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    Perché Gesù "vero uomo"

    ci fa problema?

    Enzo Bianchi

    Dal concilio di Nicea fino a oggi Gesù è confessato dalla chiesa come vero uomo e vero Dio, “generato, non creato, della stessa sostanza del Padre”. Tuttavia è sempre difficile affermare la sua umanità, che appare scandalosa, mentre risulta più facile confessarlo quale Dio.
    D’altronde, il primo attentato alla verità evangelica dell’incarnazione fu la negazione della vera umanità di Gesù Cristo, un’umanità che portava i segni della sofferenza, dei limiti, dell’ignoranza e della morte. È l’apostolo Giovanni che, nella sua Prima lettera, alla fine del I secolo d.C. avverte i cristiani: “Non prestate fede a ogni ispirazione … Ogni ispirazione che riconosce Gesù Cristo venuto nella carne, è da Dio, mentre ogni ispirazione che non confessa a Gesù venuto nella carne, non è da Dio. Questa è l’ispirazione dell’anticristo” (1Gv 4,1-3).
    Ora, tutto il Nuovo Testamento proclama che il Figlio di Dio è venuto tra di noi come uomo, che “la Parola si è fatta carne” (Gv 1,14), che Dio si è fatto uomo. Non c’è in Gesù Cristo solo un’apparizione di Dio, ma Gesù Cristo è carne, Dio umanizzato. Il Dio invisibile ai nostri occhi – perché, secondo l’adagio biblico, “chi vede Dio muore” (cf. Es 33,20) – si è fatto carne, uomo che noi abbiamo potuto vedere, ascoltare, toccare (cf. 1Gv 1,1-3). E così Gesù scandalizza ancora soprattutto i credenti in lui che sono disposti ad adorarlo cantando la sua grandezza e la sua onnipotenza ma, specularmente, cercano di dimenticare la sua umanità.
    Ci piace il diverso, lo straordinario, il miracoloso, mentre rifuggiamo il quotidiano, l’umano, ciò che è umile e sta in basso. Eppure Gesù Cristo non si lascia plasmare come immagine che gli umani si fanno di Dio; al contrario, rivela l’immagine di Dio e la consegna a noi affinché comprendiamo la sua dinamica, la sua vita interiore. La Parola si è fatta carne, e come uomo (cioè carne come noi) ha camminato con noi, conducendoci sulla vera via: “Ambula per hominem et pervenies ad Deum”, “fa’ il cammino dell’uomo e giungerai a Dio”. Non è negando l’al di qua, non è disprezzando il mondo, non è rimuovendo la carne fragile e umana di Gesù che si crede a Gesù stesso quale Dio; no, vi si crede accogliendo il racconto che Gesù ha fatto di Dio (cf. 1Gv 1,18: exeghésato) con la sua carne e nella sua carne. La carne di Gesù significa corpo, respiro, intelligenza, libertà, voce, parola, gesto, ed è proprio con la sua carne che Gesù ha camminato con noi, ha mangiato e bevuto con noi.
    Se per alcuni cristiani l’incarnazione coincide con il rendere Gesù “umano, troppo umano”, per altri, al contrario, proprio questo è il nucleo incandescente della fede: non si può mai più dire Dio senza l’uomo, né si può dire l’uomo senza Dio, e su questo i tre grandi monoteismi non possono non mostrare la loro differenza. Rimane certamente un mistero abbagliante l’affermazione secondo cui in Gesù di Nazaret vi erano contemporaneamente la piena umanità e la piena divinità. Ma qui può venirci in aiuto l’Apostolo Paolo, quando afferma che il Figlio era in forma di Dio ma, incarnandosi, spogliò se stesso, mettendo per così dire tra parentesi i suoi attributi divini, per essere ciò che è stato nascendo da Maria: un uomo fragile e mortale come ognuno di noi. Facendosi uomo, non ha abbandonato la sua divinità ma, nella sua onnipotenza, si è spogliato fino ad assumere la condizione dello schiavo, fino a conoscere la morte, addirittura la morte in croce (cf. Fil 2,6-8).
    Questa è la nostra fede in Gesù uomo e Dio, eppure si può comprendere come di fronte a questo grande mistero molti cristiani, in diverse chiese, abbiano faticato e fatichino tuttora a confessare la sua piena umanità. Non è un caso che il Corano, riecheggiando alcune “eresie” cristiane delle origini, affermi: “Non hanno affatto ammazzato Gesù, non l’hanno crocifisso, perché venne portato qualcuno che gli rassomigliava come una goccia d’acqua … In realtà, non l’hanno affatto ucciso” (Sura IV,157). Sì, è più difficile credere alla piena, carnale umanità di Gesù che alla sua divinità. Eppure proprio il Gesù umano, troppo umano, umanissimo, ci ha raccontato Dio e ha rivelato di essere lui stesso Dio.

    (Jesus - Bisaccia del mendicante - Aprile 2020)


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