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    Scuole per giovani animatori nella Sicilia salesiana


     

    Luigi Perrelli

    (NPG 1985-05-41)


    Come annunciato nella programmazione '85 della rivista, intendiamo presentare ai lettori alcune esperienze di scuola per animatori di gruppi giovanili. Lo faremo prendendole da diverse parti d'Italia e da diversi contesti educativi e pastorali.
    Nelle pagine che seguono presentiamo una esperienza, anzi un insieme di scuole per animatori, organizzate dai salesiani in Sicilia per i giovani responsabili velocemente alcune caratteristiche di queste iniziative.
    In primo luogo le scuole non sono nate a sé stanti, ma come espressione di un vero «movimento» di pastorale giovanile, che si concretizza in una spiritualità e in un preciso progetto educativo e pastorale. In secondo luogo il rapporto tra coordinamento e decentramento: da una parte la proposta viene elaborata insieme, dall'altra viene realizzata nelle diverse zone lasciando spazio alle esigenze locali.
    In terzo luogo la partecipazione giovanile alla stessa organizzazione delle scuole: i giovani con più esperienze diventano protagonisti delle scuole, assicurando così una tradizione formativa e il ricambio degli stessi gestori delle scuole, oltre che l'attenzione al contributo dei laici nella formazione degli animatori.
    Infine sottolineiamo l'impegno delle scuole. Non sempre tutto nasce calibrato. L'importante è saper trarre frutto dalla esperienza.

    UNA SCELTA GLOBALE

    L'esperienza delle scuole per animatori non si può descrivere adeguatamente senza inquadrarla nel contesto di alcune opzioni pastorali fondamentali.

    La scelta dell'animazione

    La scelta dell'animazione si sta rivelando sempre più come una dimensione fondamentale del servizio educativo. Non c'è dubbio che questo termine ha assunto in questo momento particolare una risonanza nuova e fa quasi «moda». Ma sotto la vistosa ondata d'interesse per l'animazione c'è una profonda riscoperta delle più autentiche esigenze educative, della promozione graduale e coinvolgente dei soggetti che maturano da perpetui destinatari a sempre più validi protagonisti di quel processo di crescita nella vita che è il senso ultimo del lavoro per e con i giovani. In altre parole, abbiamo fatto nostro il principio: educare evangelizzando ed evangelizzare educando.
    Questa scelta si concretizza nella formazione del giovane animatore come persona che si connota secondo questi tratti fondamentali:
    - animatore è colui che ha un progetto di vita e vuole suscitare il gusto dellal vita (identità e finalità);
    - animatore è colui che sceglie la via «difficile» dell'educazione e crede in una pedagogia della fede;
    - animatore è chi conosce e vive i problemi dei giovani (presenza in situazione);
    - animatore è colui che privilegia il gruppo come luogo di incontro ed esperienza di Chiesa (metodologia pastorale);
    - animatore «salesiano» è colui che adotta uno stile di intervento che si ispirea al Sistema preventivo.

    In un contesto pastorale

    È percepibile il recupero di una sintesi pastorale dopo la frantumazione, carica di fecondi fermenti, del post-concilio. L'animazione è come l'espressione ideale di una condivisa consapevolezza che bisogna operare sulla base di alcuni criteri che provo ad elencare.
    ^ Sulla base di un progetto: un piano generale e continuamente rivisto che tiene conto di soggetti concreti, chiare finalità, itinerari, temi, ritmi, stile ed ambiente comunitario vitale di una proposta educativa e formativa.
    ^ Pastoralmente connotato: attinge cioè a quella carità pastorale da cui nasce tutto l'agire, secondo il modello di Cristo buon Pastore; esprime l'attenzione all'uomo nella sua totalità; offre la mediazione di una comunità che accoglie, testimonia e rilancia verso una vita con la fede e la speranza incrollabili che da essi crescerà l'albero della vita.
    ^ Giovanile: abbraccia, articolandosi in proposte adatte all'età dei soggetti ed alla loro situazione, tutto l'arco evolutivo che porta dalla preadolescenza alla giovinezza e si chiude solo quando il giovane è pronto ad assumere il suo posto nella Chiesa e nel mondo: ha cioè maturata la propria vocazione.
    ^ In chiave educativa: una scelta di promozione integrale cristiana come educazione liberatrice; è spaziare in tutti i concreti impegni pedagogici e culturali della condizione giovanile con una visione globalmente ottimista che vede semi di speranza là dove molti leggono in chiave di rifiuto o di morte. È pazienza nei tempi lunghi ed insieme zelo ardente per accellerame il naturale evolversi. È in una parola «sistema preventivo» fatto di ragione, religione, amorevolezza.
    ^ Con la mediazione del gruppo e dei suoi profondi dinamismi:
    - gruppo come spazio di crescita umana;
    - gruppo come vera esperienza di Chiesa e non semplice strategia per portare in chiesa;
    - gruppo come appartenenza ad una comunità cristiana o che matura per diventarlo stesso in connessione con altri per la costruzione di una Chiesa come comunione di comunità;
    - gruppo come tappa vitale fino alla assunzione di responsabilità personali nella costruzione del Regno.
    ^ Unificato in uno stile di vita: è la maturazione di una spiritualità, di un modo di vivere in cui si sente la vita come luogo ed evento di salvezza; in cui si assume il «feriale» come via di crescita percorribile anche da quella massa di giovani ai margini dell'esperienza cristiana e segnati da una cultura che sembra escludere Dio.
    ^ Mediato dall'animatore nella sua qualità di:
    - testimone che impegna;
    - guida che orienta;
    - responsabile che discerne la validità del cammino;
    - apostolo che annuncia Cristo vivo;
    - competente nell'arte educativa.

    Con una pianificazione degli interventi

    Da alcuni anni, diversi secondo i settori di intervento, questi grandi orientamenti si sono tradotti nell'impegno di formazione degli animatori secondo un'articolazione che tiene conto della disponibilità e del livello degli animatori stessi e del settore in cui sono chiamati ad operare.
    Innanzi tutto si è provveduto alla sensibilizzazione dei responsabili del servizio pastorale (preti e suore) con una serie di convegni e incontri per la conoscenza del mondo giovanile.
    Molto significativa in questi incontri è la presenza dei giovani. Ma per offrire loro qualcosa di più specifico, i giovani più disponibili e impegnati sono irientati verso i campi scuola e le scuole per animatori.

    I CAMPI SCUOLA

    Rispondono agli interessi diversificati dei giovani e promuovono la loro disponibilità secondo una crescente gradualità di impegni e di valori.
    ^ I campi per animatori dei preadolescenti. Sono rivolti a quegli adolescenti-giovani (e sono parecchi negli oratori e nelle parrocchie) inclini ad animare quella fascia preadolescenziale, ricca di molti gruppi ed attività, che è unificata in Sicilia dal movimento «Amici Domenico Savio» (ADS). Il ciclo triennale dei campi estivi sviluppa il tema dell'animazione generale, liturgica, catechistica, ricreativa ed abilita alle tecniche di dinamica di gruppo, comunicazione audiovisiva, cartellonismo ed espressione; dà i fondamenti della spiritualità e punta molto sulla mistagogia nell'esperienza celebrativa. È, come il campo successivo, una vera esperienza propedeutica che fa sorgere in molti l'esigenza di approfondirla mediante la scuola di animazione.
    ^ I campi per tecnici-animatori sportivi. Estivi ed invernali, sono rivolti a giovani dai sedici anni in su e risentono del forte slancio educativo che vivifica l'espandersi delle Polisportive Giovanili Salesiane (PGS) in Italia. La testimonianza dei giovani che fanno questa esperienza è concorde nel dichiarare che grazie alle PGS hanno scoperto cosa significa fare dello sport uno spazio di crescita integrale della persona nella gioiosa sintesi di fede e vita, a partire da un interesse fondamentale qual è quello dello sport per le masse giovanili.
    ^ I campi per animatori del Movimento Giovanile Salesiano. Sono rivolti a giovani che entrano nell'impegno di animazione come protagonisti, condividendo consapevolmente ciò che sorregge tutto l'edificio del lavoro educativo: la spiritualità giovanile salesiana. I «veterani» di questi campi sono chiamati a farsi animatori degli animatori svolgendo un ruolo che da troppo tempo è in esclusiva di preti e suore. Questo campo è direttamente collegato alle scuole per animatori in quanto è nato come esigenza di ricondurre a sintesi il loro cammino diversificato e come verifica delle stesse.
    Finora si sono tenuti tre di questi campi estivi, ma a monte c'è un cammino decennale che ha portato i giovani stessi a ricercare questi momenti della formazione ricevuta in animazione e servizio.
    Da quest'anno si è reso necessario suddividere i circa cento giovani provenienti dalle varie scuole in due sottogruppi a contenuti tematici diversi ma uniti per tutto il resto. Per i nuovi si chiarificano in modo sistematico i concetti base sull'animazione; per i «veterani» si trattano argomenti più specialistici, (ad es. quest'anno l'analisi della situazione religiosa dei giovani in Sicilia).
    ^ I campi dei cinecircoli giovanili socioculturali. Si è fatto il primo, espressione dell'urgenza di lanciare quel settore fondamentale dell'azione educativa che è rappresentato dalle comunicazioni sociali. Educare all'animazione, nel complesso contesto della comunicazione e dei suoi specifici linguaggi, significa mettere un'ipoteca positiva sul futuro pastorale.
    L'insieme di queste realtà e degli interessi giovanili sottostanti, confluendo nel senso di appartenenza ad un unico Movimento Giovanile, trova nelle Scuole per animatori il suo principale momento di continuità e sistematicità.

    LE SCUOLE PER ANIMATORI

    Nate dunque dal Movimento Giovanile esse ne rappresentano l'elemento più vivace e propulsore, evolvendo gradualmente in luogo di qualificazione per tutti i giovani che desiderano condividere il progetto educativo di D. Bosco e vanno maturando nella esigenza di passare dall'essere fruitori a protagonisti di esso.

    Articolazione ed organizzazione

    Il territorio della Sicilia salesiana, per quanto concerne il Movimento, è suddiviso in zone: Trapani, Palermo, Caltanissetta, Catania, Messina. Ragusa. In ognuna di esse c'è una scuola - mentre nelle zone Messina/Ragusa ve ne sono rispettivamente due e tre - per un totale di nove scuole per animatori.
    Responsabile di ogni zona è il delegato zonale del Movimento che, collaborato dalla segreteria di zona, organizza gli incontri, le date, le partecipazioni, invita i docenti e parzialmente definisce i contenuti. I contenuti infatti non sono del tutto liberi.
    È la segreteria regionale - organo principale di collegamento e coordinamento presieduto dal delegato ispettoriale per la pastorale giovanile e composto dal delegato/ a salesiano/a da due giovani eletti in ogni zona - che stabilisce un tema unico obbligatorio di tipo teologico, ne suggerisce uno di tipo pedagogico o psicologico o sociologico o comunque attinente al discorso sulla animazione, mentre affida alle zone la scelta di un terzo tipo di contenuti a seconda delle esigenze dei partecipanti e dei problemi locali: situazioni socio-culturale, livello di maturità dei partecipanti, tipo di intervento operativo più comune tra i giovani partecipanti... Inoltre è previsto un certo numero di incontri a parte per i nuovi partecipanti, in modo da fornire i concetti base e verificare i perché della scelta della scuola.
    Questo criterio organizzativo omira a garantire un cammino omogeneo ed una impostazione globale unitaria ai fini di una convergenza nelle istanze fondamentali e nel processo formativo degli animatori. D'altra parte si intende tener conto della varietà delle situazioni locali e del fatto che le scuole non sono sorte nello stesso anno. Ciò che comunque dà un forte senso di unitarietà nel pluralismo è il crescente senso di appartenenza al Movimento Giovanile; ed il campo estivo che rappresenta quasi la sintesi ed insieme il momento di verifica del cammino fatto e delle problematiche emerse.

    Gli obiettivi e il loro ripensamento

    La novità del discorso e l'interesse suscitato (una media di quaranta soggetti per scuola con un totale oscillante sulle 300 presenze), hanno fatto pensare ad una grande riuscita dell'iniziativa e della sua strutturazione. Tuttavia un'analisi più attenta ha rivelato un grosso rischio che le scuole corrono: il rispondere più ad attese di tipo cognitivo che operativo. Una certa percentuale di partecipanti ha un vero interesse a conoscere chi è, come è, e come si fa l'animatore; ma poi non ha possibilità reale (o non la cerca) di applicazione e di intervento.
    Se si aggiunge che è stato necessario intervenire perché in qualche caso non si riducesse la scuola in «lezione» ma facesse sperimentare attivamente cosa significhi animazione (con l'uso quindi costante della dinamica di gruppo), si comprende come è in corso uno sforzo per focalizzare bene gli obiettivi che si intendono raggiungere per un valido equilibrio tra conoscenza e prassi, che la scuola deve anche mirare all'impostazione di una sorta di tirocinio pratico la cui organizzazione e revisione è parte fondamentale della scuola stessa.
    C'è ancora un aspetto da evidenziare. Si è notato in qualche occasione la tendenza ad impostare la scuola quasi come esperienza di vita, con prevalenza di contenuti teologici e spirituali e con forti esperienze di fede, quasi a sostituzione delle lacune formative che alcuni gruppi da cui provengono taluni giovani presentano. È emerso quindi un obiettivo prioritario rispetto ai classici obiettivi di una scuola per animatori: equilibrare il dosaggio tra gli elementi contenutistici, l'orientamento alla prassi ed una esperienza concomitante di vissuto cristiano. Se da una parte non ci sembra legittimo disattendere questa esigenza di «sperimentare» la fede, che è chiaramente emersa in tutte le scuole, d'altra parte non si vuole fare di esse un super-gruppo dove tutto è intensamente bello e la cosa si esaurisce lì: la scuola deve decentrarsi nei gruppi zoppicanti, nella quotidiana realtà di situazioni ed ambienti in cui i singoli animatori sono chiamati a vivere. L'animazione non crea oasi: formare intensamente questo notevole nucleo di giovani e nello stesso decentrarli al servizio appare come il compito primario delle scuole.

    Esempi di programmazione

    Ogni scuola fa il proprio programma e stabilisce i ritmi dell'incontro: alcune hanno due ore settimanali, altre tre-quattro ore ogni due settimane, altre una giornata intera ogni tre settimane o forme simili.
    Non essendo possibile quindi dare un quadro completo, si esemplifica con la programmazione della scuola di Messina dell'83/84, e con quella di Catania 82/8383/84-84/85, per indicare un tipo di sviluppo contenutistico. Si può osservare come per 1'84 il contenuto obbligatorio (e sviluppato dalle due scuole) è quello biblico; il contenuto suggerito (sviluppato di fatto liberamente) riguarda l'educazione come animazione; quanto al terzo contenuto, libero, la scuola di Messina opta per elementi base di metodologia (essendo al secondo anno di esperienza), quella di Catania invece (che è al terzo anno) opta per il gruppo-chiesa.
    Presentiamo in primo luogo il programma 83/84 della scuola tenuta a Messina. La scuola si è articolata in undici incontri nei quali sono stati sviluppati questi temi (tra parentesi l'indicazione dell'area biblica, pedagogica, metodologica).
    - Primo incontro: Introduzione: all'inizio del viaggio - La bibbia, libro dell'umanità (B);
    - Secondo incontro: La formazione dei libri dell'AT e del NT (B) - Il «credo» dell'animatore (P);
    - Terzo incontro: Il teatro degli avvenimenti (B) - Alla scoperta dell'animazione (P);
    - Quarto incontro: Il racconto della creazione (B) - Come migliorare le vostre riunioni (M);
    - Quinto incontro: L'alleanza promessa (B) - Sussidi per l'animazione (M);
    - Sesto incontro: L'alleanza realizzata (B) - Verifica a metà del viaggio;
    - Settimo incontro: La promessa a Davide - Educazione alla fede;
    - Ottavo incontro: Gli educatori del popolo di Dio (B) - Educazione alla preghiera (P);
    - Nono incontro: Gli educatori del popolo di Dio (B) - Verso una migliore interazione nel gruppo (M);
    - Decimo incontro: I salmi, preghiera di Cristo e della chiesa (B) - Il metodo preventivo nell'educazione della gioventù (P);
    - Undicesimo incontro: Una verifica al termine della scuola.
    Dalla programmazione della scuola di Catania si vede il succedersi dei contenuti nello spazio di tre anni.
    ^ Programma '82/83:
    - a livello di contenuti: la storia della salvezza in Cristo Gesù;
    - a livello di analisi della situazione; la condizione giovanile oggi;
    - a livello di psicologia: le fasi della crescita;
    - a livello di metodo: tecniche di animazione.
    ^ Programma '83/84:
    - a livello di contenuti: la parola di Dio nell'esperienza del quotidiano;
    - a livello pedagogico: animazione come educazione ed educazione come animazione;
    - a livelo pastorale: il gruppo come luogo di incontro ed esperienza di Chiesa.
    ^ Programma '84/85:
    - a livello di contenuti: la chiesa sacramento di salvezza;
    - a livello pedagogico: la dimensione pedagogica nel cammino di fede;
    - a livello pastorale: interventi educativi perché il gruppo sia luogo di esperienza ecclesiale.
    Un impegno dei responsabili delle scuole è coordinare ulteriormente questa dimensione contenutistica con una programmazione progressiva e ciclica che permetta l'inserimento di nuovi giovani ed insieme il proseguimento degli altri.
    Si avverte ancora il fatto che le scuole sono in fase di sperimentazione, con i vantaggi della creatività e gli svantaggi della non organicità. Ma poiché tutte stanno concludendo il primo ciclo triennale, il passaggio ad una impostazione più uniforme e regolare appare come una esigenza immediata.

    BILANCIO E PROSPETTIVE

    Sono già state fatte alcune osservazioni di fondo. Quelle che seguono provengono dagli stessi giovani e sono state formulate al termine di un camposcuola estivo.
    Hanno quindi un valore di autenticità ed esprimono in modo eloquente le loro esigenze più profonde ed il loro impegno a «fare sul serio». Ecco le loro riflessioni e proposte per il futuro.
    ^ Una profonda esigenza dell'animatore è quella di trovare non solo metodologie, ma anche contenuti di fede, di vita. È una esigenza fondamentale anche se la scuola di per sé risponde ad una esigenza culturale e metodologica: scuola animatori non è catechismo. Nonostante ciò in alcune zone vi è un deciso impegno per la formazione alla spiritualità nella scuola stessa.
    ^ Altro ostacolo emerso è la «disparità» culturale dei partecipanti: cercando di favorire i meno formati spesso si finisce per abbassare il livello globale. È utile qiundi un breve corso introduttivo per i nuovi e i meno preparati.
    ^ Fa difficoltà la strutturazione degli insegnamenti in un arco di tempo troppo esteso per un effettivo assorbimento del materiale acquisito.
    ^ Altro nodo fondamentale è la mancanza di conoscenza e interazione tra i vari animatori che partecipano alle scuole. Bisogna tentare di creare all'interno della scuola una dinamica di gruppo; si potrebbe sfociare in una comunità educativa zonale di cui la scuola stessa sarebbe l'espressione formativa.
    ^ Una proposta valida è l'affermazione di una efficiente interazione con le diocesi a livello di programmazione pastorale per mettere a servizio la nostra specificità salesiana. È un progetto ambizioso, ma pone le basi per una attuazione delle nostre più tipiche potenzialità.
    Nell'ambito di questa sempre maggiore immersione della scuola di animazione nella realtà locale, si fa viva l'esigenza che ogni ambiente imposti, se pur sempre nell'ambito di coordinate appena accennate dal centro di pastorale, un programma particolare secondo le esigenze del luogo, certo diverse zona per zona.
    Questa novità di idee e di prassi è proprio ciò che auspichiamo come frutti delle scuole per animatori, insieme ad un sempre più profondo coinvolgimento dei giovani nella loro stessa formazione e nel servizio al Regno di Dio.


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