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    Educare alla dimensione missionaria

    D. Luciano Odorico

    Consigliere Generale per le Missioni Salesiane

     


    Introduzione

    Nella linea della continuità di proposte e di orientamenti sulla dimensione missionaria della Congregazione, sono lieto di presentarvi alcune riflessioni sul tema: «EDUCARE ALLA DIMENSIONE MISSIONARIA».
    Si tratta di soffermarci brevemente sui contenuti di un sussidio di formazione di giovani delle nostre opere verso i compiti di una animazione missionaria più qualificata.
    Ovviamente le proposte e le indicazioni di questo sussidio, che ha come titolo appunto: «EDUCARE ALLA DIMENSIONE MISSIONARIA», sono rivolte innanzitutto agli Ispettori e ai Delegati ispettoriali di animazione missionaria. Essi infatti sono i primi responsabili di coinvolgere salesiani e laici in questo settore così essenziale della missione salesiana.
    Questo breve articolo di orientamenti completa, in questo periodo già precapitolare, le tematiche proposte negli anni precedenti, ossia:
    1. I candidati per le missioni salesiane, in ACG (1991) 337, 52-56;
    2. Sinodo africano e Progetto Africa, in ACG (1992) 341, 31-37;
    3. Cooperazione nell'attività missionaria (persone e mezzi), in ACG (1993) 343, 34-40;
    4. Formazione permanente per i missionari salesiani, in ACG (1994) 348, 38-43.
    Il sussidio citato è già stato inviato a tutte le Ispettorie; c'è comunque la possibilità di una richiesta supplementare di altre copie per eventuali nuove necessità. Il testo è proposto in cinque lingue sia per raggiungere le geografie sempre più internazionali della Congregazione, sia anche per dare ai destinatari uno strumento plurilingue da essere usato nella loro nazione e nelle nazioni dove eventualmente animatori e volontari missionari decidessero di fare esperienze missionarie. Speriamo che questa nostra intuizione corrisponda a bisogni reali.
    Questo intervento del Consigliere per le missioni è offerto quasi alla scadenza del sessennio, dopo il CG23 e alla vigilia del CG24: credo che si tratti di una coincidenza provvidenziale perché il volumetto rilegge e reinterpreta gli itinerari di fede e di spiritualità giovanile salesiana nella prospettiva missionaria, e offre contenuti di educazione alla missionarietà ai laici impegnati secondo lo spirito salesiano, nella linea del tema del prossimo Capitolo Generale.

     

    1. Origine e obiettivi

    La presente pubblicazione è il risultato di due anni di lavoro e di ricerca, coordinato dal Dicastero per le missioni attraverso i suoi collaboratori, in risposta a delle attese esplicite di un sussidio per l'animazione missionaria per la crescita di gruppi di orientamento missionario.
    Ci furono degli interventi chiave che sono alla radice dell'ipotesi e dello sviluppo di questo lavoro, ossia:
    1° - il Seminario internazionale del 5-17 febbraio 1993, e
    2° - il Convegno dei Delegati ispettoriali di Animazione Missionaria dell'Europa e del Nord America del 13-16 maggio 1994 (cfr. «Educare alla dimensione missionaria», p. 3, ed. it.).
    Dopo questi incontri ci fu un ulteriore lavoro di sintesi e di ricomposizione stilistica. Tuttavia sento il dovere di dire che non si tratta di un documento «finito» ma piuttosto di un sussidio teorico-pratico per i destinatari già menzionati. Ringrazio anticipatamente per gli eventuali suggerimenti di miglioramento e le correzioni che potrebbero pervenire, soprattutto dopo un primo periodo di sperimentazione.
    I contenuti principali sono sostanzialmente quattro:
    1. Tratti di missionarietà;
    2. Lettura missionaria del cammino di educazione alla fede;
    3. Lettura missionaria della spiritualità giovanile salesiana;
    4. Elementi di organizzazione dell'animazione missionaria.

    Questi contenuti vogliono perseguire quattro obiettivi principali:
    1°. Rivisitare la dimensione missionaria all'interno di alcuni «tratti di missionarietà» direttamente collegati a questa dimensione.
    2°. Sottolineare la dimensione specificamente missionaria all'interno dell'unico itinerario di educazione dei giovani alla fede, secondo le aree di attenzione indicate dal CG23 (CG23, 112-157).
    3°. Evidenziare la dimensione missionaria all’interno dei cinque nuclei della Spiritualità Giovanile Salesiana (CG23, 161-180): si vuole sottolineare il legame reciproco e dinamico esistente tra lo specifico della Spiritualità Giovanile Salesiana e l'ottica missionaria che la rende «più genuina» (Cfr. E. VIGANÒ, ACG 336, 38).
    4°. Sollecitare i Delegati ispettoriali per l'animazione missionaria a coinvolgere i giovani come animatori dell'associazionismo missionario e protagonisti qualificati nella missione della Chiesa.
    Speriamo che il raggiungimento di questi obiettivi, anche se parziale, aiuti a coinvolgere tutte le istanze decisionali e animatrici dell'Ispettoria nel versante missionario. Ha scritto infatti Don Viganò: «Se la nostra Congregazione è missionaria, vorrà dire che tutti i suoi membri ne condividono le responsabilità; non solo quelli che disimpegnano in essa un ruolo di animazione e guida, ma anche le comunità locali e ogni confratello» (ACG 336, 39. Cfr. «Educare alla dimensione missionaria» p. 7, ed. it.).


    2. Presentazione dei quattro blocchi di missionarietà

    Come si è detto sopra, il testo presenta quattro blocchi di missionarietà.
    Essi devono essere visti come un tutto sostanziale; però, specialmente per ragioni pedagogiche, essi sono presentati come temi a sé stanti, quasi «finiti». Questo offrirà il vantaggio di un uso più pedagogico per la formazione degli animatori missionari, ma avrà anche lo svantaggio di presentare non poche ripetizioni. Si è trattato di una scelta metodologica.

    2.1 Tratti di missionarietà
    Il primo capitolo presenta un breve approccio pedagogico ai principali tratti di missionarietà; essi vogliono essere il contenuto previo e generale di passi posteriori verso l'itinerario di vita di fede missionaria e di spiritualità missionaria.
    Vorrei indicare quella che considero la chiave di lettura o punto di partenza che illumina i tratti di missionarietà. Credo che la chiave è l'«EVANGELIZZAZIONE»: essa infatti è annuncio della Buona Novella di Gesù, trasformatrice di persone e di società, parola e testimonianza, esperienza di vita e condivisione, e messaggio rivolto a tutte le persone d'ogni contesto mondiale.
    Alla luce dell'evangelizzazione, si rileggono i contenuti di:
    * Mondialità, come:
    - cittadinanza cristiana globale,
    - superamento positivo e gioioso di barriere e confini,
    - accettazione coraggiosa dell'unità nella varietà,
    - comprensione dell'interdipendenza mondiale dei problemi e delle soluzioni.
    * Inculturazione, come:
    - immersione del messaggio cristiano di Gesù in contesti culturali differenti,
    - accettazione gioiosa dell'interazione tra la proposta cristiana e le esigenze della cultura,
    - riconoscimento della necessaria correzione e trasformazione della cultura nella novità prodotta da Gesù,
    - riconoscimento dell'arricchimento venuto al cristianesimo attraverso gli apporti di questa nuova immersione culturale.
    * Sviluppo, come:
    - attenzione prioritaria ai popoli non ancora evangelizzati, destinatari primi dello sforzo evangelizzatore dei Salesiani di Don Bosco (cfr. Cost. 30),
    - visione integrale dell'evangelizzazione come annuncio esplicito di Gesù, educazione, cultura e promozione umana, attraverso i vari servizi tipici dell'azione missionaria salesiana (cfr. Cost. ib.),
    - preferenza rivolta ai giovani, ai poveri e agli ultimi secondo l'esempio di Don Bosco e secondo i ricordi da lui dati ai primi missionari (cfr. Ricordi ai missionari, 5),
    - particolare devozione a Maria Ausiliatrice come protagonista ed aiuto nel lavoro per la costruzione del Regno di Dio.
    Credo che in base alle precedenti riflessioni si può ragionevolmente scegliere l'evangelizzazione come chiave di lettura e perno degli altri tratti di missionarietà.

    2.2 Lettura missionaria del cammino di educazione alla fede
    Anche per il secondo capitolo mi permetto di proporre una visione cristocentrica come chiave di lettura dei quattro blocchi dell'itinerario di fede, letto nella prospettiva missionaria.
    L' «INCONTRO CON CRISTO», alla luce della missionarietà significa come meta globale: «Aprirsi all'incontro con Cristo, missionario del Padre, per accogliere il suo mandato di essere suoi testimoni in tutto il mondo» (Cfr. Cv 17, 18; Atti 1,8).
    Questa meta globale evolve attraverso quattro passaggi tra loro connessi in una logica di crescita fino a raggiungere la maturità in Cristo, primo missionario:
    - 1° momento: l'incontro personale con Cristo, missionario del Padre e maestro che chiama;
    - 2° momento: l'accoglienza della sua proposta di andare in tutto il mondo;
    - 3° momento: la disponibilità ad essere «inviato» per donare tutta la vita per amore;
    - 4° momento: la narrazione gioiosa di questa esperienza.
    Dall'«INCONTRO CON CRISTO» rileggiamo:
    * La maturità umana, come:
    - comprensione della persona umana aperta a una crescita umano-divina,
    - accettazione della novità dell'altro e degli altri come invito di reciprocità e di comunione, apertura verso Gesù, simbiosi mirabile di realizzazione umana e divina, meta d'ogni realizzazione umana.
    * L'appartenenza ecclesiale, intesa come:
    - accettazione gioiosa della Chiesa come personificazione visibile e storica di Cristo;
    - inserimento in una comunità cristiana evangelizzata e in costante processo di evangelizzazione di altre Chiese nascenti e aree strettamente missionarie,
    - partecipazione in una Chiesa particolare-locale in comunione con tutte le Chiese particolari del mondo per usufruire della ricchezza della Chiesa universale.
    * L'impegno per il mondo, inteso come:
    - impegno personale e comunitario per la diffusione del Regno di Dio nel proprio territorio e in tutto il mondo,
    - accettazione gioiosa della già avvenuta presenza del Regno di Dio in Gesù Cristo e dell'urgenza dell'impegno missionario personale per far sì che il Regno di Dio divenga una realtà compiuta nello spazio e nel tempo, aperto all'escatologia,
    - accettare la necessità perentoria di rispondere positivamente a una chiamata personale per il Regno.

    2.3 Lettura missionaria della Spiritualità Giovanile Salesiana
    L'angolatura della spiritualità in genere, e quindi anche della spiritualità missionaria e salesiana, è quella di sottolineare la conoscenza della fede come stile di vita, come interiorità, come spazio di ascesi e come ineffabile esperienza di contemplazione.
    Nel terzo capitolo, in cui si affrontano i cinque blocchi della Spiritualità Giovanile Salesiana, mi permetto di sottolineare la centralità della «SPIRITUALITÀ DELL'AMICIZIA CON IL SIGNORE GESÙ», come perno degli altri quattro passaggi.
    Questa insistenza cristocentrica ha delle conseguenze molto importanti a livello di spiritualità missionaria salesiana. In Gesù infatti incontriamo:
    - la radice ultima dello spirito salesiano, inteso come carità pastorale caratterizzata dal dinamismo giovanile (cfr. Cast. 10);
    - la fonte e il modello di questo slancio pastorale, ossia Gesù come Buon Pastore, apostolo e missionario del Padre;
    - l'ispirazione dell'atteggiamento di gratitudine filiale verso il Padre, nell'intimità con il Padre, in una costante e gioiosa contemplazione;
    - la predilezione per i piccoli e per i poveri, la sollecitudine per predicare, guarire e salvare sotto l'urgenza del Regno, il tutto come conseguenza della sua intimità con il Padre (cfr. Cost. 11).
    Quindi Gesù Buon Pastore è la sorgente e il modello della spiritualità giovanile e soprattutto della spiritualità giovanile salesiana missionaria.
    Alla luce di questo cristocentrismo percepiamo la;

    Spiritualità del quotidiano, intesa come:
    - l'oggi storico già raggiunto in forma salvifica da Gesù che diede così un significato alla quotidianità puntuale e alla quotidianità di tutti i tempi,
    - la percezione del necessario coinvolgimento, anche empatico, perché si tratta di spiritualità, con la quotidianità vissuta nel territorio, con l'interesse umano e pastorale della quotidianità di altre nazioni e altri popoli,
    - la convinzione che la quotidianità è la congiuntura spaziotemporale della chiamata alla santità di ogni giovane e specialmente di giovani con sensibilità missionaria.

    * Spiritualità dell'ottimismo e della gioia, intesa come:
    - allegria per la crescita del Regno di Dio nei cuori di tanti giovani e per la crescita di nuove presenze ecclesiali e salesiane nel mondo,
    - atteggiamento di gratitudine verso l'opera dinamica dello Spirito Santo che dà nuova freschezza missionaria alla Chiesa e alla Congregazione, atteggiamento di umiltà gioiosa per essere stati scelti dallo Spirito come strumenti di diffusione della Buona Novella,
    - condivisione della semplicità, della gioia e dell'ottimismo dei poveri nei territori di missione, come risultato della presenza del Signore Gesù tra di loro.

    * Spiritualità della comunione ecclesiale, intesa come:
    - atteggiamento di contemplazione della miracolosa espansione missionaria di tutta la Chiesa nel mondo,
    - riconoscimento e partecipazione nella Chiesa come comunione con tante altre Chiese nell'unico Corpo mistico di Gesù Cristo,
    - interiorizzazione della fraternità ecclesiale e universale, e dell'evento carismatico della Famiglia Salesiana.

    * Spiritualità del servizio responsabile, intesa come:
    - capacità di discernimento della voce dello Spirito in molti cuori generosi di giovani specialmente verso il servizio missionario,
    - esperienza di preghiera personale e comunitaria come momento privilegiato nella decisione vocazionale, - atteggiamento di allegria, prontezza e perseveranza nel seguire la voce dello Spirito verso l'impegno e il servizio responsabile della diffusione del Regno di Dio.
    Termino questa riflessione sul 3° capitolo con la citazione di una frase del Rettor Maggiore: «C'è qualcosa nel termine "missionario" che ci riconduce alle radici della fede e ci fa percepire più esplicitamente il significato stesso della nostra vocazione salesiana» (ACG 336,4).

    2.4 Elementi di organizzazione dell'animazione missionaria
    Il tema dell'animazione missionaria, intesa come «ogni attività svolta per creare, sviluppare e mantenere viva la coscienza missionaria dei giovani e delle comunità» («Educare alla dimensione missionaria», p. 45, ed. it.) nella nostra Congregazione e nella Famiglia Salesiana, è stato trattato più volte nel Dicastero per le missioni salesiane e a differenti istanze.
    Già don Luc Van Looy, Consigliere generale per le missioni del sessennio precedente, aveva dato a tutta la Congregazione degli orientamenti sostanzialmente completi sui contenuti e la metodologia organizzativa dell'animazione missionaria. Vi rimando quindi al suo articolo: «Animazione missionaria» (cfr. ACG 323, 36-50).
    Adesso, riferendomi al quarto capitolo del presente documento, vorrei sottolineare tre brevi punti:

    1°. La dimensione missionaria come dimensione trasversale di tutta la missione salesiana.
    Nel contesto della missione salesiana, rivolta specialmente ai giovani e tra questi ai più poveri, i Salesiani sono stati chiamati ad essere «missionari dei giovani». Questo vuol dire soprattutto: - slancio per l'evangelizzazione, - preoccupazione specialmente per gli ultimi, i più lontani, - stile missionario di andare verso i destinatari e di raggiungerli nel loro contesto, - uno stile di vita austera e sacrificata, - una profonda convinzione teologale e ascetica di essere missionari inviati come Gesù per annunziare la vita nuova.
    Questi elementi di descrizione sono quelli che identificano specialmente il salesiano missionario e il giovane animatore missionario.
    Da qui la loro preoccupazione affinché i contenuti e lo stile missionario siano presenti in forma trasversale in tutti i differenti servizi pastorali della vita salesiana.
    Così come non si concepisce una Chiesa senza una profonda dimensione missionaria, in forma altrettanto vera non si può concepire il carisma salesiano che non alimenti in tutti i settori l'animazione missionaria.
    In questi ultimi anni (dal CG21 del 1978 ad oggi) la Congregazione Salesiana ha sperimentato una crescita notevole dell'animazione missionaria nelle differenti Ispettorie. Ciò è avvenuto specialmente per l'affidamento di molti territori missionari a Ispettorie madri (Cfr. Progetto Africa, Progetto missionario del Sud Asia e Oceania, dell'Est).
    Questa situazione storica ha causato una positiva reciprocità missionaria che ha arricchito le presenze salesiane originanti o originate.
    Con la crescita progressiva e irreversibile di Circoscrizioni giuridiche nei territori missionari, c'è il pericolo che questa reciprocità missionaria diminuisca, benché si stia facendo di tutto attraverso Convenzioni precise, affinché questo non avvenga. Questa nuova circostanza ci invita ad approfondire il significato e la necessità dell'animazione missionaria.

    2°. Apporto dell'animazione missionaria all'orientamento vocazionale.
    La pastorale salesiana è soprattutto Pastorale Giovanile Salesiana essendo i giovani i primi destinatari e il punto di riferimento di una pastorale in ambienti popolari e nelle missioni.
    Questo capitolo sottolinea soprattutto la connessione intima tra la proposta del servizio salesiano missionario e la pastorale giovanile salesiana rivolta alla promozione delle vocazioni.
    Ci sono infatti dei valori comuni ad entrambi quali per esempio: l'urgenza del regno, la contemplazione, il servizio gratuito, l'impegno solidale, la trasparenza della realtà secondo i valori evangelici, la logica del seme evangelico, la radicalità della sequela di Gesù, ecc...
    L'esperienza di cent'anni di Congregazione e anche l'esperienza recente di questi ultimi anni indica che per i giovani candidati all'impegno vocazionale nel carisma salesiano, il richiamo della scelta missionaria è molto forte e sentito. Da qui allora la necessità di un lavoro organico tra i responsabili rispettivi di questi due settori di animazione.

    3°. Proposte e orientamenti di animazione missionaria.
    Gli orientamenti che si propongono in quest'ultimo capitolo ribadiscono in forma più puntuale gli orientamenti dati in questi ultimi anni negli incontri di:
    * ANIMACION MISIONERA SALESIANA - Primer encuentro de Delegados inspectoriales de América Latina, Lima (Perù), 9 e 10 febbraio 1991;
    * LETTURA MISSIONARIA di «Educare i giovani alla fede, CG23» - Incontro di Procuratori e Delegati Ispettoriali dell'Europa, Groot Bijgaarden, 11-15 aprile 1991;
    * MISSIONARY ANIMATION - First Meeting of the Provincial Delegates of Missionary Animation for Asia and Australia, Bangalore (India), 7-11 ottobre 1992.
    * EDUCARE ALLA DIMENSIONE MISSIONARIA - Seminario internazionale del 5-17 febbraio 1993 e Convegno dei Delegati ispettoriali di Animazione Missionaria dell'Europa e del Nord America del 13-16 maggio 1994 (cfr. «Educare alla dimensione missionaria», p. 3, ed. it.).
    Mi permetto di insistere solamente su un aspetto: il coinvolgimento di giovani laici animatori a tutti i livelli dell'Animazione Missionaria.
    Questa è un'esperienza già collaudata in differenti Ispettorie con risultati decisamente positivi. I giovani, primi destinatari dell'animazione missionaria, diventano progressivamente animatori di missionarietà nel proprio ambiente e nel proprio territorio. Raccomando quindi: - un progressivo coinvolgimento di giovani laici animatori nelle Commissioni locali, ispettoriali e interispettoriali, - un'attenzione speciale alla loro formazione permanente specialmente orientata ai contenuti e ai metodi dell'azione missionaria, un progressivo coinvolgimento in esperienze missionarie dirette, anche se di breve durata, un'adeguata direzione spirituale per seguire gli animatori nella loro crescita vocazionale.


    Conclusione

    Non mi resta che augurare a tutti voi un profitto personale e pastorale per la lettura di questo sussidio «EDUCARE ALLA DIMENSIONE MISSIONARIA». Auspico che gli orizzonti missionari delle vostre Ispettorie, sia nel territorio che «ad Gentes», contribuiscano sempre di più alla freschezza di una autentica vita salesiana.


    (FONTE: ACG 352/1995, Orientamenti e direttive, pp. 42-53)


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