Una prospettiva
di morte violenta
Commento alle Letture della domenica XX C
Enzo Bianchi
Il brano evangelico di questa domenica ci riporta alcune parole di Gesù, che fanno luce sulla sua persona e pongono esigenze fondamentali a noi suoi discepoli.
Gesù afferma innanzitutto di essere venuto a portare il fuoco sulla terra, un fuoco che egli vorrebbe vedere divampare. Vi è un altro splendido detto di Gesù, tramandato dai padri della chiesa: «Chi è vicino a me è vicino al fuoco, chi è lontano da me è lontano dal Regno»? Lungo tutta la sua vita Gesù ha cercato di accendere sulla terra il fuoco del Regno di Dio, e lo ha fatto ardendo egli stesso della sua passione d’amore per Dio e per gli uomini suoi fratelli: egli avrebbe voluto immergere tutti nel fuoco dello Spirito santo, il fuoco del suo amore (cf. Lc 3,16)… Ed è questo stesso fuoco che ha finito per consumarlo, per condurlo cioè a una morte emblematica, frutto di una vita spesa e donata fino alla fine, fino al punto estremo.
È proprio la prospettiva della morte violenta quella che Gesù evoca mediante l’immagine del battesimo, dell’immersione: «C’è un battesimo che devo ricevere, e come sono angosciato finché non sia compiuto!». Gesù comprendeva che in un mondo ingiusto il suo vivere come giusto poteva solo condurlo a essere perseguitato (cf. Sap 2), a essere immerso nell’ingiusta sofferenza e nella morte violenta (cf. Sal 69,3.15; Is 43,2), come avverrà nell’ora della passione, un’ora da lui accolta nella libertà e per amore. Alla sua sequela anche i suoi discepoli nel corso della storia conosceranno quest’ora, come egli ha loro preannunciato (cf. Mc 10,38): essi non dovranno stupirsi dell’incendio di persecuzione che si accenderà contro di loro, ma anzi dovranno rallegrarsene, certi di partecipare in questo modo alla stessa sorte del loro Signore (cf. 1Pt 4,12-16).