Attesi dal suo amore
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    Il Signore

    interrogando Pietro,

    interroga noi…

    miami

     

    Quando sentì le parole del Signore: «Pietro, mi ami tu?» (Gv 21,16), considerale come uno specchio in cui vedi te stesso. Poiché, che altro rappresentava Pietro se non l'immagine della Chiesa? Il Signore dunque, interrogando Pietro interrogava noi, interrogava la Chiesa. Per convincerci che davvero Pietro era figura della Chiesa consideriamo quel passo dell’evangelo: «Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli» (Mt 16,18-19).

    Le riceve un solo uomo. Quali siano queste chiavi del regno dei cieli, lo ha spiegato Cristo stesso: «Tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli,e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli» (Mt 16,19).

    Se questo fu detto solo a Pietro, fu soltanto Pietro a farlo. Morì, se n'è andato. Chi legherà adesso,chi scioglierà? Oso dire che queste chiavi le abbiamo noi. Che dico? Noi leghiamo e sciogliamo? Anzi, anche voi legate e sciogliete: è legato chi si separa dal vostro consorzio; e chi è separato dal vostro consorzio è da voi legato; riconciliandosi, viene da voi sciolto perché pregate Dio per lui. Tutti infatti amiamo Cristo e siamo sue membra. Quando egli affida il gregge ai pastori, tutto il numero dei pastori rientra nel corpo dell'unico pastore. Per comprenderlo, ecco: pastore certamente è Pietro, pastore è Paolo, pastore è Giovanni, Giacomo, Andrea e tutti gli altri apostoli, non v'è dubbio. Allora, in che modo è vero che ci sarà «un solo gregge e un solo pastore?» (Gv 10,16). Perché tutto l'immenso numero dei pastori sarà ricondotto al corpo di un unico pastore. Lì siete anche voi, essendo sue membra. Queste membra opprimeva, egli che fu dapprima persecutore e poi predicatore, bramando di ucciderle per distogliere dalla fede in Cristo. Ma da una voce fu prostrato; tutto il suo furore. Quale voce? «Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?» (At 9,4). Che cosa poteva fare a colui che siede in cielo?

    Come poteva nuocere al Verbo? Come nuocere alla Parola? Nulla ormai poteva più fare a lui; eppure gridava: «Mi perseguiti». In tal modo dichiarava che noi siamo le sue membra. Dunque è l'amore di Cristo che noi amiamo in voi; è l'amore di Cristo che voi amate in noi; esso ci condurrà, tra tentazioni, fatiche, sudori, miserie e gemiti, là, dove non c'è fatica, né miseria, né pianto, né sospiro, né molestia; dove nessuno nasce e nessuno muore, dove nessuno teme l'ira del potente, perché aderisce al volto dell'Onnipotente.

    Dai «Discorsi» di sant'Agostino, vescovo. 


    T e r z a
    p a g i n A


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