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    «Il Piccolo Principe»

    e la Bibbia

    Giancarlo Pani


    Il Piccolo Principe è il capolavoro di Antoine de Saint-Exupéry ed è anche uno dei libri più letti nel mondo. Dopo la Bibbia, sembra avere il secondo posto in classifica, insieme a Pinocchio di Collodi. È stato tradotto in 220 lingue e perfino in alcuni dialetti (dal gallurese al milanese, al napoletano, al friulano; dall'aragonese in Spagna all'esperanto e perfino al guaranì). In Italia è costantemente presente nelle classifiche dei libri più venduti. Nel mondo si parla di circa 140 milioni di copie vendute.
    Un autore moderno sostiene che fra qualche secolo due libri qualificheranno il Novecento, come il Medioevo è stato contrassegnato dalla Divina Commedia di Dante e l'epoca elisabettiana dall'opera di Shakespeare: essi sono Il Castello di Franz Kafka, e appunto Il Piccolo Principe [1]. Il primo descrive l'alienazione e l'assurdo del nostro tempo, la dilacerazione e la solitudine, la dipendenza e il senso di abbandono. Il secondo descrive la nostra vita in mezzo a un deserto che avanza senza fine: se racchiuda una fontana che disseti il cuore e dove essa sia, questo è il problema [2].
    L'opera di Saint-Exupéry costituisce anche uno dei libri più amati dai piccoli e dai giovani. Qualcuno si è chiesto se sia un libro per bambini, oppure un finissimo studio psicologico per adulti. Non ha senso porsi tali domande di fronte a un capolavoro, perché è un libro che nutre lo spirito, e quindi è buono per tutte le età. Saint-Exupéry ha saputo donarci, con il grande amore che lo animava, «l'acqua che può far bene anche al cuore» [3].
    Di certo, nei suoi settant'anni di vita, Il Piccolo Principe, apparso prima in inglese nel 1943 e poi in francese nel 1945, è uno dei libri più conosciuti nel mondo: un primato non indifferente, considerando che, per la letteratura, la sua comparsa è piuttosto recente.
    Oggi c'è una novità per il capolavoro di Saint-Exupéry: uno scrittore ha cercato minuziosamente il sostrato biblico che è sotteso al racconto [4]. Ed è una sorpresa che aumenta le ragioni del valore spirituale del Piccolo Principe, già di per sé moltissime.
    Il successo del libro è dovuto alla sua modernità. Si rimane ammaliati dalla prima all'ultima pagina di questa fiaba, indefinibile a causa dell'originale spontaneità. La linea narrativa, intensamente dinamica, è fatta di impulsi successivi, concordi ed emotivamente efficaci. Gli episodi sono molti, e generano una costellazione di nuovi inizi e un clima di attesa quasi eroica. L'aeroplano in avaria nel deserto, che il pilota con pochissimi mezzi e scarsi viveri cerca di riparare. L'incontro con uno strano e originalissimo personaggio che è un «piccolo principe» piovuto da un minuscolo pianeta, il quale interroga e non dà risposte.
    Egli ha perfino viaggiato su diversi pianeti, dove incontra bizzarri personaggi che lo lasciano sconcertato dalla stranezza delle «persone adulte» e dall'infelicità della loro esistenza. Porta con sé nel cuore il ricordo di un fiore che trasfigura la sua originaria solitudine. Gli episodi si succedono rapidi e imprevedibili. Prima il deserto, poi l'incontro con il principino, la rosa, il pianeta infinitesimo, le stelle del cielo, il pozzo, il mistero del serpente giallo, l'addomesticamento di uomini e di animali, infine l'effimero e l'eterno.
    Meraviglioso l'affetto del piccolo principe per la «sua» rosa (in francese è une fleur [5], ma anche la rose, e in italiano a volte è tradotto «il fiore», meglio «la rosa»). È amore vero ed è pure la prova di una fedeltà sofferta e luminosa, perché il tempo dedicato alla «sua» rosa la rende così importante: egli l'ha curata, l'ha innaffiata, l'ha difesa, l'ha amata. Altrettanto bella è l'amicizia che nasce e si sviluppa tra l'autore e il principino, il loro dialogo, il loro reciproco interesse, il legame che si crea, che a volte è semplice, a volte difficile, altre volte oscuro.
    L'amicizia e l'amore costituiscono il tema poetico più alto della fiaba. Ma si rimane affascinati anche dagli altri temi che vi ruotano intorno. Il silenzio, con la sua simbologia più profonda: non si raggiungono i valori dello spirito se non nella concentrazione; il deserto,con la sua infinita solitudine, segno del silenzio dell'anima e immagine dell'aridità del cuore. E poi il tema dell'acqua e della sete, che simboleggiano le aspirazioni più profonde di ogni uomo e ne qualificano il progresso spirituale. Infine il segreto che la volpe confida al principino e che rappresenta la pagina più famosa e più alta di tutti i libri di Sanit-Exupéry: «Il mio segreto è molto semplice: non si vede bene che con il cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi» [6].
    La novità vera del libro si illumina di sapienza e riguarda non solo il Piccolo Principe, ma tutti noi, il nostro mondo, la società in cui viviamo. Il libro descrive il quotidiano di ogni uomo, visto in una trasparenza che è, insieme, folgorante e dimessa, ordinaria e straordinaria.

    «Il Piccolo Principe» e la Bibbia

    Il Piccolo Principe è ora pubblicato in una nuova traduzione di Vincenzo Canella, con un prezioso commento a cura di Enzo Romeo: il libro è chiosato con la Bibbia, con l'Antico e con il Nuovo Testamento [7]. Una fusione eccezionale: uno dei libri più letti al mondo si amalgama con il Libro dei libri, il più letto inassoluto. E non è un caso, perché il testo, nella sua semplicità, tracima in ogni pagina di allusioni alla Parola di Dio, e sono innumerevoli e sorprendenti. Suscita stupore il fatto che i poeti, quando devono dire l'essenziale, ricorrano quasi sempre all'immaginario religioso; e la figura del Piccolo Principe è certamente intrisa di religiosità.
    Quando aveva 17 anni, SaintExupéry ha scritto in una lettera alla madre: «Ho letto un po' di Bibbia: che meraviglia, che semplicità potente di stile e spesso di poesia. I comandamenti sono dei capolavori di legislazione e di buon senso. Dovunque le leggi della morale emergono nella loro utilità e bellezza: è splendido» [8]. Nel Piccolo Principe l'autore rivela una non comune conoscenza della Sacra Scrittura.
    Il curatore, nel 2012, aveva pubblicato uno studio, L'invisibile bellezza. Antoine de Saint-Exupéry cercatore di Dio, in cui esplicitava l'anelito religioso dell'autore. «Saint-Exupéry - scriveva - è stato un esploratore dell'assoluto, sempre alla ricerca di qualcosa che riempisse il suo cuore e desse un senso alla propria vita. [...] Il qualcosa [...] può chiamarsi Dio, ovvero l'invisibile per eccellenza?» [9]. La risposta è in questo libro, e l'autore la avvalora con una accurata ricerca biblica parallela al testo del Piccolo Principe.
    Il volume si compone di una doppia struttura: la pagina di destra contiene il testo della fiaba, quella di sinistra, leggermente colorata in beige, i passi biblici a cui l'autore rinvia implicitamente nel racconto. Non sono pochi, e sono molto interessanti, tanto che il commentatore chiama il libro un «Nuovissimo Testamento» [10]. Benché nei suoi scritti non nomini quasi mai Gesù, e nemmeno parli esplicitamente di fede, Saint-Exupéry evoca costantemente testi biblici. La sete di cui si è parlato rinvia al dialogo sull'acqua di vita con la donna Samaritana del capitolo 4 del Vangelo di Giovanni. La rosa rappresenta, oltre che la moglie dell'autore, la figura del Padre, a cui il Figlio desidera ritornare al termine del suo pellegrinaggio terreno. Degna di nota è la scomparsa del corpo del principino dopo la sua «ascensione» al piccolo pianeta da cui è venuto, come il corpo di Gesù scomparso dopo la sua morte.
    Nel libro, l'accenno all'acqua che lo salva nel deserto ricorda il beduino che disseta Saint-Exupéry - che sta per morire di sete dopo l'incidente aereo nella Cirenaica - e che gli offre prima una purea di lenticchie per rilassare la gola gonfia e secca, e poi l'acqua. In Terra degli uomini lo scrittore reinterpreta l'episodio del piatto di lenticchie di Giacobbe ed Esaù di Gen 25,29-34, ma esalta il beduino come l'«Uomo salvatore»: «Quanto a te che ci salvi, beduino della Libia, [...] sei l'Uomo, e mi appari col volto di tutti gli uomini insieme. Non ci hai nemmeno guardati in faccia e ci hai già riconosciuti. Sei il fratello beneamato. E a mia volta ti riconoscerò in tutti gli uomini. Mi appari illuminato di nobiltà e di benevolenza, gran signore che hai il potere di dare da bere. In te, tutti i miei amici e i miei nemici camminano verso di me, e non ho più un solo nemico al mondo» [11].
    Nel Piccolo Principe si può rispecchiare ogni uomo alla ricerca del significato della propria vita, che è poi la ricerca della verità. Per questo non meravigliano i rinvii alla Bibbia. La convergenza dei simboli fa del libro una guida allavita spirituale. Ecco la novità di Saint-Exupéry: è nuovo l'occhio, lo sguardo che si affaccia su altri volti del mondo. È nuovo il sistema dei sensi, lo stupore dell'anima, il rispetto per il mondo quotidiano in cui penetra di forza e che afferra di sorpresa sotto angolature insospettate. Dove ciò che conta è la vita dell'uomo, sia quella del piccolo principe o dell'aviatore in panne nel deserto, sia quella di ogni persona. Contano gli affetti da cui quella vita è nata e di cui si alimenta, le speranze che l'accompagnano, le ferite irreparabili che segnano una morte prematura (e pare già di vedere la morte dell'autore, che un anno dopo la pubblicazione del Piccolo Principe scompare per sempre con il suo aereo nel Mar Tirreno). E conta pure la straordinaria forza interiore che lo proietta verso l'assoluto, che altro non è se non la meta della sua più intima ricerca.
    Questa pagina letteraria costituisce per l'autore l'espressione finale della sua esistenza di uomo. E la forza della parola è data dalla lealtà del vivere, dalla sincerità del dono di sé, dal rifiuto di guardarsi in faccia e raccontarsi, dal fatto che in questa lunga fiaba l'autore non inventa nulla, non racconta alcuna interiorità ipotetica o fittizia, non adombra alcuna velleità di essere quello che non è e di vivere quello che non ha vissuto. Il suo mestiere è di essere un uomo e solo marginalmente uno scrittore: qualcuno che non parla di sé e dice tuttavia quanto ha esistenzialmente chiarito e analizzato in se stesso, nella sua vita. Perciò il confronto con la Bibbia appare ancora più illuminante per cogliere il messaggio di salvezza che Il Piccolo Principe vuole darci: il confronto della propria vita con la Parola di Dio e con il fratello che incontri sulla tua strada. Quella vita che, oltre ad essere la propria, è anche la crescita umana, la stessa che fa davvero la storia, la grande storia del mondo.

    NOTE

    1. Cfr E. DREWERMANN, L'essenziale è invisibile. Una interpretazione psicanalitica del Piccolo Principe, Brescia, Queriniana, 1993, 11.
    2. Ivi, 12.
    3. ANTOINE DE SAINT-EXUPÉRY, Le Petit Prince avec des acquerelles de l'auteur. Commentaire par Antoine Fongaro, Roma, Angelo Signorelli, 1956, 93.
    4. ID., Il Piccolo Principe commentato con la Bibbia, a cura di ENZO ROMEO, Milano, Ancora, 2015.
    5. ID., Le Petit Prince..., cit., 75.ID., Il Piccolo Principe..., cit., 135.
    6. Il libro a cura di Enzo Romeo comprende una introduzione, una postfazione e una nota biografica dell'autore.
    7. Ivi, 7.
    9. E. ROMEO, L'invisibile bellezza. Antoine de Saint-Exupéry cercatore di Dio, Milano, Ancora, 2012, 7.
    10. ANTOINE DE SAINT-EXUPÉRY, Il Piccolo Principe..., cit., 174.
    11. Ivi, 175; cfr ID., Terra degli uomini, Milano, Mursia, 2007, 155 s.


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