Vincere la scommessa
della PG sognando
e lavorando insieme
Intervista del Bollettino Salesiano
a d. Rossano Sala, direttore NPG
Può autopresentarsi?
Sono nato nel cuore della Brianza il 9 agosto del 1970, Provincia e Diocesi di Milano. Sono cresciuto in una famiglia cristiana e all'oratorio del paese nella semplicità e nella bellezza della vita di campagna. A quattordici anni sono entrato nella casa salesiana di Milano, per imparare il mestiere di tipografo. Lì ho incontrato don Bosco e i suoi figli, che mi hanno mostrato tutta la bellezza di un ambiente di famiglia autentico.
Dopo quell'incontro la mia vita è cambiata radicalmente: non ho più lasciato la realtà salesiana e, finita la scuola e il servizio militare, ho incominciato il cammino di vita tra i figli di don Bosco, che mi ha portato alla professione perpetua nel 1998 e all'ordinazione sacerdotale, durante il grande Giubileo del 2000.
Da allora ho passato quattro anni nella casa salesiana di Bologna e sei anni in quella di Brescia: tutti anni indimenticabili di vita spesa felicemente in mezzo ai giovani. Poi nel 2010 mi è stato chiesto di concludere il Dottorato in Teologia per poter insegnare discipline pastorali: allora ho passato due anni a Torino-Crocetta e da ormai quattro anni sono di stanza a Roma, vivendo presso l'Istituto Salesiano Pio XI e insegnando nella nostra Università Pontificia Salesiana.
Perché ha scelto di essere salesiano?
In realtà non posso dire di “aver scelto”, ma di “essere stato scelto”. La vocazione è sempre un mistero più grande di noi, e i veri motivi della chiamata risiedono sempre nella bontà e nella libertà di Dio. La mia è stata una risposta al Suo amore, che ho percepito in vari modi: dalla cura che i figli di don Bosco hanno avuto per me, dalla fiducia che mi hanno accordato, dallo spirito di famiglia che ho respirato. Insomma, il Signore fa sentire la sua voce e chiede corrispondenza e generosità, che cerco di vivere ogni giorno in una fedeltà che ha sempre bisogno di custodia e di purificazione.
Impegnare la vita per la felicità e la riuscita dei giovani vale la pena?
Sì, vale assolutamente la pena, soprattutto oggi, in un mondo pieno di incertezza e superficialità dove i giovani cercano degli adulti significativi, capaci di testimoniare uno stile di vita conforme al Vangelo.
Aiutare un ragazzo, un adolescente e un giovane a camminare nella vita con integrità, sapienza e coraggio è una delle cose più belle che possa capitare a noi salesiani: e quando questo avviene, si percepisce che la vita è ben spesa, che ha creato presente e futuro per la società e per la Chiesa.
Lei è il direttore della rivista «Note di Pastorale Giovanile», una rivista unica nel suo genere che si rivolge proprio a coloro che vogliono impegnarsi con intelligenza e riflessione nell'unico campo che può cambiare il mondo: la formazione intellettuale e spirituale della nuova generazione. Non è una sfida fin troppo ardita?
In realtà sono un Direttore “da poco” della rivista. Sono un piccolo nano sulle spalle di giganti. Per quasi un quarantennio lo storico Direttore di NPG è stato il grande Riccardo Tonelli, che ci ha lasciati il 1° di ottobre del 2013. Poi, per qualche anno, gli è succeduto Alberto Martelli, oggi Direttore della nostra casa madre di Valdocco. Io sono arrivato, in punta di piedi, solo nel settembre del 2016.
La rivista ha effettivamente uno scopo più che ardito, quello di riflettere sulla pastorale giovanile, che di solito è una serie di tante attività fatte con passione ed entusiasmo, ma poco pensate e poco approfondite dal punto di vista teorico. Molti chiedono sussidi, ma non hanno tempo per pensare, e questo è un guaio, perché senza pensiero non si va in profondità, ma si resta in superficie.
Vincerà questa scommessa?
Le scommesse oggi non si vincono da soli, ma sognando e lavorando insieme. È un suicidio pensare di vincere da soli le grandi sfide della pastorale giovanile: la profezia è ancora una volta quella della fraternità, anche in ambito accademico, come in quello pastorale. Per questo la rivista lavora a cerchi concentrici, attraverso due équipe: il “gruppo di direzione”, che è più di indole pratica e operativa, formato da quattro persone; e il “gruppo di redazione”, che è un gruppo di pensiero e di condivisione, formato da dodici persone. Poi ci sono tanti collaboratori che a vario titolo offrono il loro contributo per la crescita della rivista.
Come si può definire, oggi, la Pastorale Giovanile?
Si tratta dell'impegno che la Chiesa mette in campo per la cura educativo-pastorale delle giovani generazioni. È fatta di passione e competenza, e chiede di mettersi in gioco come gruppo di adulti che desiderano camminare con i ragazzi, gli adolescenti e i giovani, per aiutarli a scoprire i loro talenti e a metterli a servizio con generosità. La pastorale giovanile afferma un'idea di Chiesa in uscita, che si rende presente nei luoghi di vita dei giovani, soprattutto in quelli di maggiore povertà, per manifestare loro la prossimità del Signore e il suo desiderio di vederli felici nel tempo e nell'eternità.
Come la vede nella Chiesa Italiana? E nella Famiglia Salesiana?
Entrambe condividono una medesima passione per i giovani. Non per nulla nel “gruppo di direzione” della rivista è presente il responsabile del “Servizio Nazionale della Pastorale Giovanile” della Conferenza Episcopale Italiana, don Michele Falabretti, con il quale condividiamo davvero tanto, con una sintonia di alto livello su tutti i temi. Effettivamente in Italia nessuno può parlare di pastorale giovanile senza far riferimento a don Bosco e alla sua opera, che ha segnato tutta la penisola in maniera forte e decisa.
Anche come salesiani stiamo lavorando molto per il rinnovamento della nostra presenza educativo-pastorale. Basti solo pensare al lavoro di ripensamento che ha portato alla pubblicazione del nuovo “Quadro di riferimento per la Pastorale Giovanile Salesiana”, un testo di ampio respiro, la cui realizzazione è durata più di un sessennio.
Papa Francesco ha annunciato che il prossimo sinodo sarà sui giovani. Ci può dire qualcosa in merito?
Questa è la grande novità e il bel regalo di un Papa che è stato battezzato da un salesiano! L'attenzione al mondo dei giovani è nel suo DNA ecclesiale e il gesto dell'annuncio di un Sinodo dal tema “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale” lo dimostra senza ombra di dubbio.
Il Sinodo si svolgerà nell'ottobre del 2018, ma ciò che importa è tutto il cammino che lo precederà e che lo seguirà. Il primo passo è stato il “Documento preparatorio” o Lineamenta, uscito nel gennaio di quest'anno, un documento che ha lo scopo di interpellare tutte le Chiese del mondo in merito al tema: esso si conclude con un “Questionario”, le cui risposte faranno da base all'Instrumentum laboris, che è il testo base che i padri sinodali avranno tra le mani. Dopo il Sinodo, le proposizioni raccolte faranno da base all'Esortazione Post-Sinodale, che uscirà presumibilmente nella primavera del 2019.
Come si può vedere, ciò che veramente importa è che tutta la Chiesa, per almeno quattro anni, sarà impegnata a riflettere su ciò che noi salesiani non cessiamo di trattare: i giovani, il loro mondo, il loro cammino, la loro vocazione.
In che modo la rivista intercetterà questo cammino sinodale?
Fin dall'inizio abbiamo preso sul serio la questione. Tutti gli editoriali sono dedicati al tema e il numero di febbraio 2017 è diventato un numero speciale sul Sinodo, dove abbiamo chiesto ai vari protagonisti di dirci le loro aspettative, i loro sogni, i loro desideri in merito a quello che la Chiesa intende vivere in questi prossimi anni. Insieme abbiamo presentato il “Documento preparatorio”, offrendo anche modalità concrete di lavoro nei vari organi ecclesiali di partecipazione.
Continueremo a monitorare e a riflettere con profondità intorno al tema del Sinodo e attorno al Sinodo stesso.
Quali sono i temi nodali della rivista “Note di Pastorale Giovanile”?
Prima di parlare dei temi, bisogna dire innanzitutto che la rivista è più di una rivista, perché il gioco è più grande: c'è la parte stampata, con otto numeri annuali di 80 pagine; c'è la newsletter, che viene inviata a chi la richiede, che offre tematiche inerenti al numero in corso, ma con molti materiali di approfondimento in più e poi c'è il sito www.notedipastoralegiovanile.it, che è un grande archivio on line di pastorale giovanile, che contiene praticamente la maggior parte del materiale pubblicato dal 1966 ad oggi!
Dando un occhio al sito si vede immediatamente che la pastorale giovanile non è semplicemente una “disciplina accademica”, ma un'ampia e articolata “area di ricerca e di azione”: condizione giovanile, cammini di evangelizzazione e di spiritualità, materiali per la formazione della coscienza, analisi di esperienze significative di corresponsabilità apostolica e di progettazione pastorale, esegesi biblica dedicata al mondo giovanile, riflessione a partire dai luoghi della pastorale giovanile, catechesi artistiche, materiali per la formazione degli animatori e tanto altro fanno parte del repertorio di NPG.
A chi si rivolge e come può essere diffusa e utilizzata?
La rivista, che tutto sommato ha una tiratura limitata, si rivolge a due grandi tipologie: al mondo degli operatori di pastorale giovanile, ovvero coloro che operano direttamente con i giovani (animatori, insegnanti, catechisti, sacerdoti, consacrati, operatori pastorali) e al mondo accademico, cioè coloro che studiano la pastorale giovanile e sono docenti di materie nel campo educativo e pastorale.
L'attenzione a queste due diverse tipologie di destinatari chiede alla rivista un profilo insieme teorico e pratico: deve aiutare “gli operatori” a confrontarsi con idee solide e profonde e deve aiutare “gli accademici” a confrontarsi con la realtà pastorale concretamente esistente.
Qual è il suo sogno?
Il sogno che mi spinge ad andare avanti con entusiasmo è sempre quello che condivido con don Bosco, il quale non smetteva di dire ai suoi ragazzi che li voleva vedere “felici nel tempo e nell'eternità”.
Ma ogni sogno, per diventare realtà, ha sempre bisogno di impegno intellettuale e di generosa dedizione. Per questo egli aggiungeva: “Io per voi studio, per voi lavoro, per voi vivo, per voi sono disposto anche a dare la vita”. Qui si vede come lo “studio” non è qualcosa di estraneo alla vocazione salesiana, ma ne è un'articolazione necessaria e doverosa proprio per il vero bene di tutti i giovani.
(Bollettino salesiano, marzo 2017)