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    Riflessioni dopo il «Confronto D888»

    D. Juan E. Vecchi

    Consigliere per la Pastorale giovanile

     


    L'anno centenario volge verso il termine. Ha impegnato tutti i settori di attività. Ha richiesto una buona parte della nostra attenzione e una quota non indifferente delle energie disponibili. A conti fatti, non c'è dubbio che il frutto ha superato di gran lunga l'investimento.
    Oggi siamo più consapevoli della ricchezza di umanità e di santità che il Signore ci ha affidato. Ma se non ci curassimo di gestire questa ricchezza nel prossimo futuro, le celebrazioni verrebbero annoverate tra le imprese in cui abbiamo speso energie piuttosto che rigenerarle.
    Nel settore giovanile le iniziative sono state molteplici. Parecchie si sono svolte a livello locale e ispettoriale, per consentire il coinvolgimento diretto di tutti i giovani. E non per questo sono state meno significative o meno feconde di risultati. Anche da esse ci vengono indicazioni da non lasciar cadere.
    Tutte le manifestazioni giovanili dovevano confluire idealmente nel Confronto DB88, proposto sin dagli inizi della programmazione come la celebrazione giovanile-segno del Centenario. Se nelle altre manifestazioni si esprimevano singole ispettorie o comunità locali, nel Confronto DB88 erano le Congregazioni, anzi l'intera Famiglia salesiana a condividere con i giovani la gioia e la gratitudine per il dono di Don Bosco e ad assumere l'impegno di continuare la sua missione.
    Non è il caso di parlare sui dettagli della realizzazione: ne hanno dato abbondanti notizie i nostri organi di stampa. È pure in corso una pubblicazione, a cura della commissione responsabile del Confronto DB88, che ne porterà alle ispettorie le immagini, i contenuti e le proposte.
    La finalità non è di fissare i momenti vissuti per assaporarli dopo, come ricordo; ma di far emergere i suggerimenti che scaturiscono dall'esperienza.
    Molti hanno riflettuto individualmente, in gruppi informali, nelle équipes di animazione pastorale, lasciandosi provocare da allettanti prospettive di futuro. C'era nell'aria un invito a vivere e a sognare! I punti che vi propongo non hanno la pretesa di trasmettere questa variegata gamma di sentimenti e valutazioni. Vorrebbero piuttosto, nella linea del compito di animazione del Dicastero, sottolineare alcune costatazioni e individuare alcuni semi da sviluppare.

    Il valore degli organismi di animazione e intercomunicazione

    L'evento di Torino si proponeva come punto di arrivo di un cammino comune: un confronto fatto da mille confronti! Si prevedeva che la distanza e i costi avrebbero favorito le ispettorie dell’area europea. Ma ciò non impedì ad altre ispettori e di percorrere le medesime piste di riflessione e di organizzare manifestazioni simili nel proprio ambiente.
    Un biennio di preparazione, attraverso un materiale elaborato pazientemente, mise in comunicazione le ispettorie e fece circolare i temi. L'impegno dei giovani, motivati dai loro animatori salesiani, unito ad un'organizzazione accurata e precisa in ogni dettaglio, ebbe come risultato un felice intreccio di momenti di ascolto, di approfondimento, di celebrazione, di festa, di condivisione, di visite significative, di incontri stimolanti.
    I nodi di questa comunicazione tra commissione centrale e ispettorie, gli interlocutori attivi e determinanti nella preparazione del confronto sono stati, all'interno delle commissioni per il Centenario, i delegati e le équipes di pastorale giovanile.
    Una prima costatazione è dunque l'utilità, anzi il carattere indispensabile degli organismi di animazione pastorale per operare insieme e far passare alla propria ispettoria orientamenti, proposte, stimoli e materiali.
    Dove questi organismi esistono e sono attivi, sebbene le ispettorie non abbiano potuto prendere parte all'evento centrale di Torino, hanno condiviso ugualmente la riflessione e i giovani hanno vissuto in comunione spirituale con i compagni lontani. Al contrario, dove queste équipes non c'erano, anche se i giovani vennero al Confronto, si è avvertito il dislivello di preparazione dovuto a una difettosa e tardiva comunicazione.
    Su questi organismi si insiste da tempo. Il Dicastero ha fornito un'indicazione globale nel fascicolo «L'animazione pastorale dell'Ispettoria» (gennaio 1979). L'ha precisata ulteriormente in base ad · anni di esperienza positiva (Dossier PG 2, 1987, pag. 7-19). Non sono mancati dubbi e incertezze, alle volte per l'applicazione di criteri individuali. Ma il manuale «L'Ispettore Salesiano» riprende e raccomanda la proposta come forma efficace e corresponsabile di animare pastoralmente un'ispettoria (pag. 193-199).
    Non si può pensare che la Congregazione abbia qualche progetto comune da portare avanti nell'area pastorale soltanto in occasione del Centenario. Le Costituzioni ci propongono un nucleo comune pedagogico e pastorale da esplicitare continuamente. Le celebrazioni del Centenario ci lasciano, come diremo più avanti, degli stimoli da maturare, venendo incontro a un desiderio dei giovani di vivere la fede attraverso esperienze di incontro a largo raggio. Sarebbe addirittura rischioso non aver organi di animazione e collegamento, non dar loro una composizione conveniente che vada oltre la distribuzione materiale delle cose da fare o delle strutture da curare, o non chiarire il loro ruolo nella vita dell'ispettoria.
    Ciò ha un'importanza ancora maggiore in quei contesti dove operano varie ispettorie che devono procedere non soltanto d'intesa, ma in comunione e coordinamento per non sprecare forze o polverizzare i propri interventi rischiando l'insignificanza.
    Il richiamo non si riferisce tanto alla struttura, ma in primo luogo alla prospettiva di poter operare insieme, senza rigide uniformità, negli spazi ampi di cui al presente disponiamo e di quelli, più larghi ancora, che si vanno aprendo in diversi continenti, come conseguenza di eventi politici e culturali (cfr. Europa-92, progetti comuni del continente latinoamericano, ecc.).

    Il nuovo soggetto giovanile

    Il Confronto DB88 ha radunato circa 2500 giovani al di sopra dei diciott'anni. Alcuni di essi sono già avviati alla vita salesiana. Altri sono volontari od obiettori di coscienza. La maggior parte collaborano come animatori nei nostri ambienti. Alla scelta dei soggetti si deve in gran parte il livello del confronto. Dietro di loro c'è una realtà di cui bisogna prendere coscienza e a cui bisogna dedicare attenzione pastorale. Sono numerosi i giovani altre i diciotto anni con i quali oggi i Salesiani vengono a contatto in virtù della loro missione.
    E sono altrettanto numerosi quelli che attendono dai Salesiani un gesto di avvicinamento o un invito alla collaborazione.
    Essi sono destinatari della missione salesiana. Anzi, con 11 allargamento della preparazione professionale e l'ingresso tardivo nel mercato del lavoro e nelle responsabilità sociali, questo tempo della vita è diventato determinante nell'elaborazione di una sintesi culturale e nella scelta personale di fede. Per questo i giovani sono protagonisti di uno dei fenomeni più vistosi della pastorale attuale: i movimenti, le aggregazioni nei luoghi di «Spiritualità», le manifestazioni massive.
    La Congregazione ha dimostrato già di aver colto questo dato della realtà giovanile. Ne sono prova lo sforzo di adunare e preparare numerosi animatori, l'attenzione ai giovani emarginati, la riflessione sulla propria presenza tra gli universitari, la proposta del volontariato, l'accoglienza degli obiettori, i giovani cooperatori ed exallievi, la preoccupazione per il mondo del lavoro.
    È una linea di azione che va sviluppata. In questa fase della gioventù si risvegliano idealità ed energie. Esige quindi capacità di dialogo e di proposta. Il Confronto DB88 ne è stato una prova dal vivo e in diretta. Sarebbe un peccato non qualificarsi per orientare tali energie verso la costruzione di personalità cristiane e verso l'impegno nella comunità umana ed ecclesiale.

    Don Bosco ispira: la spiritualità giovanile salesiana

    C'è un'altra indicazione da raccogliere. Questi giovani, venuti da molti contesti diversi, hanno percepito e manifestato un'appartenenza comune: si sentono tutti «di Don Bosco» e con lui vogliono stare. Lo avvertono ancora vicino, come amico che li stimola e li ispira nel loro non sempre lineare percorso verso la piena maturità.
    C'è dunque un riferimento saldo, anche se da esplicitare ulteriormente e da tradurre nel vissuto: la proposta di vita cristiana che Don Bosco, santo educatore, fa ai giovani: quello a cui ci stiamo riferendo in questi ultimi anni con l'espressione «spiritualità giovanile salesiana».
    Il Confronto DB88 ha voluto essere un'esperienza breve, un assaggio necessariamente fugace di vita salesiana «ideale», quasi da laboratorio. Niente di strano che i giovani siano stati toccati nel più profondo del loro cuore, mentre chi si aspettava una discussione serrata di taglio intellettuale sia rimasto sorpreso.
    Alla spiritualità salesiana richiamava la stessa struttura cli accoglienza che comprendeva la casa, il cortile, la chiesa e gli spazi del dibattito culturale: è il programma oratoriano di accogliere chiunque voglia fare un cammino, vivere e lavorare assieme, collocare la fede al centro di questa vita, inserire fede e vita in un'esperienza sociale e culturale.
    La spiritualità veniva riprodotta nella trama di momenti attraverso cui maturavano i temi: rivisitazione dei luoghi, ascolto, condivisione, celebrazione, festa-insieme.
    I riferimenti centrali della spiritualità furono offerti in forma concentrata ed efficace dal Rettor Maggiore in un discorso seguito con attenzione e accolto dai giovani come l'invito di Don Bosco alla vita, alla fede, all'impegno. Comunicazioni seguenti svilupparono aspetti particolari e pratici. I giovani hanno manifestato le loro personali risonanze attraverso il dialogo, il disegno ed altre espressioni spontanee.
    Ma il linguaggio delle parole e dei segni è stato capito perché i giovani avevano già vissuto nei loro ambienti quello che ora veniva loro proposto in maniera riflessa e organizzata. Non hanno imparaORIENTAMENTI E DIRETTIVE (2955) 35 to una «lezione»; hanno trovato le parole per esprimere un'esperienza che già si portavano dentro. Si trovavano sulla lunghezza d'onda per cogliere il messaggio. È stato un fatto di sintonia prima che di testi da assimilare.
    La spiritualità salesiana giovanile è dunque una realtà esistente.
    Si accende come un'energia in tutti i giovani dei nostri ambienti attratti dalla proposta di vita e di santità che Don Bosco fa. Non è un lusso per pochi «primi della classe», ma il cammino dei «poveri» che vedono in Cristo la salvezza.
    Il discorso su di essa non è affatto chiuso. Ma se continuasse ad esprimersi in sole formulazioni dottrinali, anche se progressivamente perfezionate, finirebbe per consumarsi. Il Confronto DB88 ci sfida a diventare accompagnatori e guide pratiche nella vita di fede e di grazia, nel concreto impegno cristiano dei giovani con la fiducia di Don Bosco nella loro vita e nella loro disponibilità.

    Il Movimento Giovanile Salesiano

    Collegata alla spiritualità è emersa un'altra realtà già esistente, ma da consolidare e diffondere con decisione: il Movimento Giovanile Salesiano. Se ne è cominciato a parlare nel 1978. In alcune ispettorie ha compiuto un cammino soddisfacente e oggi conta su scuole di animatori, organi di collegamento e occasioni annuali di incontro. In altre ispettorie la realtà è a metà strada e in altre sembra mancare ancora una decisione politica per partire.
    Non pochi dei giovani partecipanti al Confronto DB88 si riconoscevano già nel Movimento. Molti altri si sono posti domande sulla sua esistenza e possibilità.
    Il confronto medesimo è sembrato agli osservatori la manifestazione di un Movimento. Così lo si ricava dalla lettura dei commenti apparsi su diversi organi di stampa. È stato questo un tema ricorrente nei gruppi informali e nelle verifiche che si son fatte dopo il confronto.
    Ormai non possiamo noi Salesiani evadere la domanda e la conseguente risposta. Non per questo si vogliono bruciare i tempi con un'organizzazione pesante e forse prematura.
    Il primo traguardo da raggiungere è di accettare comunitariamente che ci siano nuovi luoghi di aggregazione ed educazione in cui i giovani crescano ed esprimano con forte vitalità i loro impegni.
    Non sono spazi secondari o marginali da curare soltanto a tempo perso e con confratelli che assumano il compito per proprio gusto.
    Rispondono a bisogni vitali dei giovani e sviluppano dimensioni che non trovano posto nelle strutture.
    Tra questi bisogna collocare certamente i gruppi e le associazioni che, convenientemente comunicanti, costituiscono il Movimento di tutti i giovani che si ispirano a Don Bosco. Infatti, pur essendo diversi per interessi prevalenti, per modalità organizzative e per programmi specifici, questi gruppi e associazioni si uniscono mediante il riferimento comune al Progetto Educativo Pastorale Salesiano e alla spiritualità giovanile salesiana, si comunicano tra di loro e creano un tessuto connettivo costituito dagli animatori.
    Il lavoro più urgente è la creazione di gruppi e associazioni a livello locale e ispettoriale. Sarebbe vano volersi dare un'immagine grande di Movimento quando la realtà quotidiana e di base non vi corrispondesse. Il nostro maggiore interesse non è «presentarsi», ma fare con i giovani un'esperienza educativa nel loro ambiente.
    La natura del Movimento, le condizioni per avviarlo, gli elementi che lo caratterizzano come salesiano, il riferimento comune e le forme di appartenenza e collegamento sono state esposte in diversi documenti del Dicastero (cfr. «La proposta associativa salesiana», passim; «L'animatore salesiano nel gruppo giovanile», p. 60-65).
    L'esperienza in corso supera di molto le poche pagine scritte, sebbene sia ancora molteplice e un po' frammentata, in attesa di successivi momenti di sintesi. Ma ha già al suo attivo, oltre la formazione dei gruppi e la preparazione degli animatori a cui si accennava sopra, una non indifferente stampa «Casalinga» di fiancheggiamento, itinerari sperimentati di maturazione, identificazione di aree di impegno tipiche della vocazione salesiana, partecipazione attiva nel territorio, un cammino comune con le FMA e confronti a livello regionale.
    Altri aspetti potranno essere chiariti e consolidati strada facendo se le ispettorie si impegneranno nel dare vita a questo ambiente, umano e diffuso piuttosto che fisico, di educazione.

    I luoghi salesiani

    Da ultimo il Confronto DB88 ha fatto emergere l'impatto che hanno sui giovani i luoghi dove è nato e cresciuto Don Bosco e dove ha dato origine alla Congregazione. In essi aleggia la sua presenza e il suo fascino. Il percorrerli è stato un pellegrinaggio attraverso i momenti decisivi della sua vita, in cui appare la sua generosa risposta alla grazia: la nascita e la percezione prima del valore della fede, le sue esperienze di crescita e amicizia come ragazzo, l'incontro con la realtà della comunità cristiana locale, la vocazione e il seminario, le prime scelte pastorali e lo sviluppo dell'opera e del sistema educativo, le manifestazioni della santità consumata.
    La visita non è stata parallela alla riflessione, fatta per distensione o devozione in momenti liberi. Ne ha costituito invece la parte interna e principale, quasi motivante dell'approfondimento vitale e dottrinale della spiritualità salesiana. Grazie alla preparazione fatta in ispettoria e al lavoro delle guide, i luoghi sono diventati quasi «sacramenti» che hanno parlato e operato più in là della loro materialità, mettendo in contatto con la santità, «trasparenza» con cui una persona trasmette la presenza e l'azione di Dio.
    Collegati alla spiritualità e al Movimento Giovanile Salesiano questi luoghi appaiono fortemente significativi e potranno diventare nel futuro teatro di periodici e diversificati incontri e manifestazioni ispirati alla pedagogia di Don Bosco.
    La pastorale attuale conosce «santuari» dell'esperienza religiosa dei giovani, da dove partono inviti e messaggi, verso dove si converge perché ci sono persone capaci di convocare e accompagnare, che operano anche a distanza come riferimento spirituale prima ancora che attraverso qualche mezzo di comunicazione. Il loro linguaggio è fatto di segni prima ancora che di parole.
    Per noi il luogo fisico è preparato. Nell'anno centenario si sono portati a termine i lavori materiali. Bisogna ora farlo diventare un luogo pastorale di convergenza giovanile con la collaborazione di tutti, sviluppando i suggerimenti di questa prima prova generale. Il nome suggestivo di «Colle delle Beatitudini giovanili», consacrato dal discorso del Papa, esprime il significato di tutte le iniziative che avranno luogo da parte di gruppi singoli e dal Movimento Giovanile nel suo insieme.

    Punto di partenza

    Molti altri aspetti del Confronto DB88 meriterebbero non soltanto un commento ma una riflessione approfondita. Ho preferito raccoglierne qui saltano alcuni che aprono prospettive pastorali per noi. Si è detto infatti che il confronto è un punto di partenza. La continuazione dunque era nella logica della sua preparazione e realizzazione.
    Non la ripetizione materiale dell'evento, quanto lo sviluppo dei germi che i momenti di celebrazione avrebbero fatto emergere.
    Il Centenario della morte di Don Bosco ci porta dunque l'invito a ripartire con l'energia e la creatività delle origini e con una nuova percezione del tempo giovanile che ci tocca vivere.


    (FONTE: ACG 328/1989, Orientamenti e direttive, pp. 30-38)


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