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    Sacrosanctum concilium

    Le linee strutturali

    Rinaldo Falsini


    La costituzione Sacrosanctum concilium è il primo frutto del concilio Vaticano II, l’unico documento nella storia dei concili che tratta della liturgia nella sua globalità in prospettiva teologica e pastorale, la magna charta del rinnovamento liturgico della chiesa cattolica.

    1. L’approvazione e l’accoglienza

    La sua approvazione definitiva avvenne nell’aula conciliare della Basilica Vaticana il 4 dicembre 1963 alle ore 11 con una votazione plebiscitaria: 2147 padri risposero placet e soltanto 4 risposero non placet. La discussione in concilio si era protratta dal 22 ottobre al 13 novembre 1962 con 662 interventi (di cui 328 letti in aula), mentre la Commissione conciliare di liturgia presieduta dal card. Larraona e composta di 25 padri e 26 periti vi aveva dedicato 56 riunioni generali, chiedendo al concilio 100 votazioni e ottenendo 85 modifiche allo schema.
    Può sorprendere la benevola accoglienza dei padri conciliari solo chi non tiene conto che lo schema di costituzione giungeva in concilio a 66 anni dal Motu proprio di Pio X Tra le sollecitudini del 1903. Da esso traeva origine il Movimento liturgico, che ora riconosceva nella costituzione il suo coronamento e che in pari tempo si proponeva la ripresa della riforma liturgica promossa da Pio XII nel 1948 con l'Ordo rinnovato della Settimana santa nel 1955. La stessa data ricorreva a distanza di quattro secoli dalla chiusura del concilio di Trento (4 dicembre 1563) che, con l'intento dell'unità disciplinare, aveva prodotto l'uniformità e il fissismo dei riti liturgici: una situazione diventata particolarmente insostenibile che reclamava un'adeguata riforma.
    Questa serie di circostanze spostò l'interesse dei padri conciliari sul problema strettamente pastorale, in particolare l'estensione della lingua parlata e il decentramento legislativo. A riforma conclusa sul piano strettamente rituale si impone una valutazione più completa e più rispettosa del documento. Esso ebbe l'onore di inaugurare non solo un concilio, ma anche un metodo di lavoro, un nuovo linguaggio meno tecnico e più biblico. Ne tracciò perfino il programma nello stesso prologo. Infatti, nel cap. I della nostra costituzione sono già presenti una serie di temi che emergeranno nei successivi documenti: dalla natura e missione della chiesa all'incontro con le altre chiese, dalla parola di Dio al nuovo rapporto con il mondo, dall'annuncio dei vangelo alla celebrazione eucaristica, culmine e fonte della vita ecclesiale.
    Questa prospettiva non sfuggì ai padri conciliari e un acuto osservatore come G. Dossetti ne fece oggetto nel 1965 di lezioni magistrali alla sua comunità, trascritte da registrazioni su nastro magnetico e pubblicate in un volume dal titolo significativo: Per una chiesa eucaristica (Bologna 2002). Egli definisce la nostra costituzione «cuore del concilio», e la rilegge in collegamento con Lumen gentium e Dei Verbum, indicando la chiesa nell'assemblea che si riunisce per narrare e attuare sia l'evento pasquale della morte e risurrezione di Cristo sia la sua natura e missione (1).

    2. Le linee strutturali: dottrina e pastorale

    Una rilettura globale con l'indicazione delle principali acquisizioni ci sembra necessaria anzitutto per non dimenticare, in particolare per rispondere a chi vede nel termine 'pastorale' una nota di debolezza o a chi accusa che talune scelte o applicazioni della riforma sarebbero prive di serio fondamento teologico, mentre i singoli capitoli dedicati alla riforma rituale sono tutti preceduti da richiami dottrinali. Inoltre il I capitolo contiene una sintesi di indiscusso valore dottrinale. Non si può giustamente ammettere nè sostenere una scelta o un orientamento pastorale se non è fortemente ancorato alla base teologica.
    Perciò il presente fascicolo ha raccolto le principali acquisizioni dottrinali e pastorali, affidandone una concisa analisi a esperti noti o meno noti. Dal canto nostro, in questo editoriale desideriamo richiamare le due linee strutturali della costituzione: il fondamento dottrinale e l'orientamento pastorale. La liturgia non prescinde dai «segni sensibili» ovvero dalle forme rituali significative - sulle quali nel passato si concentrava tutto l'interesse -, ma queste tendono a svelare e a comunicare la realtà misterica perché possa nutrire e costruire l'assemblea cristiana. L'aspetto rituale - o meglio l'azione rituale - nelle sue componenti essenziali di parola e gesto, di cui è stata disposta la riforma, è finalizzato a far emergere il mistero di fede e ad inserirvi il popolo celebrante.
    Del fondamento dottrinale o delle scelte di fede della liturgia devono essere segnalati questi punti: la storia della salvezza, il mistero pasquale, la chiesa come assemblea con il suo presidente e i vari ministeri. Dell'orientamento pastorale sottolineiamo i propositi espliciti di condurre il popolo a comprendere e a partecipare pienamente alla liturgia, oltre al richiamo costante alla sua riconosciuta capacità formatrice ed educativa.

    3. Due annotazioni conclusive

    La prima annotazione concerne l'influsso di Sacrosanctum concilium nei documenti successivi. Prescindendo dal legame e dalla ripresa con Lumen gentium, Dei Verbum e Unitatis redintegratio, citiamo il caso emblematico di SC 10. In esso la liturgia, in specie l'eucaristia, è definita «culmen et fons della vita della chiesa». L'affermazione ritorna con riferimento esplicito all'eucaristia in ben cinque documenti conciliari.
    L'altra annotazione, legata al dialogo ecumenico (comunione al calice, concelebrazione, oltre la presenza della parola di Dio), concerne la ritrovata dimensione pneumatologica, che ha portato all'inserzione dell'invocazione dello Spirito Santo (epiclesi) nella eucaristia e poi in altri sacramenti. Rimediando al silenzio del primo schema conciliare, la dimensione pneumatologica ricorre due volte in Sacrosanctum concilium, una prima volta in riferimento a Cristo (n. 7: unto di Spirito Santo) e una seconda in riferimento al rito (n. 8: per la virtù dello Spirito Santo).


    NOTE

    1. Cfr. Rinaldo Falsini, Chiesa eucaristica e costituzione liturgica conciliare, in Rivista di Pastorale Liturgica, n. 233 (2002) 59-65.
    «La liturgia è il culmine verso cui tende l'azione della chiesa e, al tempo stesso, la fonte da cui promana tutta la sua energia. Il lavoro apostolico, infatti, è ordinato a che tutti, diventati figli di Dio mediante la fede e il battesimo, si riuniscano in assemblea, lodino Dio nella chiesa, prendano parte al sacrificio e alla mensa del Signore». (Sacrosanctum concilium 10)


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