Omelia alla messa
per la canonizzazione
di don Bosco
(1 aprile 1934)
Pio XI
Venerabili Fratelli e dilettissimi Figli,
In questa Pasqua dell'Anno Giubilare, una duplice letizia si effonde nell'animo Nostro e pervade tutta la Chiesa: mentre infatti oggi solennizziamo la vittoria di Gesù Cristo sulla Morte e sulla Potestà dell'Inferno, ci è dato di porre, quasi a coronamento dell'Anno Santo, che pure ha veduto tanti trionfi della Fede e della Pietà popolare, la solenne canonizzazione del Beato Don Bosco che Noi stessi pochi anni fa, abbiamo annoverato fra i Beati, e che ancora lo ricordiamo con sommo piacere - nel lontano tempo della nostra gioventù ci fu di conforto e di stimolo nei nostri studi, e di ammirazione profonda per le grandi opere compiute e per le sue eminenti virtù. Con vera trepidazione Noi ci accingiamo oggi a tratteggiare questa grande figura di Santo e di Apostolo della gioventù; tuttavia non possiamo a meno di indicarvi, o Venerabili Fratelli e diletti Figli, quelle che ci sembrano le linee caratteristiche della sua vita meravigliosa.
Dedito interamente alla gloria di Dio e alla salute delle anime, Egli non si arrestò davanti all'altrui diffidenza; ma con arditezza di concetti e con modernità di mezzi, si accinse all'attuazione di quei nuovissimi propositi che, per quanto sembrassero temerari, egli, per superiore illustrazione, conosceva essere conformi alla volontà di Dio. Vedendo per le vie di Torino innumerevoli schiere di giovani abbandonati a se stessi e privi di ogni assistenza, Egli cercò di trarli a sè, di conquistare i loro animi con la sua parola persuasiva e patema e, unendo al diletto dei divertimenti onesti l'insegnamento della religione e dei rudimenti della scienza, colla frequenza dei Sacramenti, cercò di renderli buoni cristiani ed ottimi cittadini. Ed ecco sorgere gli Oratori festivi, che Egli fondò non solo a Torino, ma altresì nei paesi e città vicine, e dovunque estese le sue provvidenziali istituzioni, che tanto bene operarono e operano in mezzo ai giovani.
Volendo inoltre provvedere alla gioventù un mezzo onesto e sicuro con cui farsi una posizione nella vita, istituì le scuole di arti e mestieri per la classe operaia; e per le classi più alte, fondò Collegi dove tanti studenti vengono accolti, educati e incamminati con giusta larghezza e sicurezza di metodi nella via del sapere. Il segreto per cui il suo sistema educativo ottenne frutti così copiosi e meravigliosi, è tutto qui: egli attuava quei principi che si ispirano al Vangelo, che la Chiesa Cattolica ha sempre raccomandato e che Noi stessi tante volte e in tante occasioni abbiamo tracciato e inculcato. Egli mirava a formare nei giovani il cittadino e il cristiano, il perfetto cittadino degno figlio della patria terrena, il perfetto cristiano meritevole di divenire un giorno membro glorioso della patria celeste. Per Lui, l'educazione non deve essere soltanto fisica ma soprattutto spirituale, non deve limitarsi a rafforzare i muscoli con gli esercizi ginnastici, a corroborare le forze corporee col sano esercizio delle medesime, ma deve soprattutto esercitare e rafforzare lo spirito disciplinandone i moti incomposti, fomentandone le tendenze migliori e tutto dirigendo verso una idealità di virtù, di probità e di bontà. Educazione, quindi, piena e completa che abbracci tutto l'uomo, che insegni le scienze e le discipline umane, ma che non trascuri le verità soprannaturali e divine.
Questo còmpito, tanto delicato e arduo, il nostro Santo non soltanto cercò di attuarlo con ogni mezzo durante il corso della sua vita, ma lo affidò altresì, come una sacra eredità, alla numerosissima Famiglia religiosa da Lui fondata, alla quale affidò pure il còmpito di portare a tanti popoli giacenti ancora nelle tenebre dell'ignoranza e dell'errore, la luce del Vangelo e della civiltà cristiana.
E davanti alle difficoltà di ogni genere, davanti alle irrisioni e agli scherni di molti, Egli, sollevando i suoi occhi luminosi verso il Cielo, era solito esclamare: “Miei fratelli, questa è opera di Dio, è volontà del Signore: il Signore è quindi obbligato a dare gli aiuti necessari ”.
Gli avvenimenti mostravano, poi, la verità delle sue parole, tanto che gli scherni si cambiarono in ammirazione universale.
Abbiamo tracciato, venerabili Fratelli e dilettissimi Figli, nelle principali linee, la vita meravigliosa di questo eroe della Santità. Vi esortiamo ora a lasciarvi tutti ispirare all'ardente imitazione delle sue virtù. In tal modo, infatti, abbiamo fiducia che tutti potremo conquistare quelle virtù dello spirito che Gesù Cristo ci ha arrecato con la Sua Redenzione e per cui tutti gli uomini, quindi, uniti in una sola famiglia, potranno innalzare con noi il Cantico pasquale: “ Affinchè tu sia, o Gesù, gaudio perenne alle nostre anime, libera, te ne preghiamo, dalla morte del peccato coloro che hai fatto rinascere alla Vita.
Così sia.
(Memorie Biografiche XIX, pp. 274-275)