11 agosto
Chiara
Lasciati toccare dall'amore
Anselm Grün
Chiara significa 'la luminosa, la splendente, la famosa'. Viene rappresentata come clarissa con una croce che simboleggia la sua ascesi, con un giglio immagine del suo amore profondo, con il libro delle regole e il bastone della badessa, ma anche con un ostensorio in mano, perché nella sua vita ha fatto trasparire Cristo. La sua memoria si celebra l'11 agosto.
Chiara, figlia del conte dei Sciffi, nacque nel 1194. Durante la gravidanza sua madre udì queste parole: «Non temere, partorirai una luce che, con il suo splendore, illuminerà il povero mondo». In Chiara questa promessa si avverò. Già da bambina dimostrò di avere sensibilità per la santità, per Dio e per la persona di Gesù. Ascoltò Francesco e fu attratta a condurre una vita simile alla sua. Francesco la sostenne nel suo desiderio e la incoraggiò a non assecondare la volontà di matrimonio dei suoi genitori, ma a seguire la strada alla quale si sentiva chiamata. Il santo riconobbe nella giovane ragazza un'anima pura, aperta al mistero dell'amore divino. Nella domenica delle Palme del 1212 Francesco voleva consacrare vergine Chiara. Siccome i genitori non la lasciavano andare, Chiara fuggì dalla casa paterna passando per una porta segreta. Francesco le tagliò i bei capelli e le fece indossare una tonaca di tela di sacco. Dapprima il santo sistemò Chiara in un monastero benedettino. Suo padre tentò di far rientrare a casa la figlia con la forza delle armi, ma Chiara si rifugiò nella chiesa e si aggrappò all'altare. Francesco comperò per alcune giovani che si erano unite a Chiara il piccolo convento di San Damiano. Qui Chiara visse quarantun anni con le prime clarisse. Chiara intensificò ulteriormente la povertà che aveva appreso da Francesco. Voleva vivere solamente di elemosine e non tollerava alcuna proprietà. Quando il papa le offrì terreni ed entrate per il convento, li rifiutò. Ebbe con Francesco, che la visitava spesso, una profonda amicizia, anzi una affinità spirituale. Anche Francesco si sentiva capito da Chiara. Nel piccolo giardino di San Damiano Francesco compose il famoso Cantico delle creature. Quand'egli morì il 3 ottobre 1226 nella Porziuncola, il corteo funebre fece una deviazione in modo da passare da San Damiano. I frati sollevarono a lungo il cadavere davanti alla finestra, fin tanto che Chiara e le suore furono sufficientemente consolate dalla vista della salma. Chiara sopravvisse a Francesco 27 anni. Morì il 3 agosto 1253.
Sulla vita di santa Chiara si sono formate molte leggende. Mi limito a richiamarne due che riguardano il tema della povertà e dell'amicizia. Un giorno in convento c'era solamente una forma di pane per cinquanta consorelle. Chiara benedì il pane e bastò per tutti. Con la sua povertà radicale Chiara ci vuole incoraggiare a spartire con gli altri quello che abbiamo, invece di preoccuparci sempre per accrescere la nostra ricchezza. Il futuro del nostro mondo dipende da persone che, come Chiara, sono disposte a dividere le proprie cose, che si staccano dalla loro proprietà, dalla cura angosciante, dalla ricerca del possesso. Il nostro mondo sopravvivrà solamente se siamo disposti a spartire i beni di questo mondo.
Chiara desiderava ardentemente di poter mangiare un giorno assieme a Francesco, ma Francesco si rifiutava di continuo. I frati allora fecero pressioni su di lui perché soddisfacesse il suo desiderio. La invitò allora alla Porziuncola,dove aveva preso il velo di Cristo. Francesco fece apparecchiare la tavola sulla nuda terra. Francesco e Chiara si sedettero con i frati e le sorelle attorno all'umile mensa. Durante il pasto Francesco incominciò a parlare di Dio con tale entusiasmo che tutti furono rapiti in divina estasi. La popolazione di Assisi vide delle fiamme di fuoco alzarsi dal convento verso il cielo. Accorsero in molti per spegnere il fuoco, ma quando furono vicini non videro fiamme di sorta. Videro invece Francesco e Chiara con i loro compagni rapiti nello spirito di Dio. Capirono allora che non si trattava di un fuoco terreno, ma del fuoco dell'amore divino. Qui Dio stesso conferma l'amicizia fra Francesco e Chiara. Francesco, peraltro così libero, all'inizio si rifiuta addirittura di mangiare con Chiara. Quando acconsente su richiesta dei suoi frati, Dio mostra che l'amicizia li introduce tutti e due, profondamente, in Dio. Vicino a Chiara Francesco viene colpito da un grande amore di Dio che in passato non aveva mai sperimentato da solo. E nella comunione con questa donna egli diventa capace di parlare con Dio in modo tale che tutti sono toccati nel cuore. L'amicizia tra i due santi non toglie nulla al loro amore per Dio. Al contrario, lo feconda e li rende zelanti nei confronti della gente. Perciò Chiara è la patrona dell'amicizia che noi tutti desideriamo ma che spesso non riusciamo ad avere.
Tutti noi desideriamo amore e amicizia. Affidati all'amore che gli uomini fanno nascere in te. Affidati all'amore che avverti per un amico o pe un'amica. In ogni amore c'è qualcosa di limpido e di puro. In ogni amore umano, anche quando non si riesce a ritenerlo, c'è qualcosa del puro amore di Dio. Lasciati toccare nel tuo cuore dall'amore di Dio che ti viene incontro o che si accende dentro di te. È Dio stesso che qui ti tocca e ti apre al mistero di un amore chiaro e limpido che è riferito a tutti e a tutto. In questo amore tu sei in Dio, e solamente in questo amore tu diventi uomo in conformità con i progetti di Dio.
(da: Scoprire i Santi per la nostra vita, Queriniana 2004, pp. 82-86)