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    Una mistica

    per il XXI secolo

    Manuel Ciurana

     

    L'inadeguatezza delle parole dinanzi al mistero di Dio.
    Il cristianesimo verso un futuro mistico

    Non c'era occasione migliore, per parlare di mistica, del quinto centenario della nascita di Teresa d'Avila, la celebre religiosa e mistica spagnola a cui la rivista di pensiero cristiano Iglesia Viva ha dedicato un numero speciale (allegato al n. 263 di giugno-settembre), dal titolo "Teresa, donna e mistica per il XXI secolo"). Perché, come si legge nella presentazione del numero, «l'impressionante avventura umana e spirituale» rappresentata da Teresa d'Avila «supera e trascende ampiamente il suo tempo, costituendo una delle imprese spirituali femminili più singolari e vigorose che conosciamo»: «Ai suoi tempi "duri" corrispondono i nostri tempi difficili e complessi; ai suoi aneliti di preghiera e spiritualità, l'emergere attuale di nuovi paradigmi relativi alla sfera dell'interiorità e alla spiritualità; alla sua esperienza di Dio, la nostra sete di esperienze interiori – asse moderno attorno a cui ruota l'esperienza religiosa attuale –in contrapposizione alla sola dottrina e alla sola autorità». Senza dimenticare, però, che, «dietro queste sinergie non solo apparenti ma reali», si affaccia anche «un grande cambiamento, un'enorme e radicale, profondissima rottura». Non a caso, se già Karl Rahner aveva espresso la convinzione che il cristianesimo del futuro sarà mistico o non sarà, la sua intuizione si incrocia oggi con la riflessione teologica più avanzata in materia di nuovi paradigmi religiosi, nella convinzione che, se le parole umane non possono mai cogliere la verità ultima di Dio, non possono farlo dunque, come evidenzia colui che è un po' il portabandiera di questa nuova teologia, il vescovo episcopaliano John Shelby Spong, neppure le parole umane della Scrittura, del credo, della dottrina: «Il meglio che le parole possano fare - scrive per esempio nel suo libro Il Quarto Vangelo  - è puntare oltre se stesse verso una nuova realtà che le parole non possono contenere e neppure descrivere». Del resto, afferma Spong, «più si scende in profondità nel mistero di Dio e più le parole rivelano la propria inadeguatezza e il culto diventa uno "stupore senza parole"».
    Di seguito ampi stralci dell'articolo, tratto da Iglesia Viva, di Manuel Ciurana, sull'importanza attuale della mistica e dei mistici. 
    (Claudia Fanti)


    ATTUALITÀ DELLA MISTICA

    La mistica è già nel cuore del mondo moderno e abbiamo l'impressione che la sua presenza non sia incidentale (...). Questa sua forza attuale non coincide, necessariamente, con i gruppi e gli ambienti che ci si aspetterebbe.
    Le apparenze, forse, possono continuare ad ingannarci. Si compie così la Parola di Gesù nel Vangelo: lo Spirito soffia dove vuole (Gv 3,8). E lo fa con grande libertà. Dovunque andiamo ci sorprende. Ci ha anticipato. Già era lì. Ma le sue opzioni e i suoi progetti non sempre coincidono con i nostri. E questo riguarda in maniera del tutto particolare l'emergere della mistica in società attente a moltiplicare scuole e dottrine, ma scarsamente sensibili ai maestri di vita (...). La mistica è quasi un mistero. In un certo senso partecipa così del grande mistero che è Dio.
    Il maestro Eckhart affermava: «Un maestro di vita vale più di mille maestri di dottrina». (...). I mistici sono pionieri che si sono collocati in prima linea, cercando, aprendo, percorrendo a fondo, con grande gioia ed enorme sforzo, un cammino sicuro attraverso cui addentrarsi nell'esperienza del mistero nascosto e folgorante che è Dio. La mistica è un'avventura appassionante. La mistica è una cosa seria. È la caratteristica umana per eccellenza. Pienezza autentica. È vita. In essa la nostra vita raggiunge la massima pienezza di senso. (...). La mistica riflette sempre lo spirito di un'epoca e può dirci, in un modo diverso, qualcosa che anche noi abbiamo bisogno di ascoltare e comprendere. (...). «La mistica offre la chiave di tutte le conoscenze» (Simone Weil).
    La mistica non è patrimonio di nessuno. Appartiene a tutta l'umanità. È di tutti. (...). Si è data e si dà in tutte le culture. Questo sì, in forme, vie, metodi, discipline, nomi e realtà differenti, secondo questa pluriforme diversità che è l'essere umano. (...). Esistono differenti interpretazioni della natura di ciò che chiamiamo realtà ultima: Dio, Vita, Pienezza, Vuoto, Uno, Niente, Essenzialità, Natura, Molteplice. E ci sono, di conseguenza, differenti visioni di noi stessi e della nostra relazione di armonia, o di mancanza di armonia, con questa realtà. E ci sono anche, pertanto, differenti orientamenti rispetto al nostro cammino per raggiungere il centro e la liberazione dell'essere umano in questa realtà. All'interno di qualunque cammino religioso o tradizione culturale esistono numerose opzioni. Tutte, però, esigono una trasformazione radicale dell'io: decentrarsi da se stessi per centrarsi in questa realtà divina. Solo allora la persona può incontrare l'autentica dimensione liberatrice e l'esperienza spirituale. (...).
    Paul Tillich (1886-1965), Karl Rahner (1904-1984) e Eugene Biser (1918-2014) sono forse i principali teologi e testimoni dell'importanza della mistica per la teologia e il cristianesimo nel mondo moderno. (...). Rahner è stato il primo a preconizzare chiaramente il futuro mistico del cristianesimo. Ma, prima di giungere a tale convinzione, ebbe l'impressione, nell'ultimo decennio della sua vita, di trovarsi dinanzi a un bivio. Si decise infine per la mistica, opponendosi così all'aggressiva previsione di decadenza e autodistruzione da parte di Nietzsche (...). «Il cristianesimo del futuro sarà mistico o non sarà». Trovò a fatica dei seguaci in questo cammino (...). Ma la sua visione profetica è in marcia e, per quanto la maggior parte dei dirigenti continui a porre l'accento sulla tradizionale dimensione moralista, non c'è il minimo dubbio rispetto alla generale evoluzione cristiana (...).
    E. Biser (...) lo presenta come un passaggio grandioso (...): «Se i segni non ci ingannano, il cristianesimo nella sua totalità è sul punto di lasciarsi alle spalle la sua visione morale, nella quale è apparso ultimamente dopo aver perso la sua unità dogmatica e che al presente domina la sua immagine, per entrare nel suo futuro mistico».
    Menzioniamo ora, senza pretesa di esaustività, alcuni dei fattori che consideriamo più importanti in questo processo di trasformazione culturale e spirituale nella società moderna:
    - la crisi della filosofia e della teologia (...) che di fatto presuppone un importante cambiamento di paradigma;
    - la mutazione operata nella coscienza umana, che comporta una nuova percezione della realtà più complessa e globale;
    - le crisi, le rotture, i cambiamenti prodotti nella società negli ultimi decenni, soprattutto nell'ambito socio-religioso e culturale, favorendo un processo accelerato di secolarizzazione;
    - la ricerca di nuove esperienze umane e spirituali a livello interiore che diano un nuovo senso all'esistenza, in risposta alla perdita dei valori tradizionali anteriormente trasmessi (...);
    - le nuove possibilità di comunicazione, informazione, scambi e viaggi a livello globale, sempre più facili, economici e accessibili a tutti (...).
    Concludendo, il nostro tempo è un tempo di Dio. Nuovo. Pieno di rotture, illusioni e speranze, e anche di impazienza. Un tempo che annuncia grandi sorprese per lo spirito, a partire da una grande ansia di spiritualità, annuncio di una semina mistica i cui frutti — come frutti maturi dello Spirito — si vedranno e si raccoglieranno a tempo debito. Tempo di Dio, non nostro. Ci resta, nel frattempo, la gioia di constatare che qualcosa di nuovo sta nascendo. È come una brezza leggera e soave, appena percepibile, uguale a quella che sentì Elia nella grotta del Monte Oreb in attesa del passaggio di Yaveh (1Re 19,3-15). Un'attesa attenta per avvicinarci al mistero nascosto e folgorante che è Dio. (...).

    MISTICA

    La sua definizione, più che difficile, risulta impossibile. Adotteremo pertanto un approccio descrittivo. (...).

    Mistica: l'Oriente che è dentro di noi

    Risvegliarsi alla propria interiorità è il compito essenziale a cui ci chiama la mistica. Abitare nella nostra'casa, smettere di vivere in affitto in un appartamento altrui. Quando Dante ci presenta Francesco d'Assisi, ne parla — simbolicamente e poeticamente — come un sole dell'Oriente e G. Steiner ci descrive la mistica come la parte di Asia — sempre in linguaggio simbolico — che è dentro di noi. Se, nel nostro immaginario, il viaggio in Oriente, luogo mitico e simbolico del sole nascente e di una profonda esperienza spirituale, è la meta di ogni spirito in ricerca, bisogna comprendere che non è necessario attraversare né i mari né i continenti per trovarlo, poiché il vero Oriente che ci bagna con la sua luce intensa è sempre dentro di noi. Lì dobbiamo cercarlo, li lo troveremo, poiché è lì, molto in profondità. L'Oriente è uno stato interiore. Un'esperienza spirituale. La mistica è scoprire e abitare il nuovo Oriente che è dentro di noi. (...).
    Dice Thomas Merton che «nel centro del nostro essere c'è un punto in cui non può arrivare né il peccato, né l'illusione, né l'inganno. Pura verità che appartiene solo a Dio. Di cui neppure noi disponiamo. Inaccessibile alla nostra mente e alla nostra volontà. È come un diamante puro, folgorante di luce invisibile. È in tutti e, se potessimo vederlo, scorgeremmo milioni di punti luce uniti nel fulgore di un sole che diraderebbe tutte le nostre tenebre (...). La porta del cielo è in ogni luogo».
    (...). «Si tratta di credere che, più in là delle ombre o ferite dell'anima, che pure ci caratterizzano, c'è nella nostra interiorità qualcosa come un giardino o Eden in cui troviamo questa luce che radicalmente ci costituisce e ci definisce» (Pablo D'Ors). (...).

    Mistica: viaggio nell'interiorità

    Nell'immaginario moderno la mistica è paradigma di profonda interiorità. Il viaggio interiore verso l'immensità che abita il centro più profondo di se stessi. (...). Lì vi sono le riserve più recondite in cui, in maniera stratificata e a differenti livelli di profondità, si sono andate depositando, distillate nell'alambicco del tempo e maturate nel silenzio attento del cuore, le esperienze umane più profonde e significative. (...). Qui affiorano tutte le esperienze essenziali della vita: la gioia, la speranza, l'angoscia, il silenzio, la solitudine, la paura, la felicità, il desiderio di amore e amicizia. (...). Da queste esperienze finite può sorgere, molto spesso, un sapere originario di Dio.
    Infine, riportiamo l'impressionante testimonianza di Teilhard de Chardin, mistico e viaggiatore in ricerca, in una lettera a sua cugina Marguerite che citiamo semplicemente a memoria: «Mentre io percorrevo gli oceani e i fiumi scrutando l'evoluzione dell'universo, tu, Marguerite, immobile nella tua sedia a rotelle, realizzavi in te e così mi mostravi questo processo di evoluzione». Testimonianza del contrasto tra due viaggiatori interessati all'evoluzione: interiore ed esteriore, nell'essere umano e nella materia. I due poli intorno a cui gira tutto il viaggio dell'evoluzione e che vengono esaminati dall'esperienza del mistico: il fuori-esteriore-cosmico-scientifico e il dentro-interiore-umano-spirituale.
    Il viaggio che più vale la pena intraprendere è dentro se stessi. È il più lungo. Non ha fine. Siamo sempre in cammino. Ma in un determinato momento del percorso il mistico viaggiatore percepisce che, come dice il poeta, «Camminante, non c'è cammino, il cammino si fa andando» (A. Machado). (...). La Lettera agli Ebrei già ci avvertiva che Cristo inaugurò un cammino vivo e nuovo (Eb 10,20). Cristo, grande viandante, si è fatto egli stesso cammino (Gv 14,6).

    Mistica: bere al proprio pozzo

    Dice Etty Hillesum: «Dentro di me c'è un pozzo assai profondo e lì c'è Dio». La stanchezza del vai e vieni nella ricerca continua di sorgenti d'acqua che calmino la nostra sete è una di queste ferite profonde che più condizionano e segnano la nostra esistenza e che già Gesù denunciò in maniera delicata e rispettosa nel suo dialogo con la samaritana presso il pozzo di Sicar (Gv 4,5-42). Bere e assaporare le acque fresche e cristalline delle fonti di salvezza è uno dei compiti a cui ci chiama la mistica, scoprendo la nostra più profonda interiorità. Lì c'è acqua abbondante. (...). Tutti in fondo ripetiamo la supplica della samaritana: dammi da bere acqua viva, acqua che solo tu dai.
    E diceva San Bernardo: «In materia di spiritualità ciascuno deve saper bere nel proprio pozzo». Questa espressione deve essere letta e interpretata nel suo duplice significato: 1) la tradizione spirituale di tutto un popolo, l'Occidente cristiano nel nostro caso, che nel suo lungo itinerario spirituale attraverso i secoli è andato scoprendo (...) e bevendo le acqua fresche dei propri pozzi. Abbeverarsi alle proprie fonti spirituali. Abbeverarsi alla propria tradizione spirituale. Bere l'acqua della propria casa, della propria famiglia. E 2) il pozzo di acqua profonda della nostra esperienza personale. Bere nel proprio pozzo è scendere ogni giorno a cercare l'acqua della nostra propria esperienza personale di vita. L'esperienza di ogni giorno. (...). Bisogna bere l'acqua propria della nostra cultura, del nostro tempo, della nostra vita. Sono acque dell'oggi" di Dio e pertanto «acque delle fonti della salvezza» (Is 12,3) (...). Questa è la testimonianza dei mistici. È il compito a cui i mistici, i nostri mistici, ci invitano oggi. (...).

    Mistica: il risveglio da un profondo sogno

    L'espressione presenta connotazioni assai diverse nelle diverse tradizioni e scuole. Buddismo, cristianesimo, psicologia profonda. Tutte la raccolgono ed esprimono in forme diverse: conversione, illuminazione, ritorno in sé dopo un letargo o un'alienazione profonda. E tutte hanno elementi comuni, all'interno di contesti culturali e religiosi con narrazioni specifiche profondamente diverse. Smettere di vivere nel mondo superficiale delle apparenze e dell'immediato, per tornare all'interno di se stessi e scendere in profondità, addentrandosi nell'interiorità del cuore e dello spirito. (...). Il risveglio da un profondo sogno è sinonimo di illuminazione interiore spirituale, uscendo dall'inganno dei sensi che ci tengono legati a una realtà illusoria e mendace. Una realtà che abbiamo costruito noi a misura dei nostri desideri e capricci, come un castello di carte che crollerà al primo soffio. (...).

    Mistica e notte oscura

    La notte oscura è un'esperienza universale di tutta l'umanità che, come tale, deve essere assunta e presa estremamente sul serio, in quanto abbraccia la notte orribile della sofferenza dell'innocente come peso insopportabile del male nel mondo e della sua scandalosa ingiustizia, come pure la terribile esperienza dei mistici, dei poeti, dei filosofi, degli artisti, degli amanti. Notte che ciascuno sperimenta in proporzioni e con caratteristiche simili e al tempo stesso diverse. (...). E così si va dalla notte di Giobbe, paradigma letterario ed ermeneutico di tutte le notti della storia, fino alla notte dei popoli che hanno sofferto ogni tipo di genocidio, e alle notti infinite del dolore di tutti i poveri della terra. Come formulazione simbolica di una tappa dell'itinerario mistico consacrata nel percorso letterario e spirituale di san Giovanni della Croce - notte oscura dell'anima -, possiede alcune caratteristiche specifiche: è purificatrice, è liberatrice, è illuminante. Una via che introduce, per mezzo delle tenebre della notte, nel cammino verso il centro, dentro il più profondo centro dell'anima in cui abita il mistero nascosto di Dio. Senza notte di purificazione non può esserci esperienza spirituale profonda. È un passo ineludibile, essenziale, e in ultimo termine è come un avvenimento pasquale, che possiede un simbolismo liberatore e, pertanto, anche luminoso, esultante, trionfale (...).
    Si parla anche dell'«eclissi di Dio» - l'espressione è di M. Buber - e K. Rhaner si riferiva in questo senso alla nostra epoca con l'espressione «la fede in tempo d'inverno». Espressioni che intendono la situazione religiosa a partire dal quadro socioculturale in cui ci tocca vivere oggi. (...).
    Dice H. De Lubac: «Quando l'umanità cambia cultura, teme di perdere Dio». «Le religioni storiche, malgrado la loro contingenza, non devono essere giudicate come qualcosa di secondario o diventare oggetto di disprezzo, giacché sono in realtà l'immagine umana delle verità eterne. L'evoluzione delle forme religiose non è altro che il riflesso dell'evoluzione culturale dell'umanità». «La voce di Dio ha senso solo una volta attraversato il deserto dei linguaggi e dei significati; solo dopo la "notte oscura" l'anima diventa sensibile alla potenza di Dio». Dice allora M. Heiddeger: «Il linguaggio è la casa in cui abita l'essere». Quando il linguaggio cambia, la casa dell'essere rimane deserta, vuota. L'essere si è assentato. È questa assenza che sperimenta il mistico nella notte. E l'assenza ravviva il desiderio della presenza. (...). Per questo la notte come esperienza universale nella sua dimensione religiosa e socioculturale è così complessa, perché oltre alla situazione di angoscia e di tenebra si registra anche, allo stesso tempo, un cambiamento linguistico ed ermeneutico. Le parole sono diventate antiquate, non hanno più senso, non significano quasi nulla, ed è come vivere in un mondo con due differenti idiomi, in cui uno degli interlocutori non comprende il linguaggio dell'altro. (...). Questo oscuramento culturale del linguaggio è parte essenziale delle tenebre della notte oscura dell'anima. Solo successivamente il mistico recupererà, una volta purificato, tutto il vigore che il linguaggio contiene alla luce delle sue nuove esperienze. Avrà attraversato anche il deserto interiore del linguaggio e sarà ormai pronto a cogliere e a imprimere un nuovo senso alle sue parole. (...). Sarà il linguaggio nuovo del mistico.

    Mistica: una visione interdisciplinare

    (...). In definitiva la mistica è nel suo insieme un microcosmo in cui si riproducono tutti i valori e le sfide che abbracciano l'essere umano nella storia di oggi. In essa risuonano e confluiscono qui e ora voci-parole-testi che si sono presentati sulla scena relativamente all'esperienza interiore profonda dell'essere umano. Per questo non è esagerato dire, e ripetere, che la mistica è un'avventura appassionante, che rappresenta una dimensione di validità universale, e che ci offre la più nobile conoscenza della vita. (...).

    MISTICI

    Chiamiamo mistico l'uomo o la donna che, attraverso il processo o itinerario dell'esperienza del mistero nascosto che è Dio, ossia nella propria e profonda esperienza interiore, giunge pian piano a un punto in cui può risolvere in maniera positiva alcune delle maggiori incognite e sfide antropologiche essenziali all'essere umano (...). Queste incognite e sfide possono essere ridotte a tre: la pluralità, l'ambiguità e il decentramento. Ebbene, mistico è colui che ha saputo risolvere tali sfide in maniera saggia e armoniosa, con l'aiuto e la grazia di Dio, e la sua esperienza mistica sarà tanto più autentica quanto più riuscirà a raggiungere e realizzare: l'unità della sua esistenza, vincendo la pluralità o molteplicità, arrivando ad essere uno nell'Uno; la chiarezza liberatrice luminosa ed essenziale della sua esistenza, vincendo l'ambiguità in tutte le sue forme negative; il centro, il suo centro, vincendo e superando il decentramento strutturale dell'essere umano.

    Mistici: il mistico si fa lentamente

    (...). Un lungo tempo in silenzio e solitudine per concentrarsi sull'essenziale. Qui si forgia l'autentica pienezza dell'esperienza mistica. Molto lentamente. C'è bisogno di molto tempo. Non si tratta unicamente di una durata puramente temporale, ma di una discesa abissale verso il mistero, in silenzio e solitudine radicali. Si tratta di un'intensità di abbandono nella contemplazione e nella purificazione profonda, per lasciarsi invadere lentamente, a poco a poco, fino al centro più profondo dell'essere, da questo mistero assoluto, nascosto, la cui unità, la cui bellezza e la cui armonia vanno sommergendo tutta l'esistenza del mistico (...).

    Mistici: maestri di vita

    Il loro magistero non è costruito su sabbie mobili, ma sulla roccia salda dell'esperienza di vita (...). Perché non sono maestri di norme e teorie, di leggi, ma di esperienza di vita in abbondanza, piena. Perché la lettera uccide, solo lo spirito dà vita (2Cor 3,6), e l'essere umano non è fatto per la legge, ma la legge per l'essere umano (Mc 2,27), giacché la pienezza della legge è l'amore (Rm 13,10). Così è il mistico, maestro di vita in pienezza. (...).

    La denuncia profetica dei mistici

    L'autentico valore profetico dei mistici è fondato essenzialmente sulla loro testimonianza di vita, costruita lentamente sulla loro esperienza nel silenzio e nella solitudine, sostenuta dalla loro coerenza di vita ed espressa nei loro scritti, in cui proclamano umilmente la misericordia e la tenerezza di Dio (...), e in cui il vigore luminoso delle loro parole acquista tutta l'audacia e la forza della loro dimensione profetica (...). Hanno insistito a denunciare, smascherare, smontare l'ingegnoso meccanismo interiore degli inganni della ragione e dei sensi, i falsi interessi e la manipolazione (...), orientando e guidando verso le nuove dimensioni offerte da una purificazione radicale. (...). Ci invitano con decisione salda ad andare nel centro stesso della vita. E per questo sono universali, perché questo centro è universale e necessario, interessa e riunisce tutti. Questa richiesta si amplia, inoltre, contro il potere, il denaro e la superbia. (...). Le loro denunce sono sempre accompagnate dall'annuncio dell'autentica liberazione che ci permette di sperimentare, in equilibrio e armonia, la pace interiore dell'esperienza amorosa del mistero di Dio, bellezza ineffabile e centro profondo dell'anima.
    Il mistico ama la verità, ama la vita, ama la libertà. (...). La sua denuncia si rivolge anche contro l'inganno e la menzogna. Inganno e menzogna che ci siamo infine rassegnati ad accettare. (...). I mistici sono liberi e ci mostrano il cammino della libertà. Seguono la consegna di Gesù: conoscerete la verità e la verità vi farà liberi (Gv 8,32).

    Nuovi scenari per la mistica

    Parlando di nuovi scenari, ci riferiamo in primo luogo a quelli (...) in cui hanno vissuto praticamente i mistici moderni, come Mahatma Gandhi, Teilhard de Chardin, Thomas Merton, Simon Weil, Charles de Foucauld, Giovanni XXIII, Teresa di Calcutta, mons. Oscar Romero e tanti altri, se ci si permette chiamarli con il bel nome di mistici moderni. La modernità (...) ha offerto un nuovo scenario per la mistica (...). Tuttavia, questo non è tutto. Il tema non è sufficientemente studiato. Ci riferiamo ad alcuni altri nuovi scenari che devono ancora essere nominati, descritti e valutati. (...). Lo faremo in un'altra occasione.

    (Fonte: Adista Documnenti 2/2016, pp. 6-10)


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