Ricordiamoci anche di quella vedova, che dimentica di sé per amore dei poveri versò tutto quanto aveva per vivere, pensando solo al futuro, come dichiarò lo stesso giudice. Gli altri infatti - disse il Signore - hanno dato del loro superfluo; ella invece, forse più bisognosa di molti poveri, tanto che due spiccioli erano tutta la sua sostanza, ma generosa d'animo più di tutti i ricchi perché aspirava unicamente alle ricchezze del premio eterno, e avida soltanto, per sé, dei tesori celesti, rinunciò a tutti i beni che vengono dalla terra e alla terra ritornano. Offrì tutto ciò che aveva per possedere i beni invisibili. Mise ciò che è corruttibile per acquistare ciò che è immortale. Non disprezzò, quella poveretta, le norme stabilite da Dio in ordine alla conquista del premio futuro; perciò lo stesso legislatore non si dimenticò di lei,anzi il giudice del mondo anticipò la sua sentenza e preannunciò nel vangelo che l'avrebbe incoronata nel giorno del giudizio.
Rendiamo dunque debitore Dio con gli stessi suoi doni. Nulla possediamo che egli non ci abbia donato; non esisteremmo neppure senza un cenno della sua volontà. E soprattutto, come possiamo pensare di avere qualcosa di nostro, noi che non apparteniamo a noi stessi avendo un obbligo particolare verso Dio, non solo perché siamo stati creati da lui, ma anche da lui redenti? Rallegriamoci tuttavia, perché siamo stati ricomprati a caro prezzo (cfr. 1Cor 6,20) col sangue dello stesso Signore, perciò abbiamo cessato di essere persone vili come schiavi; infatti voler essere indipendenti dalla legge divina è una libertà più spregevole della schiavitù. Uno che è libero in questa maniera è schiavo del peccato e prigioniero della morte. Restituiamo dunque al Signore i suoi denudiamo a lui, che riceve nella persona di ogni povero; diamo con gioia, lo ripeto, per ricevere da lui nell'esultanza, come egli stesso ha detto (cfr. Sal 125,5).
Dalle «Lettere» di san Paolino da Nola, vescovo.