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     10 agosto

    Lorenzo

    Da' spazio al cambiamento

    Anselm Grün

    sanlorenzo
    Nella chiesa antica la festa di san Lorenzo del 10 agosto aveva un'importanza così grande da venir subito dopo la festa dei prìncipi degli apostoli Pietro e Paolo. Lorenzo è uno dei più famosi martiri romani. Il suo culto si diffuse rapidamente nella chiesa delle origini. Ne sono prova non solo le prediche dei padri della chiesa latina e greca, ma anche le numerose raffigurazioni fatte da famosi artisti come Tiziano, Stefano Lochner e il Beato Angelico. Il nome Lorenzo significa 'ornato di alloro'. Il nome stesso quindi è un programma. Lorenzo è colui riceve il premio della vittoria, la sua vita è riuscita.
    Secondo la leggenda, Lorenzo giunse ancor giovane dalla Spagna a Roma, nel corso del iii secolo. A Roma incontrò la stima di papa Sisto II che lo consacrò diacono. In quel periodo l'imperatore Valeriano perseguitava i cristiani. Fece catturare il papa e lo fece condannare a morte. Mentre il papa veniva condotto al supplizio, Lorenzo lo seguiva. Voleva morire assieme a lui. Il papa però gli gridò: «Resta nella comunità finché piace a Dio. Metto nelle tue mani il tesoro della chiesa». Quando i soldati sentirono parlare di tesori, catturarono anche Lorenzo e lo condussero dinanzi all'imperatore. Questi voleva obbligarlo a rivelare dove aveva nascosto i tesori della chiesa. Lorenzo gli promise di portargli i tesori di lì a tre giorni. Per tre giorni Lorenzo si diede da fare ad alleviare i bisogni dei poveri. Poi raccolse i più poveri dei poveri, i ciechi e i paralitici, i lebbrosi e i reietti e li presentò all'imperatore dicendo: «Ecco, questo è il tesoro immortale della nostra chiesa. Non sottovalutarlo! Nei loro cuori lo splendore della fede è più luminoso dell'oro e dei diamanti». L'imperatore si sentì burlato e si infuriò. Volle costringere Lorenzo a rinnegare la sua fede e ad adorarlo. Lorenzo gli rispose: «Chi devo venerare, il creatore o la creatura?». Accecato dall'ira, l'imperatore fece portare una graticola di ferro. Vi fece legare sopra il diacono e lo bruciò vivo. Lorenzo però sopportò intrepido il terribile tormento.
    Due immagini sono importanti per la figura di Lorenzo. Anzitutto egli parla di tesoro e lo facon riguardo non solo alla chiesa ma anche a ogni individuo. Il nostro tesoro – ci spiega – non sta nei diamanti, nel denaro e in una grande proprietà, ma in ciò che dentro noi stessi è debole e malato. Là dove noi siamo feriti, c'è il tesoro più prezioso che abbiamo. Attraverso le nostre debolezze e le nostre ferite entriamo in contatto con il vero io. Il tesoro è un'immagine del nucleo più vero della persona, è un simbolo del suo io. Molte persone si nascondono dietro le loro proprietà. Per loro la ricchezza si trasforma in una maschera dietro la quale occultano il loro vuoto. Ma chi può mostrare la sua povertà, mostra il suo vero tesoro. Attraverso la sua povertà, infatti, può vedere la sua ricchezza, il cuore, l'amore, Dio stesso che abita nel fondo del suo cuore. Lorenzo parla dello splendore della fede. Chi crede in Dio, partecipa al suo splendore e alla sua gloria. Chi conosce la sua gloria e la sua vera ricchezza, è libero dal bisogno di dover accumulare sempre più ricchezza attorno a sé. Trova quella pace che molti, nelle proprietà, hanno cercato ma non hanno trovato. Quanto maggiori sono le proprietà che essi raccolgono, tanto più ne vengono essi stessi posseduti. Lorenzo è l'immagine della persona nella quale risplende la gloria di Dio: «La gloria di Dio – dice Ireneo – è l'uomo vivente».
    La seconda immagine di Lorenzo che da sempre ha affascinato le persone è quella della graticola ardente. Normalmente sulla graticola viene arrostita della carne per poterla mangiare meglio. Nel nostro caso la graticola è un'immagine della vita: noi veniamo cotti al suo fuoco per diventare nutrimento agli altri. Restando nel simbolo: la nostra vita deve essere ben cotta, deve essere passata dal fuoco dell'amore. Si potrebbe dire: diventiamo commestibili per gli altri solamente quando gli altri vivono di noi e per mezzo di noi. Non è solamente il fuoco dell'amore che ci porta a giusta cottura, ma anche il fuoco della passione che avvampa dentro di noi. Le passioni non possono essere eliminate. Devono essere trasformate. In esse si trova una grande energia, della quale abbiamo bisogno per diventare benedizione per gli altri. Il fuoco simboleggia anche i tormenti della vita, l'ardore del combattimento che affrontiamo sempre e di nuovo nella nostra vita quotidiana. Là dove c'è calore, dove si combatte e si lotta, dove ci esponiamo ai contrasti della vita, lì c'è cambiamento.
    Spesso siamo alla ricerca di vie spirituali che ci possano far conoscere un cambiamento interiore. Spesso però nella nostra ricerca restiamo fermi al nostro io. È la nostra via, la nostra idea di spiritualità quella che inseguiamo. La vita ci trasforma se ci esponiamo a essa, se ci lasciamo arrostire sulla graticola che la vita ci presenta. Guarda dentro la tua vita e domandati: che cosa più di tutto ti ha cambiato? Ti hanno cambiato le vie ricercate da te stesso? Oppure sono stati gli avvenimenti che si sono messi di traverso ai tuoi disegni, che ti hanno messo sulla graticola ardente, gli avvenimenti nei quali hai avuto l'impressione di non riuscire più a sopravvivere? Non devi assolutamente andare alla ricerca di ciò che ti trasforma. Da' spazio al cambiamento che la vita ti offre.

    (da: Scoprire i Santi per la nostra vita, Queriniana 2004, pp. 155-159)


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