studenti di teologia... Da allora siamo stati ancora di più attenti. Crediamo che lo scambio tra giovani impegnati e giovani in ricerca sia decisivo per l'annuncio e la celebrazione della fede.
Una seconda intuizione è dare ampio spazio alle celebrazioni liturgiche opportunamente ripensate per i giovani, soprattutto al venerdì santo e alla notte del sabato, celebrazioni sconosciute per quasi tutti i giovani.
Ma non ci accontentiamo della celebrazione comunitaria. Crediamo molto negli spazi e tempi di silenzio e preghiera del tutto personali. In quei giorni, per molti, la preghiera ridiventa una esperienza profonda, calma, interiore.
Grande importanza viene anche attribuita allo scambio e alla comunicazione tra giovani sui temi di fondo della esperienza cristiana e della incarnazione del vangelo nella vita personale, di gruppo, collettiva. E un momento di arricchimento notevole, anche per il fatto che nei gruppi di riflessione ci si incontra sempre tra giovani di diversa provenienza.
Lungo le giornate si moltiplicano le occasioni di servizio e dialogo interpersonale: nei lavori di gruppo, nella pulizia degli ambienti, nel servizio mensa, nella preparazione delle liturgie e delle feste...
Non vogliamo tuttavia fare di questo momento un semplice scambio orizzontale, magari giovanilista. Educhiamo invece a vivere tutto questo come «incontro con Dio», attraverso il sacramento del fratello.
Nelle settimane precedenti la celebrazione vi sono per tutti giornate di preparazione, vere tappe lungo un cammino, con una serie di domande su cui verificarsi. Questo modo di procedere crea progressiva consapevolezza e senso di partecipazione. La festa nasce così, e la si vive, con un grosso senso di responsabilità da parte di tutti.
Un altro elemento decisivo della Pasqua è la nostra insistenza sullo slogan «non siamo gente di Pasqua». Cosa vogliamo dire? La Pasqua non deve rimanere una parentesi isolata nella vita personale e dei gruppi. Non si può e non deve esserlo. Deve invece collocarsi dentro un cammino educativo e religioso, come una tappa centrale. Proprio per questo spieghiamo ai giovani che sono giorni di «celebrazione»: ciò che si vive in forma abituale lungo l'anno si attualizza, si rende presente, in forma più intensa in questa occasione. Ciò che in fondo conta è il cammino abituale lungo l'anno. Questo non impedisce che vi partecipino persone in ricerca, magari invitate da un amico o da una amica. L'esperienza ci dice che molti di questi giovani hanno una inquietudine religiosa che in questi giorni emerge con intensità e sollecita tutti a precise scelte umane e religiose. La loro presenza non permette di scivolare nella accademia o nel folclore.
Lo sviluppo e la organizzazione di queste intuizioni ha portato molti giovani ad un recupero della Pasqua come elemento centrale della vita cristiana. Questo è il dato conclusivo più significativo della nostra esperienza.
Le grandi tappe evolutive di questi anni
Siamo partiti rivolgendo la nostra proposta a giovani tra i 16 e i 25 anni. Si è visto subito, però, che così facendo si veniva ad avere una percentuale troppo alta di quindicenni e sedicenni che finivano per far cadere la tensione e lo stile di un incontro pensato fondamentalmente per diciottenni.
Oggi il nostro servizio è differenziato: alcuni incontri sono riservati a giovani dai 17 anni in su, e questo ha fatto sì che la media dell'età si elevasse a 18/19 anni; altri incontri invece sono pensati esplicitamente per ragazzi e ragazze dai 14 ai 16 anni. Non c'è altro rimedio al problema che sottostare a questa divisione di età, se si vuole evitare la confusione e il disagio.
Non per questo si tratta di due cammini separati. Gli adolescenti partecipano alla preparazione della Pasqua fin dal primo incontro che si tiene a gennaio, in cui si sceglie il tema dell'anno. Parallelamente ai giovani essi elaborano i loro contenuti e sussidi.
Il loro incontro avviene però dopo la Pasqua, quasi sempre il fine settimana che segue la domenica di risurrezione. Non si tratta quindi di una Pasqua vera e propria, ma di una celebrazione che avviene nell'arco della settimana pasquale. La presenza degli adolescenti è in genere molto numerosa. Più di 400 e quasi 500 in alcune zone. L'incontro dura il sabato e la domenica fino a sera. Uno stile naturalmente più agile, ma non per questo superficiale. Sono ormai tre anni che teniamo questi incontri e ci sembra di poter affermare che sono momenti di intensa maturazione, sempre all'interno del piano di formazione che accompagna questi adolescenti lungo tutto l'anno.
La celebrazione della Pasqua con il passare degli anni ha dato inizio, come già si accennava, ad un vero movimento giovanile ecclesiale, con il nome «Cristo vive», diffuso ormai in più parti di Spagna. Il movimento ammette diversi gradi di partecipazione e impegno: da quelli che occasionalmente partecipano ai nostri incontri e poi continuano il cammino nel loro ambiente, fino a coloro che si inseriscono consapevolmente e con continuità nel nostro piano formativo.
La maggior parte di questi gruppi si è assunta il compito originale di farsi carico dell'animazione di servizi di spiritualità e formazione per gli altri gruppi della loro zona. Essi si sentono lievito nell'ambiente, cellula che deve creare altre cellule, che nel loro insieme, per osmosi, fanno presente un Cristo vivo, non a parole, ma con la propria vita. Questa è l'idea chiave. Dall'esperienza della Pasqua è nato un intero cammino formativo che ormai prevede ritiri mensili, brevi «cursillos» trimestrali, incontri a Pasqua, a Pentecoste e in altri momenti. Passo dopo passo è venuto a delinearsi un insieme di iniziative che costituiscono una grossa speranza per il futuro della nostra pastorale giovanile.
Abbiamo anche assistito, in questi anni, alla riscoperta del sacramento della Penitenza, vissuto come momento di riconciliazione e di rinascita, per dono assoluto di Dio, dell'uomo nuovo. Sono già tre anni che la riflessione e la maturazione dei giovani ha portato a celebrare la riconciliazione comunitaria come momento centrale del sabato pomeriggio.
Un'altra iniziativa che è progressivamente maturata è la «festa della luce». Alla conclusione della Pasqua annunciamo un'altra meta del cammino per la Pentecoste. Si tratta di rivedersi per verificare gli impegni assunti a Pasqua, celebrare insieme la presenza dello Spirito, programmare le attività formative per l'estate. Questo incontro ci è sembrato necessario per non lasciar cadere la tensione delle feste pasquali e scendere di più al concreto negli impegni.
Un aspetto che ha assunto un volto sempre più preciso è lo stile del coordinamento delle iniziative. C'è un coordinamento centrale che rappresenta tutte le forze giovanili, ed un coordinamento zonale che include i gruppi della zona. Su tutto quanto si decide insieme; tutto è frutto di una lenta elaborazione comune. Ciò garantisce il rispetto delle persone e dei gruppi e la loro maturazione. Ad ogni progettazione segue la realizzazione, e ad ogni realizzazione segue la verifica insieme. Questo lavoro in comune ha permesso di elaborare dei sussidi che si stanno rivelando un originale forma di collegamento e di circolazione delle idee. Per ogni iniziativa prepariamo gli opportuni sussidi. Questo crea mentalità, uniformità, stile, senza nulla togliere alla libertà e sensibilità locale sollecitata dagli stessi sussidi a «inventare» le proprie iniziative.
C'è da aggiungere, posto che ce ne fosse bisogno, che tutto questo lavoro richiede un gruppo di giovani ed educatori pieni di buona volontà e costanza, che non si lasciano scoraggiare dalle comprensibili difficoltà.
La preparazione della Pasqua
Nel primo week-end di gennaio ci riuniamo da tutte le zone per cominciare la preparazione della Pasqua. Vi partecipano tutte le équipes animatrici e coloro che si impegneranno più direttamente nella diffusione e organizzazione della iniziativa. Il primo anno a tale incontro eravamo in venti, lo scorso anno in 140 tra giovani ed educatori.
La mattina del sabato prevede un momento di riflessione e preghiera, come esperienza spirituale personale dei partecipanti. Normalmente il tema si aggira sull'esperienza della morte e risurrezione del Signore Gesù e nostra.
Il pomeriggio vede tutti al lavoro per delineare i contenuti che la Pasqua dell'anno dovrebbe accentuare, alla luce della mutata sensibilità culturale ed esperienziale dei giovani.
Da questo confronto nasce un documento di «convocazione» dei gruppi giovanili per la Pasqua. Un documento vivace, profetico, in grado di innescare un cammino personale e di gruppo verso la grande festa.
In assemblea si decide anche lo slogan dell'anno, alla luce dei contenuti appena elaborati. Ogni anno i giovani suggeriscono una frase che risponde alle circostanze e ai loro problemi. Alcuni slogan di questi anni sono stati: «Cerchiamo giovani con speranza, ti interessa?», un anno: «Indifferenti? No, tu sei necessario», ed un altro: «Oppressi, ma non schiacciati», ed ancora: «Crediamo, per questo lottiamo», ed infine: «Costruisci, rischia la tua vita».
La mattina della domenica si ricercano i tempi e i mezzi di diffusione più adatti. Divisi per zone si discute sul materiale da utilizzare, su chi si può contare, sulle iniziative da suscitare prima della Pasqua.
La preparazione è lunga quindi: febbraio è dedicato alla diffusione, marzo all'approfondimento dei contenuti, aprile porta con sé la celebrazione. Caratteristiche, nelle settimane che seguono l'incontro di gennaio, sono le tecniche per far conoscere la proposta. Alcuni attaccano posters sui muri delle strade, altri girano le parrocchie e i gruppi giovanili. C'è chi prepara montaggi audiovisivi e li proietta nei centri giovanili e nelle scuole, e c'è chi gira per parlare personalmente ai gruppi...
La preparazione sui contenuti occupa le quattro settimane di marzo. Chi è interessato alla Pasqua deve riunirsi con altri e verificarsi sul tema dell'anno. Si comincia a mettere in comune le esperienze e lasciarsi arricchire o criticare da quello che gli altri vivono. Ci si mette progressivamente in situazione di ricerca.
La proposta della Pasqua viene a raggiungere i giovani secondo tre cerchi concentrici.
Alla maggioranza l'annuncio arriva per mezzo dei giovani che si suddividono parrocchie, paesi, centri, mezzi di comunicazione, stampa e radio. Un annuncio quindi personalizzato, in cui un giovane entra anzitutto a contatto con l'esperienza umana e cristiana di un altro giovane. Sono migliaia i giovani ai quali in questo modo arriva l'annuncio.
Ad altri esso giunge attraverso i posters che, come si diceva, vengono attaccati per le strade. Con questi posters si vuole proporre un interrogativo, suscitare un minimo di inquietudine in tutti.
Un secondo cerchio o ambito, quello normale, sono i giovani che frequentano i gruppi cristiani. Questi si preparano con calma per celebrare «come giovani» l'avvenimento centrale dell'anno cristiano.
Un terzo nucleo, più ristretto, è quello formato dai gruppi di responsabili che si assumono l'animazione delle giornate di Pasqua.
Non tutti quelli che ricevono l'annuncio partecipano alle varie tappe del cammino e all'incontro conclusivo. Alcuni possono partecipare solo alle tappe di preparazione. Vi sono poi quelli che arrivano alla Pasqua all'ultimo momento, ma vivono già un grosso impegno cristiano nei loro gruppi e movimenti.
Lo stile delle tre giornate
Alla preparazione remota, che dura due mesi, segue quella prossima ed immediata, soprattutto per un certo nucleo di giovani.
Da lunedì santo, in ogni luogo di celebrazione, si riuniscono alcuni giovani che fino al giovedì preparano gli ambienti, le tracce di lavoro, i ciclostilati, addobbano le sale e nello stesso tempo riflettono insieme sul tema pasquale dell'anno. Al lunedì si considerano i temi del venerdì santo, al martedì quelli del sabato, al mercoledì quelli della domenica. Il giovedì è giorno di intensa celebrazione e di ripasso generale. Non sono quindi giorni di solo lavoro, ma di vita comunitaria, di riflessione, di preghiera. È sintomatico che chi prende parte una volta a questi primi giorni della celebrazione fa sempre il possibile per ritornarvi negli anni seguenti.
Questi gruppi, a secondo dei posti, oscillano dai 20 ai 60 giovani. Non ci vuole molto a intuire il clima di cameratismo, amicizia, lavoro, serietà che viene a crearsi.
Da notare che ogni giorno nei gruppi ci si alterna in modo da garantire l'incontro con quasi tutti i presenti. Da notare anche che lo schema e i ritmi di lavoro sono comuni a tutti i nuclei di preparazione della Pasqua.
La celebrazione vera e propria comincia al venerdì santo. Con gli autobus e le macchine i giovani convergono verso il luogo della celebrazione. Li ricevono le commissioni di accoglienza e ambientazione, per far sì che anche quelli che vengono alla Pasqua la prima volta non si sentano spaesati.
Dopo la sistemazione e una sommaria esplorazione dell'ambiente ci si ritrova insieme ed i coordinatori della Pasqua, due ragazzi e due ragazze, danno il benvenuto, ricordano il perché ci si trova insieme, delineano velocemente le costanti della celebrazione pasquale, alla luce del tema annuale. La preghiera che segue, calma e partecipata, fa capire a tutti a che cosa punta l'incontro pasquale. Subito dopo ci si divide a gruppi, con un giovane responsabile che fa da animatore e da mediatore tra la traccia di riflessione e i giovani. Nel gruppo oltre ai ciclostilati tutti portano il Nuovo Testamento.
Anche il pranzo è luogo di partecipazione. Sono i giovani a servire i pasti, raccogliere e lavare i piatti, pulire gli ambienti. In un clima di amicizia, collaborazione attenta, festa e canti, che finisce per contagiare tutti.
Il momento culminante, al venerdì sera, è la celebrazione della croce. Comincia con una lunga processione preceduta da una enorme croce portata a spalle dai giovani fino al posto in cui si celebra o fino alla piazza del paese. Alla processione segue la celebrazione animata da canti, interventi dei giovani, attualizzazione del senso della croce. Dopo la celebrazione, che dura circa un'ora e mezzo, riprende il lavoro dei gruppi fino a cena. Prima di andare a dormire,un altro momento di preghiera.
La giornata del sabato comincia con un'ora di preghiera cui segue la colazione e la pulizia degli ambienti, la presentazione in assemblea del tema del giorno mediante cartelloni, montaggi di diapositive, brevi interventi dei giovani coordinatori. In questo modo, quando si va in gruppo e si comincia a lavorare non si parte a freddo, ma già provocati e sensibilizzati.
Ogni gruppo, una volta riunito, dedica un certo tempo alla lettura e studio personale. Dopo ha inizio la riflessione comune.
Dopo pranzo ci si divide a gruppi per preparare la liturgia della notte. Alcuni provano i canti e studiano come rendere partecipata la liturgia. Altri addobbano a festa i vari posti di riunione, i corridoi e le scale con festoni, scritte, cartelloni. Il pomeriggio del sabato trova la sua unità nella celebrazione comunitaria della Penitenza, con ampio spazio al silenzio, ai gesti di riconciliazione interpersonale, all'incontro con il sacerdote. Una liturgia senza fretta, raccolta, impegnativa. È uno dei momenti che i giovani vivono con maggior autenticità.
E finalmente, dopo la cena, la grande celebrazione della resurrezione. Due dense ore che prevedono la cerimonia del fuoco e della luce, la processione festosa con le candele e le torce, la benedizione dell'acqua con la rinnovazione dei propri pegni di giovani credenti in questa società ed in questa chiesa, l'eucaristia. Al centro, il grande annuncio pasquale cantato e festosamente ritmato fino a che penetra nel più profondo del cuore dei presenti.
Dopo la celebrazione, ovviamente, ci si incontra per una grande festa in cui tutti portano il loro contributo, la loro allegria e i loro canti, le loro danze e i loro scherzi.
La domenica è il giorno nel quale bisogna «atterrare» e giungere a impegni chiari, che concretizzino ciò che si è vissuto e ciò su cui insieme si è riflettuto. Dopo la preghiera del mattino, l'orario è quello del sabato: presentazione del tema in assemblea e quindi lavoro a gruppi.
Nel pomeriggio ci si riunisce per zone, paesi, parrocchie, alla ricerca delle forme opportune per un «nuovo cammino» in risposta alle provocazioni della Pasqua. Tutto si conclude con una gioiosa eucaristia. Chi la presiede deve aver partecipato a tutto l'incontro, essere in grado di offrire una sintesi dei contenuti emersi, incoraggiare a realizzare gli impegni assunti personalmente o in gruppo. Al termine si annuncia la tappa successiva del cammino formativo: la festa di Pentecoste o festa della luce. Già nell'addio, oltre ai baci, abbracci e scambio degli indirizzi, ci si impegna a ritrovarsi per fare una revisione del cammino che si percorrerà dopo Pasqua.
A questo punto, per capire lo stile della nostra proposta, conviene accennare ad un errore che, fin da quando comparve, combattemmo con energia.
Vi fu in alcuni gruppi la tentazione di limitarsi al silenzio e alla contemplazione personale. Le stesse liturgie venivano pensate in modo da non disturbare la preghiera ed il raccoglimento personale!
Per noi il lavoro di gruppo è un momento centrale della Pasqua. È in esso che i giovani, stimolati dagli altri giovani, si esprimono, verificano le esperienze, dialogano sulle dimensioni di fondo della vita. Nei gruppi possono discutere, chiarire, sentirsi provocati. È lì che molte scelte maturano. Per questo noi prevediamo almeno tre grossi tempi di riflessione in gruppo, sempre guidati da un animatore e stimolati dai ciclostilati. Se si tiene conto che per molti la riflessione sul tema è cominciata a gennaio, si può capire quale arricchimento viene a verificarsi, anche se solo ci si scambiano le esperienze.
La formazione di una tradizione di pasqua giovanile e la moltiplicazione delle esperienze
Il primo anno che un giovane prende parte alla Pasqua vive una esperienza indimenticabile ed entusiasmante. Il vedersi con altri giovani, il vivere celebrazioni nuove e ricche di fascino, espresse in un linguaggio comprensibile da tutti, l'uscire dalla città o dal proprio ambiente sono elementi che accrescono l'entusiasmo.
Qualcuno ci accusa di usare tecniche e strumenti che abbagliano i giovani. Non è vero. Non si pretende di incantare nessuno, piuttosto è vero che chiediamo ai giovani un grande impegno per quei giorni ed un non minore impegno per il futuro. Certamente, soprattutto nei primi anni, e a causa dell'alto numero di adolescenti, gli incontri hanno rischiato di scivolare nella superficialità e nell'emozione, senza passare a ciò che veramente significava la Pasqua.
Oggi però possiamo dire di aver creato una tradizione pasquale in cui la serietà e l'impegno di quasi tutti sono fuori discussione. Per molti ormai da quattro, cinque, sei anni la Pasqua è un appuntamento a cui non mancare.
Significativo è che da due anni vi prendono parte anche coppie di giovani famiglie che già prima del matrimonio frequentavano e animavano la Pasqua. Vivono la convivenza e la celebrazione con tutti gli altri, ma si riservano un gruppo di riflessione tutto per loro.
Questa tradizione pasquale ha come sottofondo uno stile salesiano, ma è sempre aperto a tutti, come confermano le provenienze dei gruppi. Con il trascorrere degli anni alcuni degli animatori più assidui hanno scoperto più da vicino la vocazione e lo stile salesiano, diventando cooperatori salesiani. Molte équipes zonali di animazione sono formate proprio da loro.
Come si accennava all'inizio, l'origine di tutti questi incontri pasquali la si deve ricercare in Taizè. Noi non abbiamo fatto altro che riprenderne le intuizioni e proporle ai giovani spagnoli. Non solo noi, tuttavia. Fin dal 1974 ci fu in Catalogna un incontro di stile e dimensioni come quello di «Cristo vive», ma autonomo.
Oggi nell'Andalusia occidentale siamo giunti a celebrare la Pasqua in quattro zone. E incontri simili si tengono, animati dai salesiani, anche nelle altre zone dell'Andalusia orientale. Altri incontri ancora sono nati e si sono sviluppati a livello di diocesi. C'è da aggiungere che c'è una profonda convergenza fra le varie esperienze fino ad utilizzare lo stesso materiale di diffusione e le stesse tracce di lavoro.
Ormai la Pasqua giovanile è una proposta pastorale diffusa in tutta la Spagna e si stanno moltiplicando gli incontri di verifica del cammino percorso in questi anni. Tra salesiani si è anche arrivati a elaborare un piano formativo generale entro cui viene collocata l'esperienza pasquale e che viene proposto ai gruppi, con tutta una serie di strumenti per gli incontri, i ritiri mensili, i campiscuola estivi, gli esercizi spirituali.
Una parola, prima di concludere, sulle «difficoltà». Diciamo subito che le vere difficoltà, in fondo, non ci sono giunte dai giovani, ma dalle istituzioni ecclesiali...
Non possiamo negare che spesso veniamo osservati da lontano e per lo più da persone miopi. Le critiche ci sono venute da chi non ha mai avuto il coraggio di celebrare con noi la Pasqua e le altre tappe del cammino formativo. Oggi sosteniamo, più convinti che mai, che si può giudicare solo dopo aver visto direttamente questi incontri giovanili e i loro frutti.
Non per questo non abbiamo fatto degli sbagli. Nella relazione li abbiamo anche ricordati. Di volta in volta, con pazienza, abbiamo cercato di correggerli. E questo per essere in grado di rispondere concretamente, attraverso una proposta cristiana che non sia una somma di conoscenze, ma anzitutto una esperienza affasciante, alla sete di Dio che riscontriamo nei giovani, anche in quelli che qualcuno definisce «lontani», ma che spesso, in questi incontri, manifestano una profonda inquietudine e un'intensa ricerca religiosa.
Questo ci spinge a camminare, a inventare di anno in anno la Pasqua di sempre e a celebrarla in un linguaggio giovanile, che incarni l'offerta che il Signore risorto fa della sua risurrezione ai giovani del nostro tempo.