La vera ricchezza
Clemente Alessandrino
La ricchezza si deve usare in modo degno e distribuire agli altri con generosità, non con sordidezza o arroganza. E non si deve torcere l`amore al bello in egoismo, in insolenza e volgarità, perché anche di noi non si dica: «Il suo cavallo vale quindici talenti, il suo fondo, il suo schiavo, il suo oro valgono altrettanto; lui invece non vale più di tre soldi di bronzo». Togli all`improvviso alle donne i loro ornamenti e ai padroni i loro servi: troverai che non differiscono in nulla da schiavi comperati: sia nell`incedere, sia nell`aspetto, sia nel parlare sono in tutto simili agli schiavi. Anzi, da essi si distinguono soprattutto per il fatto che sono più deboli degli schiavi, perché sono cresciuti molto più vulnerabili dalle malattie. Si deve dunque continuamente ripetere questa magnifica dottrina: l`uomo buono, giusto e moderato, accumula in cielo i suoi tesori; egli, che ha venduto i beni terreni e li ha dati ai poveri ha trovato un tesoro indistruttibile, ove non c`è né tignola né ladro.
E` veramente beato, per quanto sia piccolo, debole e sconosciuto: la sua ricchezza è in effetti la più grande. Se egli fosse più ricco di Cinira [mitico primo re di Cipro, padre di Adone] o di Mida [nome di alcuni re di Frigia dell`epoca pre-greca (VIII secolo a.C.) e dell`ultimo della dinastia, caduta intorno al 680 a.C. per l`invasione dei cimmeri; con questo Mida stoico si connettono varie leggende: la più nota è quella che Mida avesse avuto da Dioniso, a cui aveva ricondotto Sileno smarritosi, la facoltà di mutare in oro tutto ciò che toccava, sicché stava per morire di fame e di sete, finché un bagno nel Pattolo, che porterebbe da allora pagliuzze d`oro, lo liberò dal pericolo], ma fosse ingiusto e altezzoso, come colui che si avvolgeva nella porpora e nel bisso e disprezzava Lazzaro, sarebbe misero, vivrebbe nelle pene, e non avrebbe poi la vita.
La ricchezza mi sembra simile a un serpente; quando non si sa come afferrarlo senza averne danno, lo si prende, per evitare il pericolo, in fondo alla coda: ma esso si avvinghia intorno alla mano e morde. Anche per le ricchezze vi è il pericolo che esse, a seconda che si trattino con perizia o senza perizia, si attorciglino, si aggrappino e mordano. Ma se qualcuno ne sa usare con saggezza e magnanimità, cantando l`inno incantatore del Verbo, dominerà la bestia e resterà illeso.
Del resto, a quanto pare, non consideriamo abbastanza che è ricco solo chi possiede veri valori. Ma un vero valore non sono le gemme, non l`argento, non le vesti o la bellezza del corpo, ma la virtù...
Una ricchezza più grande non si dà. Vere ricchezze sono dunque la giustizia e la sapienza, più preziose di ogni tesoro; una ricchezza che non aumenta col possesso di animali e di terreni, ma viene donata da Dio; una ricchezza che non viene derubata - l`anima sola è il forziere in cui viene custodita -, un possesso che è il migliore per il suo possessore e che rende realmente felici gli uomini.
Chi giunge al punto di non desiderare ciò che non è in nostro potere e di ottenere tutto ciò che desidera - perché con le sue preghiere ottiene da Dio ciò cui egli tende con animo santo - come non possiederà costui tutto, dato che possiede un tesoro che mai viene meno, cioè possiede Dio?
Clemente Alessandrino, Il pedagogo, 3, 34,1-36,3