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    La bellezza del Vangelo

    Leggendo la “Evangelii Gaudium”

    Rodolfo Papa

     

    La Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium, dedicata all’annuncio del Vangelo nel mondo attuale, fin dalle prime righe si annuncia come un entusiastico inno alla bellezza del Vangelo e un efficace esortazione ad annunciarlo nel modo più efficace ed adeguato: «La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia. In questa Esortazione desidero indirizzarmi ai fedeli cristiani, per invitarli a una nuova tappa evangelizzatrice marcata da questa gioia e indicare vie per il cammino della Chiesa nei prossimi anni» (n. 1). Tra le vie per il cammino della Chiesa è compresa esplicitamente la via della bellezza, la via pulchritudinis.
    L’esortazione è tutta intessuta di riferimenti alla bellezza. «Cristo è il “Vangelo eterno” (Ap 14,6), ed è “lo stesso ieri e oggi e per sempre” (Eb 13,8), ma la sua ricchezza e la sua bellezza sono inesauribili» (n. 11). La bellezza di Gesù Cristo, Vangelo eterno, è inesauribile. Ed ancora: «L’evangelizzazione gioiosa si fa bellezza nella Liturgia in mezzo all’esigenza quotidiana di far progredire il bene. La Chiesa evangelizza e si evangelizza con la bellezza della Liturgia, la qua­le è anche celebrazione dell’attività evangelizza­trice e fonte di un rinnovato impulso a donarsi» (n. 24). La bellezza della liturgia è evangelizzazione gioiosa. «Tutte le verità rivelate procedono dalla stes­sa fonte divina e sono credute con la medesima fede, ma alcune di esse sono più importanti per esprimere più direttamente il cuore del Vangelo. In questo nucleo fondamentale ciò che risplende è la bellezza dell’amore salvifico di Dio manifestato in Gesù Cristo morto e risorto» (n. 36). L’amore salvifico di Dio è bello.
    Nel numero 167, viene tematizzata in maniera specifica la via della bellezza, a cui ogni catechesi dovrebbe prestare una speciale attenzione: «È bene che ogni catechesi presti una speciale attenzione alla “via della bellezza” (via pulchritudinis)» (n. 167). Il riferimento alla bellezza viene accompagnato dal riferimento alla verità e alla bontà, a quella triade a cui sovente papa Francesco fa riferimento. «Annunciare Cristo significa mo­strare che credere in Lui e seguirlo non è sola­mente una cosa vera e giusta, ma anche bella, ca­pace di colmare la vita di un nuovo splendore e di una gioia profonda, anche in mezzo alle prove. In questa prospettiva, tutte le espressioni di autenti­ca bellezza possono essere riconosciute come un sentiero che aiuta ad incontrarsi con il Signore Gesù. Non si tratta di fomentare un relativismo estetico, che possa oscurare il legame insepara­bile tra verità, bontà e bellezza, ma di recuperare la stima della bellezza per poter giungere al cuore umano e far risplendere in esso la verità e la bontà del Risorto» (n. 167).
    Contro il relativismo estetico, contro ogni fraintendimento superficiale, papa Francesco afferma il legame inseparabile tra verità, bontà e bellezza. Vorrei ricordare come questo argomento ricorra nella predicazione del Santo Padre. Per esempio nel Discorso del 16 marzo, in occasione della Udienza ai rappresentanti dei media, papa Francesco ha menzionato, per tre volte, la triade Verità, Bontà, Bellezza, affermando: «la Chiesa esiste per comunicare proprio questo: la Verità, la Bontà e la Bellezza “in persona”. Dovrebbe apparire chiaramente che siamo chiamati tutti non a comunicare noi stessi, ma questa triade esistenziale che conformano verità, bontà e bellezza» [1].
    Dunque verità, bontà e bellezza sono elementi fondamentali “per una lettura della realtà” e sono implicati in modo speciale nel lavoro di chi opera nella comunicazione. La missione di ogni comunicazione è proclamare la verità, la bontà e la bellezza, la missione della comunicazione della Chiesa è annunciare la Verità, la Bontà e la Bellezza di Gesù Cristo. La triade verità, bontà e bellezza torna ancora nel Discorso del 20 marzo ai rappresentanti delle Chiese, delle comunità ecclesiali e delle altre religioni: « sentiamo vicini anche tutti quegli uomini e donne che, pur non riconoscendosi appartenenti ad alcuna tradizione religiosa, si sentono tuttavia in ricerca della verità, della bontà e della bellezza,questa verità, bontà e bellezza di Dio» [2].
    Ogni tentativo di ricerca della verità, della bontà e della bellezza nel creato, conduce alla Verità, alla Bontà e alla Bellezza che sono del Creatore. E proprio questa triade è il cuore della difesa e della custodia del creato. Potremmo dire che verità, bontà, bellezza sono la grammatica di quel “disegno di Dio iscritto nella natura”, di cui Papa Francesco ha chiaramente parlato nella Omelia del 19 marzo: «La vocazione del custodire, però, non riguarda solamente noi cristiani, ha una dimensione che precede e che è semplicemente umana, riguarda tutti. È il custodire l’intero creato, la bellezza del creato, come ci viene detto nel Libro della Genesi e come ci ha mostrato san Francesco d’Assisi».
    Nella Evangelii Gaudium il riferimento privilegiato per parlare della bellezza è sant’Agostino: «Se, come afferma sant’Agostino, noi non amiamo se non ciò che è bello, il Figlio fatto uomo, rivelazione della infinita bellezza, è sommamente amabile, e ci attrae a sé con lega­mi d’amore» (n. 167). La bellezza e l’amore sono intrinsecamente e reciprocamente legati: l’infinita bellezza divina ci attrae e lega con legami di infinito amore. Proprio per l’importante ruolo della bellezza, occorre una educazione e formazione alla bellezza: «Dunque si rende necessario che la formazione nella via pulchritudinis sia inserita nella trasmissione della fede» (n. 167). Per trasmettere la fede è necessario percorrere la via della bellezza.
    La via della bellezza coincide con la via dell’arte. Infatti papa Francesco di seguito afferma: «È auspicabile che ogni Chiesa particolare promuova l’uso delle arti nel­la sua opera evangelizzatrice, in continuità con la ricchezza del passato, ma anche nella vastità delle sue molteplici espressioni attuali, al fine di trasmettere la fede in un nuovo “linguaggio parabolico”. Bisogna avere il coraggio di trova­re i nuovi segni, i nuovi simboli, una nuova carne per la trasmissione della Parola, le diverse for­me di bellezza che si manifestano in vari ambiti culturali, e comprese quelle modalità non con­venzionali di bellezza, che possono essere poco significative per gli evangelizzatori, ma che sono diventate particolarmente attraenti per gli altri» (n. 167). Con evidente richiamo alla trasmissione nella continuità, cara all’amato predecessore Benedetto XVI, papa Francesco ricorda che è doverosa la ricerca di nuovi segni e simboli in continuità con la ricchezza del passato, con attenzione alla efficacia evangelizzatrice.

    NOTE

    [1] Francesco, Discorso. Udienza ai rappresentanti dei media, 16 marzo 2013.

    [2] Francesco, Discorso. Incontro con i rappresentanti delle Chiese e delle comunità ecclesiali e di altre religioni, 20 marzo 2013.


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