GMG di Lisbona

Attendiamo altre testimonianze,
per condividere, per rivivere, per continuare
Quello che abbiamo vissuto a Lisbona è l'inizio di un mondo nuovo»
Paolo Santi, seminarista della diocesi di San Marino-Montefeltro
Aveva ragione papa Francesco: «La realtà è superiore all’idea. La realtà semplicemente è, l’idea si elabora». Sono parole della Evangelii gaudium, al numero 231. Sono le nostre parole, al termine della Gmg di Lisbona. Sì, la realtà è molto di più di quello che il mondo ci racconta e ci propone. Sentiamo parlare di giovani assenti dalla società: noi a Lisbona li abbiamo visti presenti e pieni di entusiasmo. Abbiamo la percezione che il mondo sia senza speranza salvo poi aver constatato che i giovani sono un futuro (e un presente) promettente. Ci hanno detto che «non è più il mondo di una volta»: tutto sembra finito. Abbiamo scoperto invece che sotto le ceneri ci attende l’alba di un nuovo inizio. Riflessioni sparse, poco ordinate e senza pretese. Del resto, ciò che conta non è ciò che è stato o verrà narrato, ma ciò che si è vissuto. Insieme.
Gioia. Sì, è ancora possibile. Non ci crediamo più neppure noi, preti, catechisti, adulti, ragazzi... Eppure le strade di Lisbona hanno testimoniato che a salvare il mondo sarà l’entusiasmo di chi grida e corre in fretta. Quanto siamo belli quando siamo insieme! Motivazione. C’è un senso anche se non lo hai trovato. E la vita non è da buttare se ancora sei incompleto o incerto. Ho letto questa frase nel volto di tanti ragazzi e a confermarla ci ha pensato il Santo Padre nel discorso ai giovani universitari (3 agosto) citando Pessoa: «Essere insoddisfatti è essere uomini».
Amore. I nostri giovani sanno amare più di quanto pensiamo. Hanno un’energia di vita che sposta gli equilibri e che ci interroga sulle nostre mancanze d’amore. Sì, amare cambia la storia: basta vedere la vita di Gesù. Quanti giovani si sono confessati, raccontati e amati! Quanti di essi hanno confidato le loro debolezze: che coraggio! Siamo partiti calcolando al “centimetro” se lo spazio dentro lo zaino fosse sufficiente e lo abbiamo fatto forse con la tipica angoscia di chi parte per un viaggio senza certezze. Siamo tornati consapevoli che “calcolare” l’amore, la consolazione e i doni ricevuti non è possibile. E lo abbiamo sperimentato con la “mai tipica” emozione di chi torna da un cammino senza più certezze perché tutto è cambiato. Frasi strappalacrime poi, quelle dei due “condottieri” del nostro pullman: «Siamo partiti autisti, siamo tornati amici».
Lo senti? Ancora il rumore di Lisbona ti assorda. Porgi l’orecchio: non è finita qua.
Chi ci ruberà la gioia? Non saranno i ladri che al rientro dalla Gmg hanno fatto irruzione sul nostro pullman. Non sarà neppure chi ci dirà che quello che abbiamo vissuto passerà. Niente e nessuno può rubare l’amore incontrato e donato tra gli oltre 50 pellegrini, accompagnati dalla preziosa presenza del vescovo Andrea Turazzi e del vicario generale don Mirco Cesarini. Un grazie alla Pastorale giovanile.
Voglia il cielo che la Gmg possa continuare in noi: forse quel grido e quell’amicizia chiedono di diventare parte di noi. Guai dire: «Un nuovo mondo è possibile». Il mondo nuovo è già iniziato ed è qua: a Roma, a Lisbona, a San Marino. Il Regno di Dio è più vicino che mai. Primo appuntamento diocesano dopo la Gmg è stato il 2 settembre, alla vigilia della festa del santo patrono Marino con l’incontro per i giovani e la Messa in Basilica del Santo con il vescovo Turazzi. Emozionanti le testimonianze di alcuni ragazzi e ragazze di ritorno dal Portogallo e dal Jamboree in Corea del Sud. Perché, ragazzi, ora non ci si può fermare!
avvenire.it/giovani/pagine/quello-che-abbiamo-vissuto-a-lisbona-e-l-inizio-di-un-mondo-nuovo
Si alzarono e andarono in fretta
L’avventura dei 60 giovani delle nostre comunità alla GMG di Lisbona
Emma David *
"Ragazzi, quest’anno la GMG sarà a Lisbona, venite?".
È iniziata così questa esperienza, da una domanda lanciata in un momento inaspettato durante una delle tante riunioni in oratorio. Ci siamo guardati, molti con le facce perplesse non sapendo nemmeno che cosa fosse la GMG, ma incuriositi ci siamo portati a casa questo invito.
Partire, è questo il primo verbo con cui si inizia un viaggio, con cui è iniziato anche il nostro viaggio. Sapevamo ben poco di quello che ci aspettava, ancora molti interrogativi ci risuonavano dentro, non avevamo le idee chiare di cosa avremmo vissuto, ma con lo zaino colmo di gioia, speranza e curiosità ci siamo messi in cammino verso Lisbona. Non c’erano paure e timori perché tutti eravamo, forse inconsciamente, consapevoli che non saremmo stati soli, che avremo sempre trovato qualcuno al nostro fianco pronto ad aiutarci e ad accompagnarci.
Il motto che ci siamo portati dentro dall’inizio del nostro viaggio è: “Se puoi fare una cosa, falla”! Quando puoi andare in bagno, vai; quando puoi mangiare, mangia; quando puoi dormire, dormi; quando puoi lavarti, lavati… perché non sai quando sarà la prossima volta che ne avrai la possibilità!
Lo spirito di adattamento è di certo una cosa che non è mancata nel nostro bagaglio da pellegrini: tutte le comodità di casa da un giorno all’altro sono sparite, tutto ciò che diamo per scontato per vivere, un bagno, un letto, una doccia calda. Abbiamo trascorso ore in coda per il cibo, abbiamo girato vie in cerca di luoghi dove mangiare, ci siamo visti passare davanti autobus troppo pieni che non ci facevano entrare. Nel pensare a questo però non ricordo mai una volta in cui ci siano state delle lamentele da parte nostra, anzi c’erano sempre sorrisi immensi nel vivere tutto questo e, oltre ai sorrisi, si era creato quel clima di unica grande famiglia per cui se qualcuno aveva bisogno di qualcosa trovava mani ad aiutarlo, spalle a sorreggerlo e cuori pronti ad ascoltarlo.
Sono stati tanti i paragoni con la vita di casa, tante volte ci siamo detti “Ma chi se lo sarebbe aspettato di mangiare pasta e insalata seduti per terra sul marciapiede”, e la risposta era sempre “Però ragazzi, guardate che cosa stiamo vivendo”. Non c’erano preoccupazioni, non c’erano menti cupe, arrabbiate, deluse. Eravamo animati dallo spirito, da uno spirito giovane pronto a crescere sempre più e a diffondersi tra la gente.
La prima cosa che ci ha colpito appena usciti dall’aeroporto è stata la quantità di giovani attorno a noi, ogni gruppo con la propria bandiera, con la propria storia, tutti con uno stesso scopo. Ma non eravamo ancora consapevoli di quanti effettivamente si fossero mossi per questa Giornata Mondiale della Gioventù.
Camminare, questo è il secondo verbo che ci ha accompagnato in questi giorni, camminare verso la stessa meta, tutti i giovani del mondo camminano verso lo stesso posto. Abbiamo sperimentato questo primo cammino con la Via Crucis, ritrovandoci tutti a Parque Eduardo VII, giovani da tutto il mondo pronti a vivere “il cammino che più è inciso nel nostro cuore, la via della Croce. […] E la croce che accompagna ogni Giornata Mondiale della Gioventù è l’icona di questo cammino” utilizzando le parole di Papa Francesco. Qui abbiamo vissuto la prima atmosfera di questo grande evento che è la GMG, ci siamo ritrovati tutti in strada a camminare a fianco a giovani provenienti da paesi vicini al nostro e meravigliandoci nel vedere bandiere di paesi lontanissimi. Abbiamo realizzato che non importavano le ore, se non addirittura i giorni, di viaggio, ma lo spirito e la motivazione per la quale un milione e mezzo di giovani si sono mossi da tutto il mondo. È stata la risposta a una chiamata, siamo stati chiamati per nome a metterci in cammino per seguire e ascoltare la parola di Dio.
“Maria si alzò e andò in fretta” sono le parole del Vangelo che ci accompagnano in questa Giornata Mondiale della Gioventù. Un po’ come Maria, anche noi ci siamo alzati in fretta, preparato il nostro zaino e messi in cammino, consapevoli che avremmo vissuto una notte fuori all’aperto, che avremmo dormito per terra, senza lavarci, che avremmo mangiato quello che ci capitava, ma importava ben poco. Come noi si sono messi in cammino un milione e mezzo di giovani, le strade sono state invase, fiumi e fiumi di persone verso lo stesso posto. Non riuscivamo a non meravigliarci nel guardare l’ultimo pezzo di strada prima di raggiungere la meta, che da dove eravamo posizionati noi si vedeva bene. Per tutto il giorno e fino a notte fonda ci sono stati giovani che arrivavano. Un milione e cinquecento mila giovani.
Il senso di comunità si è sentito nel passare da un “simpatico chiasso” di canti, cori, chiacchiere in tutte le lingue del mondo, a un silenzio travolgente, pronti ad ascoltare le parole di papa Francesco, “parole scritte nel cuore” che parlano direttamente a noi, al nostro nome. Vedere attorno a sè tutti i giovani in ginocchio, chi con le lacrime agli occhi, chi per mano dell’amico, chi con lo sguardo fisso su un punto, fa vivere in ciascuno di noi l’appartenenza a una “comunità di quelli che sono chiamati”, chiamati così come siamo, con i problemi che abbiamo, con le limitazioni che abbiamo, con la nostra gioia travolgente.
È proprio la gioia che si è vissuta in questi giorni; ognuno di noi, dal più vicino al più distante, era portatore di gioia. Così è iniziato il discorso alla Veglia, parlando di una “gioia missionaria”, che non è per uno, ma è per portare qualcosa. “Noi abbiamo radici di gioia e possiamo essere radici di gioia per gli altri. Non si tratta di portare una gioia passeggera, una gioia del momento, si tratta di una gioia che crea radici.”
Credo che ognuno di noi abbia il suo modo di vivere la fede, ma tutti siamo accumunati dal desiderio di amare il prossimo, di donarsi all’altro e di porsi al servizio. Molti giovani partiti per vivere questa esperienza, sono animatori in parrocchia, catechismo, ACR, scout, campi scuola; ognuno ha un’idea chiara di che cosa voglia dire accompagnare e sostenere chi ha bisogno. Nell’essere animatore si sperimenta l’essere una guida per qualcuno, un punto di riferimento, così come Gesù lo può essere per noi, e si sperimenta anche un sentimento gratuito, l’amore. Vivere la gioia, vivere l’amore, vivere il servizio sono modi di vivere la fede che ciascuno porta dentro.
Gli ultimi tre verbi di questo nostro viaggio, ci arrivano direttamente dal nostro Papa: brillare, ascoltare e non temere. Ogni giovane del mondo si porta a casa queste tre parole, a ogni giovane del mondo risuonano nel cuore queste tre parole.
Sono un augurio per la vita: brillare della luce di Cristo quando amiamo il prossimo, quando doniamo qualcosa all’altro e ci doniamo, anche sapendo che non avrà nulla in cambio per noi; ascoltare, ascoltare Gesù che ci indica la strada, il cammino dell’amore; non avere paura, non temere di vivere e realizzare i propri sogni, perché Dio ci ama qualunque cosa accada. Risuonano dentro ciascuno e l’augurio è che “la juventud del Papa” possa essere, nel suo ritorno a casa, gioiosa testimone di ciò che ha vissuto.
* Parrocchia di S. Bertilla di Spinea (VE)
Gmg a Lisbona, un’esperienza piena di valori,
grande emozione la veglia con Papa Francesco
Mentre preparavo l’esame di maturità ed ero tormentata da diverse domande sulla mia fede, sono venuta a conoscenza che la Pastorale Giovanile di Imola stava organizzando il viaggio per partecipare alla Giornate Mondiali della Gioventù di Lisbona (Portogallo) per i giovani della diocesi dai 15 ai 30 anni, dal 29 luglio all’8 agosto. Ho deciso quindi di accettare la «sfida». Sono partita il 29 notte da Imola, dopo la Santa Messa presieduta dal vescovo Giovanni Mosciatti in San Giovanni Nuovo, ignara di quello che sarebbe successo: non avevo mai visto una Gmg in tutta la mia vita e mi sono trovata catapultata in questa nuova esperienza, senza conoscere nessuno.
I primi giorni si sono rivelati abbastanza complicati: difficoltà nel parlare con gli altri, poiché erano tutti divisi per gruppi parrocchiali e io facevo letteralmente «parrocchia per i fatti miei», perché non appartengo a nessuna parrocchia di Imola ed ero l’unica di Casola Valsenio ad aver aderito. Il primo giorno di viaggio da Imola a Lourdes mi ha consentito di partecipare alla processione serale «aux flambeaux», che mi ha commosso molto perché ho sentito tutte queste persone pregare e cantare ad una sola voce la Madonna.
La seconda parte del viaggio ci ha visto arrivare a Malveira (a circa 40 km da Lisbona) dove ognuno di noi ha avuto la propria destinazione, chi in famiglia chi in parrocchia (Pasm). Ogni mattina seguivamo una catechesi: siamo stati accolti dal cardinale Zuppi, abbiamo assistito alla testimonianza di Don Luigi Ciotti (sacerdote che lotta contro la mafia da più di 40 anni) sempre secondo la traccia del Vangelo dove Maria corre da Elisabetta, in fretta ma senza ansia e il diverso atteggiamento di Marta e Maria di fronte al Signore. Nel pomeriggio ci spostavamo a Lisbona per partecipare ai vari eventi del programma, come la Santa messa presieduta da Papa Francesco al parco Edoardo VII, alla via Crucis o alla festa degli italiani (questa tenutasi in un’altra zona di Lisbona).
Non è stato sempre semplice: ore trascorse a camminare sotto il sole cocente e non sempre avevamo del cibo fresco e i piedi sotto al tavolo. Ma sapete qual è stato il bello in tutti questi momenti non semplici? Guardare nel volto del proprio compagno di viaggio la gioia nel cantare a squarciagola l’inno d’Italia o Romagna mia; salutare i connazionali o ragazzi provenienti da tutto il mondo; festeggiare alla Festa degli italiani tutti insieme cantando e saltando; svegliarsi dopo la notte della veglia col Papa con un prete che faceva dj set; scoprire Cristo e il messaggio d’amore che ha per noi e, cosa che mi ha colpito molto, pregare insieme a un milione di persone in lingue diverse lo stesso Dio. Non solo ho avuto la possibilità di stringere amicizia con alcuni ragazzi che hanno le mie stesse grandi domande e stanno cercando le proprie risposte, ma anche di conoscere le persone originarie del posto, che hanno vissuto alcune Gmg in passato e di stringere amicizia con loro: tutti i ragazzi maggiorenni, inclusa io, abbiamo alloggiato a Malveira nelle case dei volontari della Gmg, entrando nelle loro vite e abitudini.
Una mia compagna di viaggio ed io abbiamo abitato per 5 giorni a casa di Hugo e Sara con i loro bambini, Vasco e Marta. Si sono subito rivelati molto amichevoli e disponibili, nonostante non avessero alcuna informazione su di noi, e ho scoperto grazie a loro alcune tradizioni e assaggiato i dolci tipici del Portogallo, ma, cosa più importante, siamo rimasti in contatto e ci siamo dati appuntamento in Italia al Giubileo a Roma nel 2025!
Onestamente è stata un’impresa ardua e faticosa, però ho compreso che non esiste grazia più bella di aprire il proprio cuore agli altri, di farsi conoscere per come si è: noi ragazzi tendiamo a chiuderci perché abbiamo paura di fallire, proviamo ansia costante per il futuro incerto che ci aspetta e a volte veniamo abbandonati a noi stessi, con mille domande e nessun tentativo di risposta. Il Papa, la notte della Veglia, ha espresso la sua vicinanza e con questa frase ha racchiuso, secondo me, il senso della Gmg: «Camminate e, se cadete, rialzatevi; camminate con un obiettivo, allenatevi ogni giorno nella vita. Nella vita niente è gratuito, tutto si paga, solo una cosa è gratuita: l’amore di Gesù! Quindi, con l’unica cosa gratuita che abbiamo, l’amore di Gesù, e con il desiderio e la voglia di camminare, camminiamo nella speranza, guardiamo alle nostre radici. Senza paura. Non abbiate paura!».
Clelia Tozzola
https://www.settesere.it/it/notizie-romagna-il-racconto-di-clelia-tozzola-da-casola-gmg-a-lisbona-unesperienza-piena-di-valori-grande-emozione-la-veglia-con-papa-francesco-n40489.php
Le testimonianze dei giovani ticinesi
I partecipanti ticinesi alla GMG di Lisbona sono rientrati negli scorsi giorni dal loro viaggio. Qui di seguito una raccolta di testimonianze che raccontano la loro esperienza e il loro vissuto.
«Quando ho deciso di partire per la GMG mi aspettavo di vivere una bella esperienza comunitaria con la Pastorale Giovanile e di incontrare grandi masse di giovani cattolici. In particolare ci tenevo a conoscere tutti quei ragazzi che normalmente non frequentano gli eventi della PG. I momenti più belli sono stati quelli in cui il papa era presente o ci parlava. Sono stata molto colpita dalla via crucis, accompagnata da una coreografia spettacolare e da testimonianze personali di alcuni giovani che avevano vissuto la sofferenza sulla propria pelle. La veglia è stata scomoda e polverosa ma il momento con il papa è stato bellissimo, in particolare mi è rimasto impresso il fatto che bisogna sempre rialzarsi, anche quando si è stanchi e stufi. Inoltre, è importante aiutare gli altri a rialzarsi. Come ha ribadito il Papa l›unico momento in cui è lecito guardare qualcuno dall›alto è per aiutarlo a rialzarsi. Personalmente quello che mi porto a casa da questa esperienza è che l›altro è un dono. Specialmente durante i momenti di condivisione con i ragazzi più giovani mi è diventato chiaro che lo Spirito semina una sete di Dio nel cuore di tutti noi, sia vicini sia lontani dalla fede». (Anoja Muthusamy, 30 anni)
«Mi aspettavo di fare un’esperienza diversa da una vacanza comune, non mi aspettavo che farne una meravigliosa nello stare nelle famiglie portoghesi , non mi aspettavo che ci fosse così tanta apertura verso il prossimo, il diverso e verso paesi diversi dal tuo ed ero pronta per farmi sorprendere.
Mi porto la testimonianza di Fede da parte di giovani di tutto il mondo, il sentire la presenza che qualcuno la sopra ci sia che non ci lasci mai soli, la voglia di continuare a fare esperienze di questo tipo che ti fanno vivere la vita a pieno, l’importanza di sapere lingue internazionali per poter comunicare con persone di tutto il mondo senza problemi e di quanto sia bello essere aperti verso il prossimo perché ti può donare davvero tanto.
Ho trovato una grande apertura verso il prossimo, il non sentirsi giudicati, la libertà di essere sé stessi, la gioia di vivere e una grande accoglienza, presenza e gentilezza da parte delle famiglie portoghesi.» (Nora Scalzi, 18 anni)
«Sinceramente io mi aspettavo meno persone che venivano e invece ne sono venute un milione e mezzo, mi sono quai spaventato di quante persone c’erano e quanto erano amichevoli nei nostri confronti.
Prima di partire sono andato a un incontro di preparazione e avevo paura, paura di restare solo per 2 settimane, invece ho trovato un sacco di amici e persone disponibili e gentili, alcune con problemi ma mi piaceva comunque stare con loro. Restavo impressionato quando altre persone di diversi paesi ci salutavano come se ci conoscessimo da una vita.
Alla GMG ho ritrovato il me stesso di una volta, un nuovo ma vecchio me, solo grazie a questo incontro, certo non è stato facilissimo affrontare il pellegrinaggio perché era molto faticoso ma é stata un esperienza che farei tutti i giorni, non posso fare altro che sottolineare la bellezza di questi giorni.
Come ho già detto prima ho trovato tanti amici e persone disponibili ma ho la percezione di aver rafforzato e ritrovato l’amicizia di un mio grandissimo amico: Dio.
All’inizio non ero molto sicuro dell’esistenza di Dio e sono andato proprio per questo alla GMG e come avrete notato ora come ora sono sicurissimo su questo punto, anche perché dopo la GMG ci é arrivata la notizia di un possibile miracolo: una ragazza ceca ha riavuto la vista e ciò ha sconvolto in senso positivo tutti.
Mi porto a casa l’amore e la bellezza di Dio.» (Giovanni Fia, 14 anni)