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    Introduzione a

    "La pastorale giovanile salesiana"


    Carissimi confratelli,

    torno alla comunicazione con voi, augurandovi una stagione di grazia nella luce della Risurrezione del Signore Gesù, che con il suo Mistero Pasquale ha riempito di gioia e di speranza la storia. E noi ne siamo testimoni. Questa è la nostra vocazione e missione: camminare “con i giovani per condurli alla persona del Signore Risorto affinché, scoprendo in Lui e nel suo Vangelo il senso supremo della propria esistenza, crescano come uomini nuovi” (Cost. 34).
    Nell’ultimo numero degli Atti del Consiglio Generale (n. 406) vi ho presentato la Strenna per il 2010. Subito dopo vi ho scritto di nuovo per fare un appello alla solidarietà fraterna per i nostri confratelli di Haiti. Dopo la mia visita a questo provato popolo vi ho scritto nuovamente condividendo la mia esperienza e la mia valutazione della situazione, e facendo conoscere a tutti il progetto di ricostruzione. Rinnovo l’espressione di gratitudine per la risposta generosa con cui tutte le Ispettorie si sono rese presenti e per le numerose iniziative delle case ed opere per coinvolgere le comunità educative nell’impegno di dare volto alla Provvidenza, sì da aiutare il popolo haitiano a risorgere dalle macerie, a risuscitare come uomini e donne nuovi.
    Certo, ci sono stati altri avvenimenti di Congregazione importanti e significativi, come l’unificazione delle Ispettorie dell’Argentina il 31 gennaio 2010, ma non mi soffermo a riflettere su di essi, anche perché sempre di più l’informazione di ANS arriva puntualmente e tempestivamente a tutti.
    Passo subito invece alla presentazione di questa lettera. È molto diversa, quanto a genere letterario, dalle tre ultime lettere (quella sul 150° anniversario della fondazione della Congregazione Salesiana [ACG 404], quella per il centenario della morte di don Rua [ACG 405] e quella della Strenna sull’evangelizzazione [ACG 406]), ma è tanto o più importante di esse. In primo luogo perché ha a che vedere con la nostra missione, quella che, come dice l’art. 3 delle Costituzioni, «dà a tutta la nostra esistenza il suo tono concreto, specifica il compito che abbiamo nella Chiesa e determina il posto che occupiamo tra le famiglie religiose». Ma, soprattutto, perché in obbedienza a quanto richiesto dal CG26 stiamo portando avanti un ripensamento della nostra pastorale.
    Penso che la riflessione che si sta facendo nell’UPS, in altri centri di studio della Congregazione e nelle Ispettorie troverà in questa mia presentazione della Pastorale Giovanile Salesiana un punto di riferimento. In effetti, nella lettera raccolgo che cosa si fa in Congregazione e come si dovrebbe fare la Pastorale Giovanile Salesiana. Ma vorrei aiutare a capire il perché.
    La citazione biblica che ho scelto per introdurre questa lettera mi sembra assai illuminante. A differenza del conosciuto brano del capitolo 10 del Vangelo di Giovanni, in cui Gesù si auto-presenta come il Buon Pastore, nel testo di Marco 6, 30-44 abbiamo una manifestazione concreta della mente, del cuore e delle mani pastorali di Cristo.
    Contemplando la folla immensa che lo attende, dice l’evangelista che Gesù «si commosse per loro, perché erano come pecore senza pastore, e si mise a insegnare loro molte cose».
    E la sua commozione di buon pastore si esprime prima di tutto nel mettersi ad “insegnare loro molte cose”, e solo dopo nel moltiplicare il pane e sfamare tutta quella gente.
    Ciò vuol dire che per Gesù la prima reazione della compassione pastorale è l’evangelizzazione, inseparabile però dal suo impegno per soddisfare anche i bisogni primari delle persone, come il mangiare.
    Cerco di offrire una visione coerente e chiara dello stato attuale della Pastorale Giovanile Salesiana. Sin d’ora vi dico che questo testo dovrebbe essere oggetto di studio da parte degli Ispettori, Consigli ispettoriali, direttori e formandi. Ho l’impressione che il modello pastorale della Congregazione non sia pienamente conosciuto, e meno ancora assunto, persino nelle Ispettorie più dinamiche e negli agenti pastorali più zelanti. Sono convinto che sarebbe da mettersi in atto un’autentica ‘rivoluzione culturale’ nella Congregazione che, nel contempo, sarebbe una vera ‘conversione’ ai giovani. Mi auguro dunque che la presentazione della nostra Pastorale Giovanile Salesiana venga letta con lo sguardo di Gesù, che ci insegna a vedere ciò che non vedono neppure coloro che lo cercano, vale a dire, l’abbandono, la mancanza di guide in cui i giovani si trovano oggi a vivere. Così la nostra azione educativo-pastorale diventerà rivelazione di Dio, manifestazione che “Deus Caritas est”.


    T e r z a
    p a g i n A


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