Giusto uso delle ricchezze
"Guai a voi ricchi, che avete già la vostra consolazione!" (Lc 6,24). Sebbene l`abbondanza delle ricchezze rechi con sé molté sollecitazioni al male, si trovano tuttavia in esse anche inviti alla virtù. Ma senza dubbio la virtù non ha bisogno di sussidi e l`offerta del povero è certamente piú degna di lode che la generosità del ricco. Comunque, coloro che vengono condannati dall`autorità della sentenza di Cristo non sono coloro che possiedono le ricchezze, ma coloro che non sanno usarle bene. Infatti, come il povero è piú degno di lode quando dona di buon animo e non si lascia fermare dalla minaccia della miseria, poiché non si ritiene povero se ha quello che basta alla sua condizione, cosí tanto piú degno di rimprovero è il ricco che dovrebbe, almeno, rendere grazie a Dio di tutto quello che ha ricevuto, non tener nascosto e inutilizzato quanto ha avuto per l`utilità di tutti, e non covare i suoi tesori seppellendoli sotto terra. Non è dunque la ricchezza che è condannata, ma l`attaccamento ad essa. Ebbene, quantunque l`avaro per tutta la vita faccia la guardia inquieta, un gravoso servizio di sentinella - pensa questa che non trova l`eguale -, per conservare, in un continuo e angoscioso timore di perderlo, ciò che servirà ai piaceri degli eredi, tuttavia, dato che le preoccupazioni dell`avarizia e il desiderio di ammassare si nutrono di una sorta di vana felicità, chi ha avuto la sua consolazione in questa vita presente, ha perduto la ricompensa eterna.
(Ambrogio, In Luc., 5, 69)