La gratitudine promuove
sempre più grazie
"Non furono dieci a essere guariti; e gli altri nove dove sono?" (Lc 17,17). Penso che ricordiate che son queste le parole del Salvatore, che rimproverava l`ingratitudine di quei nove. Si vede dal testo quanto abbiano saputo ben pregare coloro che dicevano: "Gesú, figlio di David, abbi pietà di noi" (Lc 18,17); mancò però l`altra cosa di cui parla l`Apostolo (cf. 1Tm 2,1), il ringraziamento, perché non tornarono a render grazie a Dio.
Anche oggi vediamo molti impegnati a chiedere ciò di cui sanno d`aver bisogno, ma vediamo ben pochi che si preoccupano di ringraziare per ciò che hanno ricevuto. E non è che è male chiedere con insistenza; ma l`essere ingrati toglie forza alla domanda. E forse è un tratto di clemenza il negare agli ingrati il favore che chiedono. Che non capiti a noi di essere tanto piú accusati d`ingratitudine, quanto maggiori sono i benefici che abbiamo ricevuto. E` dunque un tratto di misericordia, in questo caso, negare misericordia, com`è un tratto d`ira mostrare misericordia, certo quella misericordia di cui parla il Padre della misericordia attraverso il Profeta, quando dice: "Facciamo misericordia al malvagio, ed egli non imparerà a far giustizia" (Is 26,10)...
Vedi, dunque, che non giova a tutti essere guariti dalla lebbra della conversione mondana, i cui peccati son noti a tutti; ma alcuni contraggono un male peggiore, quello dell`ingratitudine; male che è tanto peggiore, quanto è piú interno...
Fortunato quel Samaritano, il quale riconobbe di non aver niente, che non avesse ricevuto e perciò tornò a ringraziare il Signore.
Fortunato colui che a ogni dono, torna a colui nel quale c`è la pienezza di tutte le grazie; poiché quando ci mostriamo grati di quanto abbiamo ricevuto, facciamo spazio in noi stessi a un dono anche maggiore. La sola ingratitudine impedisce la crescita del nostro rapporto di grazia, poiché il datore, stimando perduto ciò che ha ricevuto un ingrato, si guarda poi bene di perdere tanto piú, quanto piú dà a un ingrato. Fortunato perciò colui che, ritenendosi forestiero, si prodiga in ringraziamenti per il piú piccolo favore, e ha coscienza e dichiara che è un gran dono ciò che si dà a un forestiero sconosciuto. Noi però, miserabili, sebbene a principio, quando ancora ci sentiamo forestieri, siamo abbastanza timorati, umili e devoti, poi tanto facilmente ci dimentichiamo quanto sia gratuito tutto ciò che abbiamo ricevuto e, come presuntuosi della nostra familiarità con Dio, non badiamo che meriteremmo di sentirci dire che i nemici del Signore sono proprio i suoi familiari (cf. Mt 10,36). Lo offendiamo piú facilmente, come se non sapessimo che dovranno essere giudicati piú severamente i nostri peccati, dal momento che leggiamo nel salmo: "Se un mio nemico mi avesse maledetto, l`avrei pure sopportato" (Sal 54,13).
Perciò vi scongiuro, fratelli; umiliamoci sempre piú sotto la potente mano di Dio e facciamo di tutto per tenerci lontani da questo orribile vizio dell`ingratitudine, sicché, impegnati con tutto l`animo nel ringraziamento, ci accaparriamo la grazia del nostro Dio, che sola può salvare le nostre anime. E mostriamo la nostra gratitudine non solo a parole, ma anche con le opere e nellla verità; perché il Signore nostro, che è benedetto nei secoli, non vuole tanto parole, quanto azioni di grazie. Amen.
(Bernardo di Chiarav., De diversis, 23, 5-8)