Origine e grandezza
della pazienza
Questa virtù, in effetti, l`abbiamo in comune con Dio. Ivi ha origine la pazienza, ivi ha scaturigine la sua dignità e chiarezza. L`origine e la grandezza della pazienza derivano da Dio che ne è l`autore. L`uomo deve amare quel che è caro a Dio: è buono ciò che la divina maestà raccomanda. Se Dio è per noi Signore e Padre, dobbiamo condividere la pazienza del Signore e del Padre: in effetti, si deve essere servi devoti, e non è lecito dimostrarsi figli degeneri.
Invero, quale e quanta pazienza di Dio, allorché, tollerando con somma pazienza templi profani, terreni simulacri e sacrilegi sacri istituiti dagli uomini in oltraggio alla sua maestà e onore, fa sorgere il giorno sui buoni e sui cattivi e senza distinzione fa splendere la luce del sole, e mentre irriga la terra con le piogge nessuno viene escluso dai suoi benefici, visto che similmente ai giusti e agli ingiusti vengono distribuite imparziali piogge. Vediamo con inseparabile equanimità di pazienza per i malfattori e gli innocenti, per i religiosi e gli empi, per i grati e gli ingrati, ai cenni di Dio servire gli elementi, spirare i venti, fluire le sorgenti, crescere le messi, maturare i frutti delle vigne, lussureggiare i frutteti, metter fronde i boschi, fiorire i prati. E mentre con offese pressoché continue viene esasperato Dio, egli tempera la sua indignazione e attende pazientemente il giorno prefissato della retribuzione. Pur avendo in suo potere la vendetta, preferisce aver pazienza, sopportando anzi con clemenza e procrastinando, affinché, supposto che possa avvenire, un bel giorno molto si muti nella prolungata malizia, e l`uomo, sia pur tardi, si volga a Dio dal contagio degli errori e delle scelleratezze, secondo quanto egli stesso ammonisce, dicendo: "Non voglio la morte di chi muore, quanto piuttosto che si converta e viva" (Ez 33,11). E ancora: "Convertitevi a me, dice il Signore" (Ml 3,7). E infine: "Convertitevi al Signore vostro Dio, poiché egli è buono e misericordioso, paziente e ricco di benevolenza e si impietosisce riguardo alla sventura e cambia la sentenza già irrogata" (Gl 2,13). Il che propone e dice anche il beato apostolo Paolo ricordando e richiamando il peccatore alla penitenza: "O ti prendi gioco della riccbezza della sua bontà, della sua tolleranza e della sua pazienza, senza riconoscere che la bontà di Dio ti spinge alla conversione? Tu, però, con la tua durezza e il tuo cuore impenitente accumuli collera su di te per il giorno dell`ira e della rivelazione del giusto giudizio di Dio, il quale renderà a ciascuno secondo le sue opere" (Rm 2,4-6).
Disse esser giusto il giudizio di Dio, poiché arriva tardi, è procrastinato al massimo, affinché la lunga attesa di Dio si tramuti in vita per l`uomo. All`empio e al peccatore si presenterà la pena solo allorché la penitenza non può piú giovare a chi ha peccato.
(Cipriano di Cartagine, De bono patientiae, 3-4)