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    “Non posso portare l’anello per voi,

    ma posso portare voi”

    Daniele Furiassi *

    daniele


    Anche oggi il fardello si è fatto davvero pesante e il pensiero di non potercela fare si è dimostrato più vicino del previsto, ma come nei momenti in cui la contea sembra davvero lontana e le fragole con la panna un ricordo introvabile, Samvise Gamgee – Sam, l’amico e compagno inseparabile di avventura (e che avventura!) di Frodo, l’eroe del “Signore degli anelli”; si è tirato su le maniche per portare quel peso con me.
    In effetti forse avrò visto troppe volte la trilogia del Il Signore degli Anelli, ma nonostante creda che centoottantatrecentimetri di altezza (qualcosa in più della presunta altezza di quegli hobbit) e due spalle abbastanza solide bastino per affrontare la salita, poi la realtà mostra che così non è. Anche il buon Frodo il momento di difficoltà più grande non lo poteva affrontare da solo, ma aveva bisogno del suo grande amico, e non solo…
    Infatti, dall’altra parte della terra di Mordor c’erano tutti gli altri eroi della compagnia che stavano andando incontro a morte certa per cercare di distrarre l’Occhio di Sauron dalla ricerca dei due piccoli hobbit. Vi sembrerà assurdo ma questa immagine centra a pieno l’esperienza di dono che sto portando avanti in questi anni.
    Sono ormai tre anni che abito nella Casa Salesiana del “Gerini” a Roma per svolgere una missione di cui piano piano scopro sempre più la bellezza, una missione che sento assolutamente superiore alle mie forze: accompagnare i ragazzi del Centro di Formazione Professionale a capire che non sono capitati in una “scuola” qualsiasi, ma in una Casa con la C maiuscola, perché desidera accoglierli e accompagnarli nella crescita e nell’incontro con quel Gesù di Nazareth che più di ogni altra cosa desidera incontrarli; e, in più, capire come poter accompagnare (si è una ripetizione, ma fidatevi che fila bene così) i giovani all’incontro con il mondo del lavoro. Per un giovane come me, che è entrato nel mondo del lavoro da poco più di un anno, è stato fondamentale poter riflettere (tra le mille cose) “per chi?” fai un lavoro invece di un altro e “come integro il lavoro con la mia scelta di vita cristiana?”.
    Un’esperienza che sto facendo in una comunità. Ossia al fianco di persone che non mi sono scelto! Persone con cui condividere ogni momento della quotidianità: dalla spesa alla lavanderia, dalla pulizia degli spazi (fatta rigorosamente insieme) alla camera da letto (magari anche in un letto a castello). Come gli eroi della compagnia dell’anello che non si sono scelti e, addirittura, venivano da popoli diversi in lotta tra loro. Diciamo che il nostro punto di partenza è anche più semplice: non dobbiamo imbracciare spade o archi, ma padelle e sgrassatori, ma ovviamente anche per noi non è sempre tutto rose e fiori. Come le storie tra fratelli ben ci insegnano (i nostri amati Romolo e Remo o i biblici Caino e Abele), se non ci si è scelti, come in un’amicizia o in un fidanzamento, non è proprio facile capirsi e camminare insieme. Spesso si combattono battaglie differenti o ci si intestardisce e litiga perché una parete era più bella verde e bianca invece di verde e gialla, ma quando ci si ferma e si ritorna al Padre (ovviamente con la P maiuscola!) si capisce subito insieme come il centro risieda nella missione che ci è stata affidata. È proprio bello ricordare come la Parola che ci ha accompagnati in questi anni è sempre stata: “Se il Signore non costruisce la casa, invano vi faticano i costruttori”. Ed è proprio in queste parole del primo versetto del Salmo 126 che abbiamo riposto la nostra fiducia, le nostre fatiche e tutte le incomprensioni che ci hanno fatto credere di non essere abbastanza per questo progetto o di non star realizzando nulla. Tante volte mi sono sentito così. Tante volte mi sento ancora così. Troppe volte credo che quello che sto facendo non avrà un senso domani e non servirà a nulla. In altrettante, credo che le incomprensioni e le divergenze siano così insormontabili che la cosa migliore da fare sia scappare e abbandonare tutto.
    Ed è proprio in quei momenti che, come sul Monte Fato per Frodo e Sam, realizzo come ci sia Qualcuno che desidera condividere quel giogo con me. E lo fa in mille modi! Con la parola di un amico, un aiuto concreto di un membro della comunità, una preghiera davvero condivisa con i fratelli e le sorelle che il Signore ha scelto vicino a me, uno sguardo di un salesiano, o in una partita a ping-pong con i ragazzi del Centro di Formazione Professionale. In quei momenti, capisco che non sono da solo sotto quel peso, ma soprattutto mi rendo conto di come si realizzi una delle Parole che Gesù ci ha donato nel discorso della montagna: “Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita”.
    Questo ristoro è tutta la bellezza che il Signore mi sta restituendo da quando ho scelto di seguirlo. Le belle amicizie, una relazione tanto bella e profonda con una ragazza, una comunità con cui crescere, dei ragazzi da animare ed educare, un luogo da chiamare casa, una missione per cui dare la vita! È incredibile quanto io non mi sia mai sentito in grado di costruire anche solo la metà di quanto sto vivendo e, soprattutto, non abbia mai pensato qualcosa di così bello e vero per il mio futuro.
    È bastato dire il primo sì, il resto è fedeltà alla bellezza, all’altro!

    * 25 anni del MGS, nato a Macerata. Da tre anni nella Casa Salesiana del Gerini di Roma partecipa all’esperienza di vita comunitaria Domus et Labor. Condivide la vita con altri 7 giovani, più altrettanti che frequentano la Casa Salesiana del Sacro Cuore di via Marsala a Roma. Lavora da un anno e tre mesi e ha studiato Economia e Analisi dei dati.


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