25 luglio
Giacomo Maggiore
Rimani in movimento, cerca la tua strada
Anselm Grün
Da alcuni anni è sempre più ricercato il pellegrinaggio a Santiago di Compostela in Galizia, nella Spagna settentrionale. Sempre più numerosi sono i pellegrini del mondo che fanno questo pellegrinaggio, disseminato di molti ospizi per i viandanti e che ancor oggi fa fare profonde esperienze: essere in cammino e arrivare, sono questi i due poli che caratterizzano la nostra esistenza. In effetti è un'esperienza profonda quella di camminare per sei settimane e oltre, da soli o con compagni di viaggio incontrati per strada, per pregare alla fine sulla tomba di san Giacomo nella sontuosa cattedrale di Santiago. La festa di san Giacomo è celebrata a Santiago il 25 luglio con grane sfarzo.
Giacomo era figlio di Zebedeo e di sua moglie Salome. Come suo padre e come il suo fratello minore, Giovanni, faceva il pescatore. Evidentemente il padre possedeva alcune barche. Era quindi un benestante, diversamente da Pietro che doveva gettare le sue reti entrando a piedi in acqua. Giacomo fu il primo martire della chiesa. Non sappiamo molto della sua vita, ma molto più ricche sono le leggende che sono cresciute attorno alla sua vita e al suo cadavere. Giacomo dovrebbe aver operato come missionario in Spagna e poi, tornato a Gerusalemme, venne decapitato. Le sue ossa vennero portare a Santiago di Compostela dopo la conquista di Gerusalemme da parte degli Arabi. Sull'episodio ci sono parecchie leggende. Una di esse racconta che il cadavere del santo venne prodigiosamente riportato nella regione dov'egli aveva svolto la sua attività missionaria. Nell'anno 830 il vescovo di Iria trovò sulla costa della Galizia il sarcofago in un luogo denominato Campus Stella, Campo della stella. Un'altra leggenda riferisce che due discepoli di Giacomo deposero il suo cadavere su un'imbarcazione e si rimisero alla sapienza di Dio perché la guidasse. L'angelo del Signore condusse l'imbarcazione in Galizia, dove i due discepoli seppellirono il cadavere. Il luogo venne poi dimenticato e sulla tomba crebbe un fitto boschetto. Alcuni secoli dopo un eremita vide un bagliore inesplicabile. Siccome non cessava, scavò nel terreno e trovò la tomba del santo. Lo venne a sapere il re Alfonso II, che fece edificare una tomba sul luogo del sepolcro. Cominciò così la storia di uno dei più importanti luoghi di pellegrinaggio di tutto l'Occidente cristiano.
Giacomo è il santo patrono nazionale della Spagna e il patrono dei pellegrini. Viene rappresentato con la conchiglia del pellegrino, un lungo bastone, una borsa da viaggio e una fiasca. I pellegrini che si mettono in cammino alla volta di Santiago, portano con sé come distintivo la conchiglia di san Giacomo. La conchiglia ricorda il mare. Afrodite, dea dell'amore, viene raffigurata sopra una conchiglia. Nel cristianesimo le conchiglie vennero usate come ornamenti sepolcrali. La conchiglia è immagine della tomba dalla quale il cristiano risorgerà. Nella conchiglia si forma anche la perla preziosa. Maria viene spesso raffigurata con una conchiglia perché dal suo grembo ha generato la perla preziosa, Cristo. La perla però è sempre anche un simbolo del vero io. I pellegrini portano con sé la conchiglia prima di tutto a ricordo delle leggende che si sono formate attorno alla figura di Giacomo, il cui cadavere venne gettato sulla riva dalle acque del mare e la cui tomba fu rinvenuta in maniera prodigiosa. Al tempo stesso, però, la conchiglia dei pellegrini è un'immagine che ricorda a questi viandanti che si sono messi sulla via del loro vero io. In questo cammino essi depongono tutti i ruoli e le maschere dietro i quali si sono spesso nascosti. Nel Medioevo il pellegrinaggio a Santiago durava nove mesi. Per i pellegrini questo lungo cammino era come una nuova nascita. E molti pellegrini esperimentano anche oggi che nasce in loro qualcosa di nuovo.
Il pericolo da cui Giacomo vorrebbe liberare noi oggi è la mancanza di movimento, la rigidità. Nel nostro mondo c'è spesso una grande mobilità, tutto è in moto verso l'esterno. Interiormente però quest'epoca non è un tempo di grandi movimenti nuovi, non è un tempo che mette in moto qualcosa in questo mondo. Per molte persone oggi tutto è indifferente. Il nostro tempo non muove nulla, perché tollera tutto. Alcune persone aderiscono a correnti fondamentaliste per paura di perdere la loro posizione nel mondo. In una situazione del genere sono importanti tutt'e due le cose: prima di tutto sapersi fermare, acquistare stabilità, come raccomanda san Benedetto; ma è altrettanto importante mantenere l'atteggiamento del pellegrinaggio che ci mette in movimento e relativizza tutto quello a cui siamo attaccati. Il pellegrino non può portare nulla con sé, né le proprietà né la loro gloria. Si mette in cammino. Si libera da tutto ciò che lo lega. Va a Dio. Il pellegrino ha una meta. Per lui non è tutto indifferente, come capita in alcuni gruppi della cultura post-moderna. I pellegrini hanno sempre una via della trasformazione e una via che conduce a Dio. La storia di Giacomo può indicarci una strada nuova per entrare interiormente in movimento in questo mondo, per andare oltre tutto ciò che ci colpisce la vista superficialmente così che ci mettiamo in cammino verso ciò che è invisibile.
La nostra vita è un essere in cammino. Fai attenzione al cammino della tua vita. Se fai una camminata o una passeggiata, presta attenzione prima di tutto a ogni tuo passo. Ti accorgerai allora che il camminare è un'immagine importantissima della nostra vita. Ci liberiamo da tutto ciò che ci lega e ci trattiene. Andiamo sempre avanti. Non ci fermiamo. Siamo pronti a cambiarci a ogni passo. Il camminare può trasformarci, se siamo consapevoli di avere una meta. «Ma dove siamo diretti? – Sempre a casa!», si legge in Novalis. Quando cammini, senti se sei in moto anche interiormente, percepisci se segui una strada interiore che è veramente una via che porta a Dio.
(da: Scoprire i Santi per la nostra vita, Queriniana 2004, pp. 128-132)