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    E l’«Homo religiosus»

    parlò con i simboli

    Julien Ries

    Il sacro si manifesta attraverso oggetti, simboli ed esseri di questo mondo, rivestendoli di una nuova dimensione, la dimensione sacrale. A questa manifestazione specifica di sacralità Mircea Eliade ha dato un nome: ierofania.
    In ogni ierofania intervengono tre elementi, distinti ma inseparabili: innanzitutto l’oggetto naturale o essere visibile; in seguito, una realtà invisibile e misteriosa che apre a una trascendenza, a un mondo ultraterreno; infine il terzo elemento, l’oggetto che agli occhi dell’homo religiosus è rivestito di sacralità. Per Rudolf Otto, la realtà misteriosa è il «numinoso», il «divino». È con l’irruzione della realtà misteriosa che l’oggetto naturale viene rivestito di una dimensione sacrale. La pietra sacra resta una pietra, ma agli occhi dell’homo religiosus acquisisce una dimensione nuova. Questo elemento misterioso rappresenta la natura sui generis di ogni ierofania. Essa diviene oggetto di studio: altari, templi, santuari, montagne, territori, riti, miti, parole, spazi. La dialettica della manifestazione fa in modo che tutte le ierofanie abbiano un’omogeneità di natura e di struttura. Ma l’eterogeneità delle forme è vastissima: va dai simboli ai miti e ai riti estendendosi agli oggetti, agli esseri, ai luoghi, agli uomini. Eliade ha mostrato che la manifestazione del sacro è inseparabile dall’homo religiosus che ne è testimone. A questo livello lasciamo la fenomenologia per entrare nell’ambito dell’antropologia, cioè nella dimensione dell’esperienza del sacro. Mircea Eliade, Gilbert Durand e Paul Ricoeur hanno valorizzato questo ambito studiando il simbolo e mostrando che l’homo religiosus è un homo symbolicus.
    Il simbolo è la carta d’identità dell’uomo. Si trova alle radici di ogni creatività, getta ponti, riunisce elementi separati, collega il cielo alla terra, la natura alla cultura, il conscio all’inconscio. Il pensiero simbolico è una modalità di conoscenza autonoma, con una struttura specifica, tesa a svelare il mistero e a conferire un senso all’esperienza umana. Dopo due milioni di anni di evoluzione, iniziata con l’homo habilis, 5 millenni fa l’homo religiosus ha cominciato a fissare sulla pietra, sull’argilla, su papiro, su pergamena, su legno e su altri materiali la memoria della sua esperienza e delle sue credenze. È stata l’invenzione della scrittura e delle scritture. Egli ha incessantemente perfezionato e specificato il proprio pensiero e il proprio linguaggio. Per parlare della sua esperienza religiosa ha creato delle parole: eccoci all’origine del lessico del sacro. A partire dalla semantica storica ci è possibile realizzare un lavoro comparato sull’espressione del sacro nelle grandi religioni, e attraverso questa via scientifica entrare nei suoi misteri, per comprendere ciò che il sacro significa per l’homo religiosus.
    Cinque tratti caratterizzano il sacro delle religioni pagane: la nozione di potenza; la manifestazione del numinoso, elemento centrale del sacro agli occhi dell’uomo; lo stretto legame tra il simbolismo, il mito e il rito; il simbolismo cosmico; la logica di senso dell’universo cosmico. Nell’Antico Testamento, nel Nuovo e nell’islam percepiamo nuovi elementi. Dio è l’Unico, il Trascendente, Colui che interviene con la sua onnipotenza nella vita e nella storia del suo popolo e dei suoi fedeli.
    Nell’ambito del sacro assistiamo all’affermarsi della santità e a una serie d’importanti mutamenti. Il numinoso è ben presente nei diversi episodi della rivelazione veterotestamentaria. Il sacro in quanto eredità delle religioni pre-bibliche denota l’arretramento delle ierofanie, sostituite dalla proclamazione del nome divino. L’esperienza della storia come realizzazione del disegno di Dio diventa essa stessa una ierofania, addirittura un’epifania di Dio.
    L’islam veicola una duplice corrente di pensiero e di tradizione, proveniente da un lato dalle antiche pratiche del nomadismo arabo e dall’altro dal monoteismo proclamato dal Profeta. Così, accanto al sacro che ha la propria fonte in Allah esiste un sacro animista di origine araba.
    Il sacro cristiano è caratterizzato da grande originalità. Yves Congar propone di distinguere quattro livelli qualitativi nel vasto ambito del sacro in regime messianico. Il primo livello è un sacro che egli chiama sostanziale: il corpo personale di Gesù, il corpo eucaristico e il corpo ecclesiale, la Chiesa. Il secondo livello è il sacro dei segni di tipo sacramentale – segni efficaci della salvezza – legato al sacro sostanziale. Il terzo livello consta dell’insieme dei segni che esprimono il rapporto tra il cristiano e Dio in Gesù Cristo: è il sacro pedagogico. Il quarto livello è la consacrazione delle realtà terrene a Dio e il loro uso in un’ottica messianica. Riassumendo, l’analisi del sacro nelle grandi religioni pagane si rivela estremamente arricchente dal punto di vista antropologico.
    L’homo religiosus si è forgiato un lessico e un linguaggio che gli servono da strumento mentale e psicologico per scoprire ed esprimere una logica di senso circa il cosmo e la vita. Per mezzo di questo lessico, egli parla del suo incontro con una realtà sovrumana, con valori suscettibili di dare un senso alla sua esistenza.

    (Avvenire, 4 novembre 2009)


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