Summit europeo dei giovani. Dichiarazione di Roma


GiovanEuropa /6

Angel Miranda

(NPG 2007-09-57)


Il 24 e 25 marzo 2007, in contemporanea con il vertice di Berlino in cui si sono celebrati i 50 anni dalla firma dei Trattati di Roma, i rappresentanti delle associazioni giovanili europee si sono radunati al Campidoglio per il Forum «Youth Summit» a cui hanno partecipato tra l’altro il Primo ministro italiano Romano Prodi, il Presidente del Parlamento europeo Hans-Gert Pöttering, il vice-presidente del Parlamento Alejo Vidal-Quadras, il vice-presidente della Commissione Margot Wallström e il Commissario europeo per l’educazione a la cultura Ján Figel.
L’European Youth Forum è un’organizzazione internazionale fondata nel 1996 dai consigli giovanili nazionali e organizzazioni non governative. Essa comprende 94 membri, ed è portavoce degli interessi dei giovani in tutta Europa.
Il primo vertice della gioventù dell’UE, organizzato dalla Commissione europea in collaborazione con il Parlamento europeo e il Forum europeo della gioventù, è stato l’occasione per far sentire la voce dei giovani cittadini europei i quali, per l’occasione, hanno chiesto una partecipazione più attiva nella società civile all’interno del processo democratico europeo.
Al vertice hanno partecipato più di 200 giovani delegati provenienti dai 27 Stati membri dell’UE: sei giovani per ciascun paese dell’UE (nominati nell’ambito dei dibattiti nazionali e dei consigli nazionali della gioventù), e i rappresentanti di ONG giovanili internazionali.
I due giorni si sono conclusi con una dichiarazione finale i cui temi erano già stati decisi dai 60 rappresentanti dei consigli nazionali della gioventù e di ONG giovanili in una consultazione preliminare tenutasi a Bruxelles il 19 e il 20 gennaio 2007.
La «Dichiarazione della gioventù» (Cf https://europa.eu/50//news/article/070326_a_it.htm) di Roma affronta sei temi principali: il futuro del Trattato dell’Unione europea, lo sviluppo sostenibile, i giovani e l’istruzione, il ruolo dell’Unione europea nel mondo globalizzato, il modello socioeconomico dell’Unione, la democrazia e la società civile in Europa.
Dopo un preambolo nel quale si definisce l’Europa come uno spazio di uguaglianza, libertà, tolleranza e solidarietà, un luogo nel quale il processo di integrazione è anche garante delle diversità, un’area in cui coesistono e cooperano locale, regionale, nazionale ed europeo, la Dichiarazione sottolinea:
- la necessità «cruciale» di una Costituzione europea: Costituzione che deve includere, si legge, le parti I, II e IV del corrente Trattato Costituzionale. Si chiede un Parlamento più forte che abbia possibilità di codecisione in tutti i processi politici e abbia iniziativa legislativa;
- la tematica dello sviluppo sostenibile: il che vuol dire concretamente adottare una politica energetica comune basata sulla ricerca e sullo sviluppo delle fonti di energia rinnovabile. Si sottolinea inoltre la necessità di una comune strategia per ridurre l’emissione delle polveri sottili nell’atmosfera;
- il libero accesso all’educazione, che è uno dei diritti umani fondamentali e che sottolinea anche la promozione alla partecipazione civile, dei diritti umani e della democrazia;
- per questo viene sottolineato il ruolo delle ONG per le quali va previsto un maggior sostegno economico e, per lo stesso motivo, si propone di inserire nei programmi nazionali - oltre alla storia dell’Europa e dei processi che hanno portato alla sua costituzione - l’educazione ai diritti umani, all’apprendimento interculturale e alla partecipazione civile;
- la necessità di un’Europa che non può rimanere chiusa nei propri confini ma deve essere necessariamente aperta ad un mondo sempre più globalizzato: una voce comune in politica estera e per la sicurezza è condizione fondamentale affinché essa possa mantenere e incrementare il suo ruolo di promotrice dei valori della pace, della sicurezza, della solidarietà e dell’equità sullo scenario mondiale;
- anche il modello economico deve basarsi sull’affermazione dei diritti fondamentali: la competitività economica deve svolgersi in un contesto di giustizia sociale dove siano garantiti a tutti pari opportunità.