Attesi dal suo amore
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    Itinerario di

    educazione alla fede

    per gli adolescenti

    (NPG 1990-07-58)


    AREA DELL'IDENTITÀ PERSONALE

    Meta

    Ricostruire la propria identità nell'attuazione di un centro personale fondato sull'amore alla vita, e nell'accettazione delle proprie forze positive e della finitudine che spinge all'invocazione.

    In questa prima area si parte dalla constatazione che l'adolescente è oggi immerso in una società e cultura pluralistica. Questo è un dato di fatto che è da riconoscere prima ancora che da valutare o condannare: l'adolescente avverte che indietro non si torna, che il pluralismo di proposte, appartenenze, valori, mete... non è facilmente sormontabile.
    Se tutto ciò è avvertito come ricchezza di nuove possibilità di scelta, di appartenenza, di percorsi stessi di identità, è tuttavia anche percepito come disgregante dell'identità.
    L'esito problematico del pluralismo culturale si somma all'incertezza circa l'esito della socializzazione: la crisi delle agenzie vecchie, il sorgere di alcune nuove producono ancor più disorientamento psicologico ed esistenziale, da cui emerge un nuovo bisogno per l'adolescente: quello di cercare un orientamento globale per la propria vita, per ritrovare anche dentro di sé quell'unità interiore che permette di costituirsi come persona, come progetto.
    Questo bisogno di ricostituirsi in unità interiore va accolto, servito e promosso come un germe carico di potenzialità, perché è il modo adolescenziale di dire sì alla vita.
    Ma il ricostruire se stessi non può andare nella direzione di una ricerca giocata unicamente all'interno di sé (dal momento che l'altro entra come determinante nella costruzione della propria identità), né unicamente come rassicurazione psicologica che tutto va ugualmente bene. Esso va individuato piuttosto nella direzione della ricerca faticosa di una mediazione tra unità e pluralità.
    Essa non avviene mediante il rifiuto della pluralità, la rinuncia alle esperienze, il provarsi in molteplici direzioni, ma mediante la capacità di far dialogare un sé irripetibile e il mondo, l'ambiente, il contesto, gli altri: la dimensione sociale e interpersonale infatti è altrettanto costitutiva dell'identità personale quanto la consapevolezza di un sé irriducibile.
    Il dialogo è aiutato e servito non solo dalla fame di ricerca intellettuale tipico dell'adolescenza (il fascino delle spiegazioni unificanti, e quindi della filosofia e delle religioni), ma soprattutto dal confronto esigito e attuato davanti all'altro: la classe scolastica, l'esperienza di lavoro, ma soprattutto gli amici, il gruppo, l'altro di coppia.
    Il dialogo poi è soprattutto dialogo interiore, nella capacità di meditare, ripensare, ricollegare, riunificare, riconoscersi nei tratti fondamentali della, cultura, interiorizzarli.
    Il riconoscersi in una cultura che già giudica le varie proposte presenti nella società, aiuta a ricostruire quel centro personale che si forma attorno ai valori di fondo riconosciuti come determinanti, come l'amore alla vita, la ricerca di felicità, la solidarietà, che sono i temi di cui si nutre la soggettività dell'adolescente.
    Tale centro diventa allora il luogo del discernimento, quasi il tribunale del giudizio di ogni singola scelta, valore, progetto.
    Questo cammino ha le sue battaglie, le sue cadute di tensione e di tono, le sue difficoltà, ritorni all'indietro. Non dà garanzia di riuscita per motivi personali (incapacità o debolezza) o anche sociali (troppo forti pressioni all'appiattimento culturale, al disimpegno), ma soprattutto è destinato a non concludersi mai in maniera certa e definitiva per la presenza di un limite invalicabile: la precarietà delle sintesi definitive, il non trovare un punto in cui sentirsi arrivati una volta per tutte, il ritrovarsi come essere domandante a cui difficilmente una risposta soddisfa pienamente.
    Il senso del limite, al positivo e al negativo, della creaturalità, è riconosciuto e accettato senza traumi, anzi con gioia, perché spinge a domandare oltre, a ipotizzare che se risposta c'é, essa è qualitativamente diversa, su un altro piano, “altra” rispetto alla domanda stessa. E dunque non si approda alla pace interiore, alla pacificazione irenica, rasserenante del proprio ricercare.
    Nasce una inquietudine, un bisogno di oltre, un “di più” di risposta che rimescola le stesse domande: il bisogno di senso che unifica interiormente la persona a un livello diverso, ancora più profondo.
    Perché lo stesso centro interiore faticosamente ricercato e ricostruito viene a sua volta interrogato, ha bisogno di essere fondato, legittimato. Si apre il cammino verso il senso, a un livello in cui esso non è trovato per una semplice ricerca umana solitaria o assieme ad altri, ma è scoperto al di là della cultura stessa, invocato, donato.

    Movimenti

    1. Dall'accettazione acritica delle proposte al desiderio di costruirsi responsabilmente con le proprie mani.
    Il punto di partenza può essere molto diversificato: l'adolescente può essere indifferente, oppure immerso in un fare senza apparente scopo, in un muoversi all'interno di scelte anche non coerenti, di un appartenere comunque senza farsi eccessivi problemi, o in un caos confuso, non gerarchizzato di valori e scelte.
    muoversi nella direzione di scelte personali. Questo può essere ridestato dall'avvertire il “problema”. Il problema di sé, della vita, del disordine. Il problema di un mondo di valori presentati tutti uguali, tutti ugualmente validi; di un sé che si frantuma in scelte anche opposte; di una soggettività che stenta a comunicare, a dialogare, a solidarizzare, e tende al ripiegamento come unica ancora di salvezza, al tenere stretta la propria vita con gelosia, come unico tesoro che si possiede.
    È il problema soprattutto dell'avvertire che la propria dignità personale è minacciata da proposte che tendono a catturare magari col fascino di miti del consumo, dell'essere uguali, dell'appartenere. Si sente minacciata la propria soggettività, la propria vita, e si vuole difenderla come unico tesoro che si possiede.

    2. Dal desiderio di ricostruirsi al riconoscersi nella cultura dell'amore alla vita.
    La parola chiave è “ricerca personale”. Avvertito il pericolo del lasciarsi fare da altri, l'adolescente si mette alla ricerca (o ne è sollecitato) della via della propria ri-costruzione.
    È una via in cui è chiamata in causa la sua decisione personale, la sua responsabilità. Questo richiamo alla personale responsabilità non significa abbandono alle sole sue forze, in una psicologica sicurezza di rifugio nel sé o nel far finta che tutto vada bene e in fondo non ci siano problemi: significa invece organizzazione delle forze nella precisa direzione di un confronto-dialogo con la cultura.
    La ricerca infatti non avviene alla cieca. Esistono nella cultura linee portanti che ne definiscono i tratti essenziali: l'apertura alla vita nella sua positività e ricchezza, nella convinzione che il destino finale non è il nulla, che la vita è redimibile in ogni situazione.
    Sono positivamente i valori capaci di sostenere l'amore alla vita e di definirla operativamente.
    Questo implica anche disponibilità a una certa ascesi, che significa chiarificazione, meditazione, rimasticamento-capacità di approfondimento, di interiorizzazione.

    3. Dal dialogo con la cultura all'identificazione di un “centro personale” come prospettiva da cui vedere la storia e il mondo e operare scelte concrete.
    Qui la parola chiave è “centro personale”. Si intende dire che il cammino di unificazione della persona non può che sboccare in un centro, in qualcosa che non è eguale a tutto il resto, ma ne è il fuoco, il fondamento, l'anima. Dire centro è dire un'esperienza che determina le altre, che le collega, le ispira, le spiega, ne è la ragione profonda; è dire ciò che definisce al meglio se stessi, quasi l'autentico nome di sé.
    Questa unificazione in un centro potrebbe avvenire al di fuori di sé, nell'appartenenza a un gruppo, nell'accettazione passiva e comoda di legami o leggi imposte, non scelte.
    È importante accettare che soltanto riconoscendosi in un valore o in un nucleo di valori, il centro diventa personale, interno al soggetto.
    Esso è un nucleo non definito in maniera definitiva una volta per tutte: sono possibili aggiustamenti e continue integrazioni, aggiunte e correzioni. Ed è composto essenzialmente di criteri di lettura della realtà (una sorta di prospettiva da cui vedere le cose, la storia, l'uomo), e di criteri di azione ricavati dal confronto e dialogo con la sapienza umana. Bisogna infatti evitare il riduzionismo di chi interpreta la cultura unicamente come una forma di interpretazione della realtà, e non anche come una serie di strumenti per conservarla o trasformarla mediante l'intervento umano.
    La via del nucleo interiore personale esige e richiede capacità di vivere dentro se stessi, culto dell'interiorità e del silenzio, capacità di discernimento oltre gli idoli proposti o imposti.

    4. Dalla valorizzazione del nucleo personale al riconoscimento dell'altro e del “mistero” come ragione profonda della propria vita.
    La ricerca non ha fine. Sia perché la realtà spinge a sempre nuove sintesi, allo spostamento del proprio centro a seconda dei nuovi elementi che entrano in gioco, e per la stessa crescita della persona in umanità, sia perché la presenza costitutiva dell'altro come dimensione fondamentale dell'identità personale non permette di fissarsi su posizioni raggiunte, sia soprattutto per il limite stesso insito nel domandare umano, per la connaturale impossibilità a una risposta definitiva e totalmente esauriente.
    Essa non è il risultato della ricerca umana, tanto meno dell'interrogare dell'adolescente. Mentre egli si sente qualche volta arrivato, avverte di essere ancora in cammino.
    Avverte la connaturale pochezza di tutta la sapienza umana e di se stesso.
    Avverte il limite connaturato a ogni esperienza e scienza umana, che non solo non riesce a rendere ragione dei suoi stessi contenuti, ma tanto meno delle ragioni profonde di vita.
    Avverte il limite legato alla sua creaturalità e non lo nega, ma neanche dispera.
    Possiede la gioia di saper convivere con il proprio limite, che lo rimanda sempre oltre. L'esperienza di cogliersi come limitato (perché ogni ragione della vita è sempre penultima) suscita un'inquietudine esistenziale che tiene sempre desta la sua ricerca, il suo interrogarsi e interrogare.
    Il “problema” diventa percezione del “mistero”.

    5. Dal riconoscimento del mistero profondo alla sua accoglienza e invocazione.
    Il bisogno di “oltre” è legato all'esperienza appena descritta di inquietudine e alla percezione dell'adolescente che, al fondo, il nucleo suo personale più intimo è mistero che egli stesso avverte come esperienza su cui non può mettere le mani, di cui non può disporre.
    Il senso come ricchezza della sua vita, come risposta ai bisogni profondi l'adolescente lo avverte come qualitativamente legato a un'altra sapienza, al riconoscimento di un mistero che costitutivamente definisce la sua stessa persona.
    Ed è qui dentro che avviene la scoperta del proprio io vero.
    Tale mistero si può solo più invocare, con esso entrare in comunione, a esso obbedire nelle richieste espresse attraverso la coscienza dell'uomo, anche se al mistero non si può ancora dare un preciso nome.
    L'adolescente scopre che l'autentico centro personale è qualcosa che sfugge alla sua stessa persona, ma della cui ricerca e invocazione è responsabile.

    SCHEDA Dl SPERIMENTAZIONE/VERIFICA

    Atteggiamenti

    - Capacità di leggere e chiamare per nome la confusione che è in sé e attorno a sé; avvertire il problema della vita, dei valori, delle scelte;
    - capacità di essere critico di fronte alle varie risposte culturali, ai problemi della vita, della storia;
    - capacità di confronto-dialogo con una cultura aperta ai valori della vita;
    - capacità di vivere “dentro se stessi”, di discernere alla luce di un nucleo di valori che man mano acquista consistenza;
    - capacità di accogliere la relatività delle risposte umane, sempre segnate dal limite ma anche sempre tese alla ricerca, alla scoperta del “mistero”;
    - capacità di percepirsi come “mistero”, come essere che non trova in sé il proprio centro, la spiegazione totale alle proprie inquietudini.

    Esperienze

    - Di silenzio;
    - di confronto con i coetanei e gli adulti;
    - lettura dei fatti
    - conoscenza dell'ambiente, del quartiere, del mondo del lavoro;
    - lettura critica dei messaggi proposti dai vari media;
    - confronto con modelli di personalità realizzate.

     

    AREA DELL'INCONTRO CON GESÙ CRISTO

    Meta

    Aprirsi all'incontro con Gesù Cristo sperimentato come uomo capace di unità interiore attorno al progetto di salvezza per tutti, accogliere il suo messaggio e assumerne lo stile di vita.

    Il cammino finora percorso è stato compiuto nella direzione di un centro unificante della vita dell'adolescente, via via sperimentato in molteplici direzioni. Questo cammino non è mai definitivamente compiuto: non solo perché è difficile raggiungere la meta di una personalità unificata totalmente, ma soprattutto perché qualunque “centro” o senso raggiunto e sperimentato oggi rimanda oltre, si fa esigenza di un nuovo e più unificante, più ricco senso che sia il fondamento degli altri sensi. Un senso che si può solo invocare, ricevere come dono.
    La prospettiva della seconda area sta nella consapevolezza che il cammino precedente è arrivato a un punto conclusivo, in sé chiuso e completo, e che occorre un salto, una qualità nuova.
    La ricerca di fondamento può essere tentata in diverse strade, non necessariamente quelle religiose.
    Questo significa che la ricerca del fondamento può ancora restare un girare attorno, un guardarsi dentro o fuori, ma non in alto. La condizione degli adolescenti oggi è caratterizzata dalla confusa ricerca di vie “oltre” (una ricerca che può essere silenziosa, involuta, contraddittoria, che può imboccare strade inusuali, rischiose): quasi una molla che spinge senza una direzione precisa.
    Occorre entrare in una nuova logica, non più di ricerca personale (o collettiva), ma di accettazione di un'offerta, di una rivelazione che offra una via nuova.
    Il senso “oltre”, quello trascendente e fondante, viene dunque trovato quando si riesce ad uscire dal cerchio chiuso della ricerca e si entra nella logica dell'accoglienza di un dono che giunge gratuito da fuori.
    La logica di quest'area è dunque quella dell'annuncio-testimonianza e della disponibilità ad accoglierlo, a servirlo.
    D'altra parte il senso nuovo è avvertito come decisivo per la propria identità personale. Come se il vero centro personale non potesse ultimamente risolversi dentro la persona stessa, ma abbia bisogno di essere decentrato; e come se il nucleo profondo dei valori da assumere non sia ultimamente scoperto se non in qualcosa di ulteriore, le vere ragioni per vivere e sperare.
    Questa seconda area vede l'incontro con Gesù come il tentativo di radicarsi in un centro personale più autentico, e d'altra parte come la relativizzazione di questa ricerca personale: il cuore dell'identità non sta in sé o in una semplice identificazione coi valori, bensì in un incontro con qualcosa o qualcuno, in un decentramento che scatena una nuova riorganizzazione dell'identità.
    L'incontro con la figura di Cristo è l'incontro che rivela la radicale finitezza della ricerca umana, che risignifica ultimamente l'identità dell'adolescente.
    In questo incontro si gioca l'avventura di una vita nuova in un progetto che oltrepassa la sapienza umana.

    Movimenti

    1. Dal bisogno di un “oltre” all'individuazione di luoghi dove possano risuonare per l'adolescente risposte nuove.
    Quali possono essere per l'adolescente i luoghi della ricerca “oltre” e dove può essere servito l'incontro-confronto con il Signore?
    Le vie di accesso sono ovviamente molteplici, e non possono essere racchiuse soltanto nel proseguimento dell'esperienza di chiesa.
    L'adolescente può essere sollecitato all'incontro-confronto attraverso un processo di riflessione e ricerca sul Vangelo, magari sollecitato da esperienze personali particolari rivelatrici di insoddisfazione.
    Qui possono essere collocate anche esperienze di contemplazione, meditazione, preghiera.
    Oppure per lui il luogo di incontro può essere la testimonianza di persone significative che rivelano con la loro vita qualcosa “di più”.
    A volte l'incontro è servito dalla stessa vita di gruppo nel suo cammino di crescita e di maturazione, soprattutto nella fase in cui si cerca di trovare le ragioni profonde della vita e di darvi un nome; oppure, soprattutto per chi ha continuato un certo rapporto con la chiesa, nella comunità cristiana e nel servizio che essa presta alla crescita della fede dei membri.
    Quello che conta, è che la ricerca di oltre, di trascendenza non resta nel generico o in un continuo girovagare, bensì si canalizza in una direzione, in un luogo dove si incontra (letto, narrato, testimoniato, offerto) il Signore.

    2. Dall'incontro all'esperienza personale di Gesù Cristo che rivela se stesso come uomo unificato.
    Il secondo movimento elabora l'incontro-confronto.
    Gesù è sentito come qualcosa di sorprendentemente nuovo, capace di rispondere alle domande di oltre dell'adolescente, e di farle persino nascere, o di trovarvi una risposta che sconvolge o amplifica la domanda.
    Cristo rivela se stesso come “l'uomo”, colui che possiede, è, un senso che unifica tutte le esperienze, uomo capace di vera vita interiore, di mettere ordine attorno a un vero centro: non in un dialogo tra sé e sé, bensì in un'armonia di vita tra interiorità e esteriorità, tra vita e dialogo con Dio e vita e dialogo con gli uomini. Egli non solo mette in ordine, unificando, le sue esperienze, ma è capace di offrire una gerarchia di valori, dove non tutti sono la stessa cosa o hanno la stessa importanza.

    3. Dalla rivelazione di Gesù Cristo come uomo unificato alla conoscenza della nuova visione dell'uomo, della storia, di Dio che Lui ci comunica.
    La vita, l'insegnamento di Gesù aprono a nuove scoperte, a nuove rivelazioni: il problema serio, il senso della vita, non si ferma all'unificazione personale, all'individuazione di un senso unificante le esperienze, alla capacità di dialogo e di pace interiore.
    La rivelazione, il senso si spostano verso una visione nuova della vita, del la storia, di Dio.
    Dio è rivelato da Gesù come il Padre buono e accogliente, il Padre del figliol prodigo, il Padre che fa piovere e splendere il sole sui giusti e sugli ingiusti, il Dio della vita e dell'amore grande per tutti, buoni e cattivi, il Dio che fonda la vita stessa e rende possibile pronunciarvi un sì pieno e festoso.
    La storia è rivelata come storia di salvezza, come territorio dove si attua l'incontro tra il fare dell'uomo e il dono di Dio.
    Egli offre poi un'interpretazione della vita capace di coglierne il mistero dal di dentro: l'amore alla vita nel dono di sé; il vero limite dell'uomo non è la sua creaturalità ma l'egoismo...

    4. Dalla conoscenza del nuovo messaggio all'assunzione della sua causa.
    Quello che Gesù rivela di sé non è una nuova teoria, una nuova filosofia, una visione ideologica, da capire razionalizzandola.
    Gesù si presenta come il Signore della vita, dove la sua signoria implica accettazione della sua persona come determinante per la vita del credente, una vita che si risignifica appunto per incontro e la rivelazione.
    Risignificare vuol dire comprendere definire la vita, la propria vita, da una prospettiva diversa da quella in cui i solito viene interpretata: prospettiva che non è quella di ulteriori informazioni accanto a quelle già possedute, né quella determinata dalla esperienza coinvolgente dell'incontro personale con Lui; ma piuttosto quella del voler far propria la causa di Gesù, l'impegno li giocare tutta la propria vita, nel none di Dio, perché tutti possano ritrovare la vita e la felicità.
    Questo diventa il nuovo orientamento esistenziale che scaturisce e rende vero l'incontro.
    La misura della fede non si misura sull'appartenenza, ma sulla passione per il Regno, sull'impegno di far nascere vita per tutti.

    5. Dall'accoglienza e assunzione della sua causa alla testimonianza nella fede e in gesti concreti.
    Il senso nuovo (la condivisione della causa di Gesù per moltiplicare la vita) va confessato, testimoniato, realizzato.
    La fede e la speranza diventano gli atteggiamenti di fondo della vita del credente. La fede riempie di senso nuovo le cose della vita quotidiana, le risignifica e getta su di loro una luce nuova che nasce dal mistero che esse si portano dentro. La nostalgia
    del mistero apre il cuore alla speranza, e spinge a cercare nelle pieghe della vita momenti e spazi di incontro con Dio, nella contemplazione gratuita, nella adorazione, nella preghiera.
    Il giovane credente testimonia la sua fede e speranza in una vita nuova che ricopia lo stile di vita di Gesù nella fatica di inventare ogni giorno i gesti della fede, della speranza e dell'amore.
    La sua vita diventa confessione e testimonianza.

    SCHEDA Dl SPERIMENTAZIONE/VERIFICA

    Atteggiamenti

    - Capacità di lasciarsi provocare dal dono che è Gesù Cristo;
    - capacità di lasciarsi interrogare nella propria ricerca dal messaggio di Gesù Cristo, dai suoi gesti, dalla sua proposta di vita che apre il dono di sé;
    - disponibilità a cambiare, ad andare controcorrente perché vinca la vita per tutti, la causa del Regno nei gesti di ogni giorno;
    - capacità di trovare spazi per la preghiera personale e in gruppo.

    Esperienze

    - Vita di gruppo e incontro con persone che testimoniano con le loro scelte la fede in Gesù Cristo;
    - esperienze di solidarietà, di condivisione con i poveri, e rilettura delle esperienze, trovare i motivi che spingono all'azione;
    - campiscuola;
    - celebrazione della Parola;
    - celebrazione dell'Eucaristia e della Riconciliazione;
    - preghiera personale, spontanea, dentro i fatti del quotidiano e preghiera partecipata nel gruppo.

     

    AREA DELL'APPARTENENZA ECCLESIALE

    Meta

    Sviluppare la dimensione interpersonale nel collaborare all'integrazione del gruppo, come piccola comunità che ascolta, annuncia e testimonia Gesù Cristo, e nel partecipare alla vita ecclesiale, centro di comunione, celebrazione e servizio del Regno.

    Un'esperienza fondamentale per l'adolescente è quella di sentirsi accettato dagli altri, non soltanto in base a ciò che egli può fare o dare, ma soprattutto in base a ciò che egli è e al suo modo di manifestarlo.
    È un bisogno che si rivela nella ricerca di “luoghi” in cui trovarsi sicuro, accolto e valorizzato nella propria realtà.
    Questi “luoghi” sono fondamentalmente i molteplici gruppi dei coetanei.
    Il gruppo offre all'adolescente le condizioni per realizzare la scoperta dell'altro come soggetto di rapporti interpersonali, visto nella sua alterità e accettato così com'è.
    Le difficoltà cedono progressivamente il posto alla capacità di comprensione e di accettazione, fino a trovare il suo sbocco nell'amicizia sincera.
    La comunicazione tra i membri viene accettata da tutti in forma positiva. In tal modo l'importanza del gruppo cresce dinanzi all'adolescente.
    Oltre ad essere luogo di affermazione della propria personalità e di difesa di fronte agli adulti, il gruppo diventa luogo di identificazione che offre un modo di pensare, uno stile di vita; luogo che permette di sviluppare le doti personali, i propri talenti, e soprattutto luogo che consente di sentirsi a proprio agio insieme agli altri.
    L'esperienza vissuta nel gruppo sviluppa valori fondamentali, come la solidarietà, l'amicizia, la giustizia, la responsabilità, la capacità di dono e perdono, l'accoglienza...: valori che aprono all'esperienza religiosa e che permettono di compiere insieme un “salto di qualità” verso la crescita nella fede.
    Questo processo viene facilitato dall'attrazione che esercita sull'adolescente la personalità di Gesù Cristo, colto come l'uomo autentico, il cui messaggio e stile di vita hanno una forza trainante.
    Lo stile di Gesù di Nazaret si presenta però come novità rispetto a quello offerto dalla società odierna: l'adolescente è chiamato a incarnare i valori del Vangelo nell'ambiente in cui vive, cosa che è possibile solo se si “conosce” il Signore Gesù e il suo messaggio, se ci si è incontrati con Lui, se ci si è convertiti.
    È un'esperienza che l'adolescente non può realizzare con le sue sole forze: diventa necessaria la preghiera assidua e piena di fiducia, l'incontro con Gesù nell'Eucaristia, nella Parola, nei sacramenti, nella comunità che prega e ama, nei poveri (cf SC 7).
    Il gruppo degli adolescenti si raccoglie così attorno alla Parola del Signore e trova forza per condividere le esperienze in clima di fraternità.
    Si scopre progressivamente che la Parola del Signore è una parola che diviene efficace nella vita della comunità cristiana.
    Su questa linea il gruppo matura la capacità di relazioni interpersonali, di condivisione dei valori, di apertura ad altri gruppi e di incontro con la comunità cristiana adulta. L'adolescente scopre così vitalmente, come singola persona e come membro di una piccola comunità, il proprio posto, dentro la Chiesa particolare e universale.

    Movimenti

    1. Dall'essere insieme nel gruppo allo scoprire la relazione con gli altri come dimensione fondamentale dell'identità personale.
    L'adolescente avanza nel suo processo di maturazione personale nella misura in cui scopre l'altro come “qualcuno”, un “tu”, una “persona” che lo chiama a una relazione.
    Infatti egli si rende progressivamente conto che anche l'altro è capace di pensare, di amare, di essere fedele, di ricercare: s'accorge che l'altro è simile ma anche diverso. È perciò è possibile la comunicazione e, attraverso di essa, l'approfondimento della stessa conoscenza di sé e lo sviluppo di nuovi atteggiamenti, ma soprattutto l'apertura, l'orientamento verso l'altro.
    In tal modo l'adolescente supera la tendenza all'isolamento e alla massificazione: l'isolamento, che impedisce la comunicazione e quindi blocca la normale maturazione; la massificazione, che porta a smarrire la capacità di pensare, di avere un'intimità, di rapportarsi positivamente.
    Per arrivare a essere se stesso, l'adolescente ha bisogno di ritrovarsi nell'altro. Confrontandosi con gli altri, guardandosi in essi, ascoltandosi nelle loro parole e reazioni, egli si costruisce, cresce e matura come persona, acquisisce un “centro personale” come centro di una rete di relazioni con gli altri.

    2. Dallo scoprire gli altri come persone originali, un'accettazione reciproca, espressa in fatti concreti di solidarietà e di amicizia.
    La vita di gruppo permette all'adolescente di stare insieme agli altri, di condividere, di realizzare diverse attività. La relazione che si stabilisce, accresce la fiducia, l'apertura e la necessità di comunicare.
    Nella misura in cui si conoscono, i membri del gruppo si rendono conto che possono sostenersi a vicenda e sperimentare il bisogno di aprirsi sempre di più. Capiscono anche che esiste una zona della propria identità conosciuta solo dagli altri.
    L'amicizia esige perciò autenticità, esige anche riconoscimento e accettazione di ciò che c'è di meno positivo in se stesso e nella persona altrui. È una rivelazione che costa, ma che accresce la possibilità di ascoltarsi, di capirsi con le proprie qualità e i propri limiti, e di avviare il processo non solo di comprensione, ma di accettazione dell'altro.
    Così la ricca e complessa dinamica delle relazioni interpersonali aiuta l'adolescente a maturare la propria personalità e a crescere dal di dentro, proprio mentre si “decentra”.
    Vissuta all'interno del gruppo, questa esperienza aiuta a interiorizzare valori fondamentali quali l'accoglienza, il perdono, la sincerità, l'impegno... e favorisce il “salto” di qualità del gruppo che assume le qualità di una piccola comunità di credenti, cellula vivente della grande Chiesa.

    3. Dall'accettazione reciproca e dall'amicizia alla fedeltà e comunione del gruppo espressa nella comunicazione interpersonale e nella condivisione dei valori.
    Il gruppo è costituito da persone molto diverse per capacità intellettuali, maturità emozionale, esperienza di fede, provenienza familiare...
    Questa costatazione porta l'adolescente a percepire la necessità di approfondire la comunicazione tra i membri del gruppo.
    Egli va inoltre aiutato a scoprire che i messaggi si trasmettono attraverso la parola, il simbolo, i propri atteggiamenti e comportamenti.
    Occorre saper utilizzare e coniugare questi linguaggi perché la comunicazione avvenga in profondità.
    L'adolescente arriva inoltre a cogliere i valori come realtà oggettive, perché egli tende a dar valore alla realtà in base alla propria esperienza soggettiva.
    Si rende allora necessario che egli assimili vitalmente i valori adegui a essi il suo modo di pensare e di agire.
    Il gruppo cresce anche attorno a un nucleo di valori condivisi e vissuti che regolano il suo stesso progetto. Esso allora può aiutare l'adolescente a confrontare il suo quadro soggettivo di valori con quelli condivisi da tutti.
    All'interno di questo confronto-scambio, Gesù di Nazaret viene colto come persona determinante nella riorganizzazione delle proprie scelte.

    4. Dalla condivisione dei valori alla scoperta di Gesù di Nazaret - parola ascoltata, sacramento vissuto, impegno testimoniato - nel gruppo, come esperienza di comunione nella comunità dei credenti.
    L'ammirazione per la persona di Gesù, espressa e condivisa all'interno del gruppo, va ora approfondita fino a diventare una vera esperienza di “conversione” ai suoi valori vitali incarnati nella vita e alla sua prassi. Lo stile di Gesù Cristo si presenta infatti con una logica diversa da quella offerta dalla società del consumo: l'essere al posto dell'avere, il condividere al posto del possedere egoistico, il servire al posto del dominare...
    Il gruppo riconosce che l'opzione per Gesù Cristo non dipende soltanto dallo sforzo personale, ma dalla grazia che il Signore dona. Si rende conto così della necessità della preghiera, e progressivamente scopre che l'ascolto della Parola e la celebrazione dell'Eucaristia permettono di aprire gli occhi per riconoscere il Signore Gesù presente e nascosto lungo il cammino della vita.
    La fedeltà agli appuntamenti che il gruppo si dà per pregare e celebrare insieme, porta l'adolescente ad approfondire la dimensione comunitaria della propria fede.
    I momenti forti di preghiera personale e i momenti e i luoghi d'incontro in cui tutta la comunità cristiana può pregare e celebrare, sono dunque rilevanti. L'autenticità dell'incontro con Cristo si rende visibile mediante la comunione tra i membri del gruppo, comunione cercata e costruita quotidianamente, amando e dando la vita come Gesù per i fratelli.

    5. Dall'esperienza di comunione all'apertura e partecipazione nella vita della Chiesa locale a servizio del Regno.
    In questa fase del cammino, l'adolescente si trova con una grande ricchezza di valori umani, con esperienze di fede e di comunione vissute all'interno del suo “gruppo-comunità” e condivise con altri gruppi presenti nel territorio. È necessario favorire una nuova esperienza: stabilire legami sempre più stabili con la comunità credente adulta, quella più immediata e vicina; e cioè aprirsi a una collaborazione responsabile con la comunità ecclesiale e orientare le proprie attività verso la costruzione del Regno.
    Il gruppo degli adolescenti coglie che la grande Chiesa si concretizza e si rende visibile nelle diverse chiese particolari, e ancora più nella comunità parrocchiale. La partecipazione ai diversi momenti di vita della comunità più ampia e della parrocchia permette quindi al gruppo di aprirsi alla verità più profonda del suo essere chiesa.
    Un momento pedagogico molto forte è offerto dagli incontri comunitari in cui le persone condividono i valori, le aspirazioni, i progetti; essi aiutano l'adolescente e il gruppo stesso a orientarsi, a percepire le proprie responsabilità, a crescere nella fede.
    La relazione tra l'adolescente e la comunità cristiana trova il suo apice nell'ambito della celebrazione. Non si tratta solo della celebrazione eucaristica, poiché hanno un peso notevole anche la celebrazione degli altri sacramenti, dei tempi liturgici, e soprattutto la testimonianza dell'unità tra le celebrazioni e la vita. Nella misura in cui il gruppo viene coinvolto esperienzialmente nella vita della comunità, va scoprendo che essa ha un unico obiettivo fondamentale: costruire il Regno. ll gruppo si sente così interpellato a sviluppare la sua capacità di solidarietà aprendosi al di fuori.

    SCHEDA Dl SPERIMENTAZIONE/VERIFICA

    Atteggiamenti

    - Capacità di uscire dall'anonimato;
    - capacità di apertura all'altro con rispetto, stima, fiducia;
    - capacità di collaborazione e solidarietà;
    - capacità di rileggere l'esperienza del gruppo alla luce di Cristo;
    - comunione e fraternità;
    - senso di appartenenza al gruppo e alla propria comunità parrocchiale;
    - apertura verso gli altri gruppi presenti nel territorio, nella parrocchia;
    - attenzione ai grandi avvenimenti della comunità ecclesiale e alla lettura del loro significato per la vita del credente.

    Esperienze

    - Assunzione di piccole responsabilità nella vita di gruppo;
    - revisione di vita, scambio di esperienze;
    - preparazione all'Eucaristia, comprensione dei gesti e dei simboli;
    - condivisione dei momenti di festa;
    - confronto con altri modelli di vita ecclesiale;
    - esperienze di “preghiera comune”.

     

    AREA DELLA VITA COME VOCAZIONE

    Meta

    Delineare il progetto personale come espressione di vita nuova in Cristo, servizio solidale verso gli altri, disponibilità ad accogliere una “vocazione” specifica nella Chiesa e nel mondo.

    Il rapporto tra Cristo e l'adolescente non può risolversi in un intimistico appagamento, frutto della certezza di non essere mai più solo nella vita. Esso connota la condivisione della causa di Gesù di Nazaret: la sua passione per il Regno di Dio. L'incontro avviene infatti sulle strade del mondo in cui l'adolescente è chiamato a tracciare il cammino della propria vita, insieme con Gesù e con tutti gli uomini. L'incontro interpersonale diventa impegno di un progetto, l'amicizia si svela come scelta per un impegno, l'amore alla vita si fa vocazione. La meta della quarta area propone perciò un percorso che permetta nell'adolescente di esprimere il senso nuovo - cercato, invocato, trovato, condiviso - in un progetto di vita.
    La progettualità è una abilità ancora incerta in questa fase, e massimamente esposta ai condizionamenti socioculturali, ma anche una risorsa e un potenziale di grande portata per lo sviluppo vocazionale. L'adolescente si pone infatti molte domande attorno alla sua realizzazione, al suo futuro, alla possibilità di riuscire nella vita, di essere qualcuno, di avere un ruolo nella società. È decisivo quindi che egli acquisti la consapevolezza del significato e della necessità di un progetto personale.
    Esso infatti:
    - consente di avere un asse portante, un centro di valori attorno a cui la personalità si costruisce;
    - rappresenta l'aspettativa del futuro, il dinamismo della vita orientata verso l'avvenire in una determinata direzione;
    - costituisce un principio di autonomia e libertà interiore;
    - fa sì che si diventi protagonisti nelle molteplici situazioni della propria esistenza.
    Non si tratta dunque di uno schema astratto di idee o princìpi, né di un binario più o meno obbligante. Il progetto di vita che l'adolescente è invitato a elaborare è un progetto-vocazione che orienta le sue scelte secondo lo stile di vita nuova proprio di chi ha incontrato Cristo e la sua Chiesa.
    Questo significa, in concreto, riorganizzare progressivamente le esperienze della vita quotidiana alla luce della fede; cioè:
    - esprimere l'affettività e l'amicizia, la sincerità e la libertà come spinte sempre più consapevoli al dono di sé;
    - affrontare da credente le situazioni e i problemi personali;
    - coltivare la speranza e la fiducia dinanzi alle difficoltà, alla lotta, alla fatica, perché si crede nella vita e nella vittoria finale;
    - aprirsi alle sollecitazioni provenienti dall'ambiente, dalla sofferenza e dai bisogni altrui, e prendere posizione personale attraverso un servizio gratuito all'interno del gruppo e della Chiesa.
    In questo modo l'adolescente può scoprire che la vita nuova è vocazione: decisione coraggiosa di decentrare la propria esistenza verso gli altri, facendosi attento ai loro bisogni e alle loro richieste, e accettando di “perdere la vita” perché tutti possano averla in abbondanza. I gesti concreti di solidarietà, l'impegno nei vari ambiti di volontariato, mentre da una parte diventano espressione di responsabilità nella costruzione del Regno, dall'altra rafforzano e verificano il progetto personale.
    L'adolescente imbocca così la via della disponibilità, per accogliere ulteriormente con gioia e decisione la chiamata a una vocazione specifica nella Chiesa e nel mondo.

    Movimenti

    1. Dal riconoscimento del senso della propria vita all'elaborazione di un progetto.
    La decisione di spendere la propria esistenza per la causa del Regno di Dio affonda le sue radici nell'accoglienza gioiosa del dono della vita.
    L'adolescente si accorge di avere un nome, un volto, una identità tutta propria, una intimità unica, originale, tante capacità e potenzialità. Le esperienze positive che realizza lo portano a scoprire il gusto dell'esistenza, ad apprezzare la vita come valore, come bene per tutti. La vita ha senso, invoca pienezza, è appello alla responsabilità.
    L'educatore coglie gli interrogativi, spesso riemergenti e ai quali l'adolescente non può sfuggire, per orientarlo a percepire la chiamata presente in ogni germe di vita, anche nelle situazioni più difficili. Esse diventano delle provocazioni ad affrontare l'esistenza, a tenerla in mano con fiducia perché la vita non si lasci sconfiggere dagli inevitabili insuccessi e scacchi, dalle frustrazioni e contraddizioni che si possono presentare. Il mistero che essa si porta dentro esige, invece, di essere svelato, accolto, condiviso.
    Il movimento propone quindi di aiutare l'adolescente a far sì che il riconoscimento della propria esistenza venga gradualmente approfondito e consolidato mediante l'abbozzo di un progetto personale.
    Ciò implica:
    - prendere coscienza dell'importanza di avviarsi verso un superamento della frammentarietà e discontinuità delle esperienze;
    - divenire protagonista della propria vita, cioè di assumere progressivamente, con chiarezza e responsabilità, gli impegni del quotidiano;
    - sviluppare il senso critico e la capacità di analisi dei fenomeni, per imparare a liberarsi dai condizionamenti socioculturali, in particolare da quelli veicolati dai mass-media;
    - lasciarsi guidare dai valori, scoprendo in questa luce il perché di ogni scelta.
    Il progetto personale diviene allora il nucleo centrale di valori attorno a cui la personalità cristiana dell'adolescente va strutturandosi.

    2. Dall'elaborazione del progetto personale all'esperienza di vita nuova nel quotidiano.
    L'elaborazione del progetto personale permette all'adolescente di avere un filo conduttore che unifica le sue esperienze e le rende significative “dentro” il senso ulteriore offerto dalla fede.
    L'incontro con Cristo e la novità di vita che ne scaturisce diventano principio di riorganizzazione della struttura di personalità. L'adolescente infatti è chiamato a realizzare progressivamente il progetto di Dio, manifestato nella vita di Gesù di Nazaret e narrato con i fatti e con le parole dalla comunità dei credenti.
    La tappa prevede perciò un riorientamento degli atteggiamenti e dei comportamenti negli ambiti più personali, come l'amicizia e la vita di coppia, l'affettività e la sessualità con i loro appelli e ambivalenze.
    Per questo è importante aiutare l'adolescente a scoprire che, se la sua vita è liberata dall'egoismo, resa capace di sperare e di amare, non è un caso fortuito, ma è frutto di una iniziativa gratuita di Dio che permanentemente è all'opera nella sua esistenza.
    L'esperienza di vita nuova nel quotidiano richiede però dall'adolescente una lotta continua contro tutti i segni di morte che egli riscopre dentro e fuori di sé. Pur essendo dono, la nuova esistenza non si vive se non rinunciando a una libertà chiusa su se stessa, schiava dei propri gusti e dei propri interessi, e assumendo, mediante un processo continuo, la vera libertà cristiana. Essa infatti è capacità di donarsi, perché l'esercizio autentico della libertà è l'amore.

    3. Dall'esperienza di vita nuova nel quotidiano all'espressione della propria solidarietà in gesti gratuiti di servizio.
    Se la vita nuova cresce per dono gratuito, deve essa stessa farsi dono. Occorre orientarsi in questa direzione. L'incontro con Gesù di Nazaret trasforma l'esistenza nella misura in cui si condivide la sua causa, fino a “perdere”, come lui, la vita perché altri la ritrovino. L'adolescente è invitato a percorrere questa strada lasciandosi compenetrare dalla solidarietà e dando una risposta gratuita agli appelli provenienti dagli altri, a partire dai più vicini, cioè dalla famiglia e dal gruppo dei pari.
    A contatto con la sofferenza altrui, la solidarietà deve progressivamente allargarsi e consolidarsi.
    L'impegno concreto nei vari ambiti di volontariato, con i piccoli, con gli anziani o con gli handicappati, vissuto anche come gruppo, diventa luogo privilegiato in cui far maturare la propria responsabilità nella costruzione del Regno di Dio.
    In questo senso la riflessione critica sulla sofferenza, fatta da soli o in gruppo, individuando i vari perché e le risposte offerte ad essa dalla società, può stimolare nell'adolescente una decisione, sempre più consapevole, per la vita.
    Si renderà così capace di lasciarsi provocare dai bisogni concreti delle persone, di scoprire i poveri presenti nel proprio ambiente, di rendersi conto dei problemi del territorio, e di incominciare ad assumere determinati ruoli di protagonismo e di corresponsabilità, sia nelle forme di volontariato che in quelle istituzionalizzate.
    La partecipazione alle iniziative promosse dalla comunità ecclesiale e sociale contro la droga, la fame e la miseria di ogni genere, offrirà infine all'adolescente la possibilità di sviluppare gli atteggiamenti richiesti da una presenza“ cristiana nel mondo.

    4. Dall'espressione della propria solidarietà verso gli altri alla disponibilità ad accogliere una “vocazione” specifica nella Chiesa e nel mondo.
    L'elaborazione del progetto personale a partire dall'amore alla vita, l'esperienza progressiva di un modo di vivere secondo lo stile di Gesù di Nazaret, l'impegno di esprimere la solidarietà in gesti gratuiti di servizio, costituiscono per l'adolescente un concreto itinerario di maturazione vocazionale.
    In questo senso l'adolescente è chiamato a prendere coscienza che, pur essendo unica, la vocazione cristiana si esprime in modalità differenti.
    È necessario quindi avviarsi verso la scoperta della propria vocazione.
    Questo significa:
    - osservare la vita attorno a sé e rendersi conto che ci sono situazioni che chiamano, cioè condizioni di schiavitù, di sfruttamento, di sottosviluppo, di non amore;
    - approfondire sempre di più la conoscenza dei dati personali e fare i conti con la propria sensibilità, capacità, orientamenti;
    - interpretare i diversi sentieri vocazionali, individuando le motivazioni che spingono a tali scelte e gli impegni che esse comportano;
    - iniziare un confronto oggettivo che porti a orientarsi.
    Non si tratta di arrivare necessariamente a una decisione, ma di avviare la ricerca e di fare delle ipotesi, e soprattutto di rendersi disponibili ad accogliere la chiamata a una vocazione specifica, lasciando ampio spazio alla possibilità di sognare, di misurarsi con sentieri diversi, di avvertire le implicanze concrete di ogni scelta.
    La disponibilità a rispondere in prima persona implica inoltre educarsi a scelte coraggiose e generose, e accettare la fatica di camminare su sentieri incerti.
    Occorre dunque abilitarsi all'ascolto e alla lettura dei “segni” per traforare la vita nel suo mistero, e scoprire nel dialogo col Dio vivente il posto che Lui assegna a ognuno nella Chiesa e nel

    SCHEDA Dl SPERIMENTAZIONE/VERIFICA

    Atteggiamenti

    Capacità di scoprire il gusto dell'esistenza che appella alla responsabilità, alla risposta agli appelli presenti dentro il quotidiano;
    - capacità di accettare la fatica come componente della vita, l'apertura all'altro nel dono come via alla vera libertà;
    - capacità di accogliere i bisogni degli altri, dell'ambiente e impegno concreto in forme gratuite di servizio, in gesti di solidarietà con i più bisognosi;
    - capacità di rischio, di scelte coraggiose, di essere in attitudine di ricerca, di dialogo col mistero della vita, con i “segni” del quotidiano, con le situazioni che chiamano;
    - capacità di interrogarsi sulle modalità diverse di vivere la vocazione cristiana, di far emergere le proprie aspirazioni, interessi, abilità.

    Esperienze

    - Verbalizzazione e messa in comune delle esperienze;
    - assunzione di piccole forme di servizio e costanza nell'impegno;
    - confronto con gli educatori, con una guida spirituale;
    - incontro con testimoni che hanno scelto una particolare vocazione e una specifica attività professionale;
    - partecipazione a campi di lavoro;
    - incontro con esperienze di solidarietà.


    T e r z a
    p a g i n A


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