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    Piano di formazione

    degli animatori

    CISI 1993


    Alle comunità locali e ispettoriali
    Agli operatori pastorali

    L'esperienza del Confronto '92 ci ha dato gioia e speranza e ci ha fatto scoprire le ricchezze dei giovani partecipanti. Soprattutto ci ha confermato ulteriormente che esigenza prioritaria del nostro servizio pastorale oggi è quella di impegnarci con maggior determinazione nel lavoro di formazione dei giovani animatori.
    Abbiamo incontrato giovani disponibili che vogliono con Cristo aiutare altri giovani a dire il loro sì alla vita facendo la scelta dell'animazione dei gruppi giovanili, divenendo così protagonisti della nuova evangelizza e artefici del rinnovamento sociale.
    Occorre che questo gruppo di generosi continui a crescere per rispondere:
    1) alle esigenze della Chiesa che ci esorta a formare laici impegnati, come fermento evangelico nella società e nelle comunità cristiane;
    2) alle indicazioni del nostri capitoli Generali che evidenziano la necessità di perseguire attentamente, come meta del lavoro pastorale, la formazione pedagogica, culturale, religiosa degli animatori, programmando un itinerario formativo e prevedendone la verifica;
    3) alle richieste degli operatori pastorali di avere una piattaforma comune per la formazione degli animatori di tutti i nostri ambienti;
    4) alla crescita di responsabilità di tanti giovani che vogliono sentirsi utili e significativi nel servizio di animazione ed hanno necessità di acquisire le conoscenze e competenze necessarie per esplicare con efficacia la loro missione.
    Il piano che vi presentiamo è quindi una risposta a precise urgenze.
    Lo consegniamo alle comunità locali e ispettoriali, e particolarmente agli operatori pastorali incaricati di seguire un così delicato e promettente cammino. Auguriamo che la forza vitale del nostro carisma ci aiuti a promuovere la formazione di animatori capaci di accompagnare la crescita nella fede di tanti giovani.
    È necessario ora che si elaborino itinerari di formazione organici, sistematici, differenziati, attenti alle situazioni dei destinatari e alle mete che insieme intendiamo perseguire.
    La Madonna ci guidi tutti in così impegnativa missione: la sincera e filiale devozione che nutriamo verso di lei sia di stimolo perché, superate le difficoltà, facciamo dell'animazione una testimonianza di amore ai giovani, condivisa con gioia da un crescente numero di animatori.

    Il Presidente C.I.S.I. Don Giovanni Fedrigotti
    La Presidente C.I.I. Madre Bianca Maria Bianchi

    Roma, 31 gennaio 1993 - Festa di Don Bosco


    0. INTRODUZIONE

    Il piano di formazione per animatori che qui presentiamo nasce dalla esigenza, più volte manifestata, di avere una piattaforma comune, come punto di riferimento condiviso.
    Esso si colloca in un cammino di Chiesa attento "alla preparazione spirituale, culturale e pedagogica di educatori in grado di accompagnare e guidare" nella maturazione umana e cristiana, (ETC 45) nella consapevolezza di svolgere un autentico servizio ecclesiale secondo il nostro peculiare carisma.
    Uno stimolo forte è dato dall'esortazione apostolica "Christifideles laici", e dagli apporti specifici degli ultimi Capitoli Generali SDB e FMA.
    Riferendosi alle urgenze dei giovani d'oggi che sperimentano contraddizioni e potenzialità del nostro tempo, il piano fa proprie sensibilità culturali emergenti, espressione delle attese umane e degli ideali giovanili che si fanno strada nella storia: il rispetto della singolarità della persona e il nuovo stile di reciprocità nei rapporti uomo-donna, il riconoscimento dei valori della solidarietà e della pace, e l'apertura al dialogo con tutti.
    Nella stesura si è assunto come documento base il testo già da tempo condiviso fra FMA e SDB: "L'animatore nel gruppo giovanile", di E. Maioli e J. Vecchi, Torino-Leumann, LDC 1988.
    Tiene presente:
    - gli elementi emersi nel convegno di studio per coordinatrici e incaricati ispettoriali di PG, tenuto a Roma-Salesianum nel dicembre '90 sul tema: "La formazione di base degli animatori";
    - le esperienze di scuole di formazione per giovani animatori già realizzate in diverse Ispettorie;
    - le osservazioni pervenute allo strumento di lavoro inviato alle équipes ispettoriali nel giugno 1992.
    Esso viene proposto come piano di base per la formazione di tutti gli animatori dei diversi gruppi e di tutti gli ambienti, precisando destinatari, identità, compiti di animazione, processi formativi e sbocchi vocazionali.
    Viene affidato alle comunità locali e ispettoriali e ai rispettivi organismi di animazione, perché trovi una sua attuazione nei vari contesti.

    1. DESTINATARI

    I destinatari di questo piano sono i giovani animatori in cammino verso il raggiungimento della propria maturità umana e cristiana che, in questo impegno formativo, intendono rendersi capaci di educare nello stile dell'animazione secondo il sistema preventivo di don Bosco riattualizzato oggi.
    In concreto vengono considerati destinatari del piano gli adolescenti impegnati come aiuto-animatori, i giovani e i giovani adulti che operano nei nostri diversi ambienti e aggregazioni.
    Sulla base degli elementi fondamentali indicati in questo piano, saranno elaborati itinerari formativi opportunamente integrati- da specifiche esigenze allo scopo di avere animatori che esercitino con competenza la loro attività negli ambiti specifici: oratori-centri giovanili, scuole, cfp, parrocchie, comunità di accoglienza, gruppi e associazioni...
    Ulteriormente si promuoveranno opportunità di formazione alla professione di animatore socio-culturale civilmente riconosciuta.

    2. PROFILO DELL'ANIMATORE

    In un piano di formazione è fondamentale la descrizione del profilo dell'animatore.
    A partire dalla sua scelta positiva di "fare l'animatore", egli è un giovane:
    - che si impegna a testimoniare i valori umani ed evangelici di cui fa esperienza;
    - che ha a cuore la vita "piena e abbondante" dei giovani alla luce del progetto di Gesù;
    - che nella comunità si sente membro attivo e responsabile, collaborando alla realizzazione del progetto educativo e facendo un cammino di gruppo;
    - che educa con lo stile del sistema preventivo, vivendone lo spirito e scoprendo in esso le motivazioni del suo servizio, secondo il modello concreto dell'animazione.
    La qualità del suo servizio di animazione si esprime:
    - in una mentalità progettuale, attenta all'evoluzione culturale e orientata a promuovere la reciprocità uomo-donna;
    - nella capacità di instaurare relazioni educative autentiche nell'ambito del gruppo;
    - nella costruzione di un ambiente carico di valori;
    - nel promuovere il protagonismo dei giovani e il senso della comunità;
    - nel curare la maturazione personale in tutti i suoi aspetti, unitamente al servizio agli altri;
    - nell'accompagnare la crescita nella fede dei giovani a lui affidati, facendo con gradualità educativa una proposta cristiana che integra fede-vita e fede-cultura in un unico processo formativo;
    - nel servizio di animazione in cui vive con equilibrio il proprio impegno con i doveri di studio, di lavoro e di famiglia.
    Nell'esercizio della propria missione educativa, responsabilmente assunta, l'animatore si muove nel quadro dei valori della SGS e si sente protagonista attivo nel MGS.
    Secondo lo stile salesiano che gli è proprio, l'animatore promuove la maturazione della propria identità e si apre a un processo di formazione permanente, nell'esercizio della sua attività di animazione. Così, mentre guida progressivamente i giovani alla scoperta di un progetto originale di vita cristiana, egli impara ad esprimere un modo nuovo e personale di essere credente nel mondo e organizza la propria vita intorno ad alcune convinzioni di fede, scelte di valori e atteggiamenti evangelici.
    Come don Bosco e madre Mazzarello egli guarda a Maria quale Madre, Maestra e Guida.
    In questo impegno ha la coscienza di condividere la causa di Gesù per la vita degli uomini e di realizzare la sua vocazione educativa.

    3. COMPITI DELL'ANIMATORE

    Compito fondamentale dell'animatore è promuovere la crescita integrale delle persone, principalmente nell'ambito del gruppo, attraverso un cammino organico di crescita umana e di maturazione di fede che viene articolata in quattro aree interagenti:
    - la maturità umana;
    - l'incontro con Cristo;
    - l'appartenenza alla Chiesa;
    - l'impegno vocazionale.
    La scelta non risponde a una semplice opzione metodologica bensì alla consapevolezza di dover promuovere lo sviluppo delle diverse dimensioni dell'unico progetto salvifico, in cui Dio, in Gesù Cristo, viene incontro agli uomini rispettando, liberando e promuovendo le loro potenzialità e i loro ritmi di crescita, e accogliendo la varietà delle loro condizioni sociali e culturali secondo la sua sapiente pedagogia.
    Nello sviluppare le singole aree del cammino di educazione alla fede vengono indicati elementi significativi: compiti, atteggiamenti, conoscenze, esperienze.

    Area della maturazione umana

    L'animatore aiuta i giovani a ricercare il significato della propria vita nella quotidianità del suo svolgersi. Accoglie le sfide che la cultura oggi lancia, proponendo una logica alternativa a quella del secolarismo e dell'autosufficienza.
    L'accoglienza della vita, vissuta e sperimentata come un dono e un impegno, è il valore che compendia tutti gli altri.
    Dire di sì alla vita è riconoscere che essa non si spiega da sola e che la ricerca di senso e di pienezza esprime il bisogno di trascendenza. Nella sua esperienza in progressivo sviluppo, I'animatore si lascia interpellare dalla vita degli altri per comprendere meglio la propria, scoprendo in concreto quanto la dimensione relazionale sia importante nella costituzione dell'identità.
    L'animatore così assicura un doppio esito: aiuta i giovani a maturare in umanità e ad aprirsi alla trascendenza.
    Gli atteggiamenti che l'animatore deve anzitutto acquisire e poi promuovere sono indicativamente:
    - accettare con gioia e con fiducia la propria vita, attraverso la scoperta e l'accoglienza progressivamente motivata, del proprio essere creature di Dio;
    - maturare una capacità di dialogo, accettando i modi di pensare e di agire diversi dai propri, disponibile al confronto;
    - scoprire progressivamente il dono della solidarietà sino a far proprie le esigenze dell'altro;
    - decifrare i condizionamenti, culturali e strutturali, personali e collettivi, in cui siamo immersi, per scoprire l'esperienza dei propri limiti in un cammino di verità e autenticità verso se stessi;
    - leggere nell'esperienza delle proprie fragilità e incoerenze anche la realtà del peccato, riconoscendo la necessità di salvezza da parte di Dio;
    - aprirsi al mondo dei valori e degli ideali sino al riconoscimento di Dio creatore, fondamento di ogni esistenza, partendo dalla propria realtà soggettiva;
    - sviluppare un adeguato sistema di interazioni e di reciprocità mirando alla produzione di una nuova cultura;
    - impegnarsi a formare autentici gruppi nell'ambito della comunità;
    - curare l'interazione tra società, gruppo e comunità, educandosi ad interagire con le differenti aggregazioni territoriali;
    - leggere nel gruppo le esperienze del contesto sociale, culturale, ecclesiale, abilitando i membri a interiorizzare e condividere i valori della comunità educativa fino a renderli capaci di trasmetterli nel territorio.
    Tali atteggiamenti sono compresi ed espressi e diventano consapevoli attraverso alcune conoscenze di base su:
    - i modelli antropologici: quale uomo, quale donna, quale rapporto tra loro, quale cristiano, quali valori; il problema della libertà; l'altro: bisogno e dono; la vita: apertura al mistero...;
    - la condizione giovanile e la cultura contemporanea; la società attuale e le sue problematiche; il processo di socializzazione: forme e agenti; i gruppi come struttura del sistema sociale; il rapporto individuo-società; il territorio: strutture e servizi di uso pubblico;
    - le agenzie educative: conoscenza e interazione; il processo di secolarizzazione; la realtà pluriculturale e plurireligiosa attuale; il volontariato...;
    - la crescita umana nell'arco evolutivo; la struttura della personalità: motivazioni ed emozioni, affettività, atteggiamenti e comportamenti; la costruzione del progetto di vita;
    - il concetto di educazione, la teoria dell'animazione culturale e la identità dell'educatore; il pensiero creativo e l'educazione al senso critico;
    - il "gruppo" come spazio privilegiato di relazione educativa ed elementi di dinamica di gruppo;
    - la problematica del linguaggio giovanile e delle diverse forme espressive; la dinamica culturale della comunicazione di massa e dei suoi condizionamenti; la positività dei linguaggi multimediali e il loro uso educativo;
    - la metodologia della ricerca e dell'azione sul campo;
    - le conoscenze relative alle attività ludico-espressive, comunicativo-relazionali, organizzative e tecniche manuali.
    Per diventare atteggiamenti, le conoscenze devono passare attraverso alcune esperienze:
    - lettura della propria realtà e della situazione del giovane, attenta ad evidenziare "l'equivalenza" uomo-donna e a valorizzare le potenzialità reciproche;
    - esercizio di selezione degli strumenti (test, tabelle, schede...) per leggere la vita;
    - osservazione sul campo (inchieste, questionari...);
    - esperienza di dialogo, di comunicazione educativa, di dinamica di gruppo.

    Area dell'incontro con Cristo

    Per educare alla fede, l'animatore deve aprire il giovane all'accoglienza di un evento rivelato: la vita umana in pienezza si compie in Gesù Cristo e diventa comprensibile solo nella fede in Lui.
    Per questo l'animatore annuncia Gesù Cristo come la risposta decisiva alle esigenze di vita. Lo propone con passione e audacia come il fondamento della vita nuova. Narra il Vangelo per sostenere e consolidare l'incontro con Lui, segno della presenza di Dio nella storia.
    L'incontro con Gesù Cristo è un incontro "diverso" dagli altri incontri: è l'incontro con il volto di Dio, vita e salvezza di ogni uomo; è un incontro speciale perché si svolge in un gioco impegnativo di libertà e si misura sulla decisione di accogliere il mistero di Dio.
    Si incontra veramente il Dio di Gesù solo se si decide di far propria la sua proposta di senso e di fondamento, in un esodo che è accoglienza della sua parola di verità, come fece Maria, la prima dei credenti.
    Gli atteggiamenti che l'animatore acquisisce e promuove sono:
    - leggere quello che si vede dalla prospettiva del mistero che non si vede e accogliere nella fede il mistero di Dio manifestato in Gesù, Signore della vita;
    - stabilire un rapporto costante con la Parola e una conoscenza personale di Gesù incontrato nella preghiera e nella vita quotidiana;
    - collocare la propria esperienza e l'esperienza quotidiana dei giovani nella luce del Vangelo;
    - annunciare in modo coinvolgente Gesù, motivando, centrando e progettando su di Lui la vita quotidiana dei giovani;
    - condividere la passione di Gesù per la causa del Regno per vivere la vita come responsabilità verso gli altri;
    - guardare a Maria come modello di credente a servizio dell'annuncio del Regno.
    Anche a questo livello l'educazione degli atteggiamenti va accompagnata con l'acquisizione di precise conoscenze:
    - il significato dell'incontro con Cristo Gesù, Parola di Dio per l'uomo e le relative esigenze della vita spirituale incentrate in Lui;
    - il cammino di fede nella vita quotidiana; il rapporto tra fede e vita, tra fede e cultura;
    - la preghiera, come incontro e dialogo e !e sue varie forme;
    - il "discernimento", elemento fondante dell'impegno morale e di maturazione della coscienza;
    - la vocazione e il destino dell'uomo in Cristo...
    Per giungere a consolidare i suindicati atteggiamenti possono realizzarsi le seguenti esperienze:
    - contatto con le varie forme di preghiera nella spiritualità della Chiesa;
    - lettura del Vangelo per discernere sulla propria vita e per impegnarsi ad attuare i valori e gli ideali;
    - esercizio personale e di gruppo dell'esperienza sacramentale e liturgica della Chiesa;
    - lettura dei segni dei tempi, quali "semina Verbi" nella storia quotidiana.

    Area dell'appartenenza ecclesiale

    L'animatore è consapevole che l'incontro con Gesù ha sempre un respiro ecclesiale, nasce dalla testimonianza viva del credente, si esprime nella condivisione piena della vita della Chiesa.
    L'animatore pone due attenzioni complementari: educare i giovani al senso di appartenenza ecclesiale e alla partecipazione liturgica e sacramentale della Chiesa.
    L'esperienza di identificazione e di partecipazione alla vita della comunità ecclesiale rappresenta l'ambito di azione educativa dell'animatore.
    Essa esige naturalmente l'inserimento dei giovani nella propria comunità di appartenenza, non in termini giuridici e formali, ma secondo la logica della dinamica di gruppo. Richiede la conoscenza e l'accettazione dei sistemi di valore delle scelte educative e delle convinzioni di fede del progetto della comunità, consolidando così i contenuti dell'esperienza cristiana.
    Comporta inoltre l'iniziazione alla partecipazione convinta ai gesti liturgici e sacramentali, il riconoscimento della funzione magisteriale dei pastori, l'assunzione dei modelli di vita proposti quali testimonianze di vocazioni riuscite.
    In un tempo di pluralismo si richiede infine la capacità di armonizzare a livello personale le diverse appartenenze, per superare i conflitti che ne scaturiscono, integrando le differenti proposte attorno ad una appartenenza che assume un significato determinante.
    Questo mette in rilievo l'importanza del gruppo giovanile e l'impegno urgente di dare ad esso un profondo respiro ecclesiale.
    Gli atteggiamenti da assumere e da suscitare sono i seguenti:
    - allargare progressivamente l'esperienza di gruppo alla comunità educativa come vera, anche se iniziale, esperienza di Chiesa;
    - scoprire la Chiesa come momento di incontro del popolo di Dio, nell'accoglienza di coloro che sono chiamati a servire l'unità nella verità;
    - vivere l'esperienza ecclesiale in "comunione" tra persone impegnate per la causa del Regno di Dio;
    - partecipare ed aderire in modo convinto alle varie espressioni di vita liturgica e sacramentale secondo la tradizione e la prassi salesiana;
    - servire la Chiesa facendosi interpreti e portatori dei doni dei giovani sino a renderli soggetti attivi della comunità;
    - sentirsi evangelizzatori di altri giovani nell'impegno di espandere la comunione ecclesiale perché sia sacramento del Regno.
    Ciò richiede l'acquisizione di conoscenze:
    - le strutture di comunione interecclesiale nel loro significato e nella loro evoluzione storica; elementi di storia della Chiesa italiana soprattutto dal Concilio Vaticano II ad oggi;
    - l'animazione culturale e il sistema preventivo e le caratteristiche del nostro stile educativo; le scelte fondamentali del metodo educativo; il trinomio di don Bosco: ragione, religione, amorevolezza; le linee del Progetto Educativo Pastorale e del cammino di educazione alla fede;
    - i criteri per l'elaborazione di progetti educativi e di itinerari; le conoscenze relative ai processi di programmazione, attuazione e verifica dei progetti.
    Le esperienze proposte sono:
    - confronto con i documenti del Concilio e della Chiesa per comprenderne l'incidenza nella vita;
    - partecipazione ai momenti di comunione ecclesiale e verifica;
    - partecipazione ai momenti di comunione nella famiglia salesiana e verifica;
    - progettazione di itinerari per giovani a partire dai progetti della propria Chiesa e della Ispettoria, e della proposta nazionale di pastorale giovanile;
    - iniziative per stimolare e promuovere i giovani ad aprirsi alla condivisione, alla missionarietà e alla mondialità.

    Area dell'impegno vocazionale

    Nel suo servizio di mediazione educativa l'animatore guida il gruppo ad elaborare un proprio stile di vita e i singoli a progettarsi sino a scoprire la propria vocazione nella società e nella Chiesa.
    I modi di impegnarsi possono essere diversi, l'intenzione è unica e globale: la condivisione della causa di Gesù.
    L'animatore vive la sua vocazione nel riconoscimento della chiamata e nell'impegno in un progetto di vita: riconosce che tutto è dono di Dio e al contempo avverte di conseguenza l'esigenza del proprio impegno personale, che richiede competenza educativa e professionalità.
    I due aspetti esprimono insieme la stessa realtà: la qualità fondamentale di ogni vocazione cristiana e il modo concreto per ciascuno di servire la vita nella logica del Regno di Dio.
    Gli atteggiamenti che l'animatore deve vivere e favorire sono essenzialmente:
    - assumere la propria vita in modo serio e responsabile all'interno di un chiaro progetto di impegno nella disponibilità al dono di sé;
    - impegnarsi progressivamente per la vita di tutti, specialmente degli ultimi, per cogliere con disponibile attenzione tutte le situazioni umane;
    - essere consapevole di operare in un'ottica di fede, in compagnia con tutti coloro che stanno dalla parte del Regno di Dio e convergendo con chi si impegna nei modi più diversi per la stessa causa;
    - avere il coraggio della radicalità, per riconoscere fino in fondo la priorità del dono di Dio per la vita degli uomini;
    - aprirsi a tutti, curando la dimensione missionaria del proprio impegno;
    - scoprirsi nel discernimento un chiamato da Dio ad essere educatore alla fede;
    - compiere un cammino spirituale personale con l'aiuto di una guida.
    Per maturare e stimolare questi atteggiamenti è necessario acquisire le seguenti conoscenze:
    - le modalità con cui Dio chiama lungo la storia e nella storia della salvezza;
    - la spiritualità dell'impegno e la vita interiore;
    - il progetto di vita personale a partire dalle specifiche situazioni;
    - i nuclei fondamentali della spiritualità giovanile salesiana;
    - la crescita umana nell'arco evolutivo e la struttura della personalità per coglierne l'orientamento vocazionale;
    - il "gruppo" come spazio privilegiato di confronto vocazionale;
    - le esigenze d'impegno e di servizio nella Chiesa e nella società di oggi.
    Esperienze proponibili sono:
    - formulazione di un progetto di vita personale;
    - studio e confronto con diverse esperienze vocazionali;
    - campiscuola di orientamento;
    - accompagnamento personale e di gruppo.

    4. PROCESSO FORMATIVO DELL'ANIMATORE

    La formazione dell'animatore è in continua evoluzione: è un percorso, un processo che a partire dalla situazione iniziale prosegue gradualmente, ma ininterrottamente, fino a traguardi sempre più elevati di crescita integrale. Educando i giovani, l'animatore forma progressivamente se stesso in un processo permanente di maturazione fino alla santità.
    Obiettivo generale del processo formativo è la maturazione dell'identità personale del soggetto come piattaforma per trovare ragioni di vita in rapporto a se stesso, agli altri e al mondo.
    Si tratta di formare identità capaci di sostenere un progetto di vita che dia senso all'esistenza personale e di rispondere alle sfide, che la società pone in continuità.
    Tutto ciò implica l'accettazione profonda di sé e dei propri limiti, la capacità interiore di resistere alle forze disgreganti e di fare unità dentro di sé attorno a un progetto di vita. Esige infine di vivere la dimensione profonda della propria esistenza nella scoperta di ragioni ulteriori che aprono a quanto ci trascende.
    Non essendo possibile cogliere la diversità e la ricchezza di ogni itinerario personale, offriamo semplicemente indicazioni essenziali di processo formativo, valide per tutti i cammini.

    Momenti del processo

    Nella prassi gli animatori iniziano il loro cammino partendo da situazioni molto varie e diversificate, poiché la chiamata del Signore si manifesta in tantissime forme.
    Il momento iniziale deve essere caratterizzato dal desiderio e dalla scelta di essere animatore, che si esprime nel proposito di fare qualcosa per gli altri e perviene alla decisione di intraprendere un cammino di formazione integrale.
    L'animatore viene orientato progressivamente verso una scelta motivata di fede e a dare consapevole fondamento alla sua crescita e al suo impegno personale; viene aiutato ad aprirsi progressivamente ad una profonda passione per la vita, per l'uomo e per i valori in modo da renderlo capace di accogliere tutte le domande di vita dei giovani, anche quelle più deboli.
    Il secondo momento del processo è costituito dall'esperienza di aiuto animatore e di animatore attraverso concreti impegni di servizio nei diversi ambienti.
    L'animatore viene guidato a cogliere che al centro della sua attenzione educativa deve esserci il giovane nella globalità della sua realtà, che l'interesse spontaneo o scelto è solo una delle esigenze complessive del giovane, cui occorre fornire risposte significative e convincenti.
    La scelta di un settore specifico di azione rappresenta un momento rilevante del processo. Tale scelta passa attraverso l'inserimento cosciente e responsabile nella comunità educativa, come luogo di risonanza delle esigenze dell'ambiente in cui trova lo spazio di attuazione del suo servizio.

    Criteri ispiratori del processo

    Alcuni criteri contestualizzano il processo formativo, aiutano a strutturarlo ed a farlo evolvere.

    Unitarietà del processo formativo
    Tale criterio comporta l'interazione organica ed armonica dei diversi elementi del processo per favorire la maturazione integrale degli animatori.

    Interazione prassi-teoria-nuova prassi
    L'esperienza di vita di gruppo e di comunità rappresenta la realtà di base che fa emergere le esigenze educative e le istanze progettuali. E la lettura e interpretazione di esse sono momenti indispensabili e privilegiati di formazione. Si coniugano così prassi e riflessione teorica interagendo e completandosi a vicenda.
    È indispensabile perciò:
    - sia un continuo passaggio dall'esperienza alla riflessione critica su di essa con il successivo ritorno all'esperienza;
    - sia un tempo prolungato di tirocinio pratico guidato (spazio per la esperienza) e di verifica (tempo di interpretazione).

    Gradualità e complementarità degli interventi
    Il cammino formativo proposto è graduale quando rispetta i seguenti tempi di formazione:
    - nell'età delle medie e del biennio la sensibilizzazione introduce nel vasto campo dell'animazione;
    - nell'età del triennio si prevede la formazione preparatoria da continuare sino ad una sufficiente maturità per l'animazione;
    - dopo la maturità (dai 18 anni circa) viene attivata la formazione vera e propria che proseguirà in modo ricorrente.
    Il cammino è graduale se si programmano progressive esperienze nel proprio ambiente, adattandole al soggetto in formazione e tenendo conto anche delle nuove sfide che il contesto multiculturale e i problemi della comunità pongono.

    Orientamento vocazionale
    Tutto il processo formativo tende ad orientare vocazionalmente l'animatore: egli vive il proprio compito educativo, come opportunità permanente per individuare le proprie potenzialità e inserirsi in maniera critica e creativa nella società in trasformazione.
    La scoperta del progetto di Dio sulla sua vita aiuta l'animatore a maturare la propria scelta definitiva di vita e di servizio.

    Strategie d'azione

    L'animazione socio-culturale ha un suo modo peculiare di proporre e realizzare la formazione, ossia far fare esperienza di animazione e attivare una riflessione su di essa usando adeguate categorie di lettura.
    Nel quadro di questa strategia di fondo si propongono alcuni elementi particolari.
    Gli interventi formativi rispettino la modularità e la ciclicità, e perciò:
    - siano strutturati in moduli pratico-teorici, per rendere adattabili al soggetto le sequenze formative;
    - si preveda che ogni ciclo formativo riproponga l'identità, i compiti e le competenze dell'animatore attuandoli a livelli sempre più approfonditi e in continuità di maturazione.
    I diversi tipi di intervento formativo sono da attuare in progressione:
    - la vita di gruppo come condizione di base per la formazione;
    - il corso teorico (scuola) come riflessione critica sull'esperienza;
    - il tirocinio come esperienza programmata dall'équipe con il responsabile locale e opportunamente guidata;
    - la verifica sull'assimilazione di alcuni contenuti e sull'esperienza in atto a livello locale;
    - il riconoscimento del ruolo dell'animatore nella comunità, esplicitato in qualche gesto significativo;
    - il conferimento di compiti coerenti con la formazione ricevuta e l'accompagnamento continuato.
    Luoghi tipici della formazione sono:
    - momenti residenziali prolungati e intensi;
    - interventi puntuali specifici a livello zonale;
    - esperienze guidate in ambito locale.

    Iniziative da condividere

    Per favorire la crescita di una comune mentalità, per facilitare la conoscenza e il riconoscimento reciproco e per realizzare un cammino condiviso, si promuovano per gli animatori corsi o campi di formazione in comune, specialmente nelle prime fasi del processo formativo.

    5. SBOCCHI VOCAZIONALI E PROFESSIONALI

    Questo piano di formazione intende accompagnare gli animatori fino alla soglia di scelte professionali e vocazionali per tutta la vita nella Chiesa e nella società.
    In un primo momento gli animatori, mentre compiono il loro servizio, vengono aiutati a fare una scelta definitiva nell'ambito in cui sono impegnati: negli oratori-centri giovanili o nella parrocchia, nella scuola o nella formazione professionale, nelle comunità di accoglienza o nelle associazioni.
    Ulteriormente saranno orientati a più specifiche scelte di vita:
    - consacrarsi totalmente con un unico impegnativo scopo di donazione radicale a Cristo e ai giovani;
    - fare la scelta della "cooperazione", con una promessa pubblica;
    - esercitare la propria missione di animatore nella Famiglia Salesiana;
    - svolgere il compito di animatore in organismi sociali ed ecclesiali.
    Gli animatori che faranno la scelta vocazionale nella realtà salesiana continueranno ad essere accompagnati con itinerari di formazione permanente.
    Per gli altri animatori, la Famiglia Salesiana continuerà a proporsi come punto di riferimento, sia della loro esperienza di servizio che del loro impegno professionale, come dello speciale "stile evangelico" proposto da don Bosco.

    6. SOGGETTI RESPONSABILI

    La comunità locale è il soggetto primo della sollecitudine vocazionale e formativa per gli animatori.
    Individua chi ha le potenzialità di base, li accoglie con simpatia, ne riconosce il ruolo in seno alla comunità e si fa carico di accompagnarli nel processo formativo, conservandosi aperta alla collaborazione con realtà più ampie territoriali e ispettoriali.
    La comunità ispettoriale, con i suoi organismi di decisione, di coordinamento e di attuazione è soggetto corresponsabile nella formazione degli animatori.
    È compito della comunità ispettoriale, attraverso le équipes di coordinamento pastorale e nel coinvolgimento degli animatori, promuovere la loro crescita nella collaborazione e nella comunione, e predisprre un programma di formazione ispettoriale o interispettoriale che tenga presente il piano di formazione nazionale come quadro condiviso di riferimento e orientamento.
    Gli organismi di coordinamento nazionali, in quanto organismi di servizio, sono a disposizione per collaborare con le équipes ispettoriali nell'attuazione del piano e nel farsi carico, nei modi più opportuni, della formazione dei formatori.

    7. CONCLUSIONE

    La carta vincente per una efficace azione degli animatori è la loro formazione. Si tratta di una comune convinzione.
    Eppure non basta esserne persuasi. Occorre che la formazione non sia oggi lasciata alla spontaneità, occasionalità, opportunità. Diviene sempre più indispensabile che essa sia organica e innovativa, esperienziale e riflessiva, convergente sulla vita e creativa nelle espressioni.
    Questo piano di formazione, anche se ancora in fase sperimentale, presenta un quadro complessivo e percorribile di formazione degli animatori.


    PROPOSTA Dl SUSSIDI

    Antropologia - Psicologia - Sociologia
    AA.VV., L'età negata, LDC, 1986.
    AA.VV., La relazione cercata, LDC, 1988.
    AA.VV., Ipotesi sui giovani, Borla, 1987.
    BABIN P., Possiamo ancora parlare ai ragazzi, LDC, 1987.
    BRACONNIER A., I mille volti dell'adolescenza, Borla, 1990.
    DOBSON J., Prepararsi all'adolescenza, LDC, 1991.
    DOLTO F., I problemi degli adolescenti, Longanesi, 1989.
    FIORE C., Progetto uomo, LDC, 1986.
    GALIMARD P., Dai 6 agli 11 anni, Ancora, 1991.
    GEVAERT J., Il problema dell'uomo, LDC, 1974.
    LEGRENZI V., Lineamenti di psicologia, Le Monnier, 1986.
    MILANESI G., I giovani nella società complessa, LDC, 1990.
    PALIZZI G., Preadolescenti in gruppo, LDC, 1987.
    VITZ P., Psicologia e culto di sé, Dehoniane, 1987.

    Comunicazione - Dinamica di gruppo
    BALDINI M., Educare all'ascolto, La Scuola, 1988.
    BABIN P., La catechesi nell'era della comunicazione, LDC, 1989.
    MAJELLO C., L'arte di comunicare, Franco Angeli, 1991.
    POLLO M., Il gruppo come luogo di comunicazione educativa, LDC, 1988.
    SCILLIGO P., Dinamica dei gruppi, SEI, 1973.
    TONELLI R., Gruppi giovanili ed esperienza di Chiesa, LDC, 1992.

    Educazione alla fede - Spiritualità salesiana
    AA.VV., Scommettiamo nell'educazione, LDC, 1988.
    AA.VV., "Conversava con i suoi lungo il cammino": per educare i giovani alla fede, LDC, 1991.
    AERENS L., Vivere i sacramenti con i ragazzi, LDC, 1991.
    CII-CISI, Itinerari di educazione alla fede, 1989.
    Dl SANTE C., Celebrare la vita, LDC, 1991.
    Dl SANTE C., Pane e perdono, LDC, 1992.
    FRIGATO S., In risposta a Cristo, LDC, 1991.
    GALLO L., Gesù di Nazareth, LDC, 1991.
    GALLO L., Il Dio di Gesù, LDC, 1991 .
    GALLO L., La Chiesa di Gesù, LDC, 1993.
    PIANA G. BRAMBILLA G., La morale, LDC, 1992.
    TONELLI-GALLO-POLLO, Narrare per aiutare a vivere, LDC, 1992.
    TONELLI R., Vivere di fede nella vita quotidiana, LDC, 1991.

    Animazione - Tecniche
    COMOGLIO M., Abilitare l'animazione, LDC, 1989.
    POLLO M., L'animazione culturale dei giovani, LDC, 1987. VECCHI-MAIOLI, L'animatore nel gruppo giovanile, LDC, 1991.
    VOPEL K., Manuale e giochi di interazione per adolescenti, LDC, 1990.
    JELFS M., Tecniche di animazione, LDC, 1981.

    Documenti ecclesiali
    CEI, Evangelizzazione e testimonianza della carità, O.P.1990.
    CEI-UCN, Orientamenti e itinerari di formazione dei catechisti, 1991.


    INDICE

    0. Introduzione
    1. Destinatari
    2. Profilo dell'animatore
    3. Compiti dell'animatore
    4. Processo formativo dell'animatore
    5. Sbocchi vocazionali e professionali
    6. Soggetti responsabili
    7. Conclusione
    8. Proposta di sussidi


    T e r z a
    p a g i n A


    NOVITÀ 2024


    Saper essere
    Competenze trasversali


    L'umano
    nella letteratura


    I sogni dei giovani x
    una Chiesa sinodale


    Strumenti e metodi
    per formare ancora


    Per una
    "buona" politica


    Sport e
    vita cristiana
    rubrica sport


    PROSEGUE DAL 2023


    Assetati d'eterno 
    Nostalgia di Dio e arte


    Abitare la Parola
    Incontrare Gesù


    Dove incontrare
    oggi il Signore


    PG: apprendistato
    alla vita cristiana


    Passeggiate nel
    mondo contemporaneo
     


    NOVITÀ ON LINE


    Di felicità, d'amore,
    di morte e altro
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    A cura del CGS


    Recensioni  
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    A cura del MGS


     

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