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    Volontariato e missione salesiana

    D. Luc Van Looy

    Consigliere per la Pastorale Giovanile

     


    La vita della Congregazione conosce già da tempo l'esperienza del volontariato come espressione laicale del carisma. In ambito di servizio educativo o sociale, missionario o di sviluppo, molte Ispettorie hanno già una bella esperienza. Il Movimento Giovanile Salesiano negli ultimi anni ha sensibilizzato molti giovani verso l'impegno comune con i Salesiani, e questo trova spesso sbocco in una disponibilità di servizio attraverso il volontariato nelle sue varie forme, all'interno dell'Ispettoria o della nazione o in paesi in via di sviluppo o in zone missionarie.
    Già nel documento del Capitolo Generale 21 si accenna al volontariato; il CG22 insiste sul dare vita al volontariato giovanile e salesiano, mentre il CG23 parla del volontariato come «impegno e servizio gratuito tra i più poveri», nell'ambito dell'orientamento vocazionale dei giovani (CG23, 252).
    È una bella espressione di Famiglia Salesiana, dando la possibilità a laici giovani di collaborare con i Salesiani nella missione comune ricevuta da Don Bosco.

    La genesi di un documento-sussidio

    Il Consiglio Generale ha preso in esame il fenomeno. Hanno dato la loro collaborazione particolarmente i dicasteri per la Famiglia Salesiana, per le Missioni e per la Pastorale giovanile. Si sono fatti vari passi nello studio: in primo luogo si è elaborato un «promemoria » o documento iniziale, seguito da un sondaggio nelle Ispettorie, per conoscere le esperienze in atto. Le risposte all'inchiesta hanno rilevato che ci sono 27 Ispettorie che hanno volontari attivi sul proprio territorio; 16 Ispettorie mandano volontari a zone diverse del proprio paese e 27 Ispettorie inviano volontari nei paesi in via di sviluppo e/ o alle missioni. Ci si è accorti, leggendo le risposte, che il tema del volontariato è molto vivo e che un orientamento preciso era atteso. I risultati dell'inchiesta furono quindi mandati alle Ispettorie, e allo stesso tempo fu convocato alla Casa generalizia un certo numero di salesiani e laici, con esperienza di volontariato, per un seminario sul tema. Durante questo seminario si sono elaborati linee e orientamenti da offrire attraverso il documento.
    Il Rettor Maggiore ha voluto valutare l'esperienza in atto con il suo Consiglio, per poter dare degli orientamenti a partire dalla realtà piuttosto che da un approccio teorico. Ci voleva questo approfondimento, per la crescente importanza che il fenomeno sta prendendo in Congregazione, per sintonizzarsi con la realtà integrale della vita salesiana nei vari ambienti. Lo studio ha indicato infatti che il fenomeno corrisponde davvero all'intuizione di Don Bosco, il quale voleva che i giovani stessi fossero parte del processo formativo di altri giovani. Una via per vivere ed esercitare il protagonismo giovanile insieme ai Salesiani.

    Una occhiata al documento

    Il documento è il frutto di un lavoro in comune fra tre dicasteri; perciò - è detto nei primi capitoli - bisogna guardarlo dall'angolatura della Pastorale giovanile, della Famiglia Salesiana e della missionarietà.
    Alla Famiglia Salesiana il volontariato propone una modalità per coinvolgere persone nel carisma e nella missione salesiana, mentre all'impegno missionario «ad gentes» propone modelli per vivere la dimensione laicale in forma solidale con i bisogni umani più urgenti e apre spazi di impegno diretto sulla frontiera della evangelizzazione.
    Dopo che precedentemente è stata considerata l'identità del volontariato salesiano, il terzo capitolo è dedicato alla «missione del volontario», collocandola all'interno delle attività salesiane, di tipo educativo-culturali, sociali e evangelizzatrici, e chiedendo attenzione allo stile comunitario, educativo, solidale ed evangelizzatore che è proprio del carisma.
    Il rapporto con la comunità (capitolo quarto) è un aspetto delicato.
    Il volontario vuole spesso partecipare alla vita della comunità come partecipa alla missione. Ci accorgiamo però che non sempre è facile creare sintonia tra religiosi e laici. Il documento distingue perciò due modalità di «convivenza»: il modello integrato e il modello distinto. Nel primo si cerca di inserire i volontari al massimo nella vita della comunità, pur lasciando lo spazio necessario per la «privacy» di ognuno dei componenti, mentre nel modello distinto i volontari hanno una vita e un ritmo distinti da quello della comunità salesiana.
    Il capitolo della formazione forma forse il nucleo più preciso, data la sua importanza. Si è voluto dare alcune indicazioni sui contenuti, i luoghi e gli ambienti dove si vuole realizzare la formazione, come anche sulla formazione continua e permanente. Dice così il testo: «Il volontariato è come il fiorire di una pianta lungamente e metodicamente coltivata», per indicare che il successo di qualsiasi cammino di servizio deve essere accompagnato da un processo attento e approfondito di formazione.
    L'ultimo capitolo del documento tratta alcune strategie di animazione e governo, per chiarire compiti e responsabilità in Ispettoria e nelle case, all'interno del coordinamento pastorale. Il documento presta attenzione al fatto che il cammino del volontariato deve essere condiviso dai confratelli dell'Ispettoria e dell'opera. Nella sua organizzazione si chiede anche una chiara collocazione all'interno dell'équipe di pastorale, in cui convergono anche i responsabili dei servizi ispettoriali della pastorale giovanile, famiglia salesiana, missioni ecc. Si invita con insistenza a trattare esplicitamente il volontariato nel progetto educativo e pastorale dell'Ispettoria, coscienti del fatto che si svilupperà meglio quando sia frutto di una decisione condivisa dai confratelli, avallata dal Consiglio ispettoriale. Non conviene dunque «delegare» il tema a un piccolo gruppo o a un singolo confratello, per evitare che si sviluppi un settore parallelo in Ispettoria.

    Alcuni aspetti che rendono prezioso il volontariato

    Nella vita delle comunità e delle Ispettorie, il volontariato ha già portato vari effetti di rinnovamento e di impegno. Quando diciamo che è un «segno dei tempi» vogliamo anche dire che corrisponde alle necessità delle comunità per rinnovarsi. Il CG23 ha insistito di ridurre le distanze tra salesiani, collaboratori laici e giovani. Il volontariato è una prassi di comune impegno per la stessa missione tra giovani-adulti e salesiani, coinvolgendoli nello stesso progetto dal momento della sua elaborazione fino alla sua verifica.
    Gli elementi che rendono prezioso il volontariato potrebbero essere espressi così: - rinnova lo spirito giovanile nella comunità, grazie alla presenza di giovani adulti responsabili; - porta la comunità a conoscenza delle urgenze di servizio e impegna l'intera presenza salesiana al servizio in luoghi di frontiera; - apre l'orizzonte della comunità a povertà nuove, a situazioni non istituzionalizzate, alla ricerca di risposte nuove a nuove sfide; - richiede dalla comunità di assumere la sua responsabilità di formatrice di questi giovani adulti che accoglie, e si impegna a comunicare i valori specifici del carisma; unisce l'Ispettoria attorno a un progetto comune di formazione dei futuri volontari e di inserimento dopo il servizio nelle varie attività delle case, approfittando delle esperienze fatte; apre gli occhi dei salesiani a un discernimento costante sulle prestazioni, l'incidenza educativa, le prospettive di vita dei volontari, dando particolare attenzione al loro possibile sbocco vocazionale; 1 - fa entrare,' e se necessario rientrare, uno stile di generosità e probabilmente in molti casi anche di semplicità e di povertà.
    Lo stile di vita dei volontari e il lavoro in ambienti di povertà spesso ci obbligano ad interrogarci sul nostro stile di vita, rimodellandolo sulla misura di quanto richiede la testimonianza negli ambienti di nuova povertà.
    In questo senso il volontariato può anche richiedere un ripensamento di tante abitudini e pratiche delle nostre comunità e della gestione delle nostre opere. Non è un impegno indifferente, quello di ricevere ogni anno nuove forze da introdurre nel nostro sistema di lavorare e di vivere. Crea il problema della continuità del lavoro intrapreso, di uno stile diverso, di adattamento a caratteri diversi ecc.; ma allo stesso tempo ci porta alla genuinità dell'adattamento e della flessibilità così tipica del nostro stare in mezzo ai giovani.
    Il grande bene che ci portano i giovani volontari è l'entusiamo della loro giovinezza e la creatività della loro risposta alle sfide che ci confrontano.

    Alcune indicazioni organizzative proposte nel documento

    È utile a questo punto indicare, per conoscenza di tutti i confratelli, alcune linee di impegno che sono sparse nel documento. Mi limito all'indicazione dei punti emergenti. Ma per dare vita al movimento di volontariato nelle Ispettorie ci vuole lo studio di tutto il documento, perché offre i fondamenti e le motivazioni che sostengono queste indicazioni. Vorrei perciò insistere di prendere in mano il fascicolo - è di una trentina di paginette - per ben capire la portata del volontariato.
    Ecco le indicazioni fondamentali:
    Si stia attenti a non introdurre il volontariato come un settore separato. Al contrario bisogna integrarlo nel progetto educativo dell'Ispettoria e della comunità educativa, impegnando in modo particolare i settori della Pastorale giovanile, della Famiglia Salesiana e delle missioni. (cfr. n. 2.3.1.)
    Il volontariato sia una chiara espressione dello stile di animazione salesiana e del sistema preventivo (2.2.)
    Si dia attenzione prioritaria alla formazione del volontario, coltivandone la maturità umana, cristiana e salesiana (5.2.)

    * Il volontario
    Condivide la scelta della Chiesa e di Don Bosco per i poveri (3.1.a)
    Non lavori individualmente o in modo isolato, ma a servizio del progetto e della comunità in cui opera (3.3.)
    Sia capace di accompagnare i giovani in percorsi formativi, con stile ispirato al sistema preventivo e rispettoso della loro sensibilità (3.3.)
    Si senta mandato dal Padre per testimoniare e vivere il comandamento nuovo della solidarietà (3.3.)

    * La comunità
    Riceve il volontario, lo inserisce nel proprio progetto, rispettando la sua identità laicale (4.3.)
    Favorisce l'inserimento del volontario nella vita comunitaria (5.5.3.)
    Cerca di trasmettere la ricchezza dello spirito salesiano e lo stile della missione giovanile (4.3.)
    È responsabile della formazione e dell'accompagnamento dei volontari (4.3.)
    Si fa carico dell'inserimento del volontario nella comunità educativo- pastorale (4.3.)
    La comunità educativa valorizza il volontario, gli offre spazi di partecipazione e apre campi di partecipazione (4.3.)

    * La formazione
    Si realizza in collegamento con la Pastorale giovanile, spetta in primo luogo alla comunità locale che invia (5.1.)
    Non si limita a corsi o incontri di gruppo, ma ha bisogno di accompagnamento personale (5.3.)
    La comunità che accoglie garantisca la presenza di un responsabile per l'accompagnamento e assicuri momenti espliciti di preghiera e di riflessione (5.6.2.)

    * L'organizzazione
    - A livello locale:
    Il direttore è chiamato ad essere aperto al volontariato e a coinvolgere la comunità salesiana e la comunità educativo-pastorale (6.1.)
    Sia incaricata una persona di animare e coordinare la promozione e formazione di questi giovani (6 .1.)
    - A livello ispettoriale:
    Il volontariato sia esplicitato nel PEPS ispettoriale (6 .2 .1.)
    L'Ispettore nomini un responsabile ispettoriale del volontariato, all'interno dell'équipe di Pastorale giovanile (6.2.1.)
    Il Consiglio ispettoriale sia informato, aiuti a riflettere, favorisca la disponibilità del personale e appoggi economicamente (6 .2 .1.)
    L' équipe di pastorale crei convergenza attorno al volontariato (6.2.1.)
    - A livello mondiale:
    Il Consigliere per la Pastorale giovanile sia il referente centrale per il volontariato, coordini comunicazione e interventi con il Consigliere per le missioni e per la Famiglia Salesiana.
    Egli designa la persona che seguirà le attività del volontariato.

    Conclusione

    Come Don Bosco era attento alla realtà dei suoi tempi e accoglieva i fenomeni positivi per il bene dei giovani poveri ed abbandonati e per la gente, così la Congregazione vuole impegnarsi nel volontariato come espressione della sua missione. Il cammino fatto finora ha permesso a molti giovani adulti di arricchirsi attraverso l'esperienza di servizio gratuito e ha portato alle opere e alle Ispettorie una ricchezza nuova. In un periodo di intensa riflessione sulla comune missione tra salesiani e laici, in preparazione al CG24, questa forma di impegno educativo e sociale ci mostra che la Congregazione ha la capacità di integrare laici nella missione e nella comunità.
    Il documento che il Consiglio Generale mette in mano ai confratelli ha l'intenzione di animare tutte le Ispettorie e tutte le comunità per assumere forme di servizio volontario nella realizzazione della missione. Presto seguirà, a cura del dicastero per la Pastorale giovanile, un dossier di esperienze del volontariato in Congregazione, per informare particolarmente i responsabili delle vie possibili e funzionanti di volontariato.
    Ci sono varie forme per fare questo, come risulta dall'esperienza delle Ispettorie che hanno fatto la scelta del volontariato:
    - la fondazione di nuove comunità, con salesiani disposti ad accogliere volontari;
    - l'elaborazione di un piano di volontariato in opere riprogettate a tale scopo;
    - la preparazione di candidati per inviarli all'estero o impegnarli nel proprio paese;
    - ricevere volontari e curarli secondo un piano ispettoriale;
    - l'organizzazione di esperienze estive o di breve durata, in vista di passare gradualmente a iniziative più impegnative (cfr.6 .2.1).
    Giovanni. Paolo II, parlando ai giovani a Torino nel 1988, insisteva così sulla necessità di impegnarsi nel volontariato: «Oso dire che un giovane della vostra età che non dia, in una forma o in un'altra, qualche tempo prolungato al servizio degli altri, non può dirsi cristiano, tali e tante sono le domande che nascono dai fratelli e sorelle che ci circondano».


    (FONTE: ACG 352/1995, Orientamenti e direttive, pp. 34-41)


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