Ritornerà...
La vicenda dell'Ascensione non è finita con la nube che avvolge il Signore risorto. Due angeli scendono - ricordate, amici, il racconto degli Atti?- e invitano i discepoli a non stare a guardare il cielo. E aggiungono: «Quel Gesù che ora è salito al cielo ritornerà nel modo con cui lo avete visto andare». È strano - ancora una volta - questo linguaggio. Se egli è con noi fino alla fine del mondo, come ritornerà? da quale spazio lontano? da quale nascondiglio segreto? e ci darà l'appuntamento così da ritrovarci insieme per accoglierlo? e con quale apparato lo riceveremo? (Occorrerà una cerimonia solenne, con tanto di parata militare, di fanfara, di inno nazionale - se ce ne sarà uno - e di microfoni pronti per le prime dichiarazioni?...).
Ecco la fantasia che s'è già mossa e ci ha tratteggiato un quadro tutto sommato scialbo, deludente, un po' goffo.
La poesia più vera è nelle piccole cose della vita quotidiana. E il Signore Gesù si cela nel cuore della terra, nella nostra esistenza più normale: è con noi «tutti i giorni», ci ha assicurato, tutti i giorni, anche quelli più feriali e monotoni. E giungerà a noi da questo paese misterioso e lontano che è casa nostra. O nemmeno giungerà: toglierà il velo, piuttosto, che lo separa da noi e ce lo nasconde, poiché egli è già presente qui e adesso, tra i nostri pianti, i nostri brevi sorrisi, il nostro faticare e l'incerto sperare. Sarà come il rompersi d'un tenue guscio del mondo, ed egli apparirà per asciugare ogni lacrima, per portare a compimento i desideri più sofferti e mai dichiarati: e sarà la luce piena, la visione senza schermi, il ritrovarsi in una pace definitiva tra amici che la morte ha ghermito, e il rinascere di tutta la creazione che soffre le doglie del parto aspettando la liberazione ultima...
Paradossale vicenda, quella cristiana: è l'attesa del ritorno di Uno che già è tra noi, una sorta di gioco esistenziale a nascondino, e non si riesce mai a vederlo finché Egli si manifesti e ci accolga nella sua gioia...
Quando avverrà tutto questo? Alla fine della storia, diciamo. Ma quand'è la fine della storia? Abituati come siamo alla puntualità dei nostri cronometri, dei segnali-orario, delle sirene e degli orari ferroviari - quando non c'è sciopero - tolleriamo male l'incognita di un apparire improvviso e senza appuntamento. Non ci servono le previsioni degli astronomi o dei futurologi: Dio decide con una fantasia che non entra nelle formule matematiche. E poi, ancor prima di quello svelarsi finale, il Signore Gesù viene al termine di ogni vita: alla soglia della morte troviamo Lui che ci accoglie là dove temiamo vi sia buio e assurdo e il nulla.
E poi, ancor prima di quell'incontro definitivo, la vita intera è ritmata da incontri con Lui: incontri che non offrono la definitività della morte o della conclusione del mondo; incontri suboscuri, aurorali, fragili e fugaci, ma che non sono meno veri; sono piuttosto anticipazioni, se il cuore sa leggere e cogliere la sua presenza velata...
Cristo viene. Verrà all'ora della sveglia? all'ora della colazione? all'ora della posta o del tram o dell'ufficio o del pranzo o della Messa o della cena o delle pantofole o del vigile notturno? Viene, non «verrà»: a tutte queste ore. Purché il cuore sia attento. Purché lo si aspetti davvero e lo si sappia riconoscere: anche se si ignorano i lineamenti del suo volto, i colori dei capelli e degli occhi... Lo si riconoscerà, perché lo si è amato a lungo. Se lo si è amato...
(Alessandro Maggiolini)