Era necessario
che Lazzaro morisse...
Lazzaro tornato dall'oltretomba ci viene incontro, per insegnarci come vincere la morte con l'esempio della sua risurrezione. Prima di esaminare in profondità questo avvenimento, osserviamo il fatto esterno della sua risurrezione, riconoscendo che questo è il più straordinario dei miracoli, la massima manifestazione di potenza, la più grande delle meraviglie.
Il Signore aveva risuscitato la figlia di Giairo,capo della Sinagoga, semplicemente restituendo la vita alla fanciulla, ma senza varcare i confini dell'oltretomba. Risuscitò anche l'unico figlio della madre di Naim; ma fermò il feretro anticipando i tempi sul sepolcro sì da prevenire il corso della corruzione: rese la vita al morto prima che la morte avesse fatto in tempo a ghermirlo del tutto e a rivendicare in pieno tutti i suoi diritti.
Ciò che operò in Lazzaro, invece, è del tutto singolare, poiché la sua morte e la sua risurrezione non hanno nulla di comune con gli esempi già ricordati. In lui la morte ha operato con tutta la sua potenza. E il modo della sua risurrezione è quasi un'anticipazione di quella del Signore;se non che, Cristo è ritornato in vita dopo tre giorni, come Signore, Lazzaro invece è richiamato dopo quattro giorni,come servo. Per provare quanto abbiamo detto, esaminiamo altri punti del passo evangelico.
«Le sorelle mandarono dunque a dirgli: Signore, ecco, il tuo amico è malato» (Gv 11,3). Così dicendo eccitano l'affetto,sollecitano l'amore, si appellano alla carità, cercano di stimolare l'amicizia mostrando la necessità. Ma Cristo, a cui più importa vincere la morte che allontanare la malattia,e il cui amore si manifesta non risanando l'amico, ma richiamandolo dalla morte alla vita, non gli offre un rimedio per il male, ma gli prepara subito la gloria della risurrezione.
E per di più, «quand'ebbe sentito che Lazzaro era malato, si trattenne due giorni nel luogo dove si trovava» (Gv 11, 6). Vedete come concede alla morte il tempo di agire, al sepolcro la libertà di operare; lascia alla corruzione tutto il suo potere, senza impedire neanche la putrefazione e il fetore; concede che gli inferi conquistino, travolgano, posseggano; in una parola, egli fa in modo che svanisca completamente la speranza umana e abbia il sopravvento con tutta la sua forza la terrena disperazione, affinché ciò che sta per fare sia un segno divino e non umano. Resta nel luogo dove si trova nell'attesa della morte, fino a quando può annunziare egli stesso che Lazzaro è morto e insieme dichiarare che andrà da lui. «Lazzaro è morto egli dice - e io sono contento» (Gv 1 1, 14). E questo il modo di amare? Ma Cristo godeva « per voi »; e perché per voi? Perché la morte e risurrezione di Lazzaro raffigurava precisamente la morte e risurrezione del Signore; e ciò che stava per avvenire in lui era anticipato nel servo. Era dunque necessaria la morte di Lazzaro, perché assieme a Lazzaro sepolto risorgesse anche la fede dei discepoli.
(Dai «Discorsi» di san Pietro Crisologo, vescovo)