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    Istituto Storico Salesiano – Roma - Studi - 11

    Pietro Braido 

    Prevenire

    non reprimere.

    Il sistema educativo

    di don Bosco 

    LAS - Roma

    © Gennaio 1999 by LAS - Libreria Ateneo Salesiano

    Piazza dell’Ateneo Salesiano, 1 - 00139 ROMA

    ISBN 88-213-0407-8

    Stampa: Tip. Abilgraf, Via P. Ottoboni, 11 - Roma

     

     

    PRESENTAZIONE

    Il "sistema educativo" o, più comprensivamente, l’esperienza preventiva di don Bosco è un progetto, che è cresciuto e si è progressivamente dilatato e specificato nelle più svariate istituzioni e opere realizzate dai molti collaboratori e discepoli.

    È ovvio che la sua vitalità operativa può essere garantita nel tempo soltanto dalla fedeltà alla legge di ogni autentica crescita: il rinnovamento, l’approfondimento, l’adattamento, nella continuità.

    Il rinnovamento resta affidato al persistente e ripetuto impegno teorico e pratico dei singoli e delle comunità. È compito sempre aperto.

    La continuità, invece, può essere assicurata soltanto dall’alacre confronto con le origini.

    Provocare un vivificante contatto con le "radici" primitive dell’esperienza preventiva di don Bosco e dei suoi tratti fondamentali è lo scopo della presente rapida sintesi.

    Essa, quindi, non intende offrire programmi di azione immediatamente applicabili; ma, semplicemente, descrivere gli elementi originali essenziali, pur storicamente condizionati e limitati, dai quali, soltanto, traggono validità e credibilità progetti presenti e futuri, destinati a spazi e a contesti diversi.

    È una condizione ineludibile perché possa verificarsi, senza arresti o soluzioni di continuità, la legittima aspirazione di operare "con don Bosco e coi tempi".

    In questa terza edizione, sensibilmente ritoccata e ampliata, si illustra con maggior cura il dato storico, si attenuano talune idealizzazioni, si esplicitano elementi utili a una inevitabile revisione e rivitalizzazione, prefigurata anche da certa recente bibliografia. 

    12 settembre 1998 p. b.

    Sigle

    BS - Bollettino Salesiano. Torino 1877 ss.

    Cost. SDB - Costituzioni della Società di S. Francesco di Sales [1858]-1875. Testi critici a cura di F. Motto, Roma LAS 1982.

    E - Epistolario di San Giovanni Bosco, 4 vol. (1835-1888), a cura di E. Ceria. Torino, SEI 1955-1959.

    Em - G. Bosco, Epistolario, 2 vol. (1835-1868), edizione critica a cura di F. Motto. Roma, LAS 1991 e 1996.

    FdB- ASC - Fondo don Bosco. Microschedatura e descrizione.

    MB - Memorie biografiche di Don (del Venerabile...del Beato…di San) Giovanni Bosco, 20 vol.: 1-9, G. B. Lemoyne; 10, A. Amadei; 11-19, E. Ceria; 2                                   
    (Indici), E. Foglio. San Benigno Canavese - Torino 1898-1948, edizione extra-commerciale.

    MO (1991) - G. Bosco, Memorie dell’Oratorio di S. Francesco di Sales, edizione critica a cura di A. Ferreira da Silva. Roma, LAS 1991.

    OE - G. Bosco, Opere edite, riproduzione anastatica, 38 vol. Roma, LAS 1977-1987.

    RSS - icerche Storiche Salesiane. Rivista semestrale di storia religiosa e civile. Roma, LAS 1982 ss.

    Il sistema preventivo (1877) = Testo pubblicato in prima edizione bilingue: Inaugurazione del patronato di S. Pietro in Nizza a Mare. Scopo del medesimo esposto dal Sacerdote Giovanni Bosco con appendice sul sistema preventivo nella educazione della gioventù. Torino, tip. e libr. salesiana 1877, 68 p., OE XXVIII 380-446.

    Il sistema preventivo (1878) = Promemoria a Francesco Crispi, in G. (s.) Bosco, Il sistema preventivo nella educazione della gioventù. Introduzione e testi critici a cura di Pietro Braido, RSS 4 (1985) 171-321 [300-304].

    NB. Le "cronache" utilizzate di G. Bonetti, D. Ruffino, G. B. Lemoyne, G. Berto, M. Rua, G. Barberis, G. Reano, C. Viglietti sono desunte da quaderni manoscritti custoditi nell’Archivio Salesiano Centrale (ASC) di Roma ed elencate in bibliografia.

    INTRODUZIONE

    Sembra ormai pacifico che la formula "sistema preventivo", interpretata sulla base dei documenti lasciati da don Bosco e soprattutto alla luce dell’esperienza educativa sua e dei suoi collaboratori, è idonea ad esprimere tutto ciò che egli ha detto e fatto come educatore. Diverso è il discorso su altri contemporanei.

    È da notare che i termini "preventivo" e "repressivo" non sono, forse, i più appropriati per esprimere una realtà educativa, che implica interventi attivi, promozionali, espansivi della personalità dell’educando. Ne risulta che talora "preventivo" è stato inteso, e lo è da varie parti ancora, come momento pre-educativo. Come si vedrà più avanti, Antonio Rosmini e Félix Dupanloup intendono il "prevenire", la "prevenzione", come uno dei momenti del processo educativo globale, quasi pre-condizionante. Molto peggio è capitato, in certa letteratura, al termine "repressivo", inteso addirittura come non-educativo.

    Nel corso del lavoro risulterà sempre più chiaro che sistema preventivo e sistema repressivo sono due veri sistemi di educazione, relativamente distinti. Furono, nelle più svariate versioni, praticati nella storia, sia nella famiglia che nelle istituzioni. Si fondano entrambi su ragioni plausibili e possono vantare metodologie produttive ed esiti positivi. Uno è più centrato sul ragazzo1 e i "limiti" della sua età, quindi su un’ "assistenza" assidua e amorevole da parte dell’educatore, che "paternamente" o "maternamente" è presente, consiglia, guida, sostiene: ne nascono regimi educativi di orientamento "familiare". L’altro punta più direttamente sul traguardo da raggiungere e perciò tende a guardare al giovane come all’adulto del futuro e da trattare di conseguenza come tale fin dai primi anni: ne nascono regimi domestici più austeri ed esigenti, scuole rigidamente disciplinate su leggi, relazioni, provvedimenti fortemente responsabilizzanti, collegi di stile militare o simili. In realtà, nella plurimillenaria esperienza storica, i due sistemi sono vissuti in versioni abbondantemente composite. Tra i due si colloca, per esempio, con piena legittimità storica, teorica e pratica, con vasta gamma di applicazioni, la cosiddetta "educazione correzionale", ben nota sia nel mondo penale che educativo e rieducativo. Ne scriveva con appassionato coinvolgimento, quando don Bosco stava approdando a Torino, il consigliere di stato del regno sardo, conte Carlo Ilarione Petitti di Roreto (1790-1850), nel secondo capitolo del vasto saggio Della condizione attuale delle carceri e dei mezzi di migliorarla (1840) dal titolo Dell’istoria dell’educazione correttiva e dello stato attuale della scienza2. Egli ebbe anche un ruolo da protagonista, come si vedrà più avanti, nell’ occuparsi dei giovani che sarebbero usciti dalla "Generala", dopo un periodo di "educazione correzionale"3.

    Don Bosco stesso scriveva all’inizio delle sue pagine del 1877 sul sistema preventivo: "Due sono i sistemi in ogni tempo usati nella educazione della gioventù: Preventivo e Repressivo"4.

    Adombrava analoga distinzione nel promemoria a Francesco Crispi alcuni mesi dopo: "Due sono i sistemi usati nell’educazione morale e civile della gioventù: Repressivo e preventivo. L’uno e l’altro sono applicabili in mezzo alla civile società e nelle case di educazione"5.

    Don Bosco ha optato per la prima ipotesi e per una tradizione, che, probabilmente meno generalizzata dell’ altra, trovava più consona ai tempi e alla gioventù di cui si occupava.

    In questa prospettiva egli non ha, certamente, elaborato un sistema pedagogico preventivo in termini teoretici. Egli, però, ha consapevolmente sperimentato e riflessamente adottato principi, metodi, mezzi, istituzioni, che gli hanno permesso di dare ai giovani una formazione umana e cristiana relativamente compiuta e di indicare ai suoi collaboratori una proposta educativa organica e unitaria. Il "preventivo", infatti, non fu mai inteso da lui come puro momento propedeutico, protettivo, dispositivo all’educazione propriamente detta né fu limitato semplicemente al settore della "disciplina" o al "governo", Regierung, che per Herbart era uno dei tre pilastri della pedagogia scientifica.

    Nelle stesse pagine sul Sistema preventivo nella educazione della gioventù del 1877 gli elementi educativi positivi superano nettamente, in quantità e qualità, le misure disciplinari e protettive. Si parla di educatori che sono "padri amorosi", costantemente "presenti" alla vita degli alunni, che parlano, guidano, danno consigli, "amorevolmente correggono". Si indicano nella messa quotidiana e nei sacramenti della penitenza e dell’ eucaristia le "colonne" portanti dell’intero edificio educativo. Sue basi di contenuto e di metodo sono, inoltre, considerate "la ragione, la religione e l’amorevolezza". La pratica globale è ispirata alla carità, a cui inneggia san Paolo (1 Cor. 13).

    Va segnalata in proposito la felice intuizione del pedagogista austriaco Hubert Henz, che con esplicito riferimento al sistema preventivo di don Bosco, scrive: "Il metodo preventivo è un modo di educazione che previene i guasti morali dell’alunno e la necessità delle punizioni ed esige dall’ educatore il costante stare con l’alunno, una totale dedizione al compito educativo, una vita giovanile ricca, dinamica, compiuta". L’"oltre" al sistema preventivo, che egli si augura, è precisamente ciò che intende don Bosco col suo "preventivo": rendere i giovani "onesti cittadini e buoni cristiani", maturi e responsabili. Effettivamente, il suo sistema preventivo "mira a questo obiettivo e non si esaurisce nel semplice proteggere o custodire"6.

    D’ altra parte, le pagine del 1877 non sono le uniche che parlano del "sistema preventivo", anche se è la prima volta che la formula viene adottata. Don Bosco vi ritornerà nella parola e negli scritti lungo il decennio successivo. Ma la mentalità chiaramente "preventiva" l’aveva ispirato fin dai primi anni di consacrazione all’opera assistenziale in favore dei "giovani poveri e abbandonati", da "premunire", "proteggere", "salvare", incominciando dai mezzi e dalle risorse per introdurli e farli crescere nel mondo della grazia, oltre che fare opera costruttiva a livello di sussistenza, istruzione, professione, crescita morale e sociale7.

    Negli ultimi anni, sotto la sua penna, il "sistema preventivo" diventa il "nostro sistema educativo", addirittura "spirito salesiano"8.

    In quest’ottica è stata realizzata la presente esposizione "sistematica" dell’esperienza pedagogica di don Bosco: un’esperienza educativa pratica, costantemente integrata dalla riflessione e da una vera sperimentazione9.

    La ricostruzione è contenuta nei dieci capitoli della seconda parte del volume.

    Ma poiché si tratta di un’esperienza e non di una teoria astratta, essa non può essere compresa senza un esplicito riferimento alla personalità di don Bosco. Questa a sua volta, e la stessa "idea" preventiva, diventano comprensibili alla luce del contesto nel quale opera il protagonista e della "lunga durata" nella quale l’"idea" è man mano maturata. È la ragione degli otto capitoli della prima parte del libro.

    Per maggior chiarezza il primo di essi è deputato a circoscrivere in forma elementare i tempi e gli spazi nei quali don Bosco dà principio alla sua opera ed elabora gradualmente la sua esperienza educativa e pedagogica. Un siffatto modo di affrontare il problema della collocazione di don Bosco educatore nella storia di breve e lunga durata nasce dalla convinzione che il "sistema preventivo", comunque attuato e inteso nella tradizione cristiana, non esaurisce tutti i possibili sistemi educativi né "il sistema preventivo di don Bosco" esaurisce tutte le possibili versioni del "sistema preventivo" stesso. Esso non è ricchezza solitaria. Ha origini lontane: primariamente nel Vangelo. E non sono meno ricchi di promesse e di prospettive gli sviluppi nel futuro, se fedeli ai principi e alla storia.

    NOTE

    1 Non, certo, nel senso più evoluto della pedagogia contemporanea, pedocentrica e attivistica, delle scuole nuove, del montessorismo e simili.

    2 Della condizione attuale delle carceri e dei mezzi di migliorarla. Trattato del conte D. Carlo Ilarione Petitti di Roreto Consigliere di Stato ordinario e Socio della Reale Accademia delle Scienze. Torino, G. Pomba e comp. 1840, in C. I. Petitti di Roreto, Opere scelte, a cura di G. M. Bravo. Torino, Fondazione Luigi Einaudi 1969, pp. 319-587, cap. II, pp. 361-447. Cfr. più avanti, cap. 2, §§ 2 e 3.

    3 Cfr. più avanti, cap. 10, § 1.

    4 Il sistema preventivo (1877), p. 44, OE XXVIII 422.

    5 Il sistema preventivo (1878), RSS 4 (1985) 300.

    6 H. Henz, Lehrbuch der systematischen Pädagogik. Freiburg, Herder 1964, p. 232.

    7 Sui primi vent’anni di lavoro tra i giovani e del "sistema preventivo" costantemente seguito, cfr. P. Braido, Il sistema preventivo di don Bosco alle origini (1841–1862). Il cammino del "preventivo" nella realtà e nei documenti, RSS 14 (1995) 255-320.

    8 Cfr. P. Braido, L’ esperienza pedagogica di don Bosco nel suo "divenire", in "Orientamenti Pedagogici" 36 (1989) 27-36.

    9 Cfr. P. Braido, Pedagogia perseverante tra sfide e scommesse, in "Orientamenti Pedagogici" 38 (1991) 906-911.


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