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    Anno liturgico

    Rapporto che intercorre

    tra la celebrazione dell' anno liturgico

    e la propria scelta vocazionale

    Matias Augé

    Per comprendere e vivere in la sua profondità il rapporto che intercorre tra la celebrazione dell'anno liturgico e la propria scelta vocazionale, bisogna anzitutto riscoprire il "segno dell'anno liturgico" come itinerario di fede e di vita, nonché perno della catechesi permanente dell'intera Comunità cristiana. Da questa riscoperta, la pastorale della vocazioni non può che trarne utili indicazioni operative.

    1. Anno liturgico e presa di coscienza vocazionale

    L'anno liturgico potrebbe essere descritto come il complesso delle celebrazioni con cui la Chiesa fa memoria annualmente del mistero di Cristo. Questo mistero si manifesta nei "misteri", che sono le "azioni" attraverso le quali in Cristo si è rivelato il disegno salvifico di Dio. Non si tratta però di una semplice riproduzione drammatica della vita terrena di Cristo; l'anno liturgico è invece una struttura rituale in cui la totalità della storia della salvezza, e cioè l'evento Cristo, nelle sue diverse proiezioni temporali di passato-presente-futuro, si attualizza nel tempo determinato di una concreta assemblea ecclesiale e nello spazio di un anno. Infatti, come insegna il Concilio Vaticano II, la Chiesa nel corso dell'anno distribuisce tutto il mistero di Cristo e, «ricordando in tal modo i misteri della redenzione, essa apre ai fedeli i tesori di potenza e di meriti del suo Signore, in modo da renderli presenti a tutti i tempi, perché i fedeli possano venirne a contatto ed essere pieni della grazia della salvezza» (SC n.102). Il ripetersi delle celebrazioni, anno dopo anno, offre alla comunità ecclesiale l'opportunità di un continuo e ininterrotto contatto con i misteri del suo Signore.
    Tutto ciò è possibile perché l'evento Cristo, col suo culmine nella Pasqua, dà pienezza al tempo ma non lo chiude, per questo ogni persona che vive nella storia è chiamata ad essere coinvolta nell'evento salvifico. Possiamo quindi affermare che la liturgia fa realmente la storia della salvezza riempiendo tutto il tempo del mistero di Cristo. Come è detto nelle Premesse alle Messe della Beata Vergine Maria, «dopo la gloriosa ascensione di Cristo al cielo, l'opera della salvezza continua attraverso la celebrazione liturgica, la quale, non senza motivo, è ritenuta momento ultimo della storia delta salvezza» (n. 11).
    L'anno liturgico è un itinerario di fede e di vita proposto a tutta la comunità ecclesiale e ad ogni singolo componente di essa. Un itinerario quindi univo e diversificato in cui trovano posto tante situazioni personali diverse che sono presenti nel seno della comunità cristiana. L'anno liturgico ha una forte valenza pedagogico-pastorale. Esso infatti nel suo progressivo svolgimento esprime due caratteristiche fondamentali: la "continuità" e la "ciclicità". E questo è pedagogica- mente efficace, e risponde alle esigenze di crescita nella fede, nel rispetto della legge della ripresa progressiva degli stessi contenuti per età psicologicamente diverse. Pertanto la celebrazione dell'anno liturgico sollecita il credente partecipante ad entrare in un atteggiamento di formazione permanente. In questa cornice, il credente è stimolato a prendere coscienza delle proprie responsabilità, della particolare vocazione a cui è chiamato da Dio che lo sceglie e destina ad un'opera particolare nel suo disegno di salvezza. Di questo disegno salvifico, raccontato dai libri della Bibbia dalla Genesi all'Apocalisse, il credente ne prende coscienza progressiva nella partecipazione alla liturgia che nel corso dell'anno rinarra, interpreta e annuncia l'unico piano salvifico realizzato nel mistero di Cristo. La celebrazione dei misteri del Signore attraverso il suo svolgi- mento progressivo, diventa così visione globale dell'esperienza cristiana, che sola può generare la possibilità di scelte vocazionali all'insegna dell'impegno definitivo. Infatti, «l'unica vocazione cristiana si attua sempre nella varietà delle vocazioni particolari, fondate su diversi doni dello Spirito. Esse sono modi differenti, ma tuttavia complementari, di realizzare la chiamata alla santità, alla comunione e al servizio del Regno, rivelando ognuna un particolare aspetto della novità cristiana e manifestando nel loro insieme la pienezza del volto e dell'opera di Cristo» (CEI, La formazione dei Presbiteri nella Chiesa italiana, 1980, n.21).
    Il ciclo delle celebrazioni dell'anno liturgico è la cornice in cui si svolge la preghiera della Chiesa nonché il perno della catechesi permanente dell'intera comunità cristiana. L'anno liturgico è quindi anche l'ambiente ideale in cui può prendere corpo la vocazione del credente: «Momenti essenziali dell'animazione vocazionale sono specialmente la preghiera e la catechesi. La preghiera nasce dalla consapevolezza che ogni chiamata è dono dello Spirito e insieme rappresenta la fedele risposta al comando di Gesù di pregare il Padrone della messe (cf. Mt 9,38; Lc 10,2). La catechesi è orientata a formare una mentalità di fede, per la quale soltanto può nascere la decisione fondamentale di cercare la volontà del Padre e di farsi discepoli di Cristo» (CEI, ivi n. 25).
    Se prendiamo come prototipo di vocazione quella profetica, vediamo che essa è imperniata su tre costanti: Dio, che ha l'iniziativa, raggiunge il candidato con la sua Parola, il quale è tenuto a rispondere a Dio che lo chiama. La vocazione, quindi, nasce, si sviluppa e consolida nell'ascolto delta Parola che dischiude al credente il piano di Dio e le sue implicanze col proprio progetto esistenziale. Afferma il Card. Carlo M. Martini: «La familiarità con questa Parola, il suo ascolto attento, docile e perseverante, permettono all'uomo di chiarire e riconoscere i veri punti di riferimento delle proprie scelte, mettendo così la sua libertà in grado di rispondere all'appello divino» (Martini, 1982, 600). Se nell'ascolto della Parola nasce e matura il proprio progetto vocazionale, l'anno liturgico è il luogo più adatto a tale ascolto. Infatti, l'itinerario celebrativo dell'anno liturgico viene fatto sotto la guida della Parola di Dio, da cui i credenti attingono, soprattutto nella celebrazione eucaristica e in sintonia con l'interpretazione della Chiesa, il contenuto e il messaggio dei diversi misteri che nel corso dell'anno sono celebrati come espressioni dell'unico mistero che è Cristo, Parola di Dio nella sua espressione definitiva e completa.

    2. Avvento - Natale: tempo di annuncio e di ricerca

    L'Avvento si presenta come un tempo di attesa del compimento della salvezza: nell'attesa gioiosa della festa del Natale, siamo orientati verso il ritorno glorioso del Signore alla fine dei tempi. La seconda venuta di Cristo, tema ricorrente soprattutto nelle prime settimane di Avvento, è in stretto rapporto con la prima venuta: la certezza della venuta di Cristo nella carne ci rincuora nell'attesa dell'ultima venata gloriosa nella quale le promesse messianiche avranno totale e definitivo compimento. Nel Natale, poi, la nascita di Gesù è vista nel contesto del disegno salvifico di Dio, compiuto da Cristo nel mistero della Pasqua. La liturgia è consapevole che il Natale è ormai presente nella Chiesa, nella luce e nella realtà del mistero pasquale.
    L'atteggiamento interiore che ci viene richiesto dai testi liturgici lo si può riassumere nell'attesa vigilante ed operosa in vista della rinnovata comunione con Dio. Avvento-Natale è un tempo di attesa e di ricerca in ordine a stabilire un incontro, una comunione con Dio che viene a noi. Siamo quindi invitati a cercare, scrutare e leggere i "segni" del Signore che viene come Redentore di tutta l'umanità. L'evento del Natale interpella ogni persona che non può far a meno di prendere posizione dinanzi a questo mistero. La liturgia ci propone alcune grandi figure di uomini e donne che hanno atteso con fede vigilante la venuta del Salvatore: il profeta Isaia, Maria madre di Gesù, Giuseppe sposo di Maria, Giovanni il Battista, i suoi genitori Zaccaria ed Elisabetta, i Magi giunti dall'Oriente sotto la guida della stella, il giusto Simeone e la profetessa Anna. Sono personaggi per i quali l'incontro con Cristo è stato l'evento che ha dato senso alla loro vita. Dal "Fiat" della Madonna al "Nunc dimittis" del vecchio Simeone, emerge la centralità dell'incontro con Cristo nella vita di questi uomini e donne che hanno accettato una chiamata e hanno svolto una precisa missione nell'attuazione del disegno salvifico di Dio.
    Nel tempo di Avvento-Natale siamo invitati tutti ad avviare o ravvivare l'incontro con Cristo, il solo che può dar senso alla nostra vita. La vocazione nasce e si consolida nell'incontro con Cristo e con il suo progetto sulla persona. A cavallo tra il tempo di Avvento-Natale e la prima parte del Tempo Ordinario, le due prime domeniche di questo tempo si riferiscono ancora alla manifestazione del Signore, celebrata nella solennità dell'Epifania: la prima domenica celebra il Battesimo di Gesù e la seconda ci propone - con sfumature diverse negli anni A, B, e C - la manifestazione di Gesù ai primi discepoli e la loro vocazione. In questo modo siamo avviati, dopo l'incontro, alla sequela di Gesù, per conoscerlo, stare con lui, e maturare altre eventuali chiamate.

    3. Quaresima - Pasqua: tempo di conversione e di scelta

    In questo tempo dell'anno liturgico la Chiesa proclama gli eventi pasquali della passione-morte-risurrezione-ascensione di Cristo culminanti nel dono dello Spirito. Questi eventi vengono celebrati come momento centrale e compimento del disegno salvifico di Dio in favore degli uomini. Sono quindi eventi che hanno un senso "per noi", affinché siamo resi partecipi della vita nuova del Signore risorto. È questo che la Chiesa celebra in modo particolare e con dovizia di simboli nella grande Veglia pasquale, cuore delle celebrazioni pasquali. Ma la Quaresima, come preparazione, e la Cinquantina pasquale, come prolungamento, celebrano la stessa realtà.
    In particolare, la Quaresima è strutturata come un vero itinerario spirituale, articolato secondo tre modalità diverse tra loro ma insieme complementari (battesimale: anno A; penitenziale: anno B; e cristocentrica: anno C), che ci permette di ripercorrere, guidati dalle pagine dell'Antico e del Nuovo Testamento, le grandi tappe di quella storia di salvezza che ha il suo momento culminante nella Pasqua di Gesù. Ripercorriamo questa storia consapevoli che in essa anche noi siamo dei protagonisti. Infatti, la liturgia ci invita ad assumere atteggiamenti di autentica fede-conversione nell'accogliere il dono di Dio. Posti alla sequela di Gesù come i primi discepoli, abbiamo continua- mente bisogno di ascoltare la parola del Signore per purificare o conformare il nostro agire ai suoi insegnamenti.
    Nella misura in cui ogni vocazione è accoglienza di una chiamata che viene dal Signore e fedeltà alla sua sequela, la grazia della Quaresima con il suo cammino nel deserto apre il cuore di ogni chiamato a purificare nel deserto della tentazione e nell'itinerario verso la Pasqua del Signore, la scelta decisa e coraggiosa per Cristo e per il suo vangelo.
    Durante la Cinquantina pasquale il mistero della Pasqua è vissuto come evento ecclesiale-sacramentale, come esigenza di rinnovamento e di testimonianza, come punto di riferimento della crescita e della missione della Chiesa, come anticipazione della vita nuova e attesa del compimento definitivo in Cristo, come suggerisce la lettura del libro dell'Apocalisse durante il tempo pasquale. La Cinquantina pasquale rinnova nella Chiesa la certezza della risurrezione come mistero di "presenza" del Signore con i suoi discepoli e di definitiva rivelazione del Signore ai suoi con il dono della Parola e dello Spirito. La lettura semicontinua degli Atti degli Apostoli ci fa ripercorrere i primi passi della Chiesa con tutta la tua ricchezza di coraggiosa testimonianza, esperienza che resta sempre paradigmatica per qualsiasi comunità cristiana.
    Finalmente, la celebrazione della Pentecoste ricorda il sacramento della Confermazione, radice, assieme al Battesimo, di ogni vocazione nella Chiesa. Infatti, la vocazione non è solo una scelta, ma è anzitutto un dono, un dono dello Spirito della Pentecoste ricevuto nella Confermazione. La Confermazione è alla radice dei doni e dei carismi, dei diversi servizi ecclesiali, della responsabilità personale nella costruzione della Chiesa. Lo Spirito è dato fondamentalmente per la Chiesa, corpo di Cristo, che si avvia verso il Regno. Nel Battesimo, lo Spirito configura a Cristo nel suo mistero pasquale; nella Confermazione, il dono del suo Spirito è effuso per l'edificazione della Chiesa e per la sua missione nel mondo. Nel Battesimo diventiamo membra del corpo di Cristo risorto; nella Confermazione siamo abilitati a dar corpo a Cristo nell'umanità, a far crescere questo corpo fino alla «misura che conviene alla piena maturità di Cristo» (Ef 4,13). La Confermazione dà la grazia a ciascuno di noi per il compito specifico che siamo chiamati a svolgere in questa missione.

    4. Tempo Ordinario: tempo di maturazione o di consolidamento

    Questo tempo, chiamato anche Tempo durante l'anno è il periodo più lungo dell'anno liturgico; è costituito da 33-34 settimane, che trovano posto in due momenti diversi: alcune (da 5 a 9) tra la festa del Battesimo di Gesù e l'inizio della Quaresima, e le altre tra il lunedì dopo Pente- coste e l'inizio dell'Avvento. Il Tempo Ordinario ha una personalità propria, una sua valenza liturgica, riferita al mistero di Cristo e alla vita della Chiesa. Le Norme generali per l'ordinamento dell'anno liturgico e del calendario, al n. 43, al riguardo si esprimono in questi termini: «Oltre i tempi che hanno proprie caratteristiche, ci sono trentatré o trentaquattro settimane durante il corso dell'anno, le quali sono destinate non a celebrare un particolare aspetto del mistero di Cristo, ma nelle quali tale mistero viene piuttosto venerato nella sua globalità, specialmente nelle domeniche. Questo periodo si chiama Tempo Ordinario».
    La chiave di lettura del Tempo Ordinario è quindi il mistero di Cristo nella sua globalità. La lettura semicontinua del vangelo è al centro della spiritualità cristiana perché ci propone la vita stessa di Gesù e le sue parole, non soltanto nella celebrazione dei grandi misteri della vita del Signore, ma anche nella normalità quotidiana dei suoi gesti e dei suoi insegnamenti. Assumere il mistero di Cristo nel Tempo Ordinario significa prendere sul serio l'essere discepoli, ascoltare e seguire il Maestro nel vissuto quotidiano, non per mettere tra parentesi la vita ordinaria ma per sottolinearla come momento salvifico. La stessa lettura semicontinua di altri libri dell'Antico e del Nuovo Testamento ci offre la possibilità di misurare la nostra sequela di Gesù con te grandi attese del popolo di Dio e con la perseverante fedeltà della primitiva comunità cristiana. Il Tempo Ordinario è tempo di continuo raffronto e di innesto tra il mistero di Cristo e la vita dei cristiani, ed esprime uno speciale rapporto con la quotidianità della vita, con le molteplici situazioni dell'esistenza, con le diverse attività umane. Abbiamo chiamato questo tempo dell'anno liturgico "tempo di maturazione e di consolidamento" della propria scelta vocazionale, tempo in cui siamo invitati a prendere maggior coscienza della nostra appartenenza ecclesiale per realizzare la missione specifica che ci è stata affidata nel mondo. È il tempo della fedeltà quotidiana nel cammino vocazionale intrapreso. Possiamo affermare che il Tempo Ordinario si pone come elemento indispensabile del versante spirituale di quella formazione permanente che si rivela sempre più necessaria per un impegno di rinnovata fedeltà alla propria vocazione.

    5. Conclusioni

    «Nel disegno di Dio, ogni uomo è chiamato a uno sviluppo, perché ogni vita è vocazionale» (Paolo VI, Lettera enciclica Populorum progressio, n. 15).
    La celebrazione dei misteri di Cristo nel corso dell'anno liturgico costituisce la cornice adeguata per una presa di coscienza di questa chiamata e per una risposta consapevole ad essa. La liturgia, infatti, allo stesso tempo che fa memoria dei misteri, li offre all'esperienza della fede. In questo modo, l'anno liturgico diventa scuola permanente di fede, da cui nasce e cresce nel Signore ogni progetto di vita. La pastorale delle vocazioni non può far a meno di tenerne conto.


    Bibliografia

    - Baccarini A., Lettura vocazionale della Parola di Dio nelle domeniche di Quaresima, in "Rogate Ergo", (1987) 3, 10-14;
    - Castellano Cervera J., L'Anno Liturgico, memoriale di Cristo e mistagogia della Chiesa con Maria Madre di Gesù. Corso di spiritualità liturgica,
    Centro di cultura mariana «Mater Ecclesiae», Roma 1981;
    - Castellano Cervera J., Quaresima-Pasqua: itinerario di conversione verso la scelta vocazionale, in "Vocazionì", (1993) 2, 22-27;
    - Fiore S., Itinerario vocazionale attraverso la catechesi della cresima, in "Rogale Ergo", (1989) 11, 5-7;
    - Gianola P., Avvento-Natale: tempo forte di annuncio e accoglienza vocazionale, in "Rogale Ergo", (1989) 11, 16-21;
    - Martini C. M., Parola di Dio e Vocazioni, in "Seminarium" (1982) 3-4, 598-611;
    - Masseroni E., Un cammino vocazionale sulla pista dell'Anno Liturgico. in "Rogate Ergo", (1983) 10, 18-20;
    - Scabini P., L'itinerario penitenziale ed il suo confluire nella pastorale vocazionale. in "Rogate Ergo", (1990) 3,6-9;
    - Sirboni S., Itinerari vocazionali in tempo di Quaresima, in "Rogate Ergo", (1982) 3, 5-9;
    - Sodi M.- Morante G., Anno Liturgico: itinerario di fede e di vita. Orientamenti e proposte catechetico-pastorali, Elledici, Leuman (TO) 1988;
    - Zamperini A., Liturgia e vocazione una sola terra. Tra teologia e catechesi, in "Studi Rogazionisti" 36 (1992), 21-52.


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