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    Lettera ai Salesiani

    Don Pietro Ricaldone

    pietroricaldone


    Prima che fosse trascorsa la trionfale giornata, Don Ricaldone aveva pronta la sua parola da inviare a tutti i Salesiani. Egli comprendeva benissimo che le notizie recate dalla stampa non potevano appagare i loro cuori, ma che ad essi avrebbe fatto gran piacere il ricevere una parola intima da parte del Successore di Don Bosco. Egli dunque si die' la massima premura di far pervenire alle Case salesiane questo suo scritto.

    Pasqua del 1934:
    O dies felix memoranda fastis!
    Giorno benedetto, di gloria suprema, di gioia ineffabile!
    Don Bosco è Santo!
    Dalla Cattedra infallibile di Pietro, il Santo Padre Pio XI l'ha proclamato. Tutta la Cristianità ha esultato in uno slancio di venerazione. Gli annali della Chiesa e gli annali della Società Salesiana hanno registrato la data gloriosa a caratteri d'oro.
    Presagita e quasi pregustata dai contemporanei del Santo, la gioia di questo giorno ci verrà invidiata per sempre dai posteri.
    Gaudeamus omnes in Domino diem festum celebrantes sub honore Sancti Joannis: rallegriamoci tutti nel Signore, celebrando la canonizzazione del nostro amato Padre Don Bosco.
    Il nostro giubilo non potrebbe essere nè più ragionevole, nè più santo.
    Ma, mentre il nostro cuore sussulta di gioia nel vedere solennemente riconosciuta dalla Chiesa le santità del Padre, ed i nostri occhi contemplano l'amabile figura del Santo, sorto davvero, tra gli altri santi uomini suscitati da Dio, come gigante a percorrere la sua via: qui inter suscitatos sanctissimos viros vere surrexit sicut gigas ad currendam viam, il nostro spirito, scandendo le vie del firmamento, si trasporti nella celeste Gerusalemme dove, in un mare di luce, San Giovanni Bosco rifulge come un sole, sicut sol... in perpetuas aeternitates, per tutta l'eternità. ]Là infatti, dove ogni astro si distingue dagli altri astri, omnis stella... a stella differt in claritate, noi potremo cogliere la caratteristica della sua santità, apprezzarne i frutti ed ammirarne il premio peculiare che Iddio gli ha conferito.

    È vero che l'essenza della santità altra non può essere se non quella stabilita dal Santo dei Santi, e cioè l'amore di Dio e l'amore del prossimo: due amori che si compenetrano in guisa da formarne uno solo. Su questi due basilari precetti poggia qualsiasi edificio di perfezione cristiana, dall'ordinaria all'eroica. Ogni Santo però attua il duplice comandamento della carità unica, secondo la individuale missione ricevuta da Dio. Per San Giovanni Bosco il diliges Dominum Deum tuum e il diliges proximum si tradussero nella formula: Lavorare per la gloria di Dio e per il bene delle anime; e lavorò per questa gloria e per questo bene con una vita intensa di fede e di zelo.
    La fede, che di ogni santità è fondamento, fu, senza dubbio, lucerna a' suoi passi, secondo l'espressione del Salmista. Nella luce della fede la sua mente s'inebriava alla contemplazione delle verità rivelate e la sua volontà si moveva nelle direzioni che erano conformi al beneplacito divino. Quindi o parlasse o scrivesse o agisse, il suo spirito non oscillava mai fra Dio e il proprio io, fra il cielo e la terra, fra l'eterno e il temporaneo, fra il dovere e il piacere, ma si slanciava issofatto dalla parte di Dio, Padre e Signore assoluto, donde pigliava la nonna sicura con cui regolarsi in tutto che avesse ragione di relativo e terreno. Intendo dire che in nulla egli cercò se stesso, il suo comodo, la sua soddisfazione, il suo tornaconto; ma spese tempo, energie e sforzi per servire nel miglior modo possibile il Signore, lavorando nel campo assegnatogli dalla Provvidenza.
    E il suo campo specifico fu la salvezza della gioventù mediante l'efficacia della cristiana educazione. Prodigò bensì il suo ministero a vantaggio di quante anime o per sè o per mezzo de' suoi, figli gli fu dato di avvicinare; ma le anime giovanili occuparono prevalentemente i suoi pensieri di apostolo. Dio solo sa quanti e quali sacrifici egli s'impose per andar in traccia dei giovani più bisognosi di cure sacerdotali, o per metterli al riparo da pericoli d'ogni genere che ne insidiavano la virtù, o per circondarsi di validi e numerosi ausiliari che gli prestassero mano in opera sì vasta e provvidenziale. Sonno, cibo, salute, tranquillità di vita, tutto egli sacrificò, nel sovrano intento di zelare per ogni verso il bene della gioventù.
    Quelle che appaiono comunemente le caratteristiche della santità di Don Bosco, cioè la sua abituale unione con Dio, la sua calma imperturbabile in qualsiasi evento, la sua paternità senza confini, la sua operosità che non diceva mai basta, di qui traevano origine, dalla sua carità ardente, che, animata da viva fede, gli faceva anteporre, a tutti e a tutto, Dio e gl'interessi di Dio.
    Ora una santità così genuina e così eminente non poteva non produrre frutti adeguati, ed ecco una seconda osservazione sulla quale è bene soffermarci. Quando nel cristiano si uniscono buon volere e grazia divina, allora nascono le azioni veramente virtuose; ma se poi il cristiano è anche un Santo, un uomo cioè che spinge fino all'eroismo la corrispondenza sua agli ausili dell'alto, allora è come una gara fra il Creatore che dà e la creatura che fa, e sorgono le forme più grandiose di attività benefiche e perenni in seno alla Chiesa.
    Un primo frutto della santità di Don Bosco è Don Bosco stesso, quella personificazione cioè di ogni più eletta virtù che i testimoni oculari riscontrano in Lui e che i documenti storici attestano in larga misura. “ Don Bosco sembra Nostro Signore ”, dissero, come mossi da soprannaturale intuito, giovanetti ingenui e confermarono, per naturale osservazione, uomini fatti. E, se l'affetto filiale non ci fa velo, saremmo portati a dire ch'egli, nelle sue varie età, abbia realmente raggiunto, per quanto, vien dato alla umana fralezza, tutto il grado di perfezione che gli anni e gli uffici in lui comportavano.
    L'altro frutto della santità di Don Bosco è poi questo prolungamento di se stesso che noi vediamo, la somma cioè delle opere che vivono tuttodì nel suo spirito. Partendo dalla terra, la santità di Don Bosco ha lasciato dietro di sè un complesso di creazioni, nelle quali ha trasfuso il suo alito vitale e che sono destinate, come ogni cosa viva, a crescere e a moltiplicarsi, adattandosi all'indole dei tempi, alla condizione dei luoghi, al carattere dei popoli. Chi per poco conosca le opere di San Giovanni Bosco, sa quanto sia ognora feconda la sua santità.
    In terzo luogo, quali sono per Don Bosco i premi di tanta santità? Non ci limiteremo certamente a dire che la virtù è premio a se stessa e che quanto più essa è grande, tanto maggiore è il godimento che fruisce chi la pratica. Questo è vero e risaputo: lo proclamarono, sebbene in modo esclusivo, anche i seguaci di una scuola filosofica pagana. La testimonianza della buona coscienza è fonte di intima contentezza, che compensa a usura le pene cagionate dalla forza delle cose o dalla malizia degli uomini. Don Bosco godette questo premio della santità; egli pure sperimentò la felicità degli Apostoli, che ibant gaudentes allorchè digni habiti sunt pro nomine Jesu contumeliam pati. La santità fa del patire una prova di amore, e per chi ama, soffrire è godere.
    Gran premio questo della santità, e non solo per tal effetto immediato, ma perchè contribuisce immensamente ad aumentare il merito di un premio assai maggiore, il merito di quell'alto premio che Iddio tiene riserbato in Paradiso a' suoi eletti. E tutta la vita dei Santi converge qui, a tesoreggiare per il Cielo. Se non sarà senza premio nemmeno un bicchiere d'acqua fresca dato per amor di Dio a chi è arso dalla sete, chi può commisurare il guiderdone eterno di una vita come quella di Don Bosco, consumata tutta nel più puro olocausto di sè tra le fiamme della carità? Certo non sorprese nessuno la notizia che, al momento della morte di Don Bosco, anime care a Dio e ignare del suo transito vedessero, per divina concessione, l'ingresso di Lui nella gloria come un trionfo di solennità senza pari.
    Ma Dio, giusto rimuneratore, va ancora più oltre nel ricompensare la santità. I Santi, che tanto fecero e patirono per la sua gloria accidentale, sono da Lui coronati di una particolare aureola, che richiama su di loro l'ammirazione, la venerazione, e l'imitazione dell'umanità. Il culto tributato ai Santi colloca questi eroi sul trono più splendido che vi sia, sul sacro altare nel tempio di Dio, e dinanzi a loro la pietà s'inchina, mentre l'eloquenza ne tesse le lodi, la storia ne tramanda le grandezze e l'arte ne abbellisce il ricordo. L'umile, il povero, il tribolato Don Bosco eccolo oggi, dalla divina munificenza, per mano della Chiesa, glorificato in faccia a tutto il mondo.
    Ora io vorrei che riflettessimo bene a una cosa. Magnificare la santità di Don Bosco nelle sue caratteristiche, ne' suoi frutti, ne, suoi premi è un bisogno del nostro cuore prima ancora che un obbligo di gratitudine. Ma non fermiamoci qui; domandiamoci invece: dove stette il segreto di santità sì eccelsa? Io non esito ad affermare che dobbiamo cercare questo segreto nella sua costante corrispondenza alla Grazia. Fin da piccolo rivelò una sensibilità squisita agl'influssi soprannaturali che lo sospingevano alla preghiera e ai sacramenti, alla fuga del peccato, a soccorrere spiritualmente e corporalmente il prossimo; nel periodo degli studi ebbe il cuore staccato dalle cose della terra e rivolto tutto a secondare ispirazioni che non gli venivano certo dalla carne e dal sangue; nelle contingenze svariatissime del suo ministero sacerdotale e nelle molteplici imprese a servizio della Chiesa e delle anime guardò costantemente in alto al Padre dei lumi e al Datore d'ogni dono perfetto, null'altro premendogli che di obbedire ai superni impulsi. Era in Lui una cura assidua di non lasciar cadere invano la menoma grazia di Dio.
    Ecco un punto che merita di richiamare tutta la nostra attenzione dinanzi alla santità di Don Bosco glorificata. Grazia grande è stata per noi la vocazione alla vita cristiana, grazia destinata a essere seguita da una catena d'infinite altre, ma subordinatamente alla fedeltà della nostra corrispondenza. Non lasciamo cadere invano la grazia di Dio: sarà questo il frutto più prezioso di tanta festa.

    (Memorie Biografiche XIX, pp. 282-286)


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