Seguire Gesù
Commento alle Letture della domenica XXIII C
Enzo Bianchi
«Siccome molte folle andavano con lui, Gesù si voltò e disse…»: Gesù non esita a mettere in guardia i tanti che lo seguono, attratti dalla sua autorevolezza, e pone tutti di fronte alle esigenze radicali della sequela, anche a costo di scoraggiare chi si candida con troppa facilità a seguirlo (cf. Lc 9,57-62). Colpisce il fatto che questa preoccupazione di Gesù non sia la nostra: anzi, siamo così spesso in ansia per il numero basso, per la scarsità dei cristiani «praticanti»… Ebbene, per ben tre volte nel brano evangelico odierno Gesù parla di un’impossibilità («non può essere mio discepolo») e annuncia che vi sono alcune rinunce da compiere per vivere alla sua sequela, pena il fallimento della sequela stessa: rinunce però – diciamolo subito – che hanno senso solo se vissute liberamente e per amore di Gesù Cristo, non per costrizione o spirito di schiavitù, magari mascherato da virtù!
Gesù dice innanzitutto: «Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle, non può essere mio discepolo». Questa parola è illuminata da un’altra pronunciata da Gesù quando vennero a riferirgli che i suoi famigliari, da cui egli si era allontanato per condurre una vita itinerante, tutta tesa ad annunciare e testimoniare il Regno di Dio, lo cercavano con insistenza: «Mia madre e miei fratelli sono coloro che ascoltano la Parola di Dio e la mettono in pratica». Sì, per il cristiano il legame d’amore con Gesù, Parola di Dio fatta carne (cf. Gv 1,14), deve avere l’assoluta precedenza su ogni altro vincolo, anche di sangue: è Cristo che egli deve amare con tutto il cuore, la mente e le forze (cf. Dt 6,5). Attenzione, non si tratta di una richiesta totalitaria: non bisogna amarelui soltanto, ma lui più degli altri nostri amori; bisogna amare, come lui ha amato (cf. Gv 13,34), tutte le altre persone, senza alcuna distinzione…