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    Il segno

    del figlio dell'uomo  

     fascioluce

    E allora apparirà nel cielo il segno del Figlio dell`uomo (Mt 24,30), ossia la croce, che risplenderà più del sole: l`astro celeste si oscurerà e si nasconderà; la croce invece, apparirà. E non potrebbe apparire se non fosse più luminosa dei raggi del sole. Per quale motivo, dunque, apparirà il segno della croce? Per reprimere completamente l`impudenza dei giudei. Avendo Cristo nella croce il sommo diritto di giudicare, si presenterà a quel tribunale mostrando non solo le sue piaghe, ma facendo altresì vedere il segno della sua ignominiosissima morte.  

    Allora si batteranno il petto le tribù (Mt 24,30): quando vedranno la croce non avranno più bisogno di accusa, ma si batteranno il petto, perché non hanno tratto vantaggio dalla morte di Cristo, avendo crocifisso colui che avrebbero dovuto adorare. Avete notato come Gesù dipinga a foschi e spaventosi colori il suo avvento? E come, d`altra parte, incoraggi l`animo dei suoi discepoli? Allo scopo di confortarli, manifesta dapprima ciò che di più terribile si compirà, per sottolineare in seguito quanto accadrà di lieto e vantaggioso. Ricorda nuovamente la sua passione e risurrezione e rievoca la croce, presentandola sotto l`aspetto più luminoso, affinché la vergogna e il dolore non invadano le loro anime quando egli ritornerà, mandando innanzi, come suo segno, la croce. Un altro evangelista scrive che allora gli uomini guarderanno colui che hanno trafitto (Gv 19,37). Per questo le tribù si batteranno il petto, vedendo che Cristo giudice è colui che hanno ucciso.  

     

    E dopo aver ricordato la croce, Gesù prosegue dicendo: E vedranno il Figlio dell`uomo venire, non sulla croce, ma sopra le nubi del cielo con gran potenza e gloria (Mt 24,30). Non pensate che vi sia ancora qualcosa di triste e di doloroso, avendo sentito parlare nuovamente della croce. Affatto; egli verrà, allora, con grande potenza e gloria. Cristo presenta la sua croce, perché vuole che il peccato sia per ciò stesso immediatamente condannato. Farà, insomma, come un uomo che, colpito con una pietra, mostra il sasso, o i suoi abiti insanguinati. Verrà sulle nubi, così come quando è asceso al cielo; e, vedendo questo, le tribù piangeranno. Tuttavia la loro tragedia non consisterà solo nel pianto, ma il loro lamento sarà un condannarsi e punirsi da sé medesimi.  

    E manderà i suoi angeli, che con potenti squilli di tromba chiameranno a raccolta i suoi eletti dai quattro venti, dall`una all`altra estremità dei cieli (Mt 24,31). Cercate, vi prego, ascoltando queste parole, di immaginare il dolore di quanti non saranno chiamati insieme agli eletti. Essi infatti non subiranno soltanto i supplizi di cui Cristo ha parlato precedentemente, ma a quelli si aggiungerà anche questo. E come prima Cristo ha detto che si sarebbe esclamato: «Benedetto colui che viene nel nome del Signore», così ora dichiara: «Si batteranno il petto». Dopo aver preannunziato guerre senza eguali perché si rendessero conto che, dopo i mali della vita terrena, li aspetteranno i supplizi dell`aldilà, ora presenta i malvagi mentre si battono il petto, separati dagli eletti e condannati alla geenna, confortando di nuovo i suoi discepoli e mostrando loro di quanti mali verranno liberati e di quanti beni godranno in cielo.  

    Ma perché il Signore chiamerà i suoi eletti per mezzo degli angeli se egli verrà in modo così manifesto? Lo farà per render loro anche questo onore. Secondo Paolo, invece, gli eletti saranno rapiti sulle nubi (cf. 1Ts 4,17). D`altra parte l`Apostolo, parlando della risurrezione, dice anche che il Signore stesso discenderà dal cielo a un segnale, alla voce dell`arcangelo (1Ts 4,16). Il fatto è che, quando gli eletti risorgeranno, gli angeli li raduneranno e, così riuniti, verranno trasportati sulle nubi: tutto questo accadrà in un istante. Il Signore non chiamerà gli eletti, restando in cielo, ma egli stesso scenderà al segnale della tromba. Mi chiederete forse a che cosa servono le trombe e gli squilli? Serviranno a risvegliare, a rallegrare, a sollevare profondo stupore per quello che accadrà, a gettare nel dolore i reprobi che, allora, verranno lasciati da una parte.  

    Quale pena e paura al pensiero di quel terribile giorno! Dovremmo rallegrarci sentendone parlare, invece siamo colti da tristezza, veniamo presi dall`angoscia e dal dolore. Ma sono forse io solo a soffrire così, mentre voi godete nell`ascoltare ciò? Quanto a me, a tali parole, m`invade una paura terrificante e verso amare lacrime e gemo dal più profondo del cuore. Nessuna di queste parole, infatti, è per me; ma mi riguardano piuttosto quelle che verranno pronunciate in seguito, le parole cioè rivolte alle vergini stolte, a colui che seppellì il talento ricevuto, al servo malvagio...  

    (Giovanni Crisostomo, Commento al Vangelo di san Matteo, 73,3-4)


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