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    3. I diversi settori

    della PG Salesiana


    3. I DIVERSI SETTORI DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA

    La pastorale giovanile salesiana si attua in un determinato territorio attraverso una “pluralità di forme, determinate in primo luogo dalle esigenze di coloro a cui ci dedichiamo” (Cost. 41) e degli ambienti in cui i giovani vivono, soprattutto gli ambienti di impoverimento economico, politico e culturale. Attraverso questa pluralità di opere e di servizi si manifesta la sua unità e allo stesso tempo la sua ricchezza. Ogni opera e struttura apporta la propria specificità all’insieme e contribuisce a realizzare il criterio oratoriano dell’art. 40 delle Costituzioni. Per esprimere con chiarezza questa unità della pastorale salesiana nel territorio e nella Chiesa locale le diverse opere e servizi che costituiscono una presenza salesiana in un determinato territorio devono pensarsi in mutuo riferimento e complementarità.[1]

    3.1 Gli Oratori e i Centri Giovanili

    L’Oratorio è all’origine e costituisce il prototipo di ogni opera salesiana. Come tale è anche oggi la prima forma di presenza salesiana tra i giovani. Oggi tuttavia la realtà dell’Oratorio assume molteplici forme e caratteristiche, tentando di rispondere ai bisogni e attese dei giovani e di raggiungere il maggior numero possibile di loro, in particolare coloro che sono più poveri e bisognosi.
    Nel dicembre 2007 in Congregazione si contavano 635 Oratori festivi o di fine settimana,[2] più 164 Oratori giornalieri che offrono diversi servizi ai giovani dopo l’orario scolastico; c’erano anche 529 Centri Giovanili per gli adolescenti e i giovani; parecchi di essi offrono ai giovani disoccupati e al margine del sistema scolastico la possibilità di acquistare una formazione di base o prepararsi per un lavoro; alcuni anche tentano di recuperare i giovani in situazioni gravi di rischio sociale.
    Questa varietà di forme costituisce una grande ricchezza, offre molteplici possibilità di contatto con la massa di ragazzi, adolescenti e giovani ed è un’enorme risorsa educativa. Ma presenta anche il rischio di centrare la dinamica dell’Oratorio quasi solo nelle attività ludico-ricreative, diminuendo quelle più specificamente educative - formative. Per questo parecchie Ispettorie si sono impegnate a ripensare l’identità dell’Oratorio e del Centro Giovanile ed a ricreare la sua originale metodologia pastorale, coinvolgendo le comunità salesiane e le comunità educative insieme con i diversi gruppi della Famiglia Salesiana. Un impegno da incoraggiare ed accompagnare.
    Si vuole assicurare l’apertura dell’Oratorio-Centro a tutti i giovani, in modo speciale ai più poveri o a rischio, che non riescono ad attingere ad altre strutture e proposte educative, in modo che l’Oratorio divenga la frontiera missionaria della comunità cristiana. Si cerca una metodologia pastorale che riesca a rispondere ai bisogni più immediati della grande massa dei giovani, senza però dimenticare le proposte più impegnative ed esigenti per i giovani disposti a seguire un cammino formativo in profondità.
    Lo stesso ambiente dell’Oratorio di Valdocco, mentre rispondeva ai bisogni di divertimento e di una elementare formazione alla maggioranza dei giovani, offriva ai migliori proposte impegnative di formazione e d’impegno cristiano. Più ancora esisteva in esso una dinamica che suscitava nei giovani la voglia di crescere ed approfondire la propria formazione, passando dai semplici bisogni sportivi o di istruzione a impegni più sistematici e profondi di formazione umana e cristiana, dall’essere consumatori di attività ad essere protagonisti ed animatori di esse e creatori dell’ambiente educativo al servizio dei compagni. Come tradurre oggi nei nostri ambienti oratoriani questa caratteristica delle origini?
    Un’altra sfida alla quale si vuole rispondere è fare dell’Oratorio-Centro Giovanile una vera comunità educativa con una forte identità e dinamica formativa, che si esprime in un ambiente profondamente umano e cristiano, nel quale si offre una presenza significativa dei Salesiani ed educatori tra i giovani, condividendo la loro vita, delle proposte educative diverse secondo la realtà e i bisogni dei giovani stessi, lo sviluppo della corresponsabilità dei laici e dei giovani animatori attorno ad un PEPS, condiviso da tutti, una dinamica formativa e un accompagnamento adeguato dei gruppi e delle persone che aiuti a personalizzare le proposte e le opportunità offerte.

    3.2 La Parrocchia affidata ai Salesiani

    L’impegno dei Salesiani nel campo parrocchiale si esprime soprattutto attraverso le parrocchie affidate alla Congregazione e le parrocchie missionarie. Il numero di esse è cresciuto notevolmente in questi anni. Nell’anno 2007 esistevano 1212 parrocchie affidate alla Congregazione e parrocchie missionarie, nelle quali più di 3000 salesiani curavano pastoralmente oltre 11 milioni di fedeli.
    La maggior parte di queste parrocchie si trovano in quartieri popolari o in territori di prima evangelizzazione. In molti posti la parrocchia affidata ai Salesiani è accompagnata dall’Oratorio, dalla scuola o anche da un Centro di promozione sociale, con un’attenzione particolare ai giovani a rischio. In questo modo i Salesiani, inseriti direttamente nella struttura di una Chiesa particolare, offrono ad essa l’apporto originale e specifico del loro carisma.
    Malgrado la notevole quantità di parrocchie affidate alla Congregazione, sovente questo settore della pastorale salesiana non riceve l’attenzione, l’accompagnamento e il coordinamento conveniente da parte delle Ispettorie. In questi anni si stanno promuovendo incontri regolari di parroci e salesiani impegnati in parrocchie per la loro formazione e coordinamento, incontri interispettoriali o nazionali per approfondire alcune sfide importanti nella nostra presenza salesiana nel campo parrocchiale; ma resta ancora molto da fare, e di fare meglio.
    Ecco alcuni aspetti da approfondire con urgenza:
    1º. Assicurare l’identità salesiana nel lavoro pastorale che si realizza nella parrocchia. Questo esige di assumere certe scelte carismatiche nella vita e missione della comunità parrocchiale; in particolare:
    - costruire la parrocchia come comunità di fedeli animata dalla comunità religiosa salesiana; una comunità articolata in gruppi e comunità minori nelle quali si dia una maggiore comunicazione, un impegno più intenso, una più reale partecipazione e una relazione visibile tra tutti questi gruppi e l’ambiente umano e sociale della parrocchia;
    - offrire a tutti una proposta sistematica di evangelizzazione e di educazione alla fede, promuovendo una pastorale più missionaria, che cerchi ed entri in contatto con tutti, soprattutto con i giovani e con i lontani, diventando in tal modo sovente il primo luogo di incontro simpatico e significativo con la Chiesa, con una proposta di evangelizzazione o di primo annuncio per i lontani e un itinerario continuo e graduale di educazione alla fede, soprattutto per i giovani e le famiglie;
    - promuovere una scelta giovanile che assicuri che la pastorale giovanile non sia soltanto un settore insieme ad altri, ma la qualità che caratterizza tutta la vita della parrocchia, in modo che i giovani si trovino “a casa” nella parrocchia salesiana.
    2º. Un’altra sfida importante consiste nel promuovere una metodologia pastorale più missionaria e salesiana, con grande sensibilità educativa, capace di prendere le persone al punto in cui si trovano per suscitare in loro il desiderio di aprirsi alla fede e di coinvolgersi in un cammino continuo e graduale di vita cristiana, in sintonia con le preoccupazioni ed esperienze della loro vita quotidiana, in modo speciale dei giovani, scoprendo in essi i semi del Vangelo e l’azione dello Spirito.
    3º. Si deve inoltre aiutare le comunità parrocchiali ad elaborare il Progetto pastorale unitario, globale e condiviso, che dia unità e continuità a tutte le iniziative che in essa si offrono.
    Per progredire in questa direzione è fondamentale curare la formazione pastorale dei Salesiani dedicati all’animazione della parrocchia e dei laici collaboratori, e un coordinamento ispettoriale capace di accompagnare e sostenere le comunità parrocchiali in questo cammino.

    3.3 La Scuola e il mondo della educazione formale

    La presenza salesiana nel campo dell’educazione formale e in particolare nella scuola è una delle più consistenti, significative e diffuse.
    Nel 2007 la Congregazione era responsabile di 1208 Istituti scolastici di diversi livelli, con un po’ più di un milione di allievi, soprattutto nella fascia dei preadolescenti, anche se in quest’ultimo sessennio sono notevolmente cresciuti gli allievi delle scuole superiori, e in particolare di quelle di livello universitario. I Salesiani che lavorano nel campo scolastico sono 2286 a tempo pieno e 1364 a tempo parziale, con la collaborazione di una schiera assai grande di laici, quasi 60.000.
    La scuola salesiana è una presenza cristiana significativa nel mondo dell’educazione e della cultura; aiuta i giovani a prepararsi dignitosamente per la vita e contribuisce a formare la mentalità ed a trasformare la società secondo i valori umani e cristiani; per questo è uno strumento fondamentale per l’evangelizzazione. In parecchie nazioni dell’Asia o dell’Africa la scuola è sovente l’unica forma di presenza di Chiesa consentita e in essa la comunità cristiana offre una testimonianza di servizio disinteressato ai settori più poveri della società, un ambiente umano permeato dai valori evangelici, come testimonianza silenziosa di Gesù Cristo e anche come una preziosa opportunità per le famiglie cristiane del posto di educare cristianamente i propri figli.
    In questi anni la Congregazione ha fatto un notevole sforzo per rinnovare la sua presenza in questo campo, soprattutto nei seguenti aspetti principali:
    1º. La qualità educativa e pastorale dell’ambiente in cui si vive, dei programmi e delle proposte che si offrono, della metodologia che si adopera, delle stesse strutture e risorse materiali, delle persone in essa impegnate, attraverso un PEPS operativo e condiviso da tutta la comunità educativa, in modo che diventi capace di orientare e guidare la dinamica quotidiana della scuola.
    In questo senso è importante superare il pericolo di considerare la pastorale come un settore accanto ad altri, piuttosto che la qualità di tutta la vita della scuola, della cultura, della metodologia, dei rapporti, delle proposte, ecc. che in essa si presentano e si realizzano; sovente ciò è ben presentato nei documenti, ma rimane una sfida da riuscire a tradurre in pratica nella vita quotidiana della comunità educativa.
    2º. La comunità educativo-pastorale: impegnarsi a costruire la scuola come comunità umana al servizio dell’educazione e dell’evangelizzazione dei giovani e non soltanto come un’istituzione di servizi educativi. Una scuola è una comunità educativo-pastorale quando in essa il centro è costituito dalle persone, soprattutto i giovani, con rapporti interpersonali, con la condivisione dei valori della pedagogia e della spiritualità salesiana, con il coinvolgimento e il protagonismo di tutti nelle loro diverse funzioni.
    3º. Una scuola piattaforma di efficace e normale evangelizzazione, in modo speciale attraverso la promozione e trasmissione di una cultura e di una mentalità ispirata ai valori evangelici. La pastorale giovanile salesiana nel campo dell’educazione deve promuovere nei giovani non soltanto una vita cristiana, ma anche una cultura ispirata alla fede e ai valori evangelici, che sia un’alternativa alla cultura dell’ambiente sovente caratterizzata dal secolarismo, relativismo, soggettivismo, consumismo.
    I contenuti culturali che si offrono nella vita quotidiana di una scuola, nelle diverse discipline, nella metodologia, nell’ambiente e nei rapporti, ecc. non sempre ricevono l’attenzione che necessiterebbe per garantire una coerenza tra i contenuti trasmessi o le metodologie adoperate e i valori della fede cristiana, in modo che questa informi efficacemente la vita personale, professionale e sociale delle persone e si stabilisca un fecondo rapporto tra fede e cultura.
    4º. Una scuola attenta e aperta ai giovani più poveri; con una dinamica e una metodologia che previene il fallimento scolastico e aiuta a superarlo con corsi di recupero, scuole serali per i giovani che si trovano fuori della struttura scolastica, ecc.; che promuove, attraverso diverse materie e attività proposte, il contatto e l’inserimento nella realtà sociale, per scoprire le cause delle situazioni di emarginazione e di esclusione che in essa si vivono e per suscitare l’impegno per superarle; una scuola che promuove la cultura del dialogo, della collaborazione, dell’accettazione del diverso, della solidarietà.
    Questi obiettivi sono stati promossi in questi anni attraverso uno sforzo sistematico e continuo attuato in parecchie regioni della Congregazione. Esemplare è il processo che si sta realizzando nell’America salesiana a partire dagli incontri continentali di Cumbayá (1994 e 2001) e Brasilia (2008). Le conclusioni di questi incontri sono approfondite nelle diverse équipes ispettoriali e zonali per tradurle in programmi operativi che guidano l’azione delle differenti comunità educative, aiutandole a verificare la loro prassi educativa e a trasformarla. Questo sforzo si realizza insieme con i vari gruppi della Famiglia Salesiana che gestiscono scuole in America.
    Qualcosa di simile si sta sviluppando anche in Europa (incontri di Roma del 1994 e 2000, di Cracovia nel 2004 e di Siviglia nel 2010) e in Asia sud, attraverso i coordinamenti interispettoriali o nazionali.
    Nel Brasile con queste stesse finalità i Salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice hanno costituito una rete delle scuole salesiane, mediante la quale si promuove la formazione dei professori e l’elaborazione di testi scolastici secondo la pedagogia salesiana.
    Questo cammino di rinnovamento esige certamente una più sistematica formazione permanente degli educatori. Oltre allo sforzo delle Ispettorie per garantire una buona formazione educativa e salesiana con programmi sistematici, si sono sviluppati in alcune Ispettorie o zone, diversi centri e progetti di formazione educativa e pastorale salesiana dei collaboratori laici, in modo speciale dei professori delle nostre scuole.

    3.4 La Formazione professionale e la preparazione per il lavoro

    Fin dai suoi inizi Congregazione salesiana è stata conosciuta e apprezzata per i suoi centri di formazione professionale, attraverso i quali si offriva ai giovani più poveri, quelli che sovente fin da piccoli dovevano lavorare per aiutare la famiglia o quelli che non riuscivano a seguire il percorso scolastico normale, una formazione umana e una preparazione per il lavoro di qualità, che permetteva loro di affrontare con fiducia e responsabilità il loro futuro. Anche adesso parecchi paesi che non consentono una presenza esplicita di Chiesa ci affidano opere di formazione professionale e attraverso di esse possiamo essere una testimonianza silenziosa, ma chiara, del Vangelo di Gesù Cristo.
    Le opere di formazione professionale sono oggi molto varie, da Scuole tecnico-professionali, attorno a 180, che offrono ai giovani una formazione secondaria sistematica che permette di seguire uno sviluppo posteriore nell’Università, a Scuole di formazione professionale (457) che offrono ai giovani che si avviano al lavoro una preparazione di qualità, con un programma regolare riconosciuto. Tra queste scuole meritano una speciale attenzione le 46 scuole agricole.
    Nel campo della formazione professionale non formale, in questi anni si sono moltiplicati più di 300 piccoli centri di preparazione al lavoro, che offrono ai giovani lavoratori o a quelli che si avviano al lavoro corsi brevi e molto pratici per renderli capaci di una certa qualificazione lavorativa.
    Sovente questi centri di formazione professionale favoriscono e appoggiano iniziative concrete di aiuto per l’occupazione dei giovani lavoratori, cooperative di mutuo aiuto, centri di artigianato e altre iniziative per facilitare l’occupazione dei giovani più poveri.
    Nelle società moderne in rapida evoluzione il mondo tecnico e del lavoro è un settore che sperimenta cambiamenti profondi e rapidi; per questo la formazione professionale, se vuole realmente aiutare i giovani a inserirsi in questo mondo nuovo, deve trasformarsi nei suoi programmi, metodi e anche nei suoi strumenti.
    Tutto questo la rende bisognosa di uno speciale appoggio e orientamento, in particolare nei seguenti aspetti:
    1º. Promuovere la formazione integrale dei giovani. La formazione umana, morale e spirituale è importante quanto quella tecnica e professionale. Molto spesso un allievo di un centro professionale di Don Bosco viene preferito agli altri soprattutto per le qualità della sua personalità, più ancora che per l’istruzione o le qualificazioni ottenute. Questo, tuttavia, non vuol dire che l’istruzione professionale debba essere considerata secondaria. La meta finale di un centro di formazione professionale salesiano, infatti, è proprio quella di poter assicurare al giovane un impiego confacente con l’istruzione ricevuta. Il curriculum formativo integrale è appunto orientato a questo obiettivo. Di conseguenza, è essenziale che ogni centro abbia un Progetto Educativo Pastorale, che guidi efficacemente la sua azione quotidiana.
    2º. Rafforzare, nel compito educativo delle scuole tecnico-professionali, i processi di personalizzazione. Oggi non è sufficiente una buona preparazione tecnica e professionale, ma si richiedono sempre di più persone capaci di pensare in maniera autonoma, intellettualmente interessate e dotate di senso critico; persone in grado di stabilire relazioni positive, stabili ed efficaci, di promuovere la collaborazione in progetti comuni; capaci di gestire e risolvere i conflitti, di affrontare i cambiamenti con fantasia e creatività. Questa esigenza è molto sentita anche dagli stessi giovani, che vorrebbero una maggiore attenzione degli educatori alla loro vita. Per questo è importante promuovere momenti e percorsi di comunicazione e di relazione personale tra educatori e allievi, con le famiglie, con l’ambiente sociale; curare un orientamento educativo rispettoso, ma nel contempo propositivo; programmare una formazione morale e un’educazione ai valori realmente personale, comunitaria e solidale.
    3º. Sviluppare nei diversi processi educativi una formazione sociale sistematica e approfondita che assicuri una mentalità più solidale e una maggiore capacità di impegnarsi efficacemente per la giustizia. Il CG23, di fronte all’enorme sfida della povertà, segnalava la formazione alla dimensione sociale della carità come un compito fondamentale per dare concretezza e credibilità all’educazione alla fede.[3]
    Ecco alcuni elementi che non dovrebbero mancare in questa formazione:
    - una conoscenza adeguata della complessa realtà socio-politica, cominciando dai livelli più prossimi e immediati;
    - una presentazione completa e sistematica dell’insegnamento sociale della Chiesa, come chiave di lettura di questa realtà e come indicazione delle mete ideali a cui tendere nell’ impegno quotidiano;
    - introdurre i giovani in situazioni che chiedono solidarietà e aiuto, soprattutto nel mondo del lavoro, per esempio di fronte al dramma della disoccupazione giovanile, dello sfruttamento, dell’immigrazione o del razzismo, ecc.
    4º. Sviluppare nella nostra proposta educativa la pedagogia del lavoro come un elemento importante in una formazione umana integrale, superando una pedagogia troppo intellettuale e selettiva. Molti giovani sono esposti o già hanno vissuto qualche esperienza di insuccesso scolastico e/o con problemi di integrazione personale, familiare e sociale. Per essi un’esperienza lavorativa positiva, programmata e seguita con criteri educativi, può costituire un’ottima possibilità di recupero personale; il giovane può riacquistare la stima di sé, riscoprire le proprie abilità e capacità ed essere motivato alla propria formazione.
    Questo richiede che nella proposta educativa offriamo un ampio spazio ad alcune esperienze di lavoro, servizi alla comunità, lavoro all’interno di organizzazioni “non-profit”…, valutando in esse soprattutto la realizzazione personale e il servizio al bene comune. Richiede anche di promuovere contatti qualificati e significativi con persone, istituzioni e ambienti del mondo del lavoro, favorendo un dialogo, confronto e mutua conoscenza e collaborazione formativa.
    5º. Offrire un processo di evangelizzazione realmente inserito nella dinamica educativa e lavorativa. Tutta la nostra azione a favore dei giovani lavoratori ha come meta l’evangelizzazione, ma un’evangelizzazione veramente integrata nel loro mondo.
    Un tale progetto di evangelizzazione deve curare in modo particolare i seguenti aspetti:
    - offrire agli alunni una visione umanista ed evangelica della realtà sociale, economica e del mondo del lavoro, attraverso la lezione di religione o di formazione morale e lo studio della Dottrina Sociale della Chiesa;
    - proporre esperienze spirituali e di apertura a Dio, sia nella vita ordinaria sia in momenti significativi di essa, con un processo graduale di iniziazione alla preghiera e alla celebrazione;
    - offrire anche esperienze di servizio gratuito e solidale verso i più poveri, cominciando da quelli del proprio ambiente;
    - proporre momenti espliciti di evangelizzazione e di educazione alla fede attraverso gruppi adeguati alla loro sensibilità e ai loro bisogni;
    - collegarsi con le iniziative pastorali della Chiesa nel mondo del lavoro e facilitare ai giovani la loro partecipazione.
    6º. Un indice significativo della qualità ed efficacia della formazione ricevuta sarà la facilità con la quale trovano impiego e lavoro gli allievi che finiscono la formazione e come essi sono capaci di trasformare in meglio la società in cui si sono inseriti. Questo richiede di sviluppare una collaborazione stretta con il mondo dell’industria e delle imprese, favorendo la loro cooperazione nei programmi di esercitazioni pratiche offerte agli alunni e negli “stages” di aggiornamento per docenti, cercandone la consulenza nel processo di rinnovamento e modernizzazione, preparando insieme alle imprese e alle industrie programmi di formazione permanente, soprattutto per i giovani che già lavorano, pensando a delle iniziative per accompagnare i giovani nei primi passi del loro inserimento nel mondo lavorativo.
    In questo aspetto possono avere una grande importanza ed essere di vero aiuto gli Ex-allievi: essi possono essere un ponte eccellente tra la scuola e il mondo del lavoro nel quale si trovano già inseriti; possono collaborare al compito educativo della scuola attraverso il lavoro professionale o con servizi volontari; molti, inoltre, possono aiutare i giovani che terminano gli studi, accompagnandoli nell’inserimento nel mondo del lavoro, facilitandoli in iniziative di auto-occupazione, creando borse di impiego, ecc.
    Esistono nella Congregazione magnifiche esperienze in questo campo della formazione professionale: scuole tecniche che sono all’avanguardia, che non soltanto offrono ai giovani una formazione professionale di alta qualità ma anche promuovono diverse iniziative per aiutarli ad introdursi degnamente nel mondo del lavoro.
    Precisamente per l’importanza che ha la formazione professionale nella nostra missione educativa dei giovani più poveri e per le difficoltà e sfide che oggi deve affrontare in una società in rapido sviluppo, è urgente appoggiarla promuovendo un maggiore coordinamento tra i diversi centri tanto nell’Ispettoria come a livello nazionale e regionale, favorendo uno scambio di esperienze, progetti, risorse e una intensa collaborazione tra i centri più sviluppati e gli altri più modesti, soprattutto nella formazione degli insegnanti, nella qualificazione dei programmi e metodologie… cercando insieme vie e iniziative per garantire il sostentamento e il rinnovamento continuo dei centri.
    In questi ultimi anni il Dicastero per la Pastorale Giovanile ha promosso alcune iniziative in questo senso, ma certamente si deve ancora fare molto di più.

    3.5 Il mondo dell’Università: Il cammino realizzato dalle IUS e altre forme di presenza nel mondo universitario

    Per decisione del Rettor Maggiore il Dicastero per la pastorale giovanile ha assunto in questo sessennio l’animazione delle IUS (Istituzioni Universitarie Salesiane). L’obiettivo proposto è stato di assumere e implementare l’identità e le politiche approvate dal Rettor Maggiore con il suo Consiglio per la presenza salesiana nell’educazione superiore (gennaio 2003) attraverso il “Programma Comune 2” (2003-2008), elaborato dall’Assemblea delle IUS (luglio 2003). Questo programma risponde a tre obiettivi (“assi”) strategici:
    1º. La formazione del personale. Questa formazione si sviluppa soprattutto mediante il Corso Virtuale IUS: “Apprendistato cooperativo e tecnologie di educazione nell’università, in stile salesiano (CVI)”. Si tratta di un progetto realizzato con sistematicità e professionalità, che in relativo poco tempo ha raggiunto un numero significativo di professori delle IUS (circa 3000); ha avuto anche una forte ricaduta nel rinnovamento delle stesse IUS e nel positivo sviluppo del “Programma Comune 2”; senza questa piattaforma umana, che condivide i valori dell’educazione salesiana, sarebbe stata molto difficile la riuscita del programma proposto.
    Uno sviluppo specifico del CVI è il “Corso Virtuale di formazione per i professori della scuola salesiana di America”, realizzato da parecchie IUS in collaborazione con il Dicastero per la pastorale giovanile e la Commissione della scuola salesiana in America; vuole rafforzare l’identità e competenza educativa dei professori, generando tra loro una cultura di cooperazione e di lavoro in gruppo, sviluppando nuove risorse per l’azione educativa nelle scuole, secondo le linee del Secondo Incontro americano della Scuola salesiana (Cumbayá II). Il primo corso (2006-2007) è stato seguito da 702 professori.
    2º. Il secondo asse vuole assicurare le fondamenta delle istituzioni secondo le indicazioni del “quadro di riferimento” dei documenti sull’identità e le politiche. Abbraccia tre aspetti o colonne:
    - La “Carta di Navigazione”, cioè una serie di strumenti e procedure per garantire l’orientamento e la gestione delle istituzioni entro il quadro di riferimento dell’identità e delle politiche;
    - Le risorse umane, la gestione del personale e dei dirigenti, il ruolo della comunità salesiana;
    - Le risorse economiche, fondi e produzione delle risorse, gestione professionale delle risorse, politiche di investimenti, sinergie, ecc.
    Lo sviluppo di questo secondo asse ha costituito l’impegno fondamentale delle IUS in questi anni. È stato un cammino rigoroso, sistematico e ben accompagnato. La risposta delle IUS è stata buona, ma non uniforme; in generale la maggioranza ha partecipato con dedizione e secondo le condizioni richieste; è stato coinvolto un gruppo significativo di dirigenti, presieduti dallo stesso Rettore. La partecipazione ai Seminari di Brasilia, São Paolo, Lima, El Salvador e alle Conferenze (Cile 2004, Guatemala 2006, Porto Alegre 2009) è stata soddisfacente. Tuttavia, il risultato finale (l’elaborazione della “Carta di Navigazione”), anche se meritevole per la quantità (più del 50% delle IUS lo hanno presentato) e per la qualità (è stato un primo tentativo), manifesta ancora difficoltà considerevoli per realizzare nelle Università un vero processo di pianificazione strategica.
    3º. Il terzo asse si propone di promuovere rapporti settoriali tra le IUS. È una iniziativa molto concreta e importante per creare tra le IUS una vera comunità scientifica di collaborazione attorno a progetti condivisi da diverse Università, fino ad arrivare alla costruzione e al funzionamento ordinario di una vera e propria rete di Università salesiane qualitativamente presenti nel mondo scientifico con gli apporti più consoni al nostro carisma educativo e giovanile. Attualmente esistono il gruppo del Corso Virtuale rivolto alla formazione del personale, il gruppo “IUS-Engineering”, il gruppo “IUS-Education”; e sono in preparazione il gruppo “IUS-formazione–pastorale” e il gruppo “IUS-nuove tecnologie”.
    Attraverso lo sviluppo di questo programma, le IUS non soltanto crescono quantitativamente (nel 2006 erano 61 istituzioni universitarie di diverso livello: 19 in America, 25 nell’India, 9 nell’Europa, 5 nell’Asia-Est e Oceania, 1 in Africa), ma soprattutto si stanno consolidando e crescono in qualità, in particolare quelle dell’America e dell’Europa. Attraverso questo cammino si sta trasformando il modo di concepire e impostare la presenza salesiana nell’Università e si promuovono nuove forme di presenza e di gestione universitaria attraverso l’impegno istituzionale per l’elaborazione della “Carta di Navigazione”.
    In ogni IUS si stanno creando piattaforme umane che condividono la missione e la visione salesiana e i progetti universitari; questi gruppi diventano capaci di essere nucleo animatore della comunità accademica e promotori e guide del rinnovamento dell’istituzione. Si sta anche suscitando una maggiore sinergia e collaborazione tra le IUS, superando la autoreferenzialità e promuovendo in esse una coscienza comune e un’immagine d’insieme.
    Nel luglio 2007 si è realizzata la V Assemblea IUS, nella quale si è elaborato il Programma Comune III, che riprende e approfondisce gli obiettivi e i passi finora percorsi.

    3.6 L’attenzione al mondo dell’emarginazione giovanile

    L’attenzione ai giovani in situazione di rischio è stata sempre una caratteristica della pastorale salesiana. La nuova situazione delle nostre società ci sfida a nuove risposte. La povertà cresce sempre di più fino a presentare una dimensione tragica, che colpisce molte persone e comunità, tra cui moltissimi giovani, sì da diventare una realtà strutturale e globale. Possiamo parlare anche di “nuove povertà” e quindi di “nuove forme di emarginazione – esclusione sociale”, tra le quali ci colpiscono in modo particolare quelle che compromettono le possibilità di crescita dei giovani, creando situazioni di grave disagio e per alcuni anche di devianza.
    L’aspetto più preoccupante è lo sviluppo di una mentalità o forma di impostare la vita (individualismo, consumismo, ricerca assoluta dell’efficacia e del profitto…) che genera sempre più emarginazione, esclusione, povertà e sofferenza, in particolare per i settori più deboli come sono i giovani.
    Per questo negli ultimi cinquant’anni si sono moltiplicati progetti, iniziative e opere che tentano di rispondere a questa situazione ed offrire ai giovani una nuova opportunità di costruire la loro vita positivamente e d’inserirsi responsabilmente nella società. Ci sono “case-famiglia” per accogliere ed educare ragazzi e giovani in situazione di grave rischio (ragazzi senza famiglia, ragazzi di strada, ragazzi vittime di abusi sessuali o della prostituzione…); progetti di attenzione, protezione, educazione di ragazzi e giovani lavoratori, sovente fin da piccoli, di accoglienza e recupero di giovani vittime delle droghe o usciti dalla prigione… accoglienza e formazione di giovani immigranti sovente senza famiglia… e molte altre.
    È cresciuta nelle Ispettorie la sensibilità e l’impegno per le diverse situazioni di povertà e di disagio giovanile, non solo attraverso opere, progetti e interventi specifici a favore dei giovani in situazione gravi di disagio, ma soprattutto inserendo questo impegno nel Progetto educativo pastorale dell’Ispettoria e promuovendo in ogni comunità educativa un’attenzione speciale ai fattori di emarginazione e di esclusione. Questa attenzione e questo impegno devono svilupparsi ancora di più nelle singole comunità ed opere; si deve fare più attenzione alla cultura e mentalità che in esse si promuove, impegnandosi a far crescere una cultura della solidarietà e della cittadinanza attiva; è importante anche approfondire il lavoro in rete e in collaborazione tra le diverse opere e servizi nelle Ispettorie e con altre istituzioni del territorio, curare la formazione e preparazione educativa e salesiana degli educatori in questo impegno specifico.
    Il Dicastero per la pastorale giovanile ha promosso e/o accompagnato diverse iniziative in questo senso, ad esempio l’Incontro europeo sull’Immigrazione (Barcellona 2003); l’Incontro regionale sull’educazione e l’avviamento al lavoro dei giovani (San Salvador 2004); in seguito l’Incontro sulla Proposta lavorativa nella pedagogia salesiana per i giovani a rischio (Medellín 2006); l’Incontro sulla Formazione Professionale e avviamento al lavoro (Africa e Madagascar – Johannesburg 2004). Esistono anche diversi coordinamenti regionali o nazionali che promuovono un lavoro in rete e un attento inserimento e collaborazione con istituzioni sociali che lavorano in questo campo: il coordinamento YAR (“youth at risk”) dell’India, SCS nell’Italia, “Plataforma Social” (Spagna), e altri.
    Nell’animazione e coordinamento di questo settore hanno una speciale importanza gli “Uffici di pianificazione e di sviluppo” costituiti in parecchie Ispettorie. Questi uffici aiutano le Ispettorie a pianificare strategicamente i loro interventi per lo sviluppo e a ricercare fonti di finanziamento per i progetti. È molto importante un lavoro d’insieme tra questi uffici e la delegazione ispettoriale per la pastorale giovanile per assicurare l’inserimento dei progetti nel PEPS ispettoriale e per promuovere, allo stesso tempo, una sistematica pianificazione e un’esigente verifica degli obiettivi del PEPS.[4]

    3.7 Altre presenze e forme leggere di servizio ai giovani

    Nella società complessa e pluralista assistiamo al sorgere di nuovi luoghi o forme di educazione della gioventù, che propongono modelli e stili di vita che affascinano le masse giovanili; si pensi alla scuola parallela dei mass-media, alle aggregazioni attorno agli interessi musicali e sportivi, al turismo, alle nuove forme di impegno sociale ed ecclesiale, all’area del tempo libero, divenuti nuovi luoghi di identificazione personale.
    Per rispondere a questa nuova situazione si sono sviluppate nell’insieme del mondo salesiano nuove realtà e aggregazioni giovanili, nuove forme educative, servizi od opere più agili e leggere, capaci di rispondere e di adattarsi alle mutevoli necessità e urgenze con maggiore libertà d’azione e di iniziativa. Queste realtà utilizzano maggiormente le possibilità della comunicazione con l’ambiente naturale dei giovani, piuttosto che la stabilità di un ambiente fisico; privilegiano la spontaneità dei rapporti e la libertà di adesione, la centralità delle persone più che la struttura e il progetto; coltivano un legame di fondo tra diverse realtà e lavorano in mutua interazione con altre istituzioni e servizi nel territorio, cercando di offrire una risposta globale alle situazioni. In esse è relativamente più facile coinvolgere gli stessi giovani nella consapevolezza che il cammino da compiere insieme è nelle loro mani.
    Ecco alcune di queste nuove forme di presenza tra i giovani.

    1º. Il Movimento Giovanile Salesiano
    Una delle forme di presenza tra i giovani più ampia e comprensiva è il Movimento Giovanile Salesiano (MGS). Si tratta di un Movimento a carattere educativo, offerto a tutti i giovani, per farli soggetti e protagonisti della loro crescita umana e cristiana, con slancio missionario, aperto ai lontani, con una volontà di incidenza nel territorio e nella società civile e d’inserimento e apporto alla Chiesa locale.
    I gruppi e le associazioni giovanili che, pur mantenendo la loro autonomia organizzativa, si riconoscono nella spiritualità e nella pedagogia salesiana, formano in modo esplicito od implicito il Movimento Giovanile Salesiano.
    La sua animazione è condivisa tra i gruppi della Famiglia Salesiana, in particolare gli SDB e le FMA. Un momento forte del Movimento fu il ‘Forum Mondiale’ celebrato a Torino e Roma in occasione dell’anno 2000: nei luoghi degli inizi del carisma salesiano rappresentanti delle diverse Ispettorie hanno condiviso la loro esperienza di Movimento, le grandi sfide che oggi toccano il mondo giovanile, le nuove possibilità di risposte e d’impegno, per concludere presentando a tutti i giovani del Movimento alcune linee d’impegno per gli anni seguenti. Questo messaggio finale del Forum ha costituito il quadro di riferimento dell’animazione che si è sviluppata in questi anni attraverso diverse iniziative:
    - il messaggio annuale del Rettor Maggiore ai giovani del MGS in occasione della festa di Don Bosco, oggetto di studio e riflessione nei gruppi;
    - l’approfondimento dell’identità del Movimento (diverse Ispettorie hanno elaborato una “Carta d’identità del MGS”);
    - la crescita nel protagonismo dei giovani con diversi coordinamenti ispettoriali o interispettoriali del Movimento (in particolare, nello scorso sessennio si è creato il Coordinamento europeo del MGS con una larga partecipazione degli stessi giovani, come frutto del Confronto 2004);
    - molteplici incontri ispettoriali e/o regionali dei gruppi del MGS, come il “ Campobosco” della Spagna e Portogallo, i numerosi pellegrinaggi di gruppi giovanili ai luoghi delle origini del carisma salesiano, incontri europei come il “Confronto” e l’Eurizon, incontri dei gruppi del MGS dell’Argentina, del Brasile, il “Boscoree” per gli Scouts Don Bosco dell’India, ecc.;
    - l’impegno per una formazione sistematica e approfondita degli animatori e lo sviluppo, in parecchie Ispettorie, di un “itinerario di formazione cristiana per i diversi gruppi”; crescono all’interno del MGS diversi movimenti e associazioni chiaramente evangelizzatrici;
    - una presenza maggiore del MGS nelle Chiese locali, ecc.
    Il MGS è una realtà promettente che coinvolge molti ragazzi, adolescenti e giovani, ma esige uno sforzo sempre maggiore, più sistematico e coordinato per l’evangelizzazione e la formazione cristiana secondo i valori della Spiritualità Giovanile Salesiana, per la cura della formazione e dell’accompagnamento personale degli animatori, per la promozione dell’impegno solidale con gli altri giovani, soprattutto i più poveri e a rischio, e per una presenza attiva e responsabile nei diversi ambienti giovanili, nella Società e nella Chiesa.
    Lungo l’ultimo sessennio si sono moltiplicate e approfondite le proposte di pellegrinaggi giovanili ai luoghi salesiani di Torino e al Colle Don Bosco soprattutto dalle Ispettorie dell’Europa, gli incontri di Spiritualità (esercizi spirituali nei luoghi salesiani con giovani e adulti…), gli incontri di formazione salesiana per laici collaboratori, l’esperienza formativa per giovani pre-novizi di alcune Ispettorie salesiane dell’Europa, ecc. L’Ispettoria ICP sta facendo uno sforzo notevole per arricchire, con l’aiuto delle Ispettorie dell’Europa, e coordinare meglio le équipes salesiane che animano il Progetto Colle e Valdocco. L’intera Congregazione ne è grata.
    Si è iniziato anche, con l’aiuto e la collaborazione dell’Istituto di Spiritualità dell’UPS, un cammino di riflessione e di condivisione tra i responsabili delle Case Salesiane di Spiritualità dell’Europa (maggio 2004); si sono identificati gli elementi fondamentali per una proposta di Spiritualità Giovanile Salesiana da offrire in queste case e i compiti di una Casa Salesiana di spiritualità nel progetto pastorale dell’Ispettoria.

    2º. Il volontariato
    In questi anni si è sviluppata nelle Ispettorie e nel MGS una molteplicità di gruppi ed associazioni di volontariato, soprattutto giovanile. Il CG24 ha riconosciuto la realtà del volontariato come un nuovo stile di apertura all’altro, soprattutto nel campo della povertà e dell’emarginazione, una sfida contro le ingiustizie e gli egoismi imperanti, un esito vocazionale significativo ed una valida conferma del cammino educativo percorso dai giovani insieme con gli SDB.[5]
    Nella Congregazione il volontariato continua a crescere attraverso molteplici gruppi e organizzazioni. In alcune Regioni si sviluppa soprattutto il volontariato locale o nazionale, tanto missionario come sociale o vocazionale (America); in altre è molto sviluppato il volontariato internazionale e missionario (Europa); altre ricevono volontari (Africa e Asia).
    Il volontariato salesiano si realizza normalmente come un’offerta significativa ai giovani che hanno percorso il cammino formativo della pastorale giovanile e li aiuta a maturare e ad approfondire la loro opzione vocazionale di vita cristiana impegnata; ma sovente diventa anche un’occasione significativa di contatto e un’offerta di evangelizzazione per giovani che arrivano al di fuori delle nostre opere.
    I Dicasteri per la Pastorale giovanile e per le Missioni hanno rielaborato il documento “Volontariato nella missione salesiana”, arricchendolo con gli apporti dell’Incontro internazionale del 2001 e con l’esperienza delle Ispettorie e ONG salesiane. In questo documento si presenta l’identità del volontariato salesiano, alcune esigenze e condizioni fondamentali per il suo sviluppo, per la formazione e l’accompagnamento dei volontari e per l’animazione e promozione del volontariato salesiano nelle Ispettorie e nella Congregazione.
    Nel 2007 questo documento è stato presentato a tutta la Congregazione attraverso sette Incontri regionali, affinché sia conosciuto e reso operativo nelle diverse Ispettorie mediante un Piano ispettoriale del volontariato, inserito nel PEPS ispettoriale.


    NOTE

    [1] Cf. Dicastero per la Pastorale Giovanile. La Pastorale Giovanile Salesiana. Quadro di riferimento fondamentale. Seconda edizione, Roma 2000, pag. 63-64.
    [2] I numeri riportati in questa e nelle altre sezioni di questa parte sono presi da Dati statistici. Allegato alla Relazione del Rettor Maggiore. CG26. Roma 2008.
    [3] Cf. CG23, n. 204.
    [4] Cf. Conclusioni dell’Incontro sugli Uffici di pianificazione e di sviluppo. Roma, Casa Generalizia, 2005.
    [5] Cf. CG24, n. 26.


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