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    Maria, il più bel ritratto di cristiano (cap. 4 di: Una spiritualità per la vita quotidiana)



    4. Maria, il più bel ritratto di cristiano

    L'evento di Gesù e la confessione di fede dei suoi discepoli ci hanno aiutato a penetrare un po' nel mistero di Dio e dell'uomo. Con gioia abbiamo scoperto che nel volto dell'uomo, riportato al suo splendore originale, Gesù ci ha rivelato chi è Dio per l'uomo e chi è l'uomo nel progetto di Dio.
    Restituiti a noi stessi, consapevoli della nostra insperata grandezza, ci chiediamo: come dobbiamo sognarci e vivere, per essere uomini e donne secondo il progetto di Dio?
    I problemi non sono di coerenza tra il sogno e la realtà. Sono più seri e più gravi, perché riguardano proprio il nostro sogno. Gesù è il nostro sogno diventato realtà. La sua proposta non risolve però la domanda una volta per sempre; non ci dispensa certo dal cercare e dal maturare assieme, ogni giorno, la nostra risposta.
    Fantasia e impegno di studio non ci mancano. Le parole, però, non bastano proprio. Sono preziose solo per organizzare e rendere comunicabili eventi che non sono parole, ma «vissuto».
    Per disegnare un progetto di spiritualità abbiamo bisogno di narrare storie di vita vissuta.
    Quale storia raccontare?
    Ne abbiamo molte a disposizione: quella di Pietro, di Ireneo, di Caterina da Siena, di Ignazio di Lojola, di Giovanni Bosco...; quella di Carlo, di Franco, di Francesca..., la mia e la tua storia. Sono davvero troppe, per raccontarle tutte. E sono troppo diverse per sceglierne qualcuna, con la pretesa di restare fuori dal conflitto delle interpretazioni. L'abbiamo scoperto quando abbiamo applicato un po' di sospetto ermeneutico all'esistenza spirituale dei grandi credenti di un tempo.
    Per stare nel sicuro, nell'avventura della nostra ricerca, abbiamo fatto una scelta, che si è dimostrata veramente preziosa: ci siamo messi a contemplare Maria. Hanno fatto così sempre i cristiani, convinti che la giovane donna di Nazaret è colei che, dopo Gesù, ha penetrato di più il mistero di Dio. Nei tempi successivi al Concilio di lei si è parlato poco; ma ci siamo accorti che il silenzio non ci ha proprio giovato.
    Impegnati a contemplare Maria per ritagliare un ritratto sicuro e penetrante di cristiano, avevamo bisogno di riferimenti convincenti. Dove trovarli?
    Nel lungo cammino della fede ecclesiale sono state scritte tante cose su Maria. Alcune sono molto belle; le sentiamo vere e attuali anche oggi. Altre invece risentono eccessivamente della passione degli autori e della cultura che dominava ai loro tempi. Noi abbiamo preferito l'acqua limpida della sorgente: la testimonianza dei vangeli.
    I vangeli vanno all'essenziale, dicendo quello che più conta. La selezione è garantita: l'ha operata la comunità apostolica, animata dallo Spirito di Gesù. Il resto, quello che non raccontano di lei, sembra meno rilevante. Per questo lo coprono di un silenzio rispettoso, quasi per affidarlo alla fantasia e all'amore dei cristiani.
    La storia di Maria ci rivela i tratti fondamentali della spiritualità cristiana. La racconto, citando e commentatando le pagine del Vangelo che parlano esplicitamente di lei.
    Nel Magnifica: Maria celebra la novità insperata: Dio si è fatto vicino, solidale con il suo popolo. È il Dio fedele: colui che fa alleanza con gli uomini e resta fedele al suo patto.
    Maria vive di questa certezza. Riconosce Dio presente nella storia degli uomini. E lo confessa, con gioia trepidante, presente nella sua vita, in modo personale e intimissimo. Il suo Dio le è vicino, la riempie di sé, la trasforma e la salva.
    E bello sentire nel canto di Maria la coscienza di quanto Dio ha fatto per lei: lo proclama, ne gode e ne è fiera. Quando dice a sé e agli altri chi lei è nel progetto di Dio, grida forte questa certezza. Il Dio potente ha fatto in lei cose grandi. Può ormai accogliersi con il coraggio del riconoscimento. Può vivere con gioia anche la sua povertà, perché Dio riempie tutta la sua vita.
    Per questo, lei che si dichiara piccola, povera, umile serva, è davvero grande: tanto grande che tutti parleranno di lei.

    1. LA COSCIENZA DELLA «PRESENZA DI DIO»

    Per scoprire cosa dona Maria alla nostra ricerca di spiritualità, abbiamo meditato prima di tutto il Magnificai.
    Questo canto, con cui molti cristiani hanno pregato con gioia e passione, è una grande preghiera ecclesiale di riconoscimento e di ringraziamento. Luca la pone sulla bocca di Maria, perché era certo, sulla base delle fonti di cui disponeva, che esprimeva bene l'esperienza di Maria. Il Magnificai è perciò il canto di Maria, la testimonianza della sua esistenza credente. Modello di ogni preghiera cristiana, in Maria è «vero» in modo privilegiato.
    Leggiamo assieme qualche passaggio:

    «Grande è il Signore: lo voglio lodare.
    Dio è mio salvatore: sono piena di gioia.
    Ha guardato a me, alla sua povera serva: tutti, d'ora in poi, mi diranno beata.
    Dio è potente:
    ha fatto in me cose grandi [...].
    Ha dato prova della sua potenza,
    ha distrutto i superbi e i loro progetti.
    Ha rovesciato dal trono i potenti,
    ha rialzato da terra gli oppressi.
    Ha colmato i poveri di beni,
    ha rimandato i ricchi a mani vuote» (Lc 1,46-55).

    2. LA «PRESENZA DI DIO» RESTA MISTERO GRANDE

    Lo svelamento del mistero di Dio non è mai pieno. Non può essere «posseduto», come conosciamo e possediamo gli avvenimenti della nostra vita quotidiana.
    Di fronte ai segni della «presenza di Dio» Maria resta colei che decide nella trepidazione della fede. Essa contempla il mistero di Dio solo nella fede. Per questo, l'accetta e lo proclama sempre con un po' di incertezza.
    Rileggiamo ancora qualche pagina del Vangelo.
    «L'angelo andò da una fanciulla che era fidanzata con un certo Giuseppe, discendente dal re Davide. La fanciulla si chiamava Maria. L'angelo entrò in casa e le disse: Ti saluto, Maria! Il Signore è con te: egli ti ha colmata di grazia. Maria fu molto impressionata da queste parole e si domandava che significato avesse tale saluto» (Lc 1,29).
    Anche l'oracolo di Simeone scatena il suo stupore e la sua meraviglia. Leggiamo ancora il Vangelo: «Simeone prese il bambino tra le braccia e ringraziò Dio così:

    O Signore, ora che hai mantenuto la tua promessa
    lascia che io, tuo servo, me ne vada in pace.
    Con questi miei occhi io ho visto il Salvatore
    che tu hai preparato e offerto a tutti i popoli.
    Egli è la luce che ti farà conoscere a tutto il mondo
    e darà gloria al tuo popolo, Israele.
    Il padre e la madre di Gesù rimasero meravigliati per le cose che Simeone aveva detto al bambino (Lc 2,28-33).

    Anche la risposta di Gesù al tempio lascia Maria molto smarrita. «Anche i suoi genitori, appena lo videro, rimasero stupiti, e sua madre gli disse: Figlio mio, perché ti sei comportato così con noi? Vedi, tuo padre e io ti abbiamo cercato e siamo stati molto preoccupati per causa tua. Egli rispose loro: Perché cercarmi tanto? Non sapevate che io devo essere nella casa del Padre mio? Ma essi non capirono il significato di quelle parole» (Lc 2,41-50).
    Ho citato tre episodi. L'impianto è sempre lo stesso.
    Maria è posta davanti ad avvenimenti sorprendenti e misteriosi. Con toni e gesti diversi, è chiamata a decisioni coraggiose, che non possono certamente dipendere dalle sole logiche umane, quelle, per intenderci, che regolano la nostra vita quotidiana. Maria resta incerta e confusa. A prima vista, stenta a capire. Poi si tuffa nel mistero, alla ricerca di eventi che vanno oltre quello che la sapienza umana è in grado di decifrare. Nella sua fede vive il presente dalla prospettiva dell'invisibile: «possiede già le cose che spera e conosce già le cose che non vede» (Eb 11,1).
    Questa lettura dal profondo sollecita Maria a pronunciare sempre una decisione piena, anche se sofferta. Accoglie il progetto di Dio su lei e riconosce la missione del Figlio suo. Dice la sua fede nel mistero di Dio.
    Maria è la grande credente. Impegnata a vivere di fede, ci rivela il ritmo incerto e rischioso che caratterizza ogni espressione matura della fede cristiana.

    3. COLEI CHE «LEGGE» DENTRO

    In presenza di un mistero che supera la capacità di comprensione sapiente, Maria si immerge nella fede e ritorna, con attenzione penetrante, sugli avvenimenti. Legge dentro le vicende della sua vita quotidiana, alla ricerca del mistero di cui sono cariche. Mostra così una condizione fondamentale per imparare a vivere di fede: il ritornare sugli avvenimenti con calma e capacità di penetrazione, per arrivare alla soglia profonda delle cose, dove si staglia il mistero di Dio.
    Lo ricorda esplicitamente il Vangelo, dopo ogni avvenimento grande di cui Maria è protagonista.
    Essa riflette sul messaggio dell'angelo (Lc 1,29).
    Conserva i ricordi e li rimedita nel proprio cuore: «Maria, da parte sua, custodiva gelosamente il ricordo di tutti questi fatti e li meditava dentro di sé» (Lc 2,19.51).
    La decisione di fede è un salto coraggioso nel mistero che ci sovrasta.
    Non sopporta i lunghi tentennamenti né cerca i calcoli accorti dei bilanci previsionali.
    Questa stessa decisione va però progressivamente riconquistata e posseduta, per tornare ogni giorno fresca e giovane. Per questo la prima avventura viene rimeditata continuamente, ripresa e rivissuta in una tensione che porta maggiormente alle soglie del mistero. Maria non ripensa a quello che ha vissuto per capirlo meglio. Lo rilegge per sprofondarsi di più nell'abisso di Dio che chiama nel silenzio e nell'imprevedibile.
    Questo modo di fare l'ha appreso nella grande scuola di fede e di vita del suo popolo. Pregare con i salmi, contemplare le Scritture, è proprio questo: riandare al passato, per penetrarlo fino a quelle profondità nascoste dove gli avvenimenti brillano della mano di Dio. E così la vita quotidiana diventa preghiera: una preghiera lunga e pervasiva che riporta all'esperienza il ricordo delle cose meravigliose di cui Dio l'ha colmata.

    4. FEDELTÀ NEL SILENZIO FINO ALLA CROCE

    Difficoltà e incertezze non provocano la sospensione della propria decisione o il ritiro della propria disponibilità. La sua fedeltà corre oltre i fatti; supera i gesti e le parole.
    È tessuta di presenza, di disponibilità piena, di silenzio accogliente e premuroso.
    Maria riconosce la superiorità esigente della fede sulla maternità nella carne. Per questo, accoglie con pace la parola, dura per il cuore di ogni madre, del figlio «in missione». Ce lo ricordo il Vangelo in una pagina «strana». «Mentre Gesù parlava così, una donna alzò la voce in mezzo alla folla e gli disse: Beata la donna che ti ha generato e allattato. Ma Gesù rispose: Beati piuttosto quelli che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica» (Le 11,27-28).
    Ai piedi della croce Maria offre la sua fedeltà al progetto di Dio nel silenzio. «Gesù vide sua madre e accanto a lei il discepolo preferito. Allora disse a sua madre: Donna, ecco tuo figlio. Poi disse al discepolo: Ecco tua madre. E da quel momento il discepolo la prese a casa sua» (Gv 19, 26-27).
    Nel grande silenzio della croce, Maria consegna il figlio suo alla morte violenta per la vita di tutti gli uomini e accetta di essere strappata al figlio che ha generato, per diventare la madre di tutti. Ci vuole un coraggio sorprendente ad accettare una sostituzione così ingiusta: noi, gente che non conosce, al posto del figlio che lei aveva generato nella carne.
    Solo la fedeltà alla missione, che condivide con Gesù, spinge Maria ad un gesto tanto radicale.
    Maria è la donna della fedeltà fino alla morte.

    5. LA PASSIONE PER IL REGNO DI DIO

    La fede di Maria non si ripiega su di sé. Non è una fede per sé. Essa è tutta protesa verso la causa del Figlio suo. Vive della stessa grande passione per il Regno di Dio. La coscienza della misteriosa presenza di Dio nella sua vita, penetrata nel silenzio e testimoniata nella fede, diventa passione perché tutti gli uomini riconoscano chi è Dio e lo sperimentino come il Dio della vita; e così abbiano una vita, piena e abbondante.
    Basta rileggere il Magnificat da questa prospettiva. Giustamente è stato scritto: «Proclamando che il povero e il disprezzato sono costantemente l'oggetto del favore divino, il Magnifica minaccia un ordine sociale fondato sulla violenza e sull'ingiustizia, e fa vacillare molti costumi e diritti acquisiti. Ci invita a giudicare in modo negativo gli avvenimenti che distruggono la vita e i valori umani, perché non sono in armonia con le possibilità che Dio dà agli uomini» (E. Hamel). Davvero il Magnificat è il canto del Regno di Dio che viene nella povertà del Crocifisso risorto: Dio fa sua la causa del povero e così tutti lo possono riconoscere come l'unico Signore e il Salvatore.
    Lo stesso racconto dell'annunciazione è tutto impregnato della logica del Regno di Dio. Il Vangelo ci racconta la vocazione di Maria nel ritmo e nel tono delle grandi vocazioni dell'Antico Testamento (Gdc 6,12-24; 13,3-22; Es 3,1-12; 4,1-17). Nel modo con cui il testo è costruito, Luca sembra ricordarci che Maria è chiamata da Dio per continuare l'impresa affascinante di liberare il suo popolo.
    Come testimonia il Magnificat, Maria possiede il coraggio fiero e solenne dei grandi profeti, quando difende nel nome di Dio, i diritti dei poveri e degli oppressi.
    Questa stessa passione la esprime anche nelle piccole cose, quelle che solo lo sguardo di donna e di madre sa cogliere. Intraprende un lungo e rischioso viaggio per aiutare la cugina Elisabetta che immaginava bisognosa della sua assistenza (Lc 1,39-56). A Cana mostra una passione premurosa e preveniente, sollecitando il figlio a restituire gioia alla festa di nozze (Gv 2,1-11).

    6. MARIA, VOLTO E PAROLA DI DIO PER NOI

    Rileggendo il Vangelo alla ricerca della storia di Maria, abbiamo riscoperto il dono dell'Incarnazione: nell'umanità di Maria brillano più intensamente i segni dell'umanità piena di Gesù. Nella sua vita il volto e la parola di Dio risuonano più alti, provocanti e convincenti. Grazie a lei ci sentiamo tutti un po' di più immersi nell'amore di Dio, lo sentiamo un po' di più Padre nostro. In lei siamo sollecitati in termini più suasivi a schierarci dalla parte della vita nel drammatico conflitto tra morte e vita; e scommettiamo più coraggiosamente sulla vittoria conclusiva della vita.
    Maria è il più bel ritratto di cristiano.
    Con lei è facile riprogettare la nostra esistenza. Non è il modello, che serve solo a buttare in crisi, perché giudica impietosamente quello che siamo dalla perfezione, un po' fredda e irraggiungibile, di quello che dovremmo essere. Lei è la mamma, che mostra sorridente il cammino; con lei compagna di viaggio è dolce la fatica di percorrerlo; lei fa festa con noi dopo ogni passo sofferto, riaccende il nostro sogno di futuro, quando proprio non ce la facciamo più.
    A questo punto, a me e agli amici con cui condividevo la ricerca, è spuntato il desiderio di arrenderci: «fine corsa», il resto è solo l'avventura solitaria di una fede che assomiglia soprattutto al salto nel buio.
    In fondo, è bello misurarsi con un mistero, che ci incombe solenne e impenetrabile. Risolve tutti i problemi, perché ridimensiona il sogno di risolverli. Ci sprofonda in un abisso, dove le parole non bastano più e la sapienza, anche quella più raffinata, diventa presunzione inutile.
    Qui però c'è di mezzo la ricerca di uno stile di vita, le ragioni per vivere e sperare. Non basta concludere con un grosso punto interrogativo. Abbiamo il dovere e il diritto di capirci un po' di più.
    Per continuare una riflessione mai spenta, abbiamo fatto l'operazione più semplice e più solenne: abbiamo girato a Gesù di Nazaret la nostra domanda su Dio e sull'uomo.
    Sembra la cosa più ovvia. Lo fanno tutti. Ed è strano costatare come dal suo evento straordinario scaturiscano risposte che sembrano fondare e giustificare modelli diversi di esistenza cristiana.
    Sapevamo che la scelta di una prospettiva influenza in modo decisivo la qualità dell'immagine percepita. Per questo ci siamo preoccupati prima di tutto di definire una prospettiva da cui contemplare l'evento di Gesù di Nazaret
    L'Incarnazione è l'esperienza centrale e fontale della vita di Gesù e della fede che ha suscitato. L'abbiamo scelta come prospettiva fondamentale da cui comprendere l'evento di Gesù Cristo.


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