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    Solennità

    di Cristo Re

    e Signore dell’Universo

    Carlo Caffarra


    1. “Tutte le cose sono state create per mezzo di Lui e in vista di Lui”. Siamo straordinariamente illuminati da questa parola circa il significato ultimo della nostra vita, anzi dell’intero universo dell’essere. Esse infatti costituiscono la risposta che il cristianesimo dà alle tre domande fondamentali che dimorano nel nostro cuore: da dove vengo? Dove vado? Chi sono?
    Vorrei aiutarvi con un esempio. Se io scrivo delle note su un rigo musicale, fino a quando non metto la «chiave musicale» quelle note possono essere lette in tutti i modi: anzi non possono essere lette, poiché possono essere interpretate in tutti i modi e al contrario di tutti modi. Ogni uomo vive le stesse esperienze fondamentali: un desiderio illimitato di felicità, la possibilità permanente della morte, un inestinguibile sete di verità e di giustizia. Ebbene, queste esperienze possono essere interpretate, capite in modi completamente diversi. Desiderio illimitato di felicità: un’illusione e pertanto “spem longam reseces” oppure segno ed invocazione di una pienezza che l’uomo non può trovare in se stesso. Possibilità permanente di morire: la morte è la caduta nel nulla e quindi tutto il nostro faticoso vivere è destinato al niente totale oppure passaggio alla vera vita. Come i segni sul rigo musicale sono possibili di qualsiasi lettura prima che si metta la chiave, così tutte le nostre esperienze umane chiedono, esigono una chiave interpretativa unitaria, per essere comprese nella loro verità e vissute nella loro consistenza, senza evasioni.
    “Tutte le cose sono state create per mezzo di Lui e in vista di Lui”: ecco la chiave interpretativa unitaria che oggi ci viene svelata dalla Parola di Dio. Che cosa significano?
    Ogni uomo è stato pensato e voluto, cioè creato, dal Padre in Cristo, esemplato fin dall’inizio su di Lui e finalizzato a Lui. Pertanto, nel Cristo tu conosci interamente la verità di te stesso, delle esperienze fondamentali della tua vita: Egli è la «chiave interpretativa» di tutto l’uomo e di ogni uomo, e dell’universo intero. “Ogni uomo nasce già con questo marchio indelebile del suo Signore impresso nelle profondità del suo essere” (G. Biffi). Sugli oggetti spesso si trova scritto il luogo di produzione: made in… Su ogni uomo è scritto «il luogo» in cui è stato fatto: «made in Jesus Christ». Veramente l’uomo dice nel fondo del suo essere a Cristo: “Ecco noi ci consideriamo come tue ossa e tua carne”.
    Certamente, quest’orignaria appartenenza dell’uomo a Cristo deve divenire consapevole e coscientemente realizzata. Anzi, essa è stata deturpata dal peccato in questo mondo decaduto: essa pertanto dovrà essere restaurata dall’atto redentivo di Cristo.
    Noi oggi celebrando la regalità di Cristo, celebriamo la gloria dell’universo Cristo centrico: l’appartenenza di ogni realtà, e dell’uomo in primo luogo, a Cristo. Celebriamo la stupenda decisione di Dio “che ci ha messi in grado di partecipare alla sorte dei santi nella luce”: la decisione di “far abitare” in Cristo “ogni pienezza…”.

    2. Il Santo Vangelo ci descrive il cammino che l’uomo deve percorrere per entrare nel «regno di Cristo»: per entrare consapevolmente e liberamente nella pienezza dell’appartenenza a Cristo, della sua originaria verità. E la descrizione avviene in modo drammatico: il dialogo con Cristo di uno dei due delinquenti crocifissi con Lui.
    Il primo passo che introduce l’uomo in Cristo è il riconoscimento della propria condizione di peccato (“noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni”) ed il riconoscimento della giustizia di Cristo (“Egli invece non ha fatto nulla di male”). L’uomo si confronta con Cristo, e lo fa nella condivisione della stessa condizione umana: anzi della stessa condanna a morte. Ma ha la percezione della verità che lo salva. Il Cristo condivide la nostra stessa condizione umana, anche in ciò che questa ha di più pesante ed assurdo, ma la sua condivisione nasce non da una necessità, ma dalla scelta di amore per l’uomo. Lo Spirito Santo ha illuminato la coscienza di questo ladro e gli ha donato la certezza che poteva essere salvato.
    Il secondo passo è pertanto l’invocazione della salvezza: “Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno”. L’uomo ritrova pienamente se stesso in questa invocazione. L’uomo scopre la sua miseria, ma gridando la sua invocazione di salvezza al Cristo “per opera del quale abbiamo la redenzione, la remissione dei peccati”.
    Carissimi giovani: vivete in questa certezza che Cristo è Colui che vi rivela a voi stessi, che vi dona il significato intero della vostra vita. Anziché separarvi, questa certezza vi porterà ad accogliere ogni benché minimo frammento di umanità, poiché esso è già stato pensato e voluto in Cristo.


    T e r z a
    p a g i n A


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