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    della tentazione

    Origene

    Hieronymus Bosch 007

    Finché sulla terra saremo circondati dalla carne che lotta contro lo spirito e la cui sapienza è nemica di Dio e non può in alcun modo sottostare alla legge di Dio (Rm 8,7), noi siamo nella tentazione. Giobbe, inoltre, con queste parole ci ha insegnato che tutta la vita dell`uomo su questa terra è tentazione: Forse che non è una tentazione la vita dell`uomo sopra la terra? (Gb 7,1). Ciò medesimo traspare dal salmo diciassettesimo: In te sarò liberato dalla tentazione (Sal 17,30). Paolo stesso, d`altronde, nello scrivere ai Corinti, dice: Non vi hanno assalito che tentazioni umane; ora Dio è fedele e non permetterà che siate tentati oltre la vostra capacità, ma con la tentazione vi procurerà anche la via di scampo, affinché possiate sostenerla (1Cor 10,13); e ciò affermò non perché noi non venissimo tentati, ma affinché Dio ci concedesse di non esser tentati al di sopra delle nostre forze...
    Chi ha mai potuto ritenere con conoscenza di causa che gli uomini non abbiano tentazioni? Quando mai un uomo sarà così al sicuro da non dover combattere per non peccare? Uno è povero? Ebbene, stia attento a non rubare e profanare il nome di Dio (Pr 30,9). E` ricco? Stia allora attento a non sentirsi troppo sicuro: egli, infatti, può «divenire un gran mentitore» e affermare, insuperbendosi: «Chi mi vede?». Neppure Paolo, ricco in ogni parola e in ogni scienza (1Cor 1,5), è immune dal pericolo di inorgoglirsene e di peccare; per questo ha bisogno dello stimolo di Satana, che lo schiaffeggia per non farlo inorgoglire (2Cor 1,5). Se qualcuno, avendo compreso il bene, ha evitato il male, legga ciò che è scritto nel secondo libro delle Cronache intorno ad Ezechia, del quale si narra come sia incorso nella tracotanza del cuore (cf. 2Cr 32,25). Se poi qualcuno, dal momento che non abbiamo molto parlato a proposito del povero, si preoccupa poco, come se la tentazione, quando si è poveri, non si avvertisse, sappia che l`insidiatore tende tranelli per sconfiggere il povero e il bisognoso (cf. Sal 36,14), segnatamente in conformità a quanto afferma Salomone, dicendo che il povero non sostiene la minaccia (Pr 13,8). C`è forse bisogno di ricordare quanti, avendo male amministrato le loro ricchezze materiali, si videro inflitta la medesima pena, e nel medesimo luogo, del ricco del Vangelo? E quanti furono, peraltro, coloro i quali, mal sopportando la povertà e vivendo in maniera servile e dimessa, sconveniente ai santi, decaddero dalla speranza delle cose celesti? Come neppure sono immuni dal peccato coloro i quali si trovano in una condizione intermedia fra la ricchezza e la povertà. Chi, poi, è sano e robusto fisicamente, ritiene per questo di essere sano e robusto di fronte ad ogni tentazione? E di chi altro, se non della persona sana e vigorosa, è proprio il peccato con il quale viene violato il tempio di Dio (1Cor 3,17)? Nessuno oserà soffermarsi esplicitamente su tale brano, trattandosi di cose evidenti per tutti. D`altra parte, però, qual è mai il malato che sia riuscito a sottrarsi alla tentazione di distruggere il luogo sacro di Dio, trovandosi nell`ozio in quel periodo di tempo, e non abbia assecondato almeno qualcuno dei pensieri impuri? C`è forse bisogno di dire quante cose lo turbino oltre a queste, se non procura di serbar puro il suo cuore, con ogni sollecitudine? Molti, infatti, vinti dalle sofferenze e non essendo in grado di sopportare virilmente le malattie, finirono quasi coll`ammalarsi più con l`anima che col corpo. Altresì molti, per scongiurare l`infamia, si vergognarono di sostenere generosamente il nome di Cristo e precipitarono nella condanna eterna. Qualcuno, poi, ritiene che per lui cesserà la tentazione, il giorno in cui egli avrà conseguito gloria presso gli uomini. Per coloro i quali si inorgogliscono, come se fosse un valore, della gloria ottenuta presso molti, valgono le dure parole della Scrittura: «Ricevettero la mercede dagli uomini», e le altre parole ancora più lampanti: Come potete voi credere, voi che ricevete gloria gli uni dagli altri e non cercate la gloria che viene dall`unico Dio? (Gv 5,44)...
    Non dobbiamo dunque pregare di non essere tentati (il che, infatti, è impossibile), ma di non venire sopraffatti dalla tentazione, ciò che capita, appunto, a coloro che ne sono posseduti e vinti. Se in un passo diverso dall`orazione (domenicale) sta scritto, con parole facilmente comprensibili: «Perché non entriate in tentazione», dobbiamo così rivolgerci nella stessa orazione a Dio Padre: «Non ci indurre in tentazione». Vale la pena vedere in che senso si debba intendere che Dio induca in tentazione chi non prega o chi non viene esaudito. Ripugnerebbe, infatti, ritenere che, se uno vinto, entra nella tentazione, Dio lo abbia indotto in tentazione, come se lo abbandonasse alla disfatta. Non è assurdo, infatti, convincersi che il buon Dio, il quale non può recare frutti cattivi, possa far cadere qualcuno nel peccato?...
    Io credo, invece, che Dio governi ogni anima razionale avendo di mira la loro vita eterna. Le anime, infatti, da parte loro, sono sempre dotate di libero arbitrio e perciò spontaneamente esse si trovano nelle migliori condizioni, fino a salire all`apice del bene, ovvero, a motivo della loro negligenza, esse discendono in vari modi verso un sempre maggior numero di mali. Ciò nondimeno, dal momento che una più breve guarigione suscita in talune persone la trascuratezza delle loro malattie al punto che, avendole essi curate così facilmente, in seguito, una volta risanati, cadono nuovamente nelle medesime infermità; allora, non senza motivo, Iddio abbandona queste anime alla loro malizia, lasciandovela crescere e diffondersi fino a diventare insanabile, affinché queste, rimaste così a lungo nel male e nel peccato sino alla nausea e alla sazietà, si rendano alla fine conto del loro danno e rimpiangano di aver intrapreso il male. In tal modo, queste anime, una volta guarite, potranno conservare con maggior sicurezza la riacquistata sanità...
    Le tentazioni sopravvengono affinché appaia chiaramente ciò che siamo o perché si conoscano le cose nascoste nel nostro cuore: lo dimostra quanto viene affermato dal Signore nel libro di Giobbe, scritto altresì nel Deuteronomio, e che in tal modo suona: Ritieni che io abbia risposto a te in maniera diversa da farti apparire giusto? (Gb 40,3). Nel Deuteronomio, poi: Ti ha umiliato, ti ha fatto provare la fame e ti ha fatto mangiare la manna (Dt 8,3), e ti ha condotto nel deserto tra serpenti che mordono e scorpioni (Dt 8,15), affinché diventassero note le cose che sono nel tuo cuore (Dt 8,2)...
    Dopo aver diligentemente esaminato queste cose per chiedere consapevolmente a Dio di non entrare in tentazione, ma di essere liberati dal male e dopo avere scrutato noi stessi, una volta divenuti degni, ascoltando Dio, di essere esauditi da lui, scongiuriamolo affinché, nella tentazione, non rimaniamo mortificati, colpiti e infuocati dai dardi incandescenti del maligno (Ef 6,16). Vengono accesi, infatti, tutti coloro che hanno i cuori divenuti come fornelli (Os 7,6) come dice uno dei dodici [profeti minori: n.d.t.]; diversamente accade, invece, per coloro i quali con lo scudo della fede estinguono i dardi infuocati scagliati dal maligno (Ef 6,16) contro di loro; coloro, cioè, che hanno in se stessi fiumi di acqua che zampilla per la vita eterna (Gv 4,14), che non permettono al maligno di appiccare il fuoco, ma facilmente lo estinguono con un diluvio di pensieri divini e salutari impressi dalla contemplazione della verità nell`anima di chi si sforza di diventare spirituale.

    (Origene, La preghiera, 29,1-30,3)


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