Attesi dal suo amore
    Proposta pastorale 2024-25 

    MGS 24 triennio

    Materiali di approfondimento


    Letti 
    & apprezzati


    Il numero di NPG
    luglio-agosto 2024
    600 cop 2024 2


    Il numero di NPG
    speciale sussidio 2024
    600 cop 2024 2


    Newsletter
    luglio-agosto 2024
    LUGLIO AGOSTO 2024


    Newsletter
    SPECIALE 2024
    SPECIALE SUSSIDIO 2024


    P. Pino Puglisi
    e NPG
    PPP e NPG


    Pensieri, parole
    ed emozioni


    Post it

    • On line il numero di LUGLIO-AGOSTO di NPG sul tema degli IRC, e quello SPECIALE con gli approfondimenti della proposta pastorale.  E qui le corrispondenti NEWSLETTER: luglio-agostospeciale.
    • Attivate nel sito (colonna di destra "Terza paginA") varie nuove rubriche per il 2024.
    • Linkati tutti i DOSSIER del 2020 col corrispettivo PDF.
    • Messa on line l'ANNATA 2020: 118 articoli usufruibili per la lettura, lo studio, la pratica, la diffusione (citando gentilmente la fonte).
    • Due nuove rubriche on line: RECENSIONI E SEGNALAZIONI. I libri recenti più interessanti e utili per l'operatore pastorale, e PENSIERI, PAROLE

    Le ANNATE di NPG 
    1967-2024 


    I DOSSIER di NPG 
    (dall'ultimo ai primi) 


    Le RUBRICHE NPG 
    (in ordine alfabetico
    e cronologico)
     


    Gli AUTORI di NPG
    ieri e oggi


    Gli EDITORIALI NPG 
    1967-2024 


    VOCI TEMATICHE 
    di NPG
    (in ordine alfabetico) 


    I LIBRI di NPG 
    Giovani e ragazzi,
    educazione, pastorale

     


    I SEMPREVERDI
    I migliori DOSSIER NPG
    fino al 2000 


    Animazione,
    animatori, sussidi


    Un giorno di maggio 
    La canzone del sito
    Margherita Pirri 


    WEB TV


    NPG Facebook

    x 2024 400


    NPG X

    x 2024 400



    Note di pastorale giovanile
    via Giacomo Costamagna 6
    00181 Roma

    Telefono
    06 4940442

    Email

    CG 23. Alcuni nodi dell'educazione alla fede (Seconda parte: Il cammino di fede /4)



    4. ALCUNI NODI DELL’EDUCAZIONE ALLA FEDE

    Voi infatti, fratelli, siete stati chiamati a libertà. Purché questa libertà non divenga un pretesto per vivere secondo la carne, ma mediante la carità siate a servizio gli uni degli altri (Gal 5,13).

    181
    Il cammino di fede e la spiritualità giovanile salesiana assumono con serietà il travaglio del giovane che tenta di costruirsi una identità componendo dinamicamente le spinte delle sue energie interiori, i numerosi e svariati messaggi o proposte che sorgono dal contesto, e gli orizzonti che l'ora attuale fa intravvedere.
    La fede in Cristo viene collocata al centro di questo travaglio come sorgente di senso, speranza di vita futura, dono di Dio, energia trasformatrice della storia.
    L'incidenza della fede sulla vita, o la sua irrilevanza pratica, si manifesta oggi in alcuni aspetti dell’esistenza individuale e della cultura, che diventano perciò suo banco di prova.
    Non si tratta di punti particolari ma di «spazi» dove si concentra il significato, la forza e la conflittualità della fede.
    Ne metteremo a fuoco tre.

    LA FORMAZIONE DELLA COSCIENZA

    182
    Uno sguardo al mondo moderno mette in evidenza, immediatamente, alcuni criteri di comportamento che costituiscono per noi un occasione o una difficoltà, nell’impegno di educare i giovani alla fede.
    Vivo è il senso, innanzitutto, della libertà individuale.
    In campo politico come in quello religioso, a livello di mentalità o di modi di vivere, la libertà rappresenta per tutti un bene inviolabile. Si è disposti a rinunciare a tante cose, non alla propria autonomia di determinazione.
    Ogni norma che non viene interiorizzata non solo perde di significato all'interno del quadro organico dei valori personali, ma resta formalmente ignorata. E si giunge fino ad atteggiamenti di relativismo, che chiudono alla verità morale oggettiva.

    183
    I giovani risentono di questa situazione generale, mentre sono già sotto l'influsso di altri elementi caratteristici della loro età che rendono più difficili gli interventi per formare la loro coscienza.
    La forte carica emotiva, legata allo sviluppo della persona e alla fragilità volitiva, li pone di fronte alle norme della coscienza in una condizione di debolezza: ne avvertono la voce, ma in maniera debole; intravvedono l'orientamento da seguire, ma senza la lucidità necessaria.
    Spesso rischiano di assumere atteggiamenti ambigui, sostenuti dalle sollecitazioni che ricevono dai mass-media, e per effetto di ciò che è comunemente chiamato «moda».
    Le possibilità di accesso e di scelta, che ovunque vengono loro offerte, sono eccessive e impediscono una coerente selezione di valori armonizzati tra loro. Sono infatti portati più a sovrapporre criteri e riferimenti provenienti da diverse fonti, che ad elaborare un codice coerente di vita.

    184
    Ma, al di là dei limiti, la coscienza giovanile recepisce, in forma spontanea, il «nuovo umanesimo»[1] e i suoi valori: il senso della libertà, l'assoluta dignità della persona, il senso del proprio progetto di vita, il bisogno di autenticità e di autonomia. Sono istanze queste che si aprono al Vangelo.

    185
    Sarà possibile, in una situazione come quella appena accennata, formare alla coscienza morale?
    L'educatore si rende conto che il cammino di educazione alla fede trova nella formazione della coscienza il suo punto obbligato di passaggio. L'educatore sa che la coscienza rappresenta il luogo dell’incontro personale tra l'uomo e Dio. È sacrario di Dio, nella cui inviolabile interiorità l'uomo sente la parola-chiamata di Dio, e le risponde.
    Una coscienza distorta è nello stesso tempo causa ed effetto di una visione falsata di Dio, della sua Parola e della Salvezza. Preclude, per conseguenza, ogni progetto di fede che voglia impostarsi su Dio Padre, sul Cristo Salvatore, sulla costruzione del suo Regno, sulla spiritualità.

    186
    Da un punto di vista globale, occorre educare ad una mentalità di fede che non tema il confronto con i valori, ma li orienti in contesti normati dalla legge umana e dal Vangelo.
    Per riuscire nel compito, sarà opportuno tener conto di alcune indicazioni.
    La prima è quella di aiutare il giovane ad acquisire una sufficiente capacità di giudizio e di discernimento etico. Egli dev’essere in grado di discernere il bene dal male, il peccato e le strutture di peccato, l'azione di Dio nella sua persona e nella storia. Puntare su un tale discernimento come asse della formazione della coscienza significa anche mettere in chiaro lo scopo di tutta la formazione morale: diventare capaci di esercitare moralmente la propria autonomia e responsabilità.
    Ma non va dimenticato che si forma una coscienza cristiana solo quando si aiuta il giovane a confrontare la propria vita con il Vangelo e il magistero ecclesiale.
    Nel processo educativo l'apertura alla verità oggettiva è una condizione previa per l'accettazione della Parola di Dio. Questa è una sfida che impegna l'educatore ad essere fedele nel presentare integralmente i principi morali, pur comprendendo la situazione concreta dei giovani.

    187
    È necessaria, anche, una seria formazione critica circa i modelli culturali e certe norme della convivenza sociale in contrasto con valori fondamentali. Nei loro riguardi occorrerà saper prendere posizione, facendo «obiezione» sulla base della propria propria coscienza, ispirata a Cristo e al suo Vangelo. Ciò difende dalle ambiguità giustificate razionalmente, dalle ideologie ricorrenti, dalla superficialità di giudizio sugli avvenimenti, di cui svela la natura più profonda.
    Molti abbandoni dell’impegno religioso sono stati causati da una fede non inserita nella cultura, o da una mancata crescita culturale in campo religioso, che non ha adeguatamente affiancato il progresso tecnico.

    188
    D’altra parte, per poter esprimere giudizi sui movimenti culturali del proprio tempo e sui valori che continuamente emergono dalla storia, è indispensabile saperli leggere evangelicamente. La Parola del Signore ha dentro di sé criteri insostituibili che permettono di esprimere un giudizio di valore sugli atti dell’uomo.
    Il Vangelo, con l'annuncio della Buona Novella, vuole entrare nella vita delle persone e offrire ad ognuna una visione della realtà che pone al centro il rapporto con Dio Padre e con il Figlio Salvatore. Per compiere un intervento educativo, perciò, non basta esprimere una rapida condanna su quanto sa di nuovo e non corrisponde a ciò che si è fatto fino al presente.
    In ordine all'educazione alla/della fede è indispensabile collocarsi positivamente negli spazi significativi della vita odierna, e affrontarli con competenza.

    189
    Non è sempre agevole, soprattutto per i giovani, passare dai principi evangelici alla concretezza della vita quotidiana.
    È necessaria una catechesi per valutare la moralità dei gesti e dei comportamenti, per motivare la coscienza che è l'ultimo criterio soggettivo dell’agire, e per cogliere il rapporto tra norma e fede, tra cultura e fede.
    L'ambiente e la testimonianza ne sono elementi determinanti.

    190
    C'è infine un ulteriore aspetto importante da richiamare: il senso del mistero che avvolge la vita di ogni uomo.
    Accanto al mistero luminoso che ci lega al Signore e che si è realizzato con l'Incarnazione del Figlio di Dio e con il dono dello Spirito che abita i nostri cuori, c'è pure, e lo sentiamo operante in tutti noi, il mistero dell’iniquità e del peccato.
    Nessuna conquista potrà nascondere la debolezza che ci portiamo dentro fin dall'inizio della vita e che con gesti, parole, intenzioni, durezze di cuore radichiamo sempre più in noi, rendendo ciechi i nostri occhi di fronte al bene, e vacillanti i nostri passi sulla strada della santità.
    Siamo creature; e perciò siamo limitati e finiti. È la base costitutiva della nostra identità personale e della morale naturale.
    Siamo peccatori; e perciò bisognosi di luce e di forza. Educare al mistero dell’uomo è educare al senso della misura di sé e delle proprie reali possibilità.

    191
    Da questa situazione nasce l'esigenza di confrontarci con la norma, la cui funzione è quella di illuminare e sostenere lo sviluppo dell’esperienza.
    C'è, innanzitutto, una norma umana di cui tener conto negli orientamenti e nelle scelte personali.
    C'è poi l'esperienza della Chiesa, che raccoglie dalla vita dei credenti, illuminati dalla Parola di Dio, dall'attenzione intelligente ai segni dei tempi, dalla storia della santità riconosciuta e nascosta, le linee fondamentali per un’esistenza cristiana.
    Il cammino non è facile.
    Esige un contatto quotidiano con la vita del giovane, una larga disponibilità ad incontrarlo nel dialogo e nella direzione spirituale, una grande stima ed esperienza vitale del sacramento della Riconciliazione.

    L'EDUCAZIONE ALL'AMORE

    192
    Il contesto socio-culturale di oggi stimola e facilita la comunicazione e gli scambi affettivi.
    I giovani, poi, con molta intraprendenza, sfidando pregiudizi e censure culturali, stimolati dall'età e desiderosi di superare le carenze affettivo-familiari, sensibili al valore dell’incontro-scambio come espressione di donazione e fiducia, scommettono sull'amore.
    Sono desiderosi di «vivere» questo dono. Spesso però, per una serie di condizionamenti interni ed esterni, riescono solo a farne un uso consumistico.
    L'amore è certamente una dimensione fondamentale della persona. È la molla che fa scattare la vita. È ciò che dà senso all'esistenza, aprendola alla comprensione e all'oblatività.
    Esso è vissuto dai giovani con totalità ed esclusività, al punto che gli pospongono ogni altro valore ed impegno.
    La radicalità con cui si donano non corrisponde, però, alla durata dell’offerta. Vivono l'esperienza nella sua fugacità. E, anche se l'incontro tenderebbe a realizzare un desiderio di autenticità, frequentemente la forza del sentimento viene travolta dalla carica sessuale.
    La ricerca della persona da amare, poi, isola necessariamente dagli altri e dal gruppo, da cui presto ci si allontana.

    193
    Tutto ciò ha dei riflessi sul piano della costruzione della personalità e su quello più specifico della maturazione nella vita cristiana.
    Quando l’ amore è vissuto in maniera conflittuale, e il contenuto sessuale viene ad occupare il posto preminente, frena la crescita globale. Realizzato egoisticamente, il gesto dell’amore non apre al futuro, perché concentra solo sul sentimento presente e tende a prescindere dall'evoluzione delle persone.
    Effetti simili produce, in alcuni contesti, la situazione di tanti giovani che accusano l'assenza della figura paterna, o la mancanza dei genitori. Non hanno alcuna esperienza di una relazione equilibrata con genitori e fratelli. Portano in sé carenze difficilmente colmabili e rimangono indifesi di fronte alle provocazioni della società.
    Nel loro processo di sviluppo sostituiscono i valori con i gusti, poiché confondono felicità e piacere. Manca loro un progetto che definisca il senso della propria realizzazione personale.
    Anche l'ambiente, costituito da persone che vivono un’esperienza analoga, costituisce una forma di cultura generalizzata che, lungi dal correggere queste tendenze, di fatto le stabilizza e le sancisce.

    194
    In situazioni simili, l'autentica comprensione dell’amore non può avvenire, per il cristiano, che nell’orizzonte di Dio.
    È Dio che ha voluto la persona nella reciprocità uomo-donna, chiamandoli ad una profonda comunione, capace di significare la realtà stessa di Dio.

    195
    Il salesiano, attento nella sua azione educativa a favorire e a promuovere la maturazione dei giovani, sente oggi uno speciale impegno nell’educare all'amore. È convinto che il mistero di Cristo, la sua vita e i suoi eventi, sono propriamente la rivelazione piena e normativa del vero amore.
    L'esperienza tipica di Don Bosco e il contenuto educativo e spirituale del Sistema Preventivo lo orientano ad alcune scelte semplici ma efficaci.

    196
    Per prima cosa, è fondamentale creare attorno ai giovani, in ogni ambiente, un clima educativo ricco di scambi comunicativo-affettivi. Il sentirsi accolto, riconosciuto, stimato e amato è la migliore lezione sull'amore.
    Quando vengono meno i segni e i gesti della «famiglia», i giovani facilmente si allontanano, non solo materialmente ma anche e soprattutto affettivamente.

    197
    L'educazione integrale della persona e il sostegno della grazia porteranno ragazzi e ragazze ad apprezzare i valori autentici della purezza (il rispetto di sé e degli altri, la dignità della persona, la trasparenza nelle relazioni...) come annuncio del Regno e come denuncia di ogni forma di strumentalizzazione e di schiavitù.

    198
    Gli incontri tra ragazzi e ragazze, quando sono vissuti come momenti di arricchimento vicendevole, aprono al dialogo e all'attenzione verso l'altro.
    Fanno scoprire la ricchezza della reciprocità, che investe il livello del sentimento e dell’intelligenza, del pensiero e dell’azione. Nasce così la scoperta dell’altro, accolto nel suo essere e rispettato nella sua dignità di persona.

    199
    Un’adeguata educazione, quindi, fa cogliere la sessualità come valore che matura la persona e come dono da scambiarsi in un rapporto definitivo, esclusivo e totale, aperto alla procreazione responsabile.

    200
    Il confronto con persone che vivono questo amore ha la forza della testimonianza. Certi atteggiamenti legati alla donazione e alla gratuità vengono fortemente intuiti ed assimilati.
    La gioia di una vocazione vissuta con convinzione si riverbera nei giovani, e facilita in loro un’apertura all'amore seria e serena, che sa accettare le esigenze che essa comporta.

    201
    La testimonianza del salesiano che vive in modo limpido e lieto la sua donazione nella castità fa percepire al giovane la possibilità di vivere una simile esperienza d’amore.
    Il giovane che gli vive accanto si interrogherà sul Signore della vita, che riempie il cuore di una creatura in maniera così totale.
    Prenderà coscienza che l'amore diventa a pieno titolo un progetto di vita, che si può esprimere in mille forme diverse.
    Anche il servizio fraterno ai «piccoli» e ai «poveri» e il contatto graduale e guidato con situazioni di sofferenza educherà ad amare gratuitamente.

    202
    Un’attenta catechesi farà comprendere al giovane la realtà e le dimensioni di questo amore; lo guiderà all'accettazione del progetto di Dio, Amore fonte di ogni amore; e lo preparerà a realizzarlo nel matrimonio cristiano.

    LA DIMENSIONE SOCIALE DELLA CARITÀ

    203
    Il Capitolo Generale ha vissuto il senso mondiale della La vocazione salesiana. E quello che più colpisce la mente e il cuore è il racconto vivo e quotidiano della storia di migliaia di salesiani che ogni giorno sono sollecitati dalla tragedia dei poveri, con essa si confrontano e per i poveri danno la vita. La sfida è continua, sia perché la povertà materiale sembra dilatarsi a dismisura in molti paesi, sia perché nei contesti di benessere economico nascono ed esplodono nuove e tragiche forme di povertà: devianza, emarginazione, sfruttamento di persone e droga.

    204
    Ma la povertà è solo la spia di un dissesto sociale in un momento di trasformazione globale. Altri motivi di preoccupazione si addensano all'orizzonte, pur insieme a evidenti segni di speranza. Emergono nuovi problemi che richiedono la partecipazione attiva dei singoli: la pace, l'ambiente e l'uso dei beni, la questione morale in ogni singola nazione, i rapporti internazionali, i diritti delle persone indifese.
    La sfida è grande. Si tratta di preparare una generazione capace di costruire un ordine sociale più umano per tutti. La dimensione sociale della carità si presenta allora come la «manifestazione di una fede credibile».[2] Essa è infatti una «dimensione costitutiva della predicazione del Vangelo».[3] In altre parole, è un aspetto fondamentale dell’azione della Chiesa per la redenzione della stirpe umana e la liberazione da ogni forma di oppressione.[4] Ne segue che la dimensione sociale della carità è una componente essenziale dell'etica cristiana.

    205
    Si tratta perciò di abbattere una sorta di diffusa indifferenza, di andare contro corrente, e di educare al valore della solidarietà contro la prassi della concorrenza esasperata e del profitto individuale.
    Per i giovani è molto forte la tentazione di rifugiarsi nel privato e in una gestione consumistica della vita. Nei più c'è la sfiducia che sia possibile fare qualcosa di valido e di duraturo.
    A questo si aggiunge la diffidenza che nasce dalla grave frattura fra etica e politica, che si traduce in ricorrenti notizie di corruzione, puntualmente riferite e amplificate ad arte dai mezzi di comunicazione sociale.

    206
    La sfida tocca tutti gli educatori dei giovani, di quelli specialmente che vivono in situazione di povertà e di sottosviluppo. Qui la speranza è delusa ogni giorno di più dalla consapevolezza dell’esistenza di meccanismi perversi di sfruttamento. La corruzione a tutti i livelli genera nuove e tragiche situazioni di povertà. Alcuni giovani vorrebbero cambiare, trasformare... Ma l'impazienza tipicamente giovanile e l'impossibilità sperimentata di operare cambiamenti li portano, di fatto, ad atteggiamenti di violenza e a stati d’animo di permanente frustrazione.
    Eppure molti di questi giovani sentono di essere responsabili del futuro del loro paese. Come aiutarli a trasformare in progetti concreti questo nobile sentimento, senza che essi cadano nella tentazione della violenza, dell’utopismo, o in forme di religiosità intimista che le sette offrono in abbondanza e a buon mercato? Come, soprattutto, fare in modo che essi stessi non soccombano alle tentazioni consumistiche e allo sfruttamento dei loro fratelli?

    207
    Per rispondere a questa sfida, ci viene incontro l'esperienza esemplare di Don Bosco.
    Pur nelle mutate situazioni sociali e politiche, la realtà che colpì il giovane Giovanni Bosco nel suo primo impatto con la Torino dell’immigrazione e dello sfruttamento giovanile era, per certi aspetti, simile a questa.
    Per affrontarla egli scelse la via dell’educazione integrale, rispondente ai bisogni dei giovani di allora. La sua scuola di santità si faceva progetto di vita calata in impegni concreti: una spiritualità non privata, ma impegnata nell’azione.

    208
    La comunità salesiana è dunque consapevole che la lotta contro la povertà, l'ingiustizia e il sottosviluppo è parte della sua missione.[5] Si sente pertanto coinvolta profondamente in essa secondo il proprio carisma e lo stile di Don Bosco: con intelligenza e realismo e, sempre, con carità.[6]
    Convinta, poi, che un’efficace educazione alla dimensione sociale della carità costituisce la verifica della sua capacità di comunicare la fede, la comunità salesiana cerca innanzitutto di testimoniare la giustizia e la pace di fronte ai giovani e di promuoverle ovunque. Vive perciò in profonda sintonia con i grandi problemi del mondo ed è attenta alle sofferenze dell’ambiente in cui è inserita.
    In contesti di benessere economico, saprà orientare i giovani a porsi criticamente di fronte alla società, aiutandoli soprattutto a scoprire il mondo nascosto, ma non per questo meno tragico, delle nuove povertà e delle loro cause strutturali.
    Ma la sfida tocca intensamente quelle comunità che lavorano in contesti di povertà. Qui spetta ai salesiani motivare, attraverso l'educazione, i giovani e la gente del popolo, perché siano protagonisti della propria liberazione.

    209

    A questo punto, nasce l'urgenza di individuare atteggiamenti e progettare iniziative che aiutino i giovani d’oggi ad esprimere con la vita la vera dimensione sociale della carità.
    L'indicazione più generale è di lavorare, nel cammino di fede, per far risaltare il valore assoluto della persona e la sua inviolabilità: essa è al di sopra dei beni materiali e di ogni organizzazione. Questa è la chiave critica, che permette di valutare situazioni eticamente anormali (corruzione, privilegio, irresponsabilità, sfruttamento, inganno) e di fare scelte personali di fronte ai pesanti meccanismi di manipolazione.
    Sarà possibile «giocarsi la vita» nel sociale, quando sarà maturata questa «personalizzazione». È necessario favorirla, valorizzando l'originalità di ciascun giovane e la sua dimensione intersoggettiva. Egli deve realmente comprendere che nella vita il suo destino si compie insieme con altre persone e nella capacità di donarsi ad esse.
    Quando questa prospettiva viene interiorizzata con profonde motivazioni cristiane, allora essa diventa criterio di rapporti con gli altri e fonte di tenace impegno storico.

    210
    1. Una prima attenzione va posta nell’accompagnare i giovani alla conoscenza adeguata della complessa realtà sociopolitica.
    Parliamo di studio serio, sistematico, documentato. A due livelli. Anzitutto a livello della realtà del proprio quartiere, della propria città, del proprio paese: le situazioni di bisogno, le istituzioni, le modalità di gestione del potere politico ed economico, i modelli culturali che influiscono sul bene comune.
    Allo stesso tempo lo sguardo dev'essere rivolto al mondo, ai suoi problemi, ai suoi drammi e ai meccanismi perversi che in tanti paesi amplificano le situazioni di sofferenza e d’ingiustizia. Questa serietà di approccio deve aiutare i giovani a valutare criticamente e serenamente i diversi sistemi e i molteplici fatti sociopolitici.
    L'informazione ovviamente non basta. È necessario ricondurre tutte le conoscenze parziali all'unità di una sintesi operativa, ad una fede-passione che animi un’azione efficace, nella verità e nella pace, per la costruzione di una «civiltà dell’amore». L'insegnamento sociale della Chiesa si presenta allora come chiave di lettura della realtà e come indicazione delle mete ideali a cui tendere.

    211
    2. È possibile e desiderabile andare oltre. Fare soltanto analisi della realtà non giova.
    Le comunità che operano in contesti di povertà e di miseria lavoreranno perché i giovani e il popolo diventino responsabili del proprio sviluppo, superando la rassegnazione con coscienza viva della propria dignità e facendosi carico non soltanto della propria miseria, ma anche di quella di chi sta loro accanto.
    Per le comunità che lavorano in contesti di benessere si tratterà invece di introdurre fisicamente i giovani nel mondo di quegli uomini e donne che chiedono solidarietà e aiuto.
    È il momento più delicato. L'impatto con questo mondo deve essere purificato da false curiosità ed emotività. Non si tratta solo di fare esperienza di un contesto, di una situazione, di un mondo problematico. L'obiettivo è quello di incontrare le persone, di farsi carico del loro dramma umano. Ciò permetterà di superare una certa mentalità di chi è disposto a servire i poveri, ma non a condividere la vita con loro.
    L'atteggiamento spirituale allora è definito dalla stima e dalla ricerca dei valori che ognuno porta in sé, anche in situazioni di personale degrado.
    È questa la fase dell’ascolto, della conversione e della condivisione.

    212
    3. L'impatto personale con i problemi e gli appelli del Rispondere mondo esige che si impari da giovani ad elaborare precisi e concreti progetti di solidarietà, e a maturare forme di intervento sociale.
    L'educazione sociopolitica non tollera ingenuità, e richiede alcune attenzioni di fondo:
    - il superamento, nei giovani, di atteggiamenti superficiali, carenti di quella coscienza sociale su cui tanto insiste l'insegnamento della Chiesa;
    - il giusto rapporto tra «opere caritative» e «obblighi di giustizia»;[7]
    - l'analisi paziente per trasformare le strutture che hanno e mantengono il loro peso sulle situazioni;
    - l'elaborazione di progetti fatti non solo «per» i poveri, ma «con» essi perché, assumendoli, diventino capaci di gestire la propria vita.
    Sempre e ovunque - sull'esempio di Don Bosco che rivendicava con forza la portata sociale della sua opera - è necessario educare i giovani perché si impegnino a coinvolgere i responsabili a livello sociale, politico e religioso. Solo così i progetti potranno diventare esemplari, ed essere eventualmente imitati e moltiplicati.

    213
    Ogni fase sopra descritta esige che aiutiamo i giovani a rafforzare le motivazioni di fede.
    Educare alla solidarietà è far comprendere che la carità deve essere espressione del proprio incontro con Cristo. Da qui l'importanza dell’ascolto e dell’adesione profonda alla Parola di Dio e della preghiera, attraverso cui i giovani si avviano alla costruzione di sé, prima che degli altri, ed evitano il pericolo dell’attivismo e dell’efficientismo. E la forte radicazione nell’insegnamento sociale della Chiesa darà loro luce per orientare la propria azione verso mete e secondo modalità ispirate dall'amore cristiano.

    214
    Le iniziative con cui maturare queste sensibilità e questa formazione dei giovani possono riferirsi a spazi diversi: al territorio in cui si vive, ai paesi in via di sviluppo in cui si possono spendere energie e tempo, all'animazione di ambienti giovanili.
    Ma c'è un aspetto per il quale noi salesiani siamo chiamati ad operare con convinzione: è quello di avviare i giovani all'impegno e alla «partecipazione alla politica», ossia alla «complessa e varia azione economica, sociale, legislativa, amministrativa e culturale, destinata a promuovere organicamente e istituzionalmente il bene comune».[8]
    Quest'ambito da noi è un po’ trascurato e disconosciuto. Si teme forse di incappare in forme di collateralismo o di cadere nei complicati meccanismi della concorrenza elettorale o di essere infedeli alle modalità che ci sono proprie nel partecipare all'impegno della Chiesa per la giustizia e la pace.[9]
    Ma questa resta una sfida da raccogliere e un rischio da correre.
    Le comunità giovanili più vive sapranno chiedere ai migliori anche questo servizio, in nome della dimensione sociale della carità. Sarà all'inizio un impegno limitato, ristretto al proprio quartiere, alla propria città. Altre strade si apriranno successivamente, e questo obiettivo servirà anche a favorire nei giovani un atteggiamento positivo verso la realtà politica e ad aprirsi alla fiducia che, anche a questo livello, si possono cambiare cose e situazioni.
    La carità evangelica, fatta progetto concreto, continuerà così a tracciare nella storia le nuove strade della giustizia.

     

    NOTE

    [1] GS 55
    [2] Giovanni Paolo II
    [3] Sinodo 1971, «De iustitia in mundo», in Enchiridium Vaticanum, vol. 4, p. 803
    [4] Cf. EN, 25-39
    [5] Cf. Cost. 33
    [6] Cf. CGS 72
    [7] Cf. AA 8
    [8] ChL 42
    [9] Cf. Cost. 33


    T e r z a
    p a g i n A


    NOVITÀ 2024


    Saper essere
    Competenze trasversali


    L'umano
    nella letteratura


    I sogni dei giovani x
    una Chiesa sinodale


    Strumenti e metodi
    per formare ancora


    Per una
    "buona" politica


    Sport e
    vita cristiana
    rubrica sport


    PROSEGUE DAL 2023


    Assetati d'eterno 
    Nostalgia di Dio e arte


    Abitare la Parola
    Incontrare Gesù


    Dove incontrare
    oggi il Signore


    PG: apprendistato
    alla vita cristiana


    Passeggiate nel
    mondo contemporaneo
     


    NOVITÀ ON LINE


    Di felicità, d'amore,
    di morte e altro
    (Dio compreso)
    Chiara e don Massimo


    Vent'anni di vantaggio
    Universitari in ricerca
    rubrica studio


    Storie di volontari
    A cura del SxS


    Voci dal
    mondo interiore
    A cura dei giovani MGS

    MGS-interiore


    Quello in cui crediamo
    Giovani e ricerca

    Rivista "Testimonianze"


    Universitari in ricerca
    Riflessioni e testimonianze FUCI


    Un "canone" letterario
    per i giovani oggi


    Sguardi in sala
    Tra cinema e teatro

    A cura del CGS


    Recensioni  
    e SEGNALAZIONI

    invetrina2

    Etty Hillesum
    una spiritualità
    per i giovani
     Etty


    Semi e cammini 
    di spiritualità
    Il senso nei frammenti
    spighe


    Ritratti di adolescenti
    A cura del MGS


     

    Main Menu